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Sotto la Diga delle Tre GoleAlta come la Tour Eiffel, lunga due miglia, crea sullo Yangtze un lago lungo come la Milano-Roma e produrrà più energia di dieci centrali nucleari.
Sullo YANGTZE
Nonostante la vegetazione fitta abbarbicata alle due pareti scoscese sui bordi del fiume, siamo avvolti in un silenzio spettrale, anormale. Non un canto di uccello. «È come se loro sapessero quello che sta per succedere - dice la mia guida Zhou Zhigang - perchè in effetti sono scomparsi già da tempo. Gli uccelli, le scimmie, tutti gli animali che popolavano queste valli sono fuggiti. Dove saranno andati?». Abbiamo lasciato il vaporetto al porticciolo di Dachang, solo una barca piccola può portarci fino sul Daning, affluente dello Yangtze. Siamo nelle Tre Gole Minori, un angolo di natura ancora selvaggia nel centro della Cina.
Sopra ciascun villaggio vediamo apparire dei cartelloni voltati verso noi naviganti. Indicano sempre gli stessi due numeri. Un anno, il 2005, e un'altitudine, 156 metri. È la data in cui l'acqua arriverà fin là, molto più in alto delle case. È l'anno prestabilito per la loro morte. Anche loro spariranno inghiottite sotto l'acqua. Nelle Tre Gole Minori oggi restano da evacuare 40.000 abitanti. Altri 90.000 non hanno voluto aspettare fino all'ultimo e sono già partiti. Sono piccoli numeri in confronto ai due milioni di persone "spostate" negli ultimi otto anni dalle valli vicine, in questa regione inondata e sconvolta dalla più immane opera di ingegneria mai realizzata dall'uomo, la diga delle Tre Gole. Ma qualche lacrima merita di essere versata anche per questi ultimi sfrattati, poveri discendenti di una civiltà millenaria; per i templi della dinastia Song sepolti in queste foreste dal 300 dopo Cristo; per la storia segreta dei Ba', il misterioso popolo di aborigeni che dal 1600 avanti Cristo vissero di commercio del sale e votarono sacrifici umani ai loro dè i. Adesso che finalmente si naviga, l'acqua che sale caccia la gente e i suoi mestieri antichi. «In queste zone un rito ancestrale - dice Zhou - esigeva che le spose piangessero il giorno del matrimonio, e quelle piangevano di disperazione sincera, perchè le gole sono così impervie e irraggiungibili che non sarebbero mai più tornate a vedere le loro famigie». Vuole mettermi in guardia: non idealizzare il passato, che era fatto di miseria e sofferenza. Il presente lo ritroviamo invece non appena tornati al vaporetto, che ci riporta sulle acque più ampie, ma nere di liquame fetido degli scarichi industriali e fognari: sua maestà lo Yangtze. Il suo vero nome è Chang Jiang, che vuol dire fiume lungo, è il maggiore fiume cinese e anche una leggenda, un condensato di storia, geografia ed economia della più grande nazione del mondo. Nasce in paradiso, a 5.400 metri di altitudine sul monte Tangula in Tibet, percorre 6.300 chilometri, trasporta 900 miliardi di tonnellate d'acqua all'anno, fertilizza due milioni di chilometri quadrati di pianure; attraversa undici province abitate da 400 milioni di persone, inghiotte di scarichi industriali della citta più popolosa e inquinata del pianeta - Chongqing, 30 milioni di abitanti schiacciati a ridosso dei monti in un inferno dantesco di altiforni e ciminiere - prima di gettarsi nel Mar Cinese Orientale vicino a Shanghai.
Piene devastanti
Simbolo di fecondità, padrone del destino dei contadini dall'alba dell'umanità, depositario di potere e di prosperità, per secoli lo Yangtze ha trasportato mercanti di riso, tè e oppio sulle loro giunche e sampan, prima di assistere alle incursioni delle cannoniere americane o giapponesi. Ha sterminato popolazioni con le sue piene devastanti. È stato il teatro della più celebre nuotata "politica" della storia, la traversata di Mao Zedong immortalata nel 1956 nei documentari in bianco e nero.
Ma il turismo conta poco, oggi lo Yangtze è soprattutto l'arteria centrale del boom economico della nuova superpotenza mondiale. L'autostrada fluviale che trasporta 100.000 navi all'anno, superpetroliere comprese. La più grande fogna a cielo aperto del pianeta, principale fonte d'inquinamento dell'intero Oceano Pacifico. Ed è il teatro della più formidabile, inquietante sfida mai lanciata dall'uomo alla natura: "la Diga".
La raggiungiamo dopo quattro giorni di navigazione nelle Tre Gole, quando le valli improvvisamente si allargano a Xiling e il mostro invade l'orizzonte a perdita d'occhio. Alta come la torre Eiffel, lunga due miglia, è arduo fotografarla e perfino vederla tutta, per le sue dimensioni inconcepibili e anche a causa della nebbia permanente che ha sollevato. L'umidità ti si ficca in gola, eserciti di zanzare ti si appiccicano addosso. «Il clima è cambiato - dice Zhou - viviamo immersi tutto l'anno nelle nuvole create da questo immenso serbatolo». Più che un lago è un mare, lungo quanto l'autostrada Milano-Roma, "fabbricato" dagli uomini e dallo Yangtze nel cuore della Cina per realizzare un sogno titanico. Lo trattiene la madre di tutte le dighe mondiali, due volte più grande di Assuan in Egitto, cinque volte la Hoover Dam americana. È la Grande Muraglia del XXI° secolo. Il mare artificiale che preme contro la diga sommerge la nuova Atlantide cinese: nella sua implacabile avanzata programmata dagli ingegneri l'acqua ha inghiottito in sei anni 13 città da cinquanta-centomila abitanti, 140 cittadine più piccole, 1.352 villaggi, 8.000 siti archeologici, un mondo di templi, pagode e tombe. Il cantiere della modernizzazione ha braccato e disperso una fauna più antica di noi: gru e leopardi, alligatori e storioni. Il raro delfino d'acqua dolce durante millenni di evoluzione si era adattato alle acque fangose dello Yangtze, diventando semi-cieco ma sviluppando un udito più sofisticato del sonar: sparisce anche lui, sfiancato dalle acque tossiche e dallo shock acustico dei motori dei vascelli da diecimila tonnellate che risalgono dall'oceano attraverso le nuove chiuse.
Quest'opera temeraria ha avuto tra le sue conseguenze collaterali la nascita del primo movimento "verde" nella Cina comunista. Tra i suoi pionieri spesso eroici per i rischi che affrontano, ci sono due donne. Dai Qing, ex-cronista del "Guangming Daily", scoprì i rischi per l'ambiente negli anni Ottanta seguendo per il suo giornale i dibattiti tra gli scienziati sull'impatto della futura diga. Nel 1989 raccolse gli allarmi degli esperti in un libro, "Yangtze! Yangtze!": fu messo al bando dalla censura e le valse dieci mesi in prigione.
Alla testa di uno di questi movimenti ora c'e una Erin Brockovich cinese. Ancora pochi anni fa, quando su Chongqing si formò una nube tossica più letale del solito, le autorità chiamarono l'esercito che cercò di smuovere la cappa di gas a cannonate... e su tutta la vicenda calò il segreto militare. Oggi il clima è diverso. L'informazione sull'inquinamento è in prima pagina sui giornali. Il China Daily, controllato dal partito comunista, pubblica un editoriale esplicito: «Al termine di 15 anni di ricerche sullo Yangtze, lo scienziato Zhang Qi ha lanciato l'allarme. Il fiume va verso il collasso totale del suo ecosistema, se non si interviene con urgenza per contrastare l'inquinamento». All'inizio di febbraio il governo di Wen Jiabao ha preso una misura senza precedenti. Ha bloccato all'improvviso 22 cantieri di dighe e centrali elettriche per verificare la loro compatibilità con le leggi sull'ambiente. Quattro dei progetti bloccati fanno parte del complesso delle Tre Gole, inclusa una turbina aggiuntiva da 4.500 megawatt annessa alla diga. Tuttavia è improbabile che quei progetti siano bloccati per sempre. Il perchè lo si vede proprio a ridosso della diga, dove a tutte le ore del giorno e della notte lunghe colonne di navi porta-carbone attendono il turno di passare le chiuse: eccola lì, la nera alternativa cinese all'energia idroelettrica.
Rischio di catastrofeMa oltre allo sconvolgimento gia provocato agli equilibri naturali delle Tre Gole, il futuro nasconde altre incognite. Lo Yangtze non è un fiume ordinario. Trasporta mille volte più terra del Mississippi. Nel suo maestoso incedere dagli altipiani tibetani alle Tre Gole, lo Yangtze trascina ogni anno 530 milioni di tonnellate di fango, sabbia e sassi. Ora quella colata invece di scorrere va a cozzare e a depositarsi contro la muraglia artificiale, e infatti gli ingegneri hanno dovuto costruire una seconda diga sommersa, per reggere l'urto. Hanno progettato sistemi speciali per ripulire costantemente i fondali.
Ma siamo ancora in fase di rodaggio, non si può dire con certezza quelche accadrà nel lungo periodo. Ai terreni naturali trasportati da tempi immemorabili dallo Yangtze verso le grandi pianure e fino al Pacifico, negli ultimi anni si è aggiunta una quantità crescente di detriti tossici e non riciclabili, gli scarichi mortali dell'industria pesante a Chongqing e in tutto lo Sichuan, a monte della grande diga. Gli scenari più apocalittici riguardano il rischio di un cedimento della diga. In Cina dal 1949 a oggi ne sono crollate tremila. Duemilacinquecento anni fa proprio le dighe furono al centro di una feroce disputa teologica fra i taoisti e i seguaci di Confucio. I taoisti volevano lasciar scorrere i fiumi come li ha disegnati madre natura, per non violentare l'ordine del cosmo. I confuciani, più fiduciosi nella potenza del governo degli uomini, invocavano grandi lavori pubblici per deviare i fiumi e moltiplicare le ricchezze della società . Dal 1919, da quando il padre della Repubblica cinese Sun Yat Sen si innamorò del progetto delle Tre Gole come simbolo della modernizzazione del suo paese, fino a Mao e Deng Xiaoping e ai loro successori attuali, il potere è in mano ai confuciani. Nella città di Fulin, ancora pochi mesi prima che venisse evacuata e sommersa, un manuale scolastico educava gli allievi delle medie ad affrontare l'avvento della diga con lo spirito giusto: «Non possiamo smettere di mangiare solo per paura che un boccone ci vada di traverso**».
A Pechino oggi comandano il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao. Tutti e due da giovani facevano gli ingegneri.
DOMENICA 27 FEBBRAIO 2005
LINKS: - consigliato (in inglese): http://3gorgesdam.info/task.htm (**NOTA MIA.
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