VAJONT, DIVISI 40 ANNI DOPO
di MICHELE SARTORI
Si scrive Longarone, si legge Longar-uàn: nome disinvolto, «Longar-One», della civica[1] con cui il sindaco Pierluigi De Cesero ha vinto e rivinto le elezioni. Ma sì. Ancora cinque anni fa Longarone era un paese gelido e grigio, triste senz'anima, dominato dal cemento armato grezzo delle ricostruzioni d'autore. Adesso sta cambiando: nuove piazze, nuovi colori, lavori in corso qua e là, complici i 77 miliardi della recente transazione definitiva post-Vajont. De Cesero, che è giovane, il primo sindaco nato dopo il disastro del 9 ottobre 1963, è soddisfatto: «Prima eravamo un dormitorio. Adesso il paese comincia ad avere una sua forma, una sua identità[2] ».
LA NUOVA LONGAR-ONE colpisce anche per questo: trasuda il disastro da ogni angolo. Monumenti e monumentini, ufficiali o spontanei, targhe, foto, libri nelle vetrine; perfino Guglielmo Cornaviera, l'arrabbiato animatore di un comitato per i risarcimenti, ora vende nel suo panificio piatti-ricordo con «l'onda del disastro»[3]. Per quarant'anni il Vajont era stato un ricordo privato, dolorosamente custodito, mai esternato. Solo adesso che tutto è definitivamente archiviato - catastrofe, processi, ricostruzioni - la «memoria» esplode pubblicamente. Incluse rabbie postume, represse per decenni[4].
Longar-One, in realtà, è Longar-Two. C'è, ed è la stragrande maggioranza, il paese del dopo-disastro: dei nuovi arrivati, che poco o nulla sanno, poco si interessano, poco o niente frequentano le ricorrenze annuali[5]. C'è, ed è una netta minoranza, quello dei sopravvissuti (pochissimi) e dei loro parenti. Sono due mondi diversi. A volte opposti. Micaela Coletti, anima del «Comitato per i sopravvissuti», disapprova praticamente tutto: «Soldi buttati, quelli del sindaco. Perchè fare più bello il paese? Fare le piazze per chi è venuto dopo? Dare soldi per il miglioramento delle facciate a chi è venuto a rimpinguare il paese? Magari da Napoli, dalla Sicilia? Qua perfino gli extracomunitari sono avvantaggiati rispetto a noi!». Quello di Micaela sarebbe il comitato «di sinistra»[6]. Anche la piccola Longar-Two si frastaglia. Accanto al comitato c'è la più robusta «Associazione dei superstiti»[7].
Micaela dice: «Noi non siamo schierati. Loro sono appoggiati dal sindaco. Noi siamo i rompicoglioni. Loro hanno i contributi». Esempio. Micaela ha avuto provvisoriamente assegnata dal comune, tre anni fa, una stanzetta come sede (piccolissima, senza riscaldamento, senza telefono): un anno fa il sindaco l'ha chiesta indietro[8]. Per ora stanno ancora lì. Il sindaco allarga le braccia. «In quell'edificio dovrebbe esserci la sede della Fondazione Vajont. Ho interrotto l'iter, aspettando che lo liberino»[9].
Renato Migotti, architetto che presiede l'Associazione dei superstiti, si stupisce alle accuse di Micaela: «Noi filo-sindaco? Ma se il comune non ci ha mai riconosciuto! A lei ha dato una sede, a noi neanche quella! Riceveremo si e no cinquecento euro all'anno su singoli progetti!». E dove sta allora la differenza tra le due associazioni? «Parlo per noi. Noi pensiamo che si debba lavorare sulla memoria in sintonia con le amministrazioni dei comuni colpiti. Ci siamo imposti un rapporto amministrativo, non politico[10] ».
C'è una cosa su cui il pacato Migotti, l'arrabbiata Micaela e il sindaco si ritrovano d'accordo: la contrarietà ad una raccolta di firme avviata la scorsa primavera da Carolina, una signora del «Comitato» di Micaela, e da Lucia Vastano, la milanese autrice, qualche anno fa, di un libro-inchiesta sulla ricostruzione. È un documento in cui si chiede allo Stato di esprimere «formali scuse ai familiari delle vittime», assegnare una medaglia d'oro ai duemila morti, dichiarare il 9 ottobre giornata della memoria del Vajont, inserire la storia del disastro nei libri di testo. Ciampi, nel 2003, è venuto, e di fatto ha chiesto scusa a nome dell'Italia, sostengono tutti: inutile insistere. Comunque non sono le richieste in sè a irritare i sopravvissuti. È il metodo, sostengono. «Non ci hanno coinvolto», dice Migotti. «È sfruttare il nome Vajont per puro protagonismo», scoppia Micaela. «Raccoglieranno anche un milione di firme: ma non qui», chiude il sindaco [11].
Però succedono cose strambe. Lucia Vastano, la scrittrice milanese, racconta: «Una decina di giorni fa mi ha telefonato un funzionario della Digos di Belluno. Carino e gentile, per carità. Voleva notizie sulla raccolta di firme, perchè e percome. Poi ha chiesto i miei dati: per telefono non glieli ho detti. Dopo so che è andato a casa di Carolina, a fare le stesse domande. Ho l'impressione che a Longarone nessuno può mettere il becco. Come sempre». Lucia ha almeno un appoggio: Luciano Pezzin, il sindaco di Erto - il comune friulano della diga. Pezzin giudica: «Ogni volta che si fa qualcosa sul Vajont, qualcuno si agita. Secondo me c'è boicottaggio nei confronti della Vastano per il libro che ha scritto: scomodo. C'erano superficialità, forse, ma non baggianate».
L'aspetto più evidente della nuova 'Longar-One' è il cimitero delle vittime, a Fortogna, ristrutturato a lungo, inaugurato un anno fa, dichiarato monumento nazionale. Prima era un «cimitero», col suo pullulare di lapidi diverse, le foto, le scritte: millecinquecento croci, la metà senza nome. Adesso è un «sacrario», una Arlington, un ondulato prato all'inglese con duemila minuscoli cippi bianchi, tutti uguali - e un museo fotografico all'ingresso. Le vecchie lapidi sono accatastate dietro.
«Le più significative le esporremo», promette De Cesero[12a].
Micaela è irritatissima: «Questa è la distruzione della memoria. Non possiamo mettere una foto, dei fiori... Un cimitero è per noi, non per i curiosi».
Migotti, l'architetto sopravvissuto, è «privatamente» d'accordo: «Non mi piace. C'è un certo anonimato. Però tanti lo hanno approvato, lo hanno trovato addirittura bello»[12b].
Il sindaco taglia corto: «Io non ho fatto un passo senza il consenso dei superstiti. Il cimitero andava recuperato: abbiamo preferito trasformarlo in una specie di "giardino della memoria", un luogo dove entri in intimità, rifletti... E teniamo presente che sono passati 42 anni dal Vajont: qui ci saranno sempre meno superstiti, sempre più visitatori»[13].A Longarone arrivano ormai 60.000 visitatori all'anno, è un flusso crescente. Il librone delle firme all'ingresso del cimitero è zeppo di nomi. Su migliaia, solo una coppia ha scritto: «Rimettete le lapidi e le foto di chi ha perso tutto qui!! Questo cimitero ha perso l'anima»[14].
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Commento
- [1] una lista "civica" di plastica, confezionata, lanciata, finanziata e indirizzata da De Lorenzi Giovanni, il boss dell'ente Fiera di Longarone. In pratica, l'Ufficio Esterno a carico dei contribuenti, a Longarone, di una azienda (Comitato) d'Affari a cura di un non-residente. Come se un capocosca Messinese decidesse e finanziasse - ricambiato poi cogli interessi - la campagna di un sindaco Reggino. Normale, no??
- [2] parole sante. Una identità decisamente in salsa mafiosa. Il che non implica che la "nuova" cittadina migliori automaticamente come essenza e "calore". Ben l'opposto, almeno fino a prova provata contraria.
