La storia del Disastro Dimenticato di Molare ha sintetizzato le vicende del nefasto 1935 ed ha solo brevemente accennato in modo laconico le vicende di carattere prettamente giuridico. Attualmente l'unico elaborato giuridico in possesso è una copia della "Relazione Tecnica nel Processo Penale - Sulla Rottura della Diga di Sella Zerbino (Molare 13 Agosto 1935" redatta dal Prof. Giulio De Marchi (Ordinario di Idraulica nel Regio Politecnico di Milano) nel Settembre 1937. Tale elaborato rappresenta in sostanza una consulenza tecnica di parte (CTP) a favore delle imputate O.E.G..
Riassumerò qui di seguito quanto esposto da tale elaborato che è il succo della tesi difensiva delle O.E.G. in quanto concerne considerazioni di carattere idraulico. Per prima cosa mi sia concesso di presentare brevemente il redattore.
Il Prof. Giulio De Marchi (1890-1972) è sicuramente considerato una delle figure più importanti dell'idraulica italiana ed internazionale. Basti pensare ai suoi numerosi scritti e trattati. Inoltre fu il primo direttore del Poliateneo di Milano (ex Regio Politecnico). Un'amara constatazione: le Ferrari se le possono permettere solo i ricchi...

I tre quesiti posti dalla Procura del Re di Alessandria ai Periti Giudiziali (Prof. Ing. V. Baggi e Prof. Ing. A. Comola) sono riportati testualmente:

•  Quali sieno state le cause che hanno determinato il crollo della diga di ritenuta di Sella Zerbino del lago artificiale di Ortiglieto di Molare e conseguente disastro a valle; e segnatamente se con cause naturali abbiano concorso deficienze di progetto, di esecuzione o di manutenzione dell'opera.
•  Se i dispositivi di scarico di fondo e di superficie furono sufficientemente previsti, se abbiano regolarmente funzionato, e in caso negativo per quali cause.
•  Quali mezzi di segnalazione fossero stati disposti, e se e come abbiano nel caso funzionato.
L'elaborato del Prof. De Marchi riguarda esclusivamente i primi due.
La relazione cita testualmente le conclusioni a cui arrivarono di Periti giudiziali (3 Febbraio 1936 e 20 Giugno 1936):
« Le cause determinanti il crollo della, diga di ritenuta di Sella Zerbino del lago artificiale di Ortiglieto devono ricercarsi nell'imponente afflusso dell'acqua che determinò la tracimazione della diga e nella natura del terreno sul quale essa venne costruita, terreno che non corrispondeva alle condizioni indispensabili per erigervi con sicurezza una diga di ritenuta, sia pure di limitata altezza.
Deficienze di progetto per quanto riguarda la previsione della massima piena e deficienze di esecuzione per quanto riguarda le fondazioni della diga hanno concorso a determinare il crollo.
Deficienze nella previsione della massima piena hanno per conseguenza condotto a deficienza dei dispositivi di scarico, deficienza aggravata dal mancato funzionamento della valvola a campana per ostruzione del tubo di presa, prodotta dal fango, e dal mancato funzionamento dello scarico di fondo che non fu aperto ».
Il Prof. De Marchi già nella Premessa della sua Relazione gioca a carte scoperte in quanto da subito controbatte così ai due periti:
« La prima delle due risposte contiene una certa contraddizione, laddove afferma che le cause determinanti - che cioè provocarono - il crollo della diga sono da ricercare nell'imponente afflusso d'acqua che ne determinò la tracimazione, nonchè nella natura del terreno sul quale essa venne costruita, ma soggiunge poi che a determinare il crollo hanno concorso deficienze di progetto per quanto riguarda la previsione della massima piena. Se infatti la tracimazione devesi imputare alla imponenza dell'afflusso meteorico, non è più esatto dire che le asserite deficienze abbiano concorso a determinare il crollo: giacchè, indipendentemente da esse, la sorte della diga era da ritenere decisa già nel momento in cui si pronunciò un evento meteorico sufficiente a provocarne la tracimazione».
La tattica difensiva è proprio riassunta in quest'ultima frase: l'imponenza dell'evento meteorico prevarica ogni altra considerazione (... la sorte della diga, era da ritenere decisa...). La relazione dei due periti aggiunge (cita il Prof. De Marchi):
« I sottoscritti ritengono che lo studio preliminare diretto a far conoscere la portata di massima piena da assumere a base dei calcoli dei dispositivi di scarico non sia stato esauriente, come l'importanza dell'opera lo richiedeva... ... La deficienza della valutazione della portata di piena è una colpa per le O.E.G. ».
Il Prof. De Marchi evidenzia la pochezza dei dati esposti per avvalorare tale "grave" affermazione:
"Perchè soltanto sulla base di sicuri indiscutibili dati di fatto e di adeguati confronti potrebbe essere lecito mettere in gioco il nome di un morto che a suo tempo godette buona fama, nell'ambiente degli ingegneri costruttori di opere idrauliche... ...."
Probabilmente il 'morto' in questione è l'Ing. Zunini. La relazione prosegue con alcuni capitoli atti alla dimostrazione dell'eccezionalità dell'evento pluviometrico (... prima del 13 agosto 1935 mancava ogni esperienza che valesse a dimostrare l'insufficienza delle previsioni compiute dai progettisti dell'impianto di Molare.). A tali disquisizioni giocò evidentemente un ruolo importante la pubblicazione del II° fascicolo del 1936 della rivista "Revue de Gèographie Alpine" ed intitolato "Ecroulement d'un barrage sur l'Orba en Italie, le 13 Août 1935" e scritto dall'Ing. M. Visentini (Direttore dell'Ufficio Idrografico del Po). Altri contributi alla causa arrivarono involontariamente da altre pubblicazioni anche nazionali. Una di esse fu pubblicata negli "Annali dei Lavori Pubblici del 1933" con il titolo "La massima precipitazione in 24 ore" del Prof. F. Eridia (capo dell'Ufficio Presagi (!!!) della Regia Aeronautica) e viene citata dal Prof. De Marchi:

