"Sotto la Diga delle Tre Gole"

Quattro giorni di barca, tra canyon e paesaggi che sembrano dipinti dagli antichi acquarellisti, per arrivare alla "Madre di tutte le dighe". Alta come la Tour Eiffel, lunga due miglia, crea sullo Yangtze un lago lungo come la Milano-Roma e produrrà più energia di dieci centrali nucleari. Ma ha fatto nascere la prima «contestazione Verde» nella Cina comunista.

Sullo YANGTZE

Nonostante la vegetazione fitta abbarbicata alle due pareti scoscese sui bordi del fiume, siamo avvolti in un silenzio spettrale, anormale. Non un canto di uccello. «È come se loro sapessero quello che sta per succedere - dice la mia guida Zhou Zhigang - perchè in effetti sono scomparsi già da tempo. Gli uccelli, le scimmie, tutti gli animali che popolavano queste valli sono fuggiti. Dove saranno andati?». Abbiamo lasciato il vaporetto al porticciolo di Dachang, solo una barca piccola può portarci fino sul Daning, affluente dello Yangtze. Siamo nelle Tre Gole Minori, un angolo di natura ancora selvaggia nel centro della Cina.
Scivoliamo sull'acqua che qui è miracolosamente verde, in mezzo a rocce ripide, strani picchi a forma di funghi, un canyon rivestito di boschi lussureggianti. Lo spettacolo ricorda l'Ardèche o le Gorges du Tarn nel Massiccio Centrale francese. Altrove la montagna scopre un bel colore rosso, ti regala la sensazione irreale di essere finito in mezzo alle Dolomiti allagate.
Un'intera regione è stata sconvolta: due milioni di abitanti spostati, 150 città grandi e piccole e 1300 villaggi interamente sommersi -
8000 siti archeologici cancellati

Mao Zedong

Nuotando/ muri di pietra si ergeranno contro corrente, guardando verso Ovest/ Per trattenere le nuvole e le piogge di Wushan/ Finchè un lago piatto non sorgerà nelle vicine gole/ La dea della montagna, se ancora esiste/ Si meraviglierà di un mondo così cambiato

Versi della poesia "Nuotare", dedicata alle Tre Gole

Caverne di stalattiti appaiono all'improvviso dietro una sinuosità del fiume. Qualche nuvola si infila tra le cime strette e compone i paesaggi incantati degli antichi acquarellisti cinesi. I villaggi sulle rive sono primitivi, case di pietra e fango e paglia ma con qualche tocco di eleganza: per tradizione i tetti di tegole nere hanno grondaie scolpite a forma di testa di drago. Duecento metri sopra di noi una sorgente diventa cascata e si getta a precipizio sul fiume. Chissacome, lassù al suo fianco sta appollaiato un tempio buddhista col tetto a pagoda: opera d'arte e di sbalorditiva audacia.

Sopra ciascun villaggio vediamo apparire dei cartelloni voltati verso noi naviganti. Indicano sempre gli stessi due numeri. Un anno, il 2005, e un'altitudine, 156 metri. È la data in cui l'acqua arriverà fin là, molto più in alto delle case. È l'anno prestabilito per la loro morte. Anche loro spariranno inghiottite sotto l'acqua. Nelle Tre Gole Minori oggi restano da evacuare 40.000 abitanti. Altri 90.000 non hanno voluto aspettare fino all'ultimo e sono già partiti. Sono piccoli numeri in confronto ai due milioni di persone "spostate" negli ultimi otto anni dalle valli vicine, in questa regione inondata e sconvolta dalla più immane opera di ingegneria mai realizzata dall'uomo, la diga delle Tre Gole. Ma qualche lacrima merita di essere versata anche per questi ultimi sfrattati, poveri discendenti di una civiltà millenaria; per i templi della dinastia Song sepolti in queste foreste dal 300 dopo Cristo; per la storia segreta dei Ba', il misterioso popolo di aborigeni che dal 1600 avanti Cristo vissero di commercio del sale e votarono sacrifici umani ai loro dèi.
Ancora pochi anni fa queste gole apparivano molto più alte, la roccia era all'asciutto fino in fondo, il corso d'acqua era così magro che lunghi tratti del Daning non erano quasi navigabili. Perciò un lavoro per di uomini di qui era tirare con le funi le barche dei mercanti e viaggiatori diretti allo Yangtze.

