vajont2006CossiPaolo

INDIVIDUA i VERI VANDALI tra quelli DESCRITTI in QUESTA PAGINA

vajont-tezaCarolinaVeglia05

Faccia da parte. Teza Carolina in occasione della scorsa PRIMA veglia in diga, notte 08/09 ottobre 2005,
accanto ai quasi 500 nomi delle sole vittime piu' giovani, oggi conservati al museo di Erto.


Qui a seguire, il testo della memoria cronologica che la co-imputata Arzenton Carolina fece avere all'Avv. Azzalini di Belluno.
Il testo extra ed i commenti di questa pagina (i 'n.d.r.') sono i MIEI (di Tiziano Dal Farra)



22-02-2003

In un incontro casuale al cimitero di Pirago, il custode ci chiede se abbiamo tolto le foto e gli addobbi dalle nostre lapidi di famiglia all'interno del cimitero delle vittime del Vajont, aggiungendo che il giorno 01-03-2003 ci sarà la posa della prima pietra per i lavori della ristrutturazione dello stesso e dal giorno 03-03-2003 il cimitero sarà chiuso al pubblico.
Dal momento che non eravamo stati ufficialmente informati da nessuno, siamo rimasti molto sorpresi da questa dichiarazione. Soprattutto Vincenzo, per il quale le lapidi dei suoi familiari e il cimitero erano diventati la sua «casa» dal giorno della tragedia, si è sentito profondamente turbato da questa notizia.

24-02-2003

sindaco,Longarone,Mafia del Vajont,Dc,FI,listacivica,UDC
Faccia da COOL
Per Vincenzo la manomissioni delle sue lapidi senza che egli ne sia stato perlomeno informato appare un abuso e una violenza irrispettosa della memoria dei suoi cari, e per questo attacca sulle otto lapidi dei suoi familiari un cartellino con la scritta: "VIETATO TOCCARE, PROPRIETÀ PRIVATA".
Verso sera il sindaco viene informato che Vincenzo ha posto sulle lapidi dei suoi familiari questo cartello. Solo il 25 febbraio, il giorno successivo, si preoccupa di informare i parenti e la cittadinanza tutta dell'inizio lavori. Divulga infatti dei volantini con l'invito per la cerimonia. Tali manifesti non vengono però affissi nelle bacheche comunali (come per altro sarebbe stato doveroso vista l'importanza che per il comune ha questa iniziativa), e, neppure sulle vetrine dei negozi di Longarone già pieni di grandi locandine per il carnevale Longaronese, ma sui cassonetti delle immondizie nei vari punti di raccolta delle stesse (alleghiamo fotografie).La sera stessa, il sindaco convoca Vincenzo in Comune e gli chiede di togliere i cartellini «perché antiestetici». Vincenzo risponde che si sarebbe perlomeno aspettato di venire informato dell'inizio lavori e che reputa questa mancanza profondamente irriverente nei riguardi delle vittime e dei superstiti e chiede anche conferma che per parità di trattamento di tutti i morti sepolti nel cimitero delle vittime del Vajont venga anche rimossa, o almeno resa eguale, la imponente lapide di monsignor Muccin. Il sindaco (nella foto piccola, n.d.r., cliccalo) risponde che non se ne parla nemmeno.

26-02-2003
Arriva la prima lettera di comunicazione ufficiale dell'avvio dei lavori nel cimitero con l'invito alla cerimonia d'avvio dei lavori. Arriva mercoledì. Ma paradossalmente questa lettera non è inviata a Vincenzo come superstite e familiare delle vittime, ma al medesimo nella sua veste di presidente della riserva di caccia comunale (vedi busta allegata con la data di spedizione)
01-03-2003

La cerimonia della posa della prima pietra avviene senza che i familiari delle vittime siano ufficialmente informati dal Comune. Viene stabilita altresì una proroga di 10 giorni alla chiusura del cimitero riconoscendo in questo modo che in fondo non si è fatto proprio tutto per informare i parenti di quello che stava succedendo. Al cimitero continuano ad arrivare infatti in continuazione parenti stupiti di trovarlo chiuso.
Molti, soprattutto quelli che non abitano a Longarone (ma dei quali esistono liste con tanto di indirizzo e numeri di telefono presso il Comune di Longarone) non sanno ancora niente. Nemmeno Vincenzo, ufficialmente, è ancora stato informato di niente.

04-04-03

Vincenzo scrive una lettera al Presidente della Repubblica, al sindaco di Longarone, alla procura, al Presidente del Consiglio, al Tribunale Europeo ed alla stampa per manifestare civilmente il suo sdegno e il suo impegno civile, come cittadino italiano e superstite, perché la memoria e il rispetto delle vittime non venga nuovamente infangata e utilizzata a fini politici o spettacolari.

Nel frattempo iniziano i lavori. Vengono rotte numerose lapidi, vera anima del cimitero, dagli operai dell'impresa incaricata a cui nessuno ha detto di salvaguardare quella che è memoria storica di un Paese intero, l'Italia. Una memoria che è costata dolore e cicatrici ai parenti delle vittime, ma che al tempo stesso ha fatto arrivare molti soldi nelle casse dell'Amministrazione Comunale.
VajontlapidirotteCon la nostra famiglia si mette in contatto Federico Ruffo, un inviato RAI de «La vita in diretta». Il giornalista arriva a Longarone il giorno 15-04-2003. Il sindaco e i carabinieri ne vengono informati e così nel pomeriggio del lunedì parecchi operai sono al lavoro per eliminare in fretta le lapidi rotte.
Le riprese e le interviste avvengono intanto a Pirago, presso il campanile.
Mentre la troupe della RAI sta effettuando le riprese, arrivano i carabinieri e informano l'inviato che il sindaco lo attende al cimitero di Fortogna al cui esterno si erano intanto raggruppati circa quindici sopravvissuti. Nel cimitero ora appare tutto in ordine e non si vedono piu' le lapidi rotte, di cui viene persino negata l'esistenza (sebