MURO DEL FRASTUONO

Musica e testi di Andrea Parisi



Il campanile del primo paese di modi spicci, batte le sette in sei secondi, e senza eco. Nell'altro il nome del primo è cancellato di proposito, grattato via da un vecchio cartello che sta proprio di fronte alla chiesa. C'è un silenzio che non so dire, a quest'ora: prosaico o sacrale? Piove. Si sta in macchina per un po'.

Ce n'era di che occuparsi. Era cosa grossa. Gli elementi erano anche stati raccolti e pubblicati, le responsabilità denunciate, e ben prima della notte bastarda. Lo zelo fu, disgraziatamente, quello di pochi. Di una partigiana, classe 1926, che scriveva senza blasone e la cui voce andò persa nel frastuono nobile dei grandi editorialisti. E quindi "sciacalli!", venne scritto il giorno dopo l'onda, contro chi quelle accuse continuava a gridarle, con rabbia. La figlia del Piave scontò l'appartenenza a un foglio militante, di un combattivo color rosso sangue. E fu un peccato: aveva avuto modo di seguire tutto in prima fila, dal prologo all'epilogo.
Le firme di peso erano invece rimaste fino ad allora chiuse in uffici a chilometri di distanza, uomini ignari di fondamentali retroscena, ma comunque "in dovere" di scrivere qualcosa.

È una bella responsabilità orientare un'opinione, soprattutto al cospetto di duemila morti. Rischi di farlo con miopia, sotto la spinta dei cosiddetti poteri forti, del padrone (e come vuoi chiamarlo?) che sovrasta la tua penna, o con semplice supponenza, o con candida pigrizia. Potrai dunque far calare l'oblio scrivendo che la natura è crudele e l'uomo formica, usando il mezzo che hai a disposizione, la sua tiratura imponente. Nessuno darà troppo peso alle sentenze, nel tempo a venire: due sole condanne per complessivi due anni e otto mesi dopo il terzo grado di giudizio. Scoprirai, dunque, di aver contribuito ad alimentare il rumore di quella macchina che un po' viene pilotata da mani subdole ed esperte e un po' si trascina da sola. E che continua a macinare, orientando voti e pensieri anno dopo anno, secondo norma.

Arrivo io, con un piccolo bagaglio di libri letti, i versi e la musica che ho scritto. E' mezzanotte passata. Parcheggio la macchina sulla terra della frana, dove oggi crescono alberi e corre una strada. Nei giorni belli, nelle domeniche, è pieno di turisti: la quiete bisogna saperla cercare, arrivando all'ora giusta. Sono qui perché voglio con tutte le mie forze superare la cortina e uscire dal frastuono. E quel monumento, che oggi resta in piedi e posso toccare, è la barriera che separa dal mondo gridato, presuntuoso e inquinato il teatro della verità o, se preferite, l'alveo di un silenzio di riflessione.

Andrea Parisi, 2006

  



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Credo che là
Sia rimasto un posto buono
Mi spingo su
Oltre il muro del frastuono
La verità stava
sulla pelle viva
Uomini l'hanno riflessa
ed è sbiadita in rotativa

Guarda giù, non noti
un movimento strano
Ma che animali sono?
Lo sapevi che
il silenzio non è pace
E può essere feroce

Diversità
raccontate a spanne d'uomo
Condizionare opinioni
nel bel mezzo del frastuono

Combatterà
chi ha più genio ed inventiva
La vicinanza non basta
ma fa testo in prima fila

Che fatica costa
mettersi un po' a nuovo
Ma che domande sono?
Lo sapevi a cosa serve una missione,
una celebrazione?

Memento.
Soltanto
la presenza
di un monumento alto

Vi sento
nel canto
Nelle righe di testo
nascoste nel vento



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