- [3] E con questo? Ognuno elabora la strage che si porta dentro come puo'. A differenza di Sartori, e del sindaco e la sua ghenga di collusi, che colla strage non hanno nulla (ma proprio NULLA) a che fare. Caso mai, "hanno da" fare.
In piu', Guglielmo Cornaviera ha alle spalle e davanti a se' una Storia personale, una coerenza e una dignità che i sopracitati devono ancora mostrare di possedere.
- [4] Vero, sacrosanto. E non sarà certo per merito di sindaci compromessi o di articoli bolsi e inutili come questo che questo bubbone e vergogna perenne d'Italia concepito, portato a compimento e poi coperto e depistato per 42 anni da farabutti sempreverdi e da loro cloni verrà conosciuto fino in fondo ed estirpato, o sanato. Come mi fa intendere l'ultimo "slogan" ufficiale del 42esimo anniversario, "il destino di Longarone sarà per sempre la MAFIA". In questo Comune, i mafiosi definiscono la mafia (nello slogan) "la Memoria".
Così come altri illustri folgorati, in altri contesti, arrivano a definire le speculazioni economiche di un Bill Gates come "beneficenza" (e anche questo a mezzo di un'altra Fondazione sui generis per allocchi)
- [5] Non a caso, il bacino di preferenze coltivato (autoreferenziale, insomma) sfruttato con sistematicità dalla sempreverde mafia longaronese nata dal postVajont. Clientelismo della piu' bell'acqua, per un elettorato di polistirolo. In buona sostanza, UNO dei motivi per potersi vergognare apertamente di essere "italiani", visti Storia e risultati. Come fanno Teza Vincenzo, il sottoscritto e pochi altri .
- [6] La signora Coletti risulta essere la figura di riferimento - fino a prova contraria - di quello che OGGI resta della volontà di riscatto e di rivendicazione ATTIVA dei "bastian contrari" originali, quelli che chiedevano da subito "giustizia!". Degli "irriducibili" della prima ora. E chi puo' darle addosso, se questo è il suo torto?? Solo la mafia locale, degna figlia della SADE e - da un po' - anche Mauro Corona.
Ed eccolo qua, il suo piu' grande ERRORE. Credere ancora di poter ottenere giustizia e ascolto dalle istituzioni locali, che della SADE e dei metodi della SADE sono platealmente gli epigoni. Probabilmente la Coletti ha ragione quando riflette astrattamente che «sarebbe stato meglio per tutti, se Longarone fosse diventata nel '63 un cratere infinito e insondabile, senza alcun Sopravvissuto» per chilometri. Vista la situazione dopo 42 anni, non mi sento nemmeno di inorridire a queste uscite. Io sono e mi sento "naturalmente" dalla sua parte, cioe' dalla parte dei Sopravvissuti.
Detto questo, non sempre la sig. Coletti sembra essere in grado di astrarsi a sufficienza dalla sua oggettiva condizione o in grado di vedere dove viene stuprata (su molti livelli) e strumentalizzata suo malgrado. Fino a trovarsi allineata (!) sulle posizioni del suo recidivo stupratore/sindaco. Poter spiegare questo richiederebbe un paio di libri, oppure la semplice lettura di libri che ci sono già da parecchi anni. Ne consiglio uno: Passi Mario, "Morire sul Vajont". Ancora: se esiste in psicologia una "Sindrome di Stoccolma", e a maggior ragione 'Coletti docet', è evidente una simile "Sindrome di Longarone".
- [7] Fino a prova contraria una associazione di facciata, di plastica come la giunta (mafiosa) che appunto "estrae" la locale assoSuperstiti dal cassetto quando serve, come le decorazioni natalizie in stagione. Mai come in questi casi, si apprezza la differenza sostanziale tra "Sopravvissuti" (un termine che ha un significato letterale e Umano ben circoscritto e preciso) e il vago e grottesco "superstiti" (leggere: "parenti lontani, paesani generici").
