0Documentati e memori del disastro del Vajont (9 ottobre 1963) e del dramma tuttora lancinante e mai sanato degli ex-bambini sopravvissuti di Longarone di allora, sosteniamo le raccolte di fondi, soprattutto a favore delle decine di migliaia di ORFANI delle popolazioni colpite in INDONESIA.

I sopravvissuti alle due onde assassine hanno molti punti in comune e nessuno al mondo come il Comitato di Longarone - a ns. parere - puo' offrire indicazioni e testimonianze piu' cogenti su cosa si va a delineare alle decine di migliaia di orfani di OGGI e soprattutto su cosa l'occidente deve ASTENERSI assolutamente dal FARE (Vajont insegna [1] e [2]):

adozioni affrettate dettate da comprensibili emozioni; "aiuti a pioggia" indiscriminati; supporto internazionale, di fatto, alle mafie e agli approfittatori locali;.
Il più recente libro sugli aspetti psicologici di questa specifica tipologia di trauma (detto PSTD) - e disponibile dal 18 dicembre u.s. - è il LORO.


Cerchiamo di favorire le ONG già presenti da tempo in quella zona (p. es. AIBI, o MoviMondo) e i progetti mirati alla preservazione e la protezione prioritaria dei piccoli, da sempre in quell'area esposti ad ogni genere di laidezze e sfruttamento. INDIRIZZIAMO anche contributi (e chiediamo rendiconti puntuali dell'effettivo utilizzo) a:


Croce Rossa Italiana Protezione Civile Emergency Unicef

 

PSTD, Psicologia dell'emergenza: il caso Vajont

La "Tsunami-generation " in balìa di ansia e incubi

ROMA (5 gennaio 2005, "La Repubblica") - Una generazione di bambini segnata dal maremoto: la tsunami generation, prodotta dalla catastrofe del sud est asiatico, ricorderà a lungo quelle onde giganti. Per loro, ricominciare sarà più difficile che per gli adulti, avvertono gli operatori dell'Onu che vedono nei piccoli ospitati nei campi profughi i sintomi da stress post-traumatico (PSTD). Fobie, incubi e isolamento dal mondo: possono manifestarli, secondo le statistiche, l'80/90 per cento dei bambini che vivono situazioni traumatiche (prodotte da una guerra o da un evento naturale, o catastrofico).

L'acqua è diventata un incubo per Nicolò, 17 mesi, in vacanza con i genitori a Phuket, in Thailandia. La famiglia è sopravvissuta ed è già rientrata in Italia ma lui non vuole più saperne di lavarsi e, per bere, ha ripreso in mano il vecchio biberon.
Peggiore la situazione dei suoi coetanei asiatici: in tanti sono rimasti orfani, non hanno più una casa e vagano da soli per i campi profughi. L'emergenza umanitaria dei paesi dell'Oceano Indiano non aiuterà il recupero di migliaia di piccoli traumatizzati.

«L'evoluzione dei disturbi da stress post traumatico dipende anche dall'ambiente in cui vive un bambino», spiega Massimo Ammaniti, psicopatologo dell'età evolutiva. «Il tessuto sociale e ambientale dei bambini asiatici è stato stravolto, molti non hanno più i genitori, figure con una funzione rassicurante che possono aiutare a superare il trauma. Alcuni potranno manifestare disturbi dell'attaccamento, difficoltà nelle relazioni affettive e sociali».
Ammaniti aggiunge: «È necessario che tornino presto a una vita normale, fatta di regolarità nei pasti, nel sonno. La speranza è che gli orfani possano crescere in famiglie allargate, e tornare a scuola».

