MINIMA MORALIA

Analogia, metafora, similitudine e metalemmi vari

di Renato Pilutti

Uno dei grandi problemi del linguaggio umano corrente è sempre stato quello di riuscire a paragonare i concetti e le cose simili tra di loro, individuando e utilizzando strutture logiche e verbali adatte, spesso anche per rendere più comprensibile e gradevole il discorso. Il resto lo ha poi fatto la letteratura, con il suo sviluppo, sia di tipo tecnico-linguistico[1], che di genere: prima la retorica, come scienza del "bel dire" poi la semantica ed l'etimologia da un lato; la storia, la filosofia, la teologia, la narrativa, la poesia dall'altro hanno "scoperto" e valorizzato i principali modi di significare le somiglianze, più o meno intense, fra i concetti e le cose. Sono state individuate allora le cosiddette "figure retoriche" come la metafora, l'allegoria, la similitudine, e le "figure logiche e metafisiche", come l'analogia o il sillogismo.

Cerchiamo di collegare i termini principali del tema partendo dalle figure retoriche tipiche della letteratura. Metafora e allegoria sono parenti stretti, perchè l'allegoria è una specie di metafora continuata, come le favole e le parabole. La metafora è la figura più usata nel linguaggio corrente. Funziona come metalessi tipica: si dice una parola o una proposizione per intenderne un'altra, esprimendosi in modo più efficace o colorito.
Degli esempi: "Me l'hai fatta grossa!" significa "Mi hai dato un grande dispiacere"; "Non prendermi per i fondelli" significa "Non prendermi in giro", che è un'altra metafora, cioè "Non ingannarmi".
Oppure, se diciamo: "Quel volto è bruciato dal sole" non intendiamo che è realmente bruciato, quindi combusto, ma che è così abbronzato che sembra bruciato. La metafora quindi distingue un significato "proprio" delle parole da un significato, appunto, metaforico.

La similitudine è invece un modo esplicito di paragonare una cosa o un concetto ad un altro, rilevandone gli elementi comuni, per cui, senza che si possano ritenere sinonimi, possono essere in qualche misura considerati abbastanza analoghi.

Ecco dunque che possiamo introdurre il tema più complesso, quello dell'analogia.
Anzitutto si deve dire che il concetto di analogia non appartiene a tutte le strutture logiche del pensiero umano. Si tratta infatti di una conquista tipicamente legata allo sviluppo della logica e della metafisica filosofica greca.

- Nel mondo hindu l'analogia è stemperata nel concetti di attrazione o somiglianza: l'atman personale (l'anima umana) è attratto verso il brahman (l'assoluto, Dio), cui somiglia ma non analogamente.

- Nel mondo semitico, ebraico ed islamico, l'analogia, specie quella relativa allo spirito (anima razionale umana e Spirito di Dio-l'Eterno-Jahwè-Allah), è una bestemmia, la più grave bestemmia.

- I greci, invece, hanno costituito come struttura fondamentale del ragionamento l'analogia, suddividendola in generale in due tipologie: l'analogia di partecipazione e l'analogia di attribuzione. Ora vedremo come ci aiutano nella riflessione radicale.
Se diciamo "bianco" tutti sappiamo che si tratta del colore, e siamo in grado di "attribuirlo" ad ogni oggetto che sia di colore bianco: quindi possiamo dire che "una parete è bianca come un lenzuolo" senza scandalizzare nessuno, come potremmo dire che "lo spirito, o l'anima umana assomigliano allo spirito divino per l'immaterialità e per l'immortalità, non per l'eternità", sempre senza scandalizzare nessuno.
Se diciamo "vita" possiamo pensare, sia alla vita dei batteri e dei virus, magari esitando se attagliarla al regno vegetale o a quello animale, sia alla vita delle piante (la vegetativa), sia alla vita degli animali (la sensibile), sia alla vita dell'uomo (la razionale), sia alla vita di Dio eterna, perfetta, felice, assoluta, impassibile - nel senso di non-raggiungibile-dal-dolore, ecc...), se crediamo in Dio.
Abbiamo quindi la possibilità di concepire le cose in modo più ricco e vario, operando comparazioni e richiami di significato per migliorare la comunicazione e completare per quanto possibile, le relazioni umane. Chissà se l'analogia non possa diventare uno strumento di comprensione, di conoscenza e quindi di pace tra i popoli.

([1]: vedi ricerche contemporanee di Perelman e Olbrechts-Tytheca)

Nota mia:

Applicare i concetti di memoria partecipativa e di memoria attributiva al sopravvenuto dibattito "foibe". Oppure alla interpretazione di memoria (patafisica) che viene perpetrata a Longarone. Da un cenacolo di figuranti*. (* = questa invece è un'allegoria)