La vergogna del Vajont, 2006 - Il commento di Loredana Trevisani - Venerdì, 28 Aprile 2006

L'arte del Compromesso

vajont-tezaLapidiCasaI fatti sono noti nelle versioni di tutte le parti in causa. L'oggetto del contendere formalmente è una manciata di cippi cimiteriali spostati, contestati, danneggiati... ciascuno ha il suo dire in merito. Nella sostanza il confronto è fra una amministrazione impettita e due cittadini - suoi "amministrati" - dissidenti nel merito e sopratutto nel metodo dell'agire di detta amministrazione dei suoi organi e dei suoi delegati.
Nulla di che, tutto sommato siamo in un paese democratico, che riconosce le libertà civili di ciascun cittadino. La dissidenza non è reato .... purtroppo neppure la cattiva amministrazione lo è.
Se non fosse che l'amministrazione in questione è quella che risponde di Longarone, e che i cittadini accusati di vandalismo sono due superstiti dell'eccidio del Vajont, e che sopratutto i cippi sono inopportuno e doloroso simbolo di 4 delle 8 vite perdute della famiglia di uno dei due superstiti. Qui allora gli amministratori diventano aguzzini che per non saper nè rappresentare nè comunicare intanto dimostrano chi comanda, e i dissidenti per non saper nè dimenticare nè piangere diventano pericolosi elementi sovversivi da ridurre all'indifferenza.

A scorrere le cronache dei fatti ci si chiede perchè un casertano pressoché anonimo responsabile di cantiere, provvidenziale conduttore del sostanzioso appalto per dei lavori nel cimitero monumentale (almeno prima dei lavori lo era) delle vittime del Vajont, presenti tardiva denuncia per atti e sopratutto conseguenze fasulle. Forse deve pararsi il posteriore rispetto a contestazioni del committente su presunti danneggiamenti in corso di opera?
Oppure egli stesso latita perchè si è compiacentemente prestato alla strumentalizzazione di fatti e posizioni note e mai nascoste delle parti in causa? A nessuno è dato poter rispondere a questi dubbi, se non forse alla solerte avvocato dell'aministrazione comunale di Longarone, che è stata l'unica -pare- a rintracciare il casertano di cui sopra e ad intrattenere con lo stesso informali conversazioni telefoniche. Si sa, a pensar male si fa peccato ... però spesso ci si azzecca!
Lascio ad altri - se mai piacerà - di approfondire questi aspetti della faccenda.

Trevisani Loredana, Free lance, professionista

(* = Free lance, professionista, e molto altro. Tra altri impegni fa parte del nucleo originario di "Cittadini per la memoria del Vajont" - Casella Postale 26 - 32013 Longarone).
Risponde a questa e-mail.
Vive e lavora a Udine.

Mi preme invece esprimere una riflessione generale: che senso ha una amministrazione ringhiosa e prepotente? Perchè gli amministratori agiscono a difesa di interessi oligarchici?
Perchè non c'è dialogo civile fra gli organi rappresentativi, gli amministratori e la cittadinanza rappresentata?
Perchè un sindaco non parla con i suoi cittadini invece di querelarli? Da quando la politica è fatta dai PR (burattini di facciata belli, fotogenici, abbronzati, piacenti e senza arte nè parte) mentre chi decide si occulta?
Da quando i rappresentanti eletti si trasferiscono di fatto in un pianeta del bengodi, in un universo parallelo senza contatto nè coerenza alcuna con le responsabilità, le aspettative, le rivendicazioni legittime dei loro rappresentati?
Quando è comparsa la specie "homo votatus": quel mostro senza orecchie, senza occhi, inespressivo, grande bocca, capigliatura d'ordinanza, mani allungate, gambe corte; geneticamente evoluto al vilipendio, la congiura, l'illecito guadagno, la prevaricazione e la cieca obbedienza all'interesse?
E poi: è ormai consolidata l'evoluzione all'«homo votatus» o il «Sapiens votandis» può godere di stimoli diversi e originare mutazioni evolutive dominanti ed efficienti rispetto alle aberrazioni dimostrate dal «votatus»?

Un tempo si diceva che la politica è l'arte del compromesso. È ancora corretto dire così, ma il senso è ben diverso.
Un tempo la politica era dialogo, confronto e partecipazione democratica e civile. Ora la politica è individuare qualcuno o qualcosa da compromettere e perseguirne la sistematica flagellazione per estorcere e mantenere vile e tacito consenso, diffondendo paura e comoda omologazione. Vogliamo cambiare registro? È come stare ad un brutto festino di adolescenti dove nessuno si diverte, ma è «così che fanno tutti....»

Usciamo a fare un giro in bicicletta?

Trevisani Loredana, Udine.*

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