DELIRIUM?? Tremens!

«Sulla tragedia del Vajont dalla sinistra solo speculazioni politiche»

Marco Corona«La vera tragedia del Vajont è quella che si è verificata dopo la frana del monte Toc».

Non ha dubbi Mauro Corona, scultore, alpinista e scrittore che ha fatto della sua terra ferita dalla frana del 9 ottobre 1963, l'ispirazione per tutte le sue opere. A 42 anni dal disastro che causò la morte di oltre 2000 persone i superstiti e i parenti delle vittime sono ancora divisi dalle liti sui risarcimenti e dall'ingerenza della politica nella vicenda.

«Sin dalla sua costruzione, la diga del Vajont ha diviso gli abitanti - racconta Corona - poi, dopo l'incidente, è nata una vera speculazione politica sul dolore di noialtri».

Come andarono davvero le cose?

«Fu una tragedia annunciata: tutti sapevano che prima o poi il Toc sarebbe franato nell'invaso della diga, ma nessuno fece nulla. L'unica voce fuori dal coro fu quella della giornalista Tina Merlin che aveva intuito il rischio e lo denunciava a gran voce sull'Unità senza essere ascoltata neanche dal Pci».

Cosa cambiò dopo?

«Tutto. Il Pci iniziò un'invasione politica ergendosi a difensore delle vittime e strumentalizzando il nostro dolore per colpire il governo Dc. Fu una manovra interessata, dato che il Pci non fece nulla per la ricostruzione e per i risarcimenti ai superstiti, anzi li incoraggiò ad accettare una somma vergognosa dall'Enel (da 1 a 2 milioni di lire) per ogni parente perso».

Un giudizio severo.

«È la verità. Tranne un pugno di politici e giornalisti che hanno preso a cuore il Vajont, dopo il clamore dei primi tempi si sono spenti i riflettori e tutto è tornato come prima senza che nessuno ci aiutasse. Basti pensare che prima della frana Erto contava 2000 abitanti, oggi siamo 400. Le case cadono a pezzi e i giovani scappano».

Quindi la ferita è ancora aperta?

«Il Vajont è nel nostro Dna e lo sarà sempre. Ora ci vorrebbe solo un po' di pace per i morti e una riconciliazione tra i vivi. Non è chiudendo i bar per un giorno all'anno che si rispettano le vittime. È ora di guardare avanti, per esempio investendo sul turismo».

Sembra una proposta ragionevole.

«La strada è lunga: esistono molti contenziosi tra i parenti delle vittime e poi bisogna capire che fine abbiano fatto alcuni miliardi stanziati per la ricostruzione e mai arrivati. Purtroppo ci sono i superstiti professionisti che girano i salotti tv come se fossimo dei privilegiati del dolore».

Però c'è stato il film "Valont" di Martinelli e la pièce di Paolini.

«Martinelli e Paolini hanno il merito di avere riportato l'attenzione sui fatti del 9 ottobre, ma non basta. Per questo sto lavorando a una pièce teatrale sulla tragedia dei sopravvissuti per far luce su aspetti ancora ignoti».

Nel frattempo è uscito il suo ultimo romanzo, L'ombra del bastone (Mondadori, 272 pp., 16.50 euro).

«Lo considero il mio primo romanzo dato che nei libri precedenti la componente autobiografica era il motore delle storie. "L'ombra del bastone" prende spunto da un fatto accaduto nel 1920 che mio nonno raccontava: l'omicidio di un uomo gettato in una foiba il cui bastone fu trasportato dai fiumi sotterranei e riemerse a più di 100 chilometri di distanza sulle rive del Tagliamento. Il resto è inventato. È una storia in cui il Bene e il Male si rincorrono e sovrappongono, ma c'è anche spazio per la speranza».

È scritto in dialetto friulano.

«Non è proprio un dialetto, piuttosto è la trascrizione di un accento comprensibile dal Friuli alla Sicilia. La vicenda si svolge in una cornice di estrema povertà, simile a quella di alcune zone del sud».

Inizio di un nuovo filone letterario?

«Non direi, non mi considero uno scrittore e non riesco a programmare la stesura dei libri. Il mio lavoro è la scultura. Scrivo per passione e con umiltà, forse è per questo che ho lettori tra la gente semplice».

Francesco Patti

Scarica questa intervista in PDF: [Corona su Libero, 9 ottobre 2005]



Commento

Qualche breve riferimento al libro della CGIL di BL "La notte del Vajont"
dove oltre alla storia della "Transazione" che Corona dimostra di non conoscere, riporto il testo di questo manifesto ove stava scritto (sempre se uno che "fa lo scrittore" non sia ANCHE un analfabeta di ritorno e che all'epoca [Corona aveva 16 anni] non fosse analfabeta e basta):

CGIL - CONFEDERAZIONE GENERALE ITALIANA DEL LAVORO,

INCA - ISTITUTO NAZIONALE CONFEDERALE DI ASSISTENZA

A quattro anni dalla tragedia del Vajont, la giustizia sta chiamando i responsabili del disastro a rendere conto del loro operato; il processo si celebrerà, probabilmente, nel prossimo marzo. L'ENEL, nell'avviare la transazione con il Consorzio dei Superstiti, ha aperto un conto di 10 miliardi per liquidare i danni e con essi la costituzione delle parti civili.