«In Europa va ricordata come massima precipitazione in 24 ore quella del 19 novembre 1906 di mm. 440,8 avvenuta a Crknce (Bocche di Cattaro). È un po' superiore quella notata a Riposto (Catania) il 17 novembre 1908 che fu di mm. 465. Nell'alluvione delle Venezie del 10 settembre 1920 si ebbero mm. 431 a Tramonti di Sotto. Nell'alluvione del febbraio 1931 in Sicilia si notarono il giorno 22 a Pioppo mm. 411 e a Palermo 306. Si può dire quindi che le massime precipitazioni in 24 ore nel bacino del Mediterraneo raramente superano i mm. 450. I valori pluviometrici riscontrati in Loc. Lavagnina e Loc. Rossiglione superarono i 500 mm. Nel primo caso il valore fu di 554 mm ottenuti da una precipitazione continua in sole 8 ore.»
Successivamente la relazione riporta la seguente stima:

L'altezza media della pioggia sul bacino risulta di 389 mm, e il volume liquido che nel giro di poco più di otto ore di abbattè sull'area di 141 kmq, sottesa dalla diga di Bric Zerbino, ammontò ad oltre 54 milioni di mc, circa tre volte la capacità utile del lago artificiale (*) La punta di piena risultò quindi circa tripla della portata erogabile dall'insieme degli scaricatori ... ... e più che doppia del valore più elevato fra quelli forniti dalle varie formule riportate ... che in precedenza erano generalmente adottate per il calcolo della massima piena prevedibile da un bacino idrografico.
Segue poi una breve cronistoria su eventi pluviometrici precedenti.
A tal proposito va sottolineato che la relazione peritale fa riferimento a precedenti eventi del Giugno 1915 (che interessò direttamente l'Alta Valle Orba) e del Settembre 1915 (Riviera Ligure di Levante) che si abbattè nella Valle Orba e che causò una piena rilevante. I Periti Giudiziali forniscono dati poco esaurienti che vengono "smontati" dal Prof. De Marchi, che anzi il utilizza come metro di paragone con l'evento del 1935 sottolineandone ancora di più l'eccezionalità dell'evento in questione.
Il nubifragio abbattutosi sul Bacino dell'Orba il 13 Agosto 1935 manca di precedenti con esso paragonabili. Esso devesi considerare come almeno 2 volte più intenso del massimo fra i nubifragi conosciuti che abbiano mai investito lo stesso bacino in precedenza.
Stesso discorso per la relativa piena. Qui di seguito sono sintetizzate le conclusioni a cui arrivò il Prof. De Marchi:
Gli organi di smaltimento delle piene dal lago di Ortiglieto erano stati commisurati con notevole larghezza rispetto alla capacita degli organi analoghi installati in TUTTI i laghi artificiali, sia degli Appennini Settentrionali, sia delle Alpi... ... . Fra le pubblicazioni esaminate sono compresi un trattato del perito prof. ing. Baggi ed una monografia del perito prof. ing. Comola... . (!!!!) ... al tempo della costruzione della Diga di Sella Zerbino, le opere di scarico delle piene dai laghi artificiali non venivano commisurate a portate superiori alle massime prevedibili: come confermano le stesse pubblicazioni dei Periti... .
Vale a dire che non vi era margine di sicurezza al di là delle massime piene registrate nelle serie storiche (serie molto limitate nel tempo!). A questa mia puntualizzazione il Prof. De Marchi ribatte immediatamente
... ... gli scaricatori di questo serbatoio avrebbero dovuto essere commisurati ad una portata superiore notevolmente alle massime piene del Tevere a Roma e dell'Adige a Verona, inferiore soltanto, ma non molto, alla massima piena storica del Po a Pontelagoscuro... . Che il valore adottato per la capacità degli scaricatori di piena del lago di Ortiglieto fosse conforme ai canoni universalmente accettati prima del disastro, e confermato dal fatto che esso ha avuto incondizionata approvazione per parte degli Organi Statali di controllo e, in specie, per parte della Commissione per la verifica delle dighe di ritenuta, istituita nel 1923, dopo il luttuoso crollo del Gleno... ....
