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La logica e la coerenza invocano verità
I-TIGI a Gibellina
Per esigenza di verità e per ricordare il ventennale della
strage di Ustica in cui persero la vita 41 uomini, 24 donne, 3 ragazzi
e 13 bambini, Marco Paolini, il grande cantastorie civile del "Vajont",
portò in scena nel 2000 in compagnia di Giovanna Marini
uno spettacolo teatrale dedicato a quei fatti.
Il monologo di Marco Paolini è un lavoro
di rara potenza espressiva che Ferrario ha saputo cogliere con grande
acume, coadiuvato splendidamente dalla fotografia di Giuseppe Baresi.
Destreggiandosi in un linguaggio tecnico con minuzia da filologo
Paolini ricostruisce, sulla base delle carte processuali (5 mila
pagine dell'istruttoria del giudice Rosario Priore), tutti i passaggi
della vicenda. Lo scenario di questa ricostruzione è il Cretto
di Alberto Burri a Gibellina in Sicilia, a pochi chilometri
da Ustica, monumento simbolo ad un'altra ferita del nostro paese. La storia del DC9 precipitato a Ustica - dice Marco Paolini - contiene tutti gli elementi della tragedia classica, come l'insepoltura, la mancanza di giustizia, il confronto impari tra vittime e potere, ma in più questa vicenda contiene alcuni argomenti distruggente attualità. Questa è una tragedia globale perché vittime, testimoni e colpevoli appartengono a paesi e sistemi diversi e non c'è nessun giudice che riesca ad erigersi al di sopra delle differenze e dei conflitti planetari fra ragione del diritto e ragion di stato, tra richieste di giustizia, esigenza di verità e convenienza del silenzio, inconfessabili decisioni, arroganza dei poteri. Bisogna recuperare la nostra memoria. In fondo la questione è sempre la stessa del 1980: se l'Italia sia soltanto "una portaerei nel Mediterraneo", come volevano i generali americani, o non piuttosto "un ponte di democrazia verso i paesi arabi", come diceva Sandro Pertini. Il modo in cui siamo entrati in guerra è da semplice portaerei.
Per finire, un monito e una constatazione, citando sempre le parole di Marco Paolini: "In Italia l'indignazione dura quanto l'orgasmo. Poi viene sonno..." FONTE: http://www.altrocinema.it/archivi/i-tigi.htm
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Invece no, quella di Ustica non
fu una normale sciagura aerea. Il DC9 contrassegnato dalle marche
I-TIGI, quattro lettere registrate in un elenco burocratico che sono la targa
degli aeromobili civili (la I sta per Italia) venne
abbattuto. Per errore, per disattenzione,
per criminalità, non lo sapremo mai. Pare che in quel momento, in quel
tratto di cielo ci fosse di tutto: aerei militari americani,
italiani, libici, francesi. Poteva sfuggire il senso di tanta tragedia, tanto oscurantismo, tanta disonestà (personale, privata e di Stato), tante complicanze internazionali a Marco Paolini? Certo che no. E infatti un paio d'anni fa l'attore bellunese cominciò a votarsi anima e corpo al difficile compito di creare un involucro drammaturgico alla sciagura di Ustica. Le sue credenziali, dopo il folgorante Vajont, erano impeccabili: nessuno come lui aveva saputo trasformare un racconto di cronaca in puro dramma spettacolare. Lui, da solo. Parlando e parlandoci, elencando nomi, date, cifre, incrociando gli eventi, raccogliendo i fili sparsi e annodandoli in una terribile matassa. Dimostrando come in un'equazione chi, come, quando e perché aveva condotto a una catastrofe che aveva causato duemila morti.Molti di noi conoscono I-TIGI canto per Ustica, messo in scena sulle piazze di Bologna e di Palermo e passato anche in televisione. Appassionante, anche se meno perfetto di Vajont: comunque un monologo che gela il sangue. Bene, Einaudi propone da oggi un cofanetto con una videocassetta e un piccolo libro. Le immagini sono la registrazione dello spettacolo di Bologna, quello visto in tv, per intenderci. Nulla di nuovo, dunque, a parte il piacere di averlo sottomano a volontà. Il libro invece, si intitola Quaderno dei Tigi, ed è a cura di Daniele Del Giudice e dallo stesso Paolini. È una sorta di diario che contiene la gestazione dello spettacolo e poi il testo del monologo. La prima parte è di gran lunga la più emozionante: le indagini degli autori prima di mettersi a tavolino e districare, per poi scrivere, una storia tanto intricata e allucinante. Ci sono i loro dubbi, le loro testimonianze, i sopralluoghi (compreso quello a Pratica di Mare, nell'hangar dove giacciono i resti del DC9 e del Mig27 libico); i lunghi colloqui, i momenti di impotenza dinanzi a quel muro di gomma che una decina di anni fa è stato anche oggetto di un film di Marco Risi. È un piccolo, prezioso vademecum dell'infamia e dell'arroganza del potere, quale che sia la sua bandiera, visto che nella tragedia di Ustica ficcarono il naso tutti, soprattutto i vertici dell'Aeronautica italiana e della Nato. Segreti militari? Certo, sono sacrosanti. Ma quando qualcuno, in tempo di pace, ammazza ottantuno povere persone che pensavano di essere a cena di lì a un'oretta, almeno scusa bisognerebbe chiederla. E se qualcuno ha sbagliato dovrebbe pagare. Il che non è successo e non succederà più.
Articolo di Fausto Serra su "IL SECOLO XIX" di Genova del07/11/2001
Il manifesto dello spettacolo "I-TIGI/canto per Ustica" di Paolini.
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