- Gli uni, hanno dovuto sperimentare sulla propria PELLE - a parità di ogni altro elemento parentale - un trauma FISICO unico al mondo. Essi operano sul territorio, nelle scuole e talvolta strumentalizzati a 'Porta a portà in TV (facendo stracciare le vesti al Corona) per quasi tutto l'anno.
- Gli altri, quelli "capitanati per caso" da un singolare Sopravvissuto, nei fatti e nelle sue dichiarazioni troppo spesso "inconsapevole" e quanto colluso cogli stessi poteri che generarono la sua STRAGE e oggi la coprono, risultano in ragione della loro non-esistenza, mooolto piu' controllabili e mansueti.
Potremmo agevolmente assimilarli a quelli che accettarono (per carità, ognuno coi suoi motivi) la sconcia "transazione" ENEL e le soluzioni proposte via via nel tempo dai vari esponenti della MEDESIMA mafia che oggi li strumentalizza (tutti) e li "foraggia" distrattamente (SOLO i mansueti).
La loro presenza sociale rivaleggia con quella dei tafani: dell'assoSuperstiti di Migotti te ne accorgi concretamente solo in 'stagione canonica'. O quando servono al Sindaco, un ectoparassita pure lui. (Divide et impera, tragica simia)
- [8] Tua sorella...
Delle due, l'una:
- o l'Unto dalla Fiera amico delle mafie gestisce come cosa Sua dei beni pubblici (è successo, succede, succederà),
- oppure non è in grado di ottemperare alle sue funzioni istituzionali mettendo a protocollo gli atti che delibera/decide. E l'una non esclude l'altra.
Non si spiega altrimenti come dopo due anni (2 anni abbondanti) dal liberale "lascito" nessuno in un Comune controllato da un faccendiere abbia avuto tempo e modo di protocollare e chiudere una regolare pratica, se davvero glie l'aveva "data loro" nel senso che i Sopravvissuti intesero. Nè tantomeno nessuno dello staff comunale disse mai loro che "era da restituire". Esistono invece diverse lettere raccomandate (quelle sì PROTOCOLLATE) successive allo SFRATTO e ai lavori iniziali del Cimitero cui non venne MAI data alcuna risposta, segno inconfutabile di manifesta incapacità. Istituzionale e umana.Come spesso capita, dovendo confrontarsi a certi soggetti, la realtà vera è leggermente differente. La stanza fu "concessa" come surrogato a costo zero (di proprietà del Comune, quindi 'bene pubblico') a un sostegno concreto in denaro, dello stesso tipo erogato alle associazioni sportive legate al sindaco. Punto.
Poi un bel giorno il sindaco si ruppe - dal suo punto di vista 'giustamente' - le Palle, si ricordo' della sua provvidenziale 'dimenticanzà e li sbattè ufficialmente e esplicitamente - per la seconda volta in vita loro - a "guardar le stelle". Per certi versi, un virtuale ma non meno schifoso "colpo di grazia" alla nuca, se solo ci si fa caso.
Nessun giornalista ha mai sentito nella stessa stanza, e contemporaneamente, TUTTI gli interessati. Nessun giornalista quindi ha mai fatto al sindaco le opportune, precise, circostanziate domande.
Michele Sartori, sapendo questo perfettamente, ha quindi perso un'ottima occasione professionale: uno a zero per il sindaco. Che porta a casa attraverso "L'Unità" una pagina pubblicitaria provvidenziale e inaspettata. Alla facciaccia della Merlin e della sua (bah!) omonima "Associazione Culturale" bellunese.
[9] Qui il capolavoro (grazie infinite, Michele Sartori!!). Siamo al delirio.
Allora, uno sprovveduto lettore de "L'Unità" riceve il seguente messaggio: la Coletti è nel migliore dei casi una approfittatrice, una spostata di cranio, una truffatrice, una "squatter". Che impedisce colla sua inqualificabile condotta - orrore! - a una Associazione benemerita Onlus di ottenere la meritata SEDE nel paese che onora e contraddistingue (oh, su questo nessunissimo dubbio) colla $ua $ola Esi$tenza.
