Un'inchiesta parlamentare sui danni provocati dalle società idroelettriche


Una commissione d'inchiesta sorta su appello del Comitato per la rinascita dell'Arco alpino, composta da parlamentari, tecnici e giuristi, visiterà la nostra provincia nei giorni 28, 29 e 30 maggio per svolgere una indagine sui danni provocati dalle Società idroelettriche all'economia e alla popolazione bellunese.

Tina MerlinÈ in seguito all'esito positivo di una indagine analoga condotta dalla medesima comissione in provincia di Sondrio, nello scorso novembre, che il Comitato provinciale per la rinascita dalla montagna della nostra provincia ha invitato i membri della Commissione a voler visitare i comuni di Domegge, Santo Stefano di Cadore, Erto-Casso, Forno di Zoldo, Arsiè e Sospirolo, i luoghi cioè dove il monopolio della SADE ha avuto per il passato e ha tuttora in corso lavori idroelettrici.
I danni causati dalla Società elettrica all'economia montana sono nella nostra provincia incalcolabili, proprio perché gli impianti sono stati effettuati nei luoghi più floridi e più redditizi, già così pochi nella nostra provincia, togliendo ai montanari, che vivono del raccolto dei boschi, dei pascoli e dei campi, l'unica risorsa di vita. Non solo, ma i terreni espropriati venivano e vengono pagati ad una quota irrisoria dal monopolio elettrico il quale ricava miliardi ogni anno dallo sfruttamento dei numerosi corsi d'acqua della provincia. Oltre a questi danni generali ogni località toccata dai lavori delle Società idroelettriche registra danni particolari di estrema importanza perché in mille maniere i monopoli elettrici rendono difficile e dura la vita delle popolazioni delle valli.

A Vallesella di Cadore, ad esempio, tutto il centro abitato subiva degli sconvolgimenti all'inizio della costruzione del grande bacino di Pieve di Cadore: case crollate, grosse screpolature nei muri, tutto un paese minacciato di distruzione dalle acque fatte convogliare nel sottosuolo, penetrando nelle cantine e negli interrati delle case minacciandone la stabilità. Ad Arsiè di Feltre, un altro esempio: quasi tutta la terra coltivabile e un quinto di vigneti sono andati distrutti tanto che su una popolazione di 1600 abitanti, solo per 20 famiglie, ora, dopo l'intervento della Società elettrica, esiste la possibilità di rimanere sul luogo. Gli altri sono costretti a fare fagotto e ad andarsene in città lontane dell'estero.

Due esempi che possono dare un quadro della situazione esistente in provincia dove la SADE e le altre società elettriche hanno steso i loro artigli monopolistici. Ciò non vuole dire che i montanari siano contro la costruzione di centrali elettriche ma che le società non ricavino i loro miliardi soffocando con un pugno di monete i diritti dei montanari. Che l'acqua della nostra provincia - unica fonte di vita dei bellunesi - non venga loro portata via senza alcuna ricompensa e a prezzo di inestimabili sacrifici non soltanto da parte dei montanari. Che lo Stato costringa, non solo a parole, ma con i fatti, i monopoli elettrici a risarcire debitamente le popolazioni colpite. Solo così le opere idroelettriche potranno servire alla civiltà e al progresso comune.
La Commissione d'inchiesta che nei prossimi giorni sarà ospite della nostra provincia ha quindi il compito di stabilire la entità dei danni e arricchire la documentazione fin qui raccolta e che sarà pubblicata in appositi libri non appena l'indagine sarà completata dai dati raccolti in altre zone di sfruttamento idroelettrico nell'Arco Alpino.

(26 maggio 1955)


FONTE: se non altrimenti specificato, dal giornale «L'Unità». Articoli a firma della giornalista Tina Merlin (nella foto).

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