La notte del Vajont

Storie di solidarietà

Quest'opera è dedicata con sincero affetto a quanti abbiano in qualsiasi modo contribuito ad alleviare le pene delle popolazioni colpite dall'immane tragedia di trentacinque anni orsono

La notte del Vajont
Prefazionedi Sergio Cofferati - 9

Introduzione - 13I testimoni - 17

Il dolore e la solidarietà

Prologo - 23

1963. La notte del Vajont - 37

1964-1966. In attesa di giustizia - 67

1967. La transazione - 77

1968. Il processo - 97

Epilogo - 113

Trentacinque anni dopo

Luciano De Gaspari - 119

Paolo Populin - 123

Sergio Puppo - 127

Giovanni Sbardella - 131

Bibliografia - 135

Franco Cadore, sociologo, e esperto di Formazione e Comunicazione e di storia locale. Tra le sue pubblicazioni: «Note per una storia dell'azienda Faesite», nel volume «Disastro e ricostruzione nell'area del Vajont».

Al volume hanno collaborato la CGIL e l'INCA nazionali, la CGIL del Veneto e del Friuli Venezia Giulia e le Camere del Lavoro di Belluno e Pordenone. Si ringraziano tutti coloro che in diversi tempi e modi hanno contribuito alla sua realizzazione.

© Copyright by Ediesse 1998
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La foto di copertina è dell'Archivio della CGIL nazionale. Finito di stampare nell'ottobre 1998.

Prefazione di Sergio Cofferati

Ricordare quei tragici avvenimenti che trentacinque anni fa hanno distrutto in pochi secondi intere famiglie, oggi, non è solo un atto dovuto ma una scelta precisa dell'organizzazione sindacale per mantenere viva, in una società che metabolizza anche i fatti più gravi, l'attenzione sui problemi dell'ambiente e sulle disastrose conseguenze che il saccheggio ambientale ha provocato e può provocare.

Ciò che si coglie in questo libro, attraverso le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona quei fatti, è che la vera priorità dell'iniziativa sindacale fu, anche allora, da subito, la battaglia per il lavoro, la richiesta pressante alle forze sociali e al governo di interventi per la ricostruzione dell'attività industriale, delle fabbriche, dei luoghi di lavoro.

Gli autori si concentrano, in queste pagine di testimonianza dal vivo, sul ruolo che le organizzazioni sindacali hanno avuto nel sollecitare, oltre all'accertamento immediato delle responsabilità, scelte efficaci e concrete nella convinzione che dalla tragedia si potesse uscire solo ripristinando ai più presto normali condizioni di vita, di lavoro e di sicurezza.

Sono pagine che ci conducono sul tema dei diritti e del loro rispetto a partire dalle regole più elementari: dai diritti di chi lavora e nel lavoro vuole essere tutelato, ai diritti della persona che, come parte di un gruppo sociale, chiede trasparenza e legalità, vuole sapere chi di quella tragedia ha avuto colpa e rivendica un vivere civile nel rispetto dell'ambiente.

È bene che gli autori di questo libro mantengano vivi certi episodi.
Siamo testimoni di continue violazioni del territorio, dai più macroscopici fatti di inquinamento agli incendi dolosi, ad una quotidiana sottovalutazione dei pericoli. Il saccheggio ambientale è divenuto in alcune aree del nostro paese un fattore di competizione economica e per questo motivo interi territori sono stati privati del loro equilibrio naturale. Di legislazione sull'ambiente si è cominciato a parlare solo dopo la nube di Seveso e la verita è che su questo piano di passi ne sono stati fatti pochi. Eppure bisogna imparare a vedere la tutela del territorio e la tutela del lavoro come due facce della stessa medaglia e la mossa da fare è rafforzare la gestione collegiale ed il coordinamento di queste politiche, perchè la cultura del rispetto dell'ambiente va costruita colla partecipazione di tutti.