«La transazione avrà luogo a condizione che ad essa aderiscano danneggiati in misura da raggiungere i nove decimi dell'importo globale, risultante dal piano di ripartizione», perciò rinunciando ad avere giustizia, ritirando la costituzione di parte civile, sulla base di una semplice promessa di liquidazione del danno subito.

La CGIL denuncia la grave posizione dell'ENEL che in questo modo copre le responsabilità dell'ex SADE, oggi Montecatini Edison, ed invita i superstiti a rifiutare il baratto.

La CGIL e l'INCA confermano la loro posizione di appoggio e di assistenza legale ai familiari delle Vittime costituiti parte civile o che intendano farlo per accertare le responsabilità, ottenere la condanna di tutti i responsabili ed il risarcimento dei danni morali e materiali e li invitano a rivolgersi, per questo, alle Camere del Lavoro e INCA provinciali di Belluno e Pordenone.

La CGIL e l'INCA adoperandosi per la costituzione di un Collegio Unitario di Difesa dei familiari delle vittime, invitano gli avvocati che dispongono di procure ad aderirvi per portare avanti l'azione legale sino alla condanna dei responsabili.

Roma, 14 dicembre 1967,

La Segreteria della CGIL - La Presidenza dell'INCA



Brevissimo accenno alla parte svolta dal PCI (inteso come partito, in senso ampio) nella vicenda dopo"Vajont".
A parte le denunce di informazione (Tina Merlin) riportate da un solo giornale nazionale per anni e almeno fino alla STRAGE, l'organo ufficiale di partito denominato "L'Unità", il PCI mobilito' deputati e senatori in Parlamento; mobilito' verso i sopravvissuti e i superstiti (che sarebbe etimologicamente e storicamente piu' corretto chiamare i "Sopravvissuti e i compaesani") i suoi organi di assistenza che rispondevano e rispondono tuttora al nome di INCA e di CGIL: non era 'lavoro', questo, da far effettuare fisicamente a deputati e senatori. In misura minore, vi fu l'attivazione del secondo partito di sinistra locale, ovvero il PSIUP bellunese.

notteVajontCGIL

Detto questo, dopo anni di intense letture sul tema non risulta al sottoscritto che nessun'altra organizzazione (tranne il collegio avvocati Enel/SADE, ma questo con finalità diametralmente opposte) abbia mai "affiancato" le popolazioni della zona per aiutarle in seguito alla catastrofe. La relativa documentazione esistente, in un paese "normale" e dopo un processo durato 27 anni conclusosi come oramai sappiamo, dovrebbe essere ampiamente sufficiente a chiunque (perfino a un Corona). Per evitargli di fare miserande figure delirando «verità» temerarie, totalmente assurde, storicamente insostenibili e penosamente opposte alla realtà dei fatti.

Vajont, Quelli del DOPING

Vajont, Quelli del DOPING

Converrebbe fargli fare la prova preventiva dell'etilometro, prima di raccogliere futuri vaneggiamenti dal Nostro.
Che a corrente alternata ama cazzeggiare da Sopravvissuto o da 'parente' di un eccidio mafioso (ché altro questo disastro non è) e che riguarda Corona, e questo particolare ce lo scrive nero su bianco in un raro momento di lucidità su "Aspro e dolce", unicamente a livello geografico/anagrafico (i suoi erano di Erto, e a Erto lui è andato a vivere. Punto.).

Che dire allora??
Che come da tempo è evidente e sostengo, la Memoria del Vajont è propinata e di fatto rappresentata in pubblico dai soggetti meno adatti a farsene carico, ognuno a causa delle proprie singole lacune, e aiutati in quest'opera di meschina disinformazione da giornalisti disinformati e superficiali che si accontentano delle pseudoinformazioni di determinati impostori. O che addirittura ci mettono del loro.
È ampiamente ora di restituire alla Memoria del Vajont una nuova Cittadinanza e di augurare a Corona una terapia disintossicante, prima che degeneri ulteriormente e dopo una vita da falso sopravvissuto divenga un'icona taroccata quanto i suoi finti 'ricordi', la vittima N°1918... (per spappolamento cerebrale alcooltossico, o per semplice lucro) del "Vajont".

Bevi meno, Mauro. E soprattutto informati, studia: quanto hai fatto scrivere sopra rappresenta piu' che un campanello d'allarme. Stai imboccando la fase del VERME colpito da Alzheimer e da conflitto d'interessi precoci.
Hai deciso di surclassare sul piano delle fregnacce il sindaco di Longarone?? A che pro? Da quando hai scelto il mix "alcool+Mondadori" degradi quei pochi neuroni che madre natura ti ha donato.
Un risultato l'hai ottenuto comunque: hai perso definitivamente alcuni ex-ammiratori, tra cui me.

Tiziano Dal Farra.

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P.S. = Dimenticavo: definire un "incidente" la strage del Vajont (eccetera) e arrivare a dare dei "sopravvissuti professionisti" a chi va in TV oggi a raccontarsi - detto proprio da te! - dà esattamente la misura di quanto un essere umano possa arrivare a essere stronzo.
Altri esempi che certificano che lo sei davvero, 1 stronzo e 1 cafone, stanno qui, qui, e anche qui.

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