In buona sostanza la piu' classica delle "occupazioni abusive", immagine cara a certa destra (es., SADE), di cui il Nostro è un neanche troppo dissimulato fervente ammiratore e epigono.
Come ci dimostra la Storia, la verità vera, a Longarone, tanto per cambiare è meschinamente opposta. E vediamo di evidenziarlo: vedi immagine a dx, relativa a un supposto (nel senso di "SUPPOSTA per le allodole") "centro studi". Notare dove risulta ubicata la "Fondazione".Come gli atti ufficiali del Comune e di questo bugiardo eterodiretto dimostrano, la decisione di ubicare sotto il tetto del suo sponsor la sede della loffia Fondazione/mangiatoia risale a almeno due anni prima dell'infame SFRATTO, da lui deciso e notificato il 19 ottobre 2004. Solo il giorno prima dello sfratto/sfregio, era "nato" ufficialmente l'incesto/inciucio/mangiatoia)Ne consegue anche agli occhi di un bambino:Una delibera consiliare ufficiale in data 23 Aprile 2003 smaschera De Cesero. Quel giorno, i burattini presieduti dal Nostro tira-fili votarono compatti e obbedienti per elargire al sig. De Lorenzi Giovanni la PRIMA tranche in soldi pubblici (ammontante a Euro 7000 x coprire tre mesi) per "iniziare i lavori burocratici" del provvidenziale nido del cuculo (fonte: delibera). E aggiungiamo per sicurezza un articolo trionfante del 23 GIUGNO 2003, sul quotidiano locale, a cura del PR della Fiera.
E che la Fondazione fosse in realtà una 'Cosa Nostrà della Fiera, che una sede fuori dal Covo della Consorteria non servisse assolutamente, ce lo conferma ancora 5 mesi prima dello sfratto il 'programma politico/affaristico' del sindaco stilato di suo pugno dal suo padrino politico, dal tenutario della Casa Chiusa di via del Porco 3, nonchè «custode predestinato» della spuria Fondazione, alias De Lorenzi Giovanni.
Vedi il documento originale - «salvato' alle 17.17 e 37 secondi» in data 29 Maggio 2004 - che si puo' trovare qui. O se mai 'sparisse' di circolazione, clicca QUI. Serve altro??- che la Coletti NON tiene "bloccato" proprio niente. Nemmeno se lo volesse.Come a suo tempo il povero (di informazioni, di spirito, di DIGNITA') Dino Buzzati col suo lirico quanto fuorviante "Natura crudele" del '63, come nell'ultimo anniversario 2005 ANCHE quel povero pirla di Mauro (Marco?) Corona, Michele Sartori riesce a creare danni devastanti e gratuiti via rotative alla vera Storia e alla Memoria del (dopo)Vajont.
- che Sua Stronzezza da Igne (il "Signorino") mente smaccatamente, come è suo assodato costume. Ma le sue bugie da qualche tempo hanno le gambe corte.
- che il giornalista Michele Sartori la balla spaziale se la beve con tutto il bicchiere e lo stampa pure su un quotidiano nazionale, pur avendo avuto da tempo (da me, ad esempio) ogni modo e opportunità di aprirsi occhi e orecchie presentandosi vaccinato al fatale appuntamento. Il Nostro lo ha giocato, col capolavoro inedito e CHE GLI VA RICONOSCIUTO che stavolta la Tina Merlin se la vada a STUPRARE un comunista e - somma goduria - ADDIRITTURA attraverso "L'Unità". In altri termini, il sindaco "allarga le braccia" e un Sartori a 90° docilmente gli "allarga le terga... " e diffonde acriticamente.
Ringrazio io Sartori, a nome e per conto de "L'Unità", della Merlin (Tina) e della Coletti, tutti soggetti totalmente incolpevoli e IGNARI di questo ulteriore scempio (diffamazione??????) via carta stampata. Punto, e cappotto!
La sua collega Tina Merlin non credo abbia bisogno di descrizioni; il suo collega ed amico Mario Passi vide, visse di persona il Vajont e il suo processo scrivendo su un libro un titolo micidiale: "Vajont senza FINE". Suona peggio di una SENTENZA, "parole potenti", chioserebbe Paolini. Già: e profetiche, aggiungo io.
