Inserimento originale: 8/10/2003

E Longarone ricorda i suoi bambini mai nati

di Roberto Bianchin

Longarone

Gianmarco aspettava due regali. Quello per il suo compleanno perchè il 17 dicembre avrebbe compiuto quattro anni, e quello che - prima - gli avrebbe portato la cicogna: un fratellino, o una sorellina, chissà, gli aveva detto la mamma. 0Nella sua cameretta era già arrivato un altro lettino. Gianmarco, chel'onda del Vajont si portò via, non vide mai quel fratellino che non nacque. Anche Maria Teresa, come Livia, la mamma di Gianmarco, non vide mai quel fratellino che aveva promesso a Denis, l'altro suo figlio, e così Beppina, quello che aveva annunciato a Roberto. Luigia invece non fece in tempo a far nascere il suo primo figlio. E così Liliana. E così Nives. Ci sono altre venti vittime da aggiungere alle 1910 del disastro del Vajont. Sono i bambini mai nati. Quelli che stavano per venire al mondo quando le loro mamme, chi al settimo, chi all'ottavo, chi al nono mese di gravidanza, sono state portate via dall'onda assassina. Gli angeli del Vajont.

Nel nuovo cimitero di Fortogna, ove riposano le vittime e che Ciampi ha appena dichiarato monumento nazionale, sorgerà, accanto a quello ai soccorritori, un monumento per i bambini mai venuti alla luce. Un monumento senza nomi, perchè i piccoli angeli in viaggio un nome non lo avevano ancora, ma con tanti fiori, ricordi, emozioni, per altre vite cui l'onda ha negato anche il principio della vita. Angeli che oggi sarebbero uomini e donne di quarant'anni. L'idea di ricordarli è venuta al sindaco di Longarone, Pierluigi De Cesero, perchè solo negli ultimi tempi, parlando coi superstiti, ha scoperto, quarant'anni dopo, queste storie, uscite ancora incerte, e a fatica, dal dolore della memoria. Chi ricordava che aveva una sorella che aspettava un bambino, chi una nipote, chi una cognata, chi una zia. Così, con l'aiuto del presidente dell'associazione dei superstiti Renato Mingotti e del maestro elementare in pensione Gianni Olivier, memoria storica del paese hanno cominciato a stilare un elenco delle "donne in attesa" la sera della tragedia.
Tante, anche se sarà impossibile risalire a tutte.
Tante, perchè la montagna non si era ancora spopolata in quegli anni e Longarone era un paese pieno di bambini, l'onda ne ha portati via 315 che avevano meno di dieci anni, e 33 di loro avevano meno di un anno. Solo nel '63, nei nove mesi precedenti il disastro, ne erano nati 25 in paese. La vittima più piccola, Claudio Martinelli, aveva soli 21 giorni.

Il figlio di Maria Teresa Trevisan, che aveva 26 anni, doveva nascere proprio in quel mese di ottobre.
Veronese di Zevio, dove aveva conosciuto il marito, Leo Losso, capo cantiere che costruiva una centrale, aveva avuto il primo figlio nel'60, Denis. «Gentile, affabile, cortese», come la ricorda lo zio Roberto Polla, fu travolta dall'onda di ritorno a Codissago, mentre era in casa. Il suo corpo, come quelli di Denis e di Leo, non venne mai ritrovato. È tornata in Germania invece, dove aveva lavorato come gelataia e conosciuto suo marito, il meccanico Hilmar Schutz, Luigia Bratti di 23 anni appena, alta e bionda come una tedesca, chiusa in una bara col figlio, il primo, che teneva in grembo. E Livia Bez, 29 anni, la mamma di Gianmarco, l'hanno trovata cinque chilometri lontano da casa, vicina a suo figlio e con sè il fratellino che stava per nascere. «Era solo questione di ore» ricorda il nipote Pierluigi.

0Sono morte tutte, le mamme in attesa, quasi tutte coi loro mariti e i figli che già avevano. Se n'è andata Beppina Vascellari, 25 anni, col suo figlio di un anno, Roberto, che era la moglie del sindaco di allora, Guglielmo Celso, morto anche lui. E se ne sono andate Olimpia David, di 25, e Liana De Lazzero, la maestra elementare che aspettava il suo primo figlio. Così' come sono scomparse, insieme ai loro figli che stavano per nascere, Liliana Rosada di appena vent'anni, Nives Zuliani di 25, Maria Pia De Vecchi di 27, Margherita Polla di 29, Anna Maria Marcella Del Maino di 30, Luigia Da Cas di 31, Lidia Sacchet di 33, Virginia Nessi di 36. Le mamme degli angeli.

«Crediamo sia giusto ricordare - dice il sindaco - queste piccole esistenze spente ancor prima di nascere. Non so ancora come lo faremo, il monumento. Ma il nuovo cimitero sarà un sacrario e un pensatoio, un luogo dove fermarsi e riflettere, e ci sarà un posto speciale per loro».

Roberto Bianchin, su "La Repubblica", 8 Ottobre 2003.

Attenzione, aggiornamento 20 Ottobre 2004: c'è piu' rispetto per i mancati nascituri che per chi ebbe la sventura di NASCERE e di poterlo RACCONTARE ancora. C'è qualcosa che non torna, a dieci GIORNI dalla inaugurazione del Cimitero Virtuale. [NOTA mia]

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