Mercoledi' 9 Marzo 2005.

Da una mia documentazione

STORIA di un libro

di Lucia Vastano

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Nei libri si raccontano le storie. Questa volta vorrei fare una cosa un po' diversa, raccontare la storia di un libro che si intitola "Vajont. L'onda lunga. 1963-2003 Quarant'anni di tragedie e scandali".

La storia che il libro racconta non riguarda la spaventosa notte di 40 anni fa. Non riguarda quell'onda che scavalcò la diga. Non riguarda nemmeno la criminale avidità umana per la quale venne costruita. E forse non riguarda nemmeno, se non indirettamente, i duemila morti del 9 ottobre 1963.

Il libro racconta quello che avvenne dopo. Dopo che tutto quello che poteva e doveva essere fatto per evitare la strage non fu fatto.
È la storia di come lo Stato si comportò con i superstiti, di come si riuscì a fare un business anche della disgrazia che arricchì gli uomini del sistema che l'aveva prodotta, lacerò la comunità che l'aveva subita, umiliò i deboli e le vittime. Il dopo-Vajont è una storia esemplare, non a caso ignorata dai media, che racconta come in fondo c'è sempre un potere che trae vantaggio dalle lacrime e dalla disperazione delle vittime. E questo forse spiega anche perché nessuno si dia troppo da fare per evitare che certe tragedie si ripetano.

Tutto questo racconta il libro, fortemente voluto dalla gente che quella notte ha perso sotto le macerie parenti, amici, tutta la sua comunità e spesso anche l'identità.

Giustizia. Questo hanno reclamato sopravvissuti e superstiti da quel 9 ottobre 1963. Giustizia e verità anche semplicemente nel presentare i fatti di come sono stati trattati dopo.

Il libro è nato per questo. Ha cominciato la sua strada un anno prima del 40° anniversario. Un percorso lungo e faticoso. Per chi ha dovuto raccontare episodi dolorosi della propria vita, per me che l'ho scritto.
Attorno al libro ha cominciato a raccogliersi una piccola comunità di superstiti, sempre più estesa. Un po' alla volta hanno cominciato a parlare anche quelli che si erano difesi dal dolore e dalla rabbia con il silenzio. Sono loro che ora gridano più di altri: "Giustizia!".

Il libro ha avuto grandi promesse di finanziamenti.
PierluigiDeCeserol'ipocrita)Alcuni, quando hanno capito di non poter controllare le parole che sarebbero state stampate si sono defilati da subito. Qualcuno si è disinnamorato dell'iniziativa non appena gli ho detto che non avrebbe potuto firmare il lavoro, che non avrebbe in qualche modo potuto controllarlo o usarlo per scopi politici e propagandistici. Il sindaco di Longarone si è ritirato perché le storie del 'dopo Vajont' erano "uno sfregio alla memoria".
    Perché la verità, si sa, offende.

Il libro ha avuto molti nemici. Come il presidente dell'Ente Longarone Fiere, Giovanni De Lorenzi, che ne ha voluto impedire la vendita in un banchetto all'interno della fiera con le seguenti parole: "Togliete questa sconcezza da lì".
    Perché la verità, si sa, è sporca.

Ci sono stati fiumi di parole di fuoco sui giornali (locali) contro il libro perché era un lavoro inutile, non portava nulla di nuovo e raccontava fatti sulla bocca di tutti. Ma in realtà, fuori dalla ristretta cerchia di chi le ingiustizie le aveva subite, nessuno sapeva, anche a pochi chilometri di distanza da Longarone o Vajont, o Erto e Casso.
    Perché la verità, si sa, in una democrazia imperfetta, si può dire a patto che non ci sia nessuno ad ascoltare.

Ci sono poi stati gli amici del libro, quelli entusiasti dell'iniziativa.
Alvaro Cardin, politico caduto in disgrazia in quel di Pordenone e in cerca di un aggancio con la sinistra friulana, ha promesso il suo aiuto per trovare finanziamenti. Si è detto sicuro di risolvere i problemi di chi scriveva (e viaggiava anche un paio di volte alla settimana tra Milano e Pordenone o Longarone, pagava alberghi e ristoranti, pagava bollette del telefono). Finché, anche lui, ha capito che né l'autrice (che non aveva contatti politici da offrirgli) né il libro (troppo scomodo) potevano fargli comodo per le sue ambizioni. E allora si è tirato indietro, non facendosi più trovare come capita sempre in questi casi.
    Perché la verità, si sa, non paga chi la racconta, ma le menzogne sì, perché nascono con le gambe, con un fine ben preciso.

Il libro comunque non sarebbe nato senza l'appoggio di Luciano Pezzin, sindaco di Erto e Casso.
E questo a lui va riconosciuto.
Luciano Pezzin      Perché la verità, si sa, per dirla fino in fondo, richiede coraggio e impegno.
     Perché la verità, si sa, è azione, non parole.
Non tutti gli uomini sono all'altezza della verità. Purtroppo sempre meno tra quelli che eleggiamo.

Il libro, in breve tempo esaurito e in cerca di uno sponsor per la ripubblicazione, è stata una delle poche iniziative librarie (insieme ad un altro testo scritto da alcuni sopravvissuti) che non ha avuto alcun aiuto da parte delle amministrazioni locali.
Si sono finanziati libri con le storielle dei bambini sul Vajont (per carità, deliziose e simpatiche), libri fotografici che riproponevano immagini di "quella notte" già note (per carità, memoria anche quella).

Si sono finanziate iniziative come un'aiuola alla memoria con la terra di tutto il mondo, si è andati a prenderla anche in Giappone e a Ground Zero a New York (per carità, un'iniziativa mediatica indovinata).
Ma perché non si sono trovati quattro soldi per un libro voluto dalle vittime, un libro che comunque, piaccia o meno, oramai esiste e farà per sempre parte della storia del Vajont, anche quella che ancora molti non vogliono si conosca?
     Perché, si sa, ci sono verità più scomode e rivoluzionarie di altre.

    Lucia Vastano

(Nota mia: leggi della "aiuola monumentale" QUI.)

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