Il Prof. De Marchi conclude la sua relazione:
Il nubifragio del 13 Agosto del 1935 ha superato tutti gli analoghi eventi che erano stati precedentemente osservati, non solo nella Regione Liguria, ma in Italia e nell'Intera Europa. Da quando la pioggia forma oggetto di metodiche misure, cioè da oltre due secoli, li ha superati per quantità di pioggia caduta e per la sua inusitata intensità. Esso ha dato luogo, nell'Orba e nei suoi affluenti, a piene enormi, da due o tre volte più grandi delle massime verificate in precedenza. Una piena di siffatta intensità per un bacino della estensione di 141 kmq fino al 13 Agosto 1935 non era entrata mai nel campo delle previsioni tecniche. Era, quindi, inevitabile che gli scaricatori dei quali il lago di Ortiglieto era stato dotato risultassero insufficienti a darle sfogo e che le dighe venissero tracimate... . Questa insufficienza, invece, non fu che la dolorosa conseguenza di un evento straordinario, che trovò impreparata la tecnica del tempo: tecnica inevitabilmente determinata dalle nozioni di cui disponeva, ma professata e praticata, ovunque e da tutti, compresi i Periti. Il crollo della Diga di Sella Zerbino è venuto a ricordare ancora, una volta. ai progettisti e costruttori che le forze naturali sfuggono all'umano controllo, e che di fronte ad esse i mezzi di cui l'uomo dispone sono sempre limitati e modesti. Le sue vittime si sono aggiunte alle innumerevoli delle quali è seminato il faticoso cammino del lavoro umano, e che segnano le tappe dolorose di ogni suo progresso.
Quest'ultime affermazioni fanno capire che da allora sono passati quasi 70 anni.
Non voglio comunque entrare nel merito dell'eticità di tali asserzioni poichè tempi e regimi sono (o comunque sembrano) cambiati.
Il materiale qui sintetizzato evidenzia l'inoppugnabilità della dimensione dell'evento naturale. Serie storiche, stime cautelative e coefficienti di sicurezza danno oggi maggiori garanzie perchè tali fatti siano sempre meno frequenti. Concordo con chi dice che gli errori attuali sono l'esperienza futura. A mio avviso però occorrerebbe evitare di fare sempre "il passo più lungo della gamba" e procedere per gradi ("gradi di devastazione" mi verrebbe da dire).

Nel materiale in mio possesso non si fa riferimento alcuno alle "varianti in corso d'opera" del progetto. Se, con il senno di poi, la catastrofe fu inevitabile, sicuramente le maggiori dimensioni dell'invaso determinarono maggiori conseguenze. Non vi è altresì alcun riferimento alle condizioni geologiche di Sella Zerbino. Ovviamente, secondo le tesi difensive, il fatto che "se non fosse ceduta la Diga secondaria, ciò avrebbe comportato il collasso della Diga principale" rende inutile valutare ogni e qualsiasi aggravante (inefficienza degli scarichi compresa). Paradossalmente il compianto Prof. De Marchi avrebbe faticato maggiormente se l'evento fosse stato di minore intensità, ma non è mia abitudine fare speculazioni "sui se e sui ma".
Ma allora: di chi la responsabilità di più di 110 vittime? Della Natura... o della natura degli uomini ? A Voi la scelta...

Questi scritti non vogliono infatti trovare risposta alcuna bensì mantenere acceso il lume del ricordo su un evento che sconvolse un'intera comunità. Chissà quanti di tali eventi sono ormai affondati nel baratro della dimenticanza dagli inizi dei tempi?
Chissà quanti ancora... ?

Bibliografia.

FOTOGRAFIA DI OTTO ORE DI INFERNO: L'ALLUVIONE DEL 13 AGOSTO 1935 NELL'ALTA VALLE ORBA (Prof. Ing. MARCO VISENTINI - Ecroulement d'un barrage sur l'Orba en Italie, le 13 Août 1935 - "Revue de Gèographie Alpine" di Grenoble, vol. XXIV, 1936, fasc. II)

Vittorio Bonaria, Molare, 11 Novembre 2004

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