Rimane solo da scoprire cos'abbiano fatto di male in vita loro le popolazioni della valle e i Sopravvissuti per essere accoltellati ancora alla schiena OGGI e in questo modo, come se il "loro Vajont" non bastasse e avanzasse a loro e al Paese, da questa accozzaglia di "personaggi in cerca d'autore", cui Sartori buon ultimo ...dà spazio.
- [10] Il sorprendente, grottesco Migotti.
Già descritto il suo comportamento in altre mie pagine, non mi ci dilungo, tanto piu' sotto tocca tornare sul penoso personaggio. Il comportamento storico che io ricordo e associo tranquillamente a quest'uomo è quello dei "kapò" dei lager nazisti. Aiutavano gli aguzzini contro i loro stessi compagni e paesani per godere di un tozzo di pane marcio in piu', o di sevizie in meno (ed entrambe queste eventualita', queste doppiezze, sono presenti nei fatti del Vajont, passati e contemporanei). Il Nostro architetto vive in simbiosi (di opportunismo ideologico) col giovane fantoccio e soprattutto col capocosca locale, cui lo accomunano perlomeno l'età anagrafica e la pluriennale frequentazione.
Non trovo altre spiegazioni logiche e/o storiche a suoi comportamenti grotteschi. "Nemmeno la sede", dice,"ci hanno dato"?? E vorrei vedere: ammesso che a Longarone i Sopravvissuti (vulgata, la Memoria vivente) abbiano becco o peso nelle decisioni comunali, cosa che NON è mai stata, evidentemente Migotti non aveva bastante interesse, voglia, sufficiente importanza e/o personale orgoglio per poter ottenerla. E questo la dice tutta su quanto al sindaco e al Migotti stesso interessi la dignità concreta del Vajont.
Altro indizio interessante, oltre alla lettera e allo spirito dello statuto di plastica della AssoSuperstiti, è l'ammissione della percezione di contributi 'miseri'. (Sempre superiori comunque, aggiungo io, alla dignità del Nostro). Ma qualcosa, per un tapino, è sempre meglio di niente. Lo dissero anche gli avvocati del consorzio ENEL, nei '60: "Non avete diritto a nulla, percio' è meglio che accettiate ...questo o niente". Era tutto scritto. Quindi, la somma che cita è grasso che cola.
Significa che a Longarone, perfino i "superstiti buoni" (quelli in tasca al sindaco, i mansueti) vivono di ELEMOSINE. Figurarsi i "cattivi"...
Migotti, che deve solo pensare al futuro e al quieto vivere suo e dei figli, ha scelto da tempo di camminare zitto, e sorridente, ben fisso a novanta gradi circa. Sa che è la posizione preferita dal giovane sindaco, cui piace "fà er frocio cor culo dell'artri", trascinandosi pero' appresso la "piu' robusta associazione" (parola di Sartori) non a caso presieduta da costui. Quando si 'rialzà e vola alto, concepisce e realizza - magari applaudito - le "discariche della Memoria". Chi si contenta, gode, giusto? Anche di questa "vetta d'ingegno", presumo, dobbiamo ringraziare il budget che il Padrone talvolta elargisce SOLO al suo obbediente 'Zio Tom'.
Tanto di cappello: a) per la sua schiena davvero esemplare, e b) per l'aiuola donata ai suoi morti e a noi italiani, dal 10 ottobre 1963 in «coma informativo pilotato».
- [11] No, io direi che fino a prova contraria è un'ottima e DOVUTA, anche se tardiva, IDEA.
Ed è proprio per questo che non va giu' ai tre moschettieri. Il fatto che si ritrovino sulle stesse (apparenti) posizioni denota qualcosa di malato in (a) Longarone. La mancanza d'idee degne di questo nome è un dato di fatto, a Longarone. Vedi il nuovo cimitero, la piazza e la "aiuola" dei dolori. Gli unici che hanno avuto finora, fin dal 1930, delle "idee" in valle, hanno creato solo danni PERMANENTI e COSTOSI ...a fronte di un ipotetico e INTERESSATO "Progresso". E questo, se mai ci fu, fu pagato duramente.
Ma questa è un'altra storia. Il grottesco di questo "chiamarsi fuori" di fronte alla vicenda "firme" ha davvero del singolare.
- A parte il 'caso' sindaco, che essendo stato eletto e rieletto a tavolino tramite un comitato d'affari mafioso e avendo degli intere$$i di "famiglia" (in senso MAFIOSO) da occultare non ha interesse alcuno a portare l'attenzione dei media e degli italiani sulle cose longaronesi...
- E a parte il Migotti che - avvinto come l'edera a un tronco marcio - segue pedissequamente il Losco in ogni suo volteggio, dimenticandosi volentieri di essere STATO un Sopravvissuto ....
quello che stupisce e fa davvero male è il vedere una Micaela Coletti plagiata e strumentalizzata fare OGGI comunella - anche via giornali - con chi l'ha per anni insultata (in pubblico e in privato), sfregiata, poi sfrattata, e da ultimo ha appioppato al Comitato che PRESIEDE pure una denuncia/ricatto (caso Mazzorana). Forse la chiave vera di questa assurda lega contro le dovute scuse formali risiede appunto nella lineare semplicità della rivendicazione: che STORDISCE per la sua logica chi logico non puo' essere, ed evidenzia la sua lancinante chiarezza a chiunque.
Soprattutto a chi a Longarone di oscurità e silenzi VIVE e PROSPERA.È il metodo, sostengono. «Non ci hanno coinvolto», dice Migotti. Balle: Zio Tom mente - in buona compagnia - sapendo di mentire, ma Sartori non lo sa.
A inizio 2005 la Lucia Vastano provvide per tempo a informare e a invitare a una riunione i tre soggetti 'istituzionali' Coletti, Migotti e sindaco anticipando loro il tema. Lo stesso fece con il gruppetto di semplici cittadini che avrebbero costituito, piu' tardi, i "Cittadini per la Memoria". Venne il giorno fissato - e lo posso dire, perchè IO C'ERO - ma i tre citati se ne strafregarono. Passo' poche ore prima in casa Teza perfino il vice di Micaela (in determinati giorni 'occupatissima') Gino Mazzorana, ma si guardo' bene dal trattenersi o dal parteciparvi piu' tardi. Questa è la realtà: NON ERANO interessati a nulla che non fosse "inventato" o almeno gestito da loro, a prescindere da 'cosa'. Punto. Il resto è chiacchiera.
Il sindaco (!) che se non fosse compromesso dalle porcate che ha fatto e non fosse degno compagno di merende degli eredi degli assassini nella oscena Fondazione/mangiatoia dovrebbe teoricamente essere il maggior interessato a questa cosa, si distingue qui su L'Unità per arroganza. "C'è del marcio, in Danimarca", scriveva Shakespeare. Sapessi a Longarone, caro, nel feudo della mafia.È il metodo, sostengono. «Non ci hanno coinvolto», mente ancora Migotti: OK. Un consiglio fraterno ai tre presidenti del piffero: invece di parlare a vanvera a nome e per conto di chi vi ha "eletto", perchè non organizzate una bella riunione pubblica, magari nel 'palazzetto dello Spot' di Longarone e «coinvolgete» voi per primi i vostri associati/cittadini/aficionados a pronunciarsi sul tema??? Se avrete il coraggio di farlo sapere anche ai giornali, come le balle incredibili che sparate qua e là, tanto meglio. Così posso venirci anch'io. E perfino Sartori.
- [12]
Parte a): sulle promesse/affermazioni di De Cesero è meglio soprassedere, vedi SFRATTO e vedi DENUNCIA (il bugiardo!) a Gino Mazzorana: aveva promesso esattamente il contrario di quello che poi fece. E decine di altre cose, puntualmente disattese. Degno figlio di... questi tempi balordi. Attualmente, oltre ad avere rubato i morti altrui, l'unica cosa certa è che le lapidi sono state fatte sparire e parecchie di esse sono state DISTRUTTE per semplice, sozza SUA incuria.Parte b): Migotti ha una doppia faccia acclarata, una doppia vita, e soprattutto una sua doppia o tripla concezione di DIGNITA', ma questa non è una notizia.
Una mezza notizia inedita, invece, è questa: che il "nuovo" cimitero «NON gli piace». Meglio che niente! Detto dall'ingegno leonardesco che ha sfornato la fioriera/discarica a lato dell'aborto cementizio che chiamano (considerano) 'chiesa', è tutto dire. Mi concentrerei piuttosto sul finale: Però tanti lo hanno approvato, lo hanno trovato addirittura bello. Esatto: tanti ammanicati o perfetti insulsi lo 'approvarono', il Nuovo Stupro Monumentale. E uno dei primi, guarda caso, e' stato proprio lui. Quanto al "bello", è estremamente soggettivo: "in tanti" trovano 'altrettanto bello' stuprare (in senso di reato) o 'picchiare' la propria moglie o estranei. In sostanza, come disse Bertrand Russell, "il fatto che un'idea sia ampiamente condivisa non significa che non sia totalmente assurda". E di cose o personaggi assurdi, a Longarone, ce n'è una riga. E questo ci riporta a Migotti Renato. E, in questo frangente "anti-Firme-x-scuse", anche alla Coletti e alle LORO "rappresentatività CONCRETE".
- [13] «Io non ho fatto un passo senza il consenso dei superstiti.» Gia', come no. In quest'affermazione - che Sartori non contesta minimamente, non sviscera - sta tutto il mistero di Pulcinella. Le ragioni dei Sopravvissuti (tranne quelle del loro apostata/kapò Migotti) NON sono state tenute MAI minimamente in conto. Anzi, a dire le cose come stanno, questi "superstiti capitanati da un fasullo" non hanno mai fatto un passo IN VITA LORO senza il Sindaco a indirizzarli. Non sarebbe loro concesso o tollerato. E in questa miseria umana longaronese - che Sartori non immagina minimamente, che non percepisce, che NON INDAGA - sta tutto il mistero dei Pulcinella di Longarone. La SADE/ENEL e la sua mafia erano (e sono!) uno "stato nello Stato".
La lobby longaronese che ha "eletto" sindaco e migotti (e il prossimo sindaco, e il prossimo migotti) è un Comitato d'affari dello 'stato nello Stato'. Chi non ci sta 'dentro' non fa un passo, a Longarone. Figurarsi un giornalista "estraneo". E Sartori non è il primo a venire gabbato e non sarà l'ultimo. Pare che per poter cavare un ragno dal BNL (Buco Nero Longarone) occorra almeno essere stati corrispondenti o inviati di guerra. Fantastico, no?.
- [14] Tua sorella, Sartori. Non c'è stato solo quell'innocente messaggio (vedi a dx).
Da detto 'librone' vengono di quando in quando strappate (ho scritto "strappate") le pagine che tu non vedrai MAI, quelle con commenti "scomodi". È successo anche lo scorso 9 ottobre ad un reporter indipendente milanese che ebbe l'ardire di scrivere (firmandosi per esteso): "Chi è quel coglione che ha progettato questo cimitero??". Se è successo, succede e succederà ancora e sempre. Chi tornasse al cimitero e cercasse la propria firma dell'anno precedente (ammesso che uno ci torni, e ammesso che il sindaco gli faccia trovare il "librone" che lo interessa) potrebbe trovare qualche vuoto di memoria. E dispiace...
Anche questo è Vajont, anche questo è MAFIA, e questa è l'amministrazione corrente.
Come disse pochi giorni fa l'imprenditore Callipo, parlando della situazione nella sua Calabria, "Solo chi è mafioso ha paura della verità, della trasparenza". Parole sacrosantissime. Seguendo questo assunto, che io condivido appieno, allora il sindaco De Cesero - fatti, ATTI e carte alla mano - è decisamente molto, molto mafiosissimo.
- E per oggi basta. Tiziano Dal Farra
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