Adesso che finalmente si naviga, l'acqua che sale caccia la gente e i suoi mestieri antichi. «In queste zone un rito ancestrale - dice Zhou - esigeva che le spose piangessero il giorno del matrimonio, e quelle piangevano di disperazione sincera, perchè le gole sono così impervie e irraggiungibili che non sarebbero mai più tornate a vedere le loro famigie». Vuole mettermi in guardia: non idealizzare il passato, che era fatto di miseria e sofferenza.

Il presente lo ritroviamo invece non appena tornati al vaporetto, che ci riporta sulle acque più ampie, ma nere di liquame fetido degli scarichi industriali e fognari: sua maestà lo Yangtze. Il suo vero nome è Chang Jiang, che vuol dire fiume lungo, è il maggiore fiume cinese e anche una leggenda, un condensato di storia, geografia ed economia della più grande nazione del mondo. Nasce in paradiso, a 5.400 metri di altitudine sul monte Tangula in Tibet, percorre 6.300 chilometri, trasporta 900 miliardi di tonnellate d'acqua all'anno, fertilizza due milioni di chilometri quadrati di pianure; attraversa undici province abitate da 400 milioni di persone, inghiotte di scarichi industriali della citta più popolosa e inquinata del pianeta - Chongqing, 30 milioni di abitanti schiacciati a ridosso dei monti in un inferno dantesco di altiforni e ciminiere - prima di gettarsi nel Mar Cinese Orientale vicino a Shanghai.

Piene devastanti

Simbolo di fecondità, padrone del destino dei contadini dall'alba dell'umanità, depositario di potere e di prosperità, per secoli lo Yangtze ha trasportato mercanti di riso, tè e oppio sulle loro giunche e sampan, prima di assistere alle incursioni delle cannoniere americane o giapponesi. Ha sterminato popolazioni con le sue piene devastanti. È stato il teatro della più celebre nuotata "politica" della storia, la traversata di Mao Zedong immortalata nel 1956 nei documentari in bianco e nero.
Fu scoperto dal turismo colto occidentale alla fine dell'Ottocento, quando l'inglese Archibald John Little scrisse il primo diario di viaggio intitolato "Attraverso le Gole dello Yangtze". Il romanziere Somerset Maugham vi navigò per 1.500 miglia nell'inverno del 1919 per consegnare le sue impressioni in "Su uno schermo cinese".

Da allora è diventato anche un fiume culto per i viaggiatori, con il business delle crociere. Lussuose e deludenti quelle per gli stranieri, da quando lo smog industriale e le alterazioni climatiche nascondono le cime dei monti in una foschia tenace. Più avventurosa la traversata sulle navi per turisti cinesi: la sveglia da caserma urlata negli altoparlanti alle cinque del mattino, le latrine alla turca (in prima classe), il fetore onnipresente della zuppa di cavolo, i camerieri che lavano le stoviglie e cuociono il riso nell'acqua del fiume.
Ma il turismo conta poco, oggi lo Yangtze è soprattutto l'arteria centrale del boom economico della nuova superpotenza mondiale. L'autostrada fluviale che trasporta 100.000 navi all'anno, superpetroliere comprese. La più grande fogna a cielo aperto del pianeta, principale fonte d'inquinamento dell'intero Oceano Pacifico. Ed è il teatro della più formidabile, inquietante sfida mai lanciata dall'uomo alla natura: "la Diga".

0La raggiungiamo dopo quattro giorni di navigazione nelle Tre Gole, quando le valli improvvisamente si allargano a Xiling e il mostro invade l'orizzonte a perdita d'occhio. Alta come la torre Eiffel, lunga due miglia, è arduo fotografarla e perfino vederla tutta, per le sue dimensioni inconcepibili e anche a causa della nebbia permanente che ha sollevato. L'umidità ti si ficca in gola, eserciti di zanzare ti si appiccicano addosso. «Il clima è cambiato - dice Zhou - viviamo immersi tutto l'anno nelle nuvole create da questo immenso serbatolo». Più che un lago è un mare, lungo quanto l'autostrada Milano-Roma, "fabbricato" dagli uomini e dallo Yangtze nel cuore della Cina per realizzare un sogno titanico. Lo trattiene la madre di tutte le dighe mondiali, due volte più grande di Assuan in Egitto, cinque volte la Hoover Dam americana. È la Grande Muraglia del XXI° secolo.
Con le sue 26 turbine produce l'energia idroelettrica equivalente a dieci centrali nucleari e tutto il paesaggio attorno è ridisegnato dalla sete di energia: dalla diga partono selve di tralicci ad alta tensione, fasci di cavi si incrociano e si sovrappongono come dei cavalcavia autostradali, invadono le montagne, allungano i tentacoli verso le grandi pianure e in direzione del delta, giù giù fino a illuminare Shanghai perchè i suoi cantieri edili possano innalzare grattacieli anche di notte.

Il mare artificiale che preme contro la diga sommerge la nuova Atlantide cinese: nella sua implacabile avanzata programmata dagli ingegneri l'acqua ha inghiottito in sei anni 13 città da cinquanta-centomila abitanti, 140 cittadine più piccole, 1.352 villaggi, 8.000 siti archeologici, un mondo di templi, pagode e tombe. Il cantiere della modernizzazione ha braccato e disperso una fauna più antica di noi: gru e leopardi, alligatori e storioni. Il raro delfino d'acqua dolce durante millenni di evoluzione si era adattato alle acque fangose dello Yangtze, diventando semi-cieco ma sviluppando un udito più sofisticato del sonar: sparisce anche lui, sfiancato dalle acque tossiche e dallo shock acustico dei motori dei vascelli da diecimila tonnellate che risalgono dall'oceano attraverso le nuove chiuse.

Quest'opera temeraria ha avuto tra le sue conseguenze collaterali la nascita del primo movimento "verde" nella Cina comunista. Tra i suoi pionieri spesso eroici per i rischi che affrontano, ci sono due donne. Dai Qing, ex-cronista del "Guangming Daily", scoprì i rischi per l'ambiente negli anni Ottanta seguendo per il suo giornale i dibattiti tra gli scienziati sull'impatto della futura diga. Nel 1989 raccolse gli allarmi degli esperti in un libro, "Yangtze! Yangtze!": fu messo al bando dalla censura e le valse dieci mesi in prigione.
Ma nel 1992 quando l'allora primo ministro Li Peng volle un pronunciamento formale del Congresso di Pechino per avviare la fase preliminare del cantiere delle Tre Gole, a sorpresa un terzo dei deputati gli votò contro. Un dissenso eccezionale per un'Assemblea solitamente obbediente e passiva. Da quel momento il potere è stato costretto a dedicare più attenzione ai problemi dell'ambiente fino a tollerare di recente perfino alcune organizzazioni ambientaliste nate spontaneamente nella società civile.

Alla testa di uno di questi movimenti ora c'e una Erin Brockovich cinese.
Wu Ziling, 29 anni, ebbe un'illuminazione guardando - «su un Dvd pirata», confessa - il film in cui Julia Roberts impersona la paladina californiana della lotta alle multinazionali.
Con il marito e il figlio di tre anni, Wu vive vicino a Chongqing.
Un anno fa ha scoperto che la sua casa è immersa nei veleni industriali - cromo e pesticidi - che l'impresa agrochimica Minfeng scarica illegalmente nello Yangtze. Come Erin Brockovich, Wu si è improvvisata perito chimico e avvocato, da autodidatta ha cominciato ad analizzare campioni di terra e acqua inquinata, ha raccolto firme tra i vicini. Ha creato un'associazione ambientalista, la 'Casa del Futuro'. Sta preparando una causa in tribunale, dall'esito quasi disperato, contro il colosso industriale. Il lieto fine di Hollywoad per lei è lontano.
«Non sogno gli indennizzi milionari che riescono a ottenere i consumatori americani - mi dice -, io vorrei solo riuscire a dimostrare che abbiamo anche noi dei diritti, che esistono gli strumenti per difenderli, che c'è una speranza per i nostri figli».

Ancora pochi anni fa, quando su Chongqing si formò una nube tossica più letale del solito, le autorità chiamarono l'esercito che cercò di smuovere la cappa di gas a cannonate... e su tutta la vicenda calò il segreto militare. Oggi il clima è diverso. L'informazione sull'inquinamento è in prima pagina sui giornali. Il China Daily, controllato dal partito comunista, pubblica un editoriale esplicito: «Al termine di 15 anni di ricerche sullo Yangtze, lo scienziato Zhang Qi ha lanciato l'allarme. Il fiume va verso il collasso totale del suo ecosistema, se non si interviene con urgenza per contrastare l'inquinamento».

All'inizio di febbraio il governo di Wen Jiabao ha preso una misura senza precedenti. Ha bloccato all'improvviso 22 cantieri di dighe e centrali elettriche per verificare la loro compatibilità con le leggi sull'ambiente. Quattro dei progetti bloccati fanno parte del complesso delle Tre Gole, inclusa una turbina aggiuntiva da 4.500 megawatt annessa alla diga. Tuttavia è improbabile che quei progetti siano bloccati per sempre. Il perchè lo si vede proprio a ridosso della diga, dove a tutte le ore del giorno e della notte lunghe colonne di navi porta-carbone attendono il turno di passare le chiuse: eccola lì, la nera alternativa cinese all'energia idroelettrica.

