Il 'pacchetto di mischià di Marco Paolini

L'ultimo spettacolo dell'attore mette in scena un paese veneto degli anni settanta, la chiesa, l'antifascismo e l'amore per il rugby. Uno sport orgoglioso e leale, come si è visto nella finale mondiale: a Sydney, l'lnghilterra ha battuto l'Australia, e il pubblico applaudiva.

 

CHI AMA IL RUGBY, non può perdersi l'ultimo spettacolo di Marco Paolini: "Aprile'74 e 5: tra un campo di rugby e la piazza".

Una "autobiografia collettiva", la definisce Paolini, nato a Belluno nel 1956 nel profondo Veneto, terra di nebbia e rugby, democristianità, cibi forti e speziati. Il monologo teatrale mescola i frequentatori del bar della Jole con le riunioni della sezione 'Primo Maggio', le prime palpitazioni per le ragazze e la bomba in Piazza della Loggia a Brescia, l'esame di maturità e la manifestazione antifascista, nella piazza del paese, in cui il «pacchetto di mischia» della locale squadra di rugby avrebbe dato il meglio di sè. Con la solita scenografia spoglia, lo spettacolo diverte ed emoziona, anche grazie all'accompagnamento musicale di Francesco Sansalone e Gualtiero Bertelli [«Nina ti te ricordi»].

È il rugby, a fare da tessuto connettivo del racconto. Delle figure tipiche di questo sport, non manca niente: il pilone pesante e generoso, l'ala, l'ultima a sporcarsi la maglietta, il tallonatore e il flanker, i più feroci, il mediano di mischia, l'estremo, e il mediano d'apertura, che fanno correre la palla e, quando non è possibile, la calciano lontano. Ci sono le mischie e le «touches», c'è persino il «carrettino», quando il pacchetto di mischia riesce a sollevare di peso gli avversari e a spingerli indietro. Quando ho visto lo spettacolo di Paolini, avevo ancora negli occhi le fasi finali dei campionati del mondo di rugby, vinti dall'Inghilterra contro l'Australia, nello stadio olimpico di Sydney.

Prima c'era stata la semifinale che aveva opposto i 'Wallabies' australiani agli 'All Blacks' neozelandesi, con l'imprevisto successo dei padroni di casa. Partita memorabile, che i grandi favoriti hanno perso senza fiatare, nonostante una meta annullata dal cosiddetto 'quarto uomo' e l'arbitro, che ha preso la decisione davanti alla tv, dopo aver più volte rivisto l'azione di gioco.
Meta annullata e via, si riparte: nessuna protesta, nessuna recriminazione. Nè subito, nè nel dopo-partita. Gli All Blacks stanno al rugby come il Brasile sta al calcio, sono la squadra da tutti riconosciuta come la piè spettacolare [e presuntuosa] del mondo. La solidità australiana è stata a sua volta sconfitta dalla solidità inglese, a tratti sbalorditiva: alcuni placcaggi, oltre che di grande efficacia, sono stati impressionanti.

La partita è stata molto equilibrata. Alla fine del primo tempo, gli inglesi sono tornati negli spogliatoi in vantaggio [14 a 5], e si poteva pensare che i giochi fossero fatti. Invece, gli australiani hanno saputo recuperare, fino a pareggiare il conto. Nei tempi supplementari, gli inglesi si sono riportati in vantaggio con una delle magnifiche punizioni di Johnny Wilkinson [«Lo faranno baronetto», ha suggerito il commentatore de "La 7", Stefano Bettarello, che giocava in quel ruolo]. Poteva essere il colpo di grazia; ma a un paio di minuti dalla fine, un'altra punizione trasformata da Flatley ha riportato il punteggio in parità. Con le due squadre stremate dal fango e dalla pioggia, un 'drop' di Wilkinson ha consegnato il titolo all'Inghilterra [20 a 17].

Gli inglesi hanno vendicato la sconfitta patita nel 1991, quando fu l'Australia a violare il tempio del rugby, a Wickenham. Le due squadre portavano i segni della battaglia, ma la lealtà del rugby le accomunava nell'applauso.
Tutto il pubblico australiano applaudiva, nonostante la delusione.

E vedendo lo spettacolo di Paolini, lo si capisce bene: il rugby è un gioco elementare, intriso d'orgoglio e sottigliezze.
Scritto da Rudy Ghedini

 

Fonte: "Carta" settimanale, N°44, 4 Dic. 03, pag. 61.

 

0CARTA settimanale RINGRAZIO il Settimanale "Carta" dove ho trovato questa pagina, N. d. Tiziano

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