VAJONT, O LA CRONACA DI UNA CATASTROFE ANNUNCIATA

 

 

 

Vajont, Itoiz. Itoiz, Vajont. Due nomi separati da migliaia di chilometri di distanza. Due storie che accadono in Europa a distanza di quarant'anni.
 Due storie molto simili, nel loro inizio e nel loro sviluppo. Perché tante somiglianze spaventano. Tanto nelle risposte della natura oltraggiata (terremoti, boati) come nelle reazioni dei TECNICI e dei POLITICI della diga, raderà al suolo diversi abitati e ucciderà DUEMILA PERSONE
            È imprescindibile che noi ci si accosti a questa storia che successe nel cuore dell'Europa quarant'anni fa. Conviene apprendere dai loro ERRORI, perché quanto successe non torni oggi a ripetersi. Ed è per questo motivo il viaggio che l'Assemblea dei «Cittadini dei paesi rivieraschi Minacciati da Itoiz» ha realizzato al Vajont nel mese di Giugno, 2003.

1. Localizzazione geografica

Si costruisce nel corso del torrente Vajont, che darà il nome alla diga. Ci troviamo in provincia di Udine (poi dal 1968 farà parte della nuova provincia di Pordenone) nel nord Italia, al confine tra le regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto, entrambe situate ai confini con l'Austria.

 

2. La diga
  • Venne terminata nel 1959 (4 anni prima della catastrofe)       
  • L'altezza è di 260 metri. In quel momento era la diga a doppio arco più alta del mondo.
  • Il volume d'acqua che contiene e sopporta è 160 Hm3 (ossia, approssimativamente, un TERZO dell'acqua contenuta nel bacino di Itoiz!!).

Vista attuale, da Casso

 

 

Modello nel museo della Pro Loco di Longarone

 

3. Chi avverte non mente.

            La catástrofe venne “venduta” all'opinione pubblica come qualcosa di inevitabile e imprevisto, e "provocato dalla Natura". Niente di più LONTANO DAL VERO.
Ci furono parecchi avvertimenti (della natura, e di esseri umani, e tecnici) ma i responsabili politici distolsero lo sguardo e lasciarono continuare col processo di riempimento.

1. Avvisi della NATURA
  • 1959 > Apparizione di crepe nel terreno in prossimità dell'opera
  • 1960 > Cominciano i rumori sotterranei (rombi) e le piccole frane di terreno.
  • 1960 > Prima frana sul lato sinistro, durante le prove del PRIMO INVASO.
  • 1962 > I terremoti divengono un fenomeno permanente.
  • 1963 > Scossa di magnitudo 5.5 nella scala Ritcher.

2. Avvertimenti di tecnici e giornalisti (Gli “allarmisti”)

  • 1959 > Rapporto di un geologo austriaco (Leopold Müller) nel quale si conclude denunciando il rischio di una enorme frana rilevata sulla sponda sinistra dell'invaso.
  • 1959 > La giornalista Tina Merlin pubblica un articolo sui rischi del lago del Vajont. Viene accusata di allarmismo ("notizie false e tendenziose, atte a turbare l'opinione pubblica") e per questo denunciata alla magistratura.
       (Verrà assolta il 30 Novembre 1960)

  • 1960 > primi di giugno - relazione geologica di Franco Giudici e Edoardo Semenza, figlio di Carlo (commissionata dalla SADE su indicazione di Leopold Müller): dopo avere elencato una serie di rischi minori, la relazione afferma che «più grave sarebbe il fenomeno che potrebbe verificarsi qualora il piano d'appoggio della intera massa e della sua parte più vicina al lago fosse inclinato (anche debolmente) o presentasse un'apprezzabile componente di inclinazione verso il lago stesso. In questo caso il movimento potrebbe essere riattivato dalla presenza dell'acqua, con conseguenze difficilmente valutabili, attualmente, e variabili tra l'altro a secondo dell'andamento complessivo del piano d'appoggio» (ASC 38-9).
    La relazione Giudici-Semenza non verrà mai inviata agli organi di controllo.

  • 1961 > Tina Merlin pubblica il seguente articolo: “Una frana di 50 milioni di metri cubi minaccia la vita e i beni degli abitanti di Erto”.

 

 

4. La catastrofe: 9 ottobre del 1963

           
            260 milioni di metri cubi di rocce del monte Toc cadono tutti assieme nel lago a monte della diga sollevando un'onda di circa 50 milioni di mc.
            La prima metà dell'onda lascia pressoché intatti Erto e Casso ma distrugge le sue frazioni rivierasche a monte e quelle del versante franato, causando circa 160 morti.

Versante sinistro del monte Toc prima della frana.
Versante sx del Toc, DOPO.
('Toc' in dialetto locale
...significa marcio).

            L'altra metà dell'onda, alta centinaia di metri, sorvola il coronamento della diga ed è sufficiente per cancellare dalla faccia della terra cinque abitati: Longarone, Rivalta, Pirago, Villanova e Faé. La storia di questa diga, iniziata sette anni prima, si conclude in 4 minuti con l'olocausto di 2000 vittime

Longarone, il giorno prima della catastrofe.
Longarone, il mattino dopo la catastrofe.

 

5. Sopravvissuti:

            Nel Vajont morirono circa 2000 persone, ma alcune sopravvissero.
Tra di essi Micaela e Gino, che avevano rispettivamente 12 e 10 anni quando furono recuperati dal fango e dalle rovine.

 

Gino Mazzorana mentre viene salvato dal fango; aveva 10 anni.
Micaela Coletti visitata dalla principessa Titti di Savoia in ospedale. Aveva 12 anni.

 

            Decisero di creare nel Novembre 2001 il «Comitato Sopravvissuti del Vajont» con l'obbiettivo di recuperare e mantenere la Memoria delle Vittime e di chi sopravvisse alla catastrofe.

 

 

 


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