Altrimenti le conseguenze potrebbero essere pesanti: nei bambini i traumi producono effetti sul piano psicologico e neurobiologico. «I disturbi a livello psicologico sono incubi, immagini 'flashback ' (il ricordo improvviso, casuale, involontario, n.d.r.) che sono fonti d'ansia, come quella dell'acqua del mare, oppure l'appiattimento affettivo e la perdita d'interesse per il mondo», chiarisce Ammaniti.
Le alterazioni neurobiologiche, invece, riguardano una maggiore produzione degli ormoni dello stress: «Dopo un trauma, aumenta la produzione di cortisolo, che ha una funzione tossica nel cervello e può portare a un ipersviluppo di aree come l'ippocampo, la sede della memoria simbolica, e alterare il sistema nervoso centrale».

 

da "Repubblica", 5 gennaio 2005

Da "Medici senza frontiere" stop alla raccolta. I soldi inviati via sms alla Protezione civile sono 24,5 milioni.

"Basta donazioni, per noi troppi soldi"

ROMA - Basta donazioni, grazie, abbiamo abbastanza soldi. Mentre in Italia infuria la battaglia sulla raccolta e la gestione dei fondi per l'emergenza Asia, Medici senza frontiere, una delle maggiori organizzazioni non governative mondiali, fa un passo indietro.

«Abbiamo un dovere di trasparenza - ha detto il direttore generale Pierre Salignon - di fronte ai nostri donatori. Queste somme ci hanno permesso di lanciare delle operazioni molto importanti. Ma abbiamo bisogno del sostegno dei nostri donatori ANCHE per altre crisi dimenticate come il Darfur o la Repubblica democratica del Congo»***.
In tutto, dal 26 dicembre Msf ha raccolto circa 50 milioni di euro, di cui 4 milioni dall'Italia: una cifra, spiegano dall'ufficio di Roma, che permetterà di garantire la prosecuzione e l'eventuale ampliamento di tutti i progetti avviati nei paesi coinvolti.
Fino a questo momento l'organizzazione ha distribuito 300 tonnellate di materiale di soccorso: più di 60 volontari sono al lavoro per offrire cure mediche, assistenza psicologica e razioni alimentari, mentre team di architetti e logisti si stanno occupando di garantire la fornitura di acqua potabile e la disponibilità di ripari e servizi igienici.

***= Nota: I soldi a MSF colla causale "Emergenza maremoto", ritenuti eccedenti alle finalità del progetto che continueranno ad arrivare, per STATUTO di MSF dovranno essere restituiti (con un aggravio di spesa per la Ong) ai mittenti. Per evitare questa eventualità e sostenere COMUNQUE MSF, è sufficiente NON applicare nessuna causale, oppure motivare diversamente "per MSF" (per Darfur, per Congo) il versamento.

I media "seri" dovrebbero completare le loro informazioni! Per ulteriori informazioni, si puo' contattare MSF via il loro sito web.

Sms maremoto, i gestori ci guadagnano?

Mi domando se non debba essere corretta la parte del messaggio che accompagna l'appello per donare 1 euro mandando un SMS al n° 48580.
La frase «... potranno donare 1 euro, senza costi aggiuntivi e senza alcun ricavo per gli operatori telefonici» andrebbe modificata, in quanto è facile dimostrare che, invece, un ricavo c'è.

I clienti delle compagnie mobili che utilizzano schede prepagate sanno che queste contengono costi di ricarica pagati alla fonte, spesso nell'ordine del 20 per cento della ricarica effettuata.
Costi - per l'utente! - che per i gestori rappresentano un ricavo.

Mi farebbe piacere sapere l'opinione dei gestori telefonici su queste osservazioni, e se sarebbero disposti ad aggiungere di TASCA LORO un 5-10 per cento ad ogni sms solidale inviato attraverso una scheda prepagata, in modo da sgomberare il campo da eventuali dubbi sul loro reale "disinteresse" in questa iniziativa "di solidarietà".

Luigi Conte, da Ischia (Napoli)

Io aggiungerei che tutti gli utenti di telefonini potrebbero ricevere la sera del 9 gennaio, a RETI mobili unificate (come l'ultimo messaggio targato "PresDelCons") l'avviso della CHIUSURA ufficiale della campagna SMS, in modo da sgombrare il campo da 'interessi' e distrazioni facilmente intuibili.

 

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