Raccontano, gli autori del volume, il ruolo di primo piano che la CGIL ha avuto in quelle prime settimane e ripropongono la presenza di valori generali nell'organizzazione sindacale, la solidarietà e la sua voce autonoma nell'affermare regole di convivenza civile, che è poi democrazia. Il sindacato si occupa di fisco, di sanità, di Stato sociale, di sviluppo economico, di riforme e di Europa, ma alla base di tutto c'è la politica per il lavoro. Il Paese ha bisogno di sviluppo e di lavoro per assicurare certezze e serenità. Molte cose utili sono state fatte e la nostra economia si avvicina a quella stabilita, conquistata con il sacrificio di tutti, che è condizione fondamentale per lo sviluppo. Ma sul fronte dell'occupazione, e non solo nel mezzogiorno, ci sono ancora grandi problemi non risolti. E proprio per questo la battaglia deve andare avanti con un impegno sempre maggiore sulle politiche che riguardano l'ambiente, inteso come luogo dove si vive e si trascorre il tempo libero, ma anche e soprattutto come luogo dove si lavora. Se resto su questo tema non è per minimizzare un difficile e terribile passato, ma per capirne le dinamiche e impedire che quello che e successo possa accadere di nuovo.

La notte del Vajont retro

Introduzione

La ricostruzione storica che l'esame della documentazione inedita della CGIL e dell'INCA ci ha consentito non si propone di esporre tutto ciò che accadde prima e dopo la tragedia del Vajont, bensì di evidenziare l'operato dell'organizzazione sindacale e del suo patronato nel soccorrere in modo tempestivo e coordinato, a più livelli e a più riprese, le popolazioni colpite dall'onda d'acqua fuoriuscita dal bacino artificiale per la frana di un costone del monte Toc.

Il periodo trattato in questa pubblicazione è dunque limitato a sei anni, si snoda cioè dai momenti immediatamente successivi alla sciagura fino all'inizio, nel novembre del'68, del processo che si celebrò presso il tribunale dell'Aquila.

Ma la vicenda, molto più complessa, comincia alcuni anni prima di quel maledetto 9 ottobre e non ha ancora trovato una conclusione definitiva: restano aperte questioni gravi, nè sono ancora sanate le ferite dei familiari delle quasi 2000 vittime.

Tragedie come questa nascondono spesso molte altre storie, di grida non ascoltate, di dolore privato, di sofferenza collettiva, di solidarietà, di protesta, di rivendicazioni, di indagini, di transazioni, di processi e probabilmente altre ancora. Vale dunque la pena di recuperarle e raccontarle affinchè siano di testimonianza, oltre che di monito, alle generazioni future per le quali Longarone, Castellavazzo, Erto e Casso saranno solamente delle località, segnate su cartine stradali, da oltrepassare in automobile per mete più mondane e vacanziere.

Anche per coloro che l'hanno vissuto direttamente, perchè sopravvissuti o perchè soccorritori, o cronisti o altro, la ricostruzione delle cosiddette storie minori è utile per comprendere meglio l'accaduto nella sua complessità, restituendo dignità alle popolazioni montane, in quell'occasione così duramente colpite da un evento prevedibile e soprattutto evitabile.

Il Vajont e particolarmente quella diga, così ben progettata ed edificata, ancor oggi esempio di grande ingegneria, sono il monumento ad una tragedia costruita nel tempo in una spirale di profitti e di lotta furiosa, ma già persa in partenza, contro la natura.

Il contributo dato nella vicenda del Vajont dalla CGIL e dall'INCA, assieme ad altre associazioni ed enti, di volontariato e no, va oggi a completare il quadro di riferimento costituito da tutte le fonti edite che hanno concorso a disegnare la dinamica, a tratti paradossale, di quell'immane sciagura.

Come l'organizzazione dei lavoratori si sia prodigata nell'opera di immediato soccorso, nel chiedere al Governo misure di intervento mirate, e successivamente nel sostenere i superstiti delle vittime quando si costituirono parte civile nel processo contro i responsabili non accettando la transazione proposta dall'ENEL, tutto ciò viene ricostruito attraverso le testimonianze di alcuni protagonisti e il materiale inedito reperito negli archivi della CGIL e dell'INCA nazionali a Roma; materiale che è stato poi ordinato cronologicamente per annate e archiviato presso la Camera del Lavoro di Belluno, promotrice dell'iniziativa.

Tutto ciò a cui si fa riferimento nelle diverse annate ricostruite, che non sia esplicitato in nota, è da ritenersi appartenente al materiale inedito sopra menzionato di quella specifica annata, mentre l'utilizzazione di informazioni inedite di diversa annata sarà opportunamente segnalata in nota.

Il lavoro è preceduto da una ricostruzione dei fatti antecedenti la tragedia, per permettere una migliore comprensione dell'intera vicenda e in particolare dell'attività svolta dal sindacato.

Seguendo il filo cronologico, le sei annate trattate sono state divise in quattro sezioni: il 1963, il triennio 1964/66, il 1967 e infine il 1968. La ripartizione evidenzia le tematiche che hanno caratterizzato ogni periodo: così il 1963 si esaurisce nel soccorso e negli aiuti immediati, il 1964 vede lo sforzo immane dell'INCA, struttura che si è prodigata fino allo spasimo per migliorare le condizioni dei superstiti del Vajont.
Il 1965 e il 1966 sono due anni interlocutorii, mentre il 1967 è segnato dalla transazione proposta dall'ENEL al Consorzio dei danneggiati dalla tragedia, al quale, a dire il vero, non aderisce l'intera popolazione colpita.
Si termina con il 1968 che si distingue per la costituzione di due strutture, il Collegio Unitario di Difesa e il Comitato Nazionale di Solidarietà con i Superstiti del Vajont.

La narrazione storica è accompagnata da un «testo parallelo» in cui alcuni testimoni privilegiati illustrano l'operato della CGIL e dell'INCA nazionali oltrechè delle strutture periferiche interessate.

La maggioranza degli otto intervistati rivestiva all'epoca del disastro cariche rilevanti all'interno delle strutture nazionali e locali della CGIL e dell'INCA; ad essi si aggiunge l'avvocato Giorgio Granzotto che ebbe modo di conoscere a fondo l'operato dell'organizzazione sindacale e del suo patronato, particolarmente nel frangente della transazione e della costituzione di parte civile da parte dei danneggiati, a favore dei quali vennero costituiti un Collegio Unitario di Difesa e un Comitato Nazionale di Solidarietà con i Superstiti del Vajont.

Lacune e incongruenze eventualmente presenti nel resoconto dei medesimi eventi vanno imputate sia al fatto che gli avvenimenti raccontati sono accaduti ben trentacinque anni orsono, sia alle diverse sensibilità dei protagonisti nel percepire e nel ricordare quei drammatici momenti.

È utile e consigliabile leggere le testimonianze dopo aver prestato attenzione alla ricostruzione documentaria, nella quale utilissimi si sono rivelati gli articoli dei quotidiani dell'epoca. La narrazione principale è dunque propedeutica al «testo parallelo» per una comprensione più chiara delle testimonianze rilasciate dai protagonisti sindacali; a loro volta le testimonianze completano e rendono meno impersonale il resoconto dettagliato degli avvenimenti, agginngendovi quel pathos e quelle forti emozioni che ancor oggi sono vive negli intervistati.

Il volume è completato dalle valutazioni che i massimi dirigenti della CGIL e del suo patronato hanno voluto esprimere oggi su quegli avvenimenti lontani nel tempo, ma ancora dolorosamente presenti nella memoria di quanti di noi hanno superato la giovinezza. Nelle loro parole il giudizio, filtrato dalla prospettiva storica, assume toni più pacati ma non per questo meno severi verso quei comportamenti colpevoli che appaiono tuttora di inquietante attualità.

Tutta l'opera vuole mettere in rilievo il valore fondamentale della solidarietà, e di solidarietà sincera e concreta. Le popolazioni del Vajont ne hanno ricevuta tanta e da tutte le parti del mondo: la parte di storia qui illustrata, pur se modesta, ne è l'esempio concreto.

I testimoni

MARIO BETTOLI

Nato a Vallenoncello (PN), il 7 marzo 1925 e residente a Pordenone. Membro del Coordinamento regionale della CGIL del Friuli Venezia Giulia e membro del Direttivo nazionale della CGIL. Nella tragedia del Vajont fu incaricato direttamente dalla CGIL nazionale di coordinare sul posto l'attività di soccorso. Attualmente pensionato, ma ancora attivo all'interno della Camera del Lavoro di Pordenone.

      Intervista del 9 maggio 1998, effettuata presso la Camera del Lavoro di Pordenone.

GIACOMO DE BETTIO

Nato a Fortogna a pochi chilometri da Longarone, il 14 settembre 1919 e residente a Cusighe (BL). Elettricista alla Faesite dal 1947 al 1977, sempre svolse in questa azienda un rnolo di primo piano nelle commissioni di fabbrica come esponente della CGIL. Consigliere comunale nell'amministrazione guidata dal socialista Celso, che fu decimata dal disastro del 9 ottobre 1963. Attualmente e in pensione.