Rischio di catastrofe

Ma oltre allo sconvolgimento gia provocato agli equilibri naturali delle Tre Gole, il futuro nasconde altre incognite. Lo Yangtze non è un fiume ordinario. Trasporta mille volte più terra del Mississippi. Nel suo maestoso incedere dagli altipiani tibetani alle Tre Gole, lo Yangtze trascina ogni anno 530 milioni di tonnellate di fango, sabbia e sassi. Ora quella colata invece di scorrere va a cozzare e a depositarsi contro la muraglia artificiale, e infatti gli ingegneri hanno dovuto costruire una seconda diga sommersa, per reggere l'urto. Hanno progettato sistemi speciali per ripulire costantemente i fondali.

Ma siamo ancora in fase di rodaggio, non si può dire con certezza quelche accadrà nel lungo periodo. Ai terreni naturali trasportati da tempi immemorabili dallo Yangtze verso le grandi pianure e fino al Pacifico, negli ultimi anni si è aggiunta una quantità crescente di detriti tossici e non riciclabili, gli scarichi mortali dell'industria pesante a Chongqing e in tutto lo Sichuan, a monte della grande diga. Gli scenari più apocalittici riguardano il rischio di un cedimento della diga. In Cina dal 1949 a oggi ne sono crollate tremila.
Il disastro più grave, dopo i nubifragi torrenziali del 1975 nello Henan, vide cadere 62 dighe nuove, una dopo l'altra come le tessere di un domino. Morirono in 250.000, la verità fu nascosta fino al 1994.
È meglio non immaginare che cosa succederebbe se un terremoto dovesse far franare in acqua il picco instabile di Huang La: 100 milioni di metri cubi a pochi chilometri a Nord della diga. C'è chi teme che lo stesso "mare" artificiale delle Tre Gole possa innescare un sisma, avendo alterato col suo peso gli equilibri geostatici di tutta la regione.

Duemilacinquecento anni fa proprio le dighe furono al centro di una feroce disputa teologica fra i taoisti e i seguaci di Confucio. I taoisti volevano lasciar scorrere i fiumi come li ha disegnati madre natura, per non violentare l'ordine del cosmo. I confuciani, più fiduciosi nella potenza del governo degli uomini, invocavano grandi lavori pubblici per deviare i fiumi e moltiplicare le ricchezze della società . Dal 1919, da quando il padre della Repubblica cinese Sun Yat Sen si innamorò del progetto delle Tre Gole come simbolo della modernizzazione del suo paese, fino a Mao e Deng Xiaoping e ai loro successori attuali, il potere è in mano ai confuciani.

Nella città di Fulin, ancora pochi mesi prima che venisse evacuata e sommersa, un manuale scolastico educava gli allievi delle medie ad affrontare l'avvento della diga con lo spirito giusto: «Non possiamo smettere di mangiare solo per paura che un boccone ci vada di traverso**».

A Pechino oggi comandano il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao.
Tutti e due da giovani facevano gli ingegneri. La loro passione più recente è un faraonico progetto di "diversione idrica", di dimensioni mai viste al mondo: miliardi di tonnellate d'acqua da dirottare dallo Yangtze verso l'arido settentrione della Cina: la Nuova Frontiera da popolare e industrializzare.

Perfino la "Madre di tutte le Dighe" impallidisce al confronto di quello che si prepara.

DOMENICA 27 FEBBRAIO 2005
- da "Repubblica", Federico Rampini.


Tiziano
(**NOTA MIA.
In questa frase confuciana riecheggiano le parole di Francesco Penta a Biadene Alberico (detto Nino) alle ore 17,50 del 9 ottobre 1963: Biadene telefona la sua preoccupazione a Penta, che dalla lontana Roma lo rincuora: «Mi raccomando la calma e di "non medicarci la testa prima di essercela rotta"». Ed è nel corso di quella telefonata che Biadene, per la prima volta, informa Penta degli esperimenti su modello effettuati dalla 'confuciana' Sade presso il CIM due anni prima, e sulla 'quota 700' come 'quota di sicurezzà presunta'. Troppo tardi comunque per i "martiri designati" a valle. "Taoisti"?)