      Intervista del 21 aprile 1998, effettuata presso la sua abitazione.

GIORGIO GRANZOTTO

Nato a Belluno il 23 agosto 1928, residente a Belluno. Avvocato all'epoca del disastro, curò alcune pratiche di parte civile consegnategli dall'INCA di Belluno. Parlamentare alla Camera dei deputati dal 1968 al 1972 per il PSIUP e al Senato dal 1979 al 1983 per il PCI. Attualmente pensionato, riveste le cariche di presidente dell'ANPI e dell'AUSER di Belluno.

      Intervista del 4 maggio 1998, effettuata presso la sede dellANPIprovinciale.

SERGIO MARTURANO

Nato a Cagliari il 2 giugno 1910, residente a Roma. Direttore dell'INCA nazionale dal 1950 al 1970, coordinò, assieme al vicepresidente Bruno Widmar, tutta l'attività dell'Ente nel Vajont. Si recò sul luogo del disastro nei giorni immediatamente seguenti per coordinare i primi interventi dell'Istituto Nazionale di Assistenza. Svolse un ruolo determinante nella costituzione del Collegio di difesa e nella nascita del Comitato Nazionale di Solidarietà con i Superstiti del Vajont. Da alcuni anni, dopo aver svolto consulenze nel campo medico, è in pensione.

Intervista del 28 aprile 1998, effettuata presso la sua abitazione.

GIOVANNI MIGLIORINI

Nato a Pasiano (PN), il 19 febbraio 1928 e residente a Pordenone. Segretario della Camera del Lavoro di Pordenone dal 1958 al 1975, coordinò l'attività nel versante friulano per i centri colpiti di Erto e Casso. Attualmente si occupa per conto del sindacato delle problematiche dell'emigrazione e della condizione degli anziani. Parlamentare dal 1976 al 1983.

      Intervista del 9 maggio 1998, effettuata presso la Camera del Lavoro di Pordenone.

MARIO MUNARO

Nato a Chies d'Alpago (BL), il 4 agosto del 1934, residente a Pieve d'Alpago. Operaio edile, emigrò in Svizzera nel 1952 e vi rimase fino al 1956. Rientrò in Italia e nel settembre del 1958 diventò segretario provinciale della FILLEA, ruolo che esercitò fino al 1977; contemporaneamente faceva parte della Segreteria della CdL di Belluno. Dal 1977 al 1980 rivestì la carica di segretario della Camera del Lavoro di Belluno; dimessosi per motivi di salute, prestò la sua esperienza presso il patronato INCA fino al 1986, anno in cui andò in pensione. Nel momento del disastro, assieme all'allora segretario camerale Eliseo Dal Pont, intervenne immediatamente per portare soccorsi alle popolazioni colpite.

      Intervista del 17 aprile 1998, effettuata presso la sua abitazione.

LUIGI NICOSIA

0Nato a Catania il 5 marzo 1927, trascorse la sua giovinezza a Belluno. Dopo una parentesi siciliana si stabilì a Roma dove rivestì la carica di vicesegretario della CGIL presso la sede centrale. Proprio in funzione di questo ruolo fu inviato sul Vajont dalla CGIL Nazionale, quale coordinatore delle attività di soccorso. Più tardi rivestì la carica di presidente aggiunto dell'INCA nazionale. Attualmente residente a Belluno, è segretario dello SPI provinciale.

      Intervista del 30 aprile 1998, effettuata presso la Camera del Lavoro di Belluno.

MARCELLO SIGHINOLFI

Nato a Nonantola in provincia di Modena il 3 agosto 1923, residente a Modena. Vicesegretario della CGIL nazionale all'epoca della tragedia del Valont, vi si recò in qualità di coordinatore delle attività di soccorso. Successivamente rivestì la carica di segretario della Camera del Lavoro di Bologna. Prestò la sua opera anche alla Lega delle Cooperative e attualmente è pensionato, pur rimanendo attivo in varie associazioni quale ad esempio l'Associazione Nazionale Partigiani (ANPI)

      Testimonianza scritta del 16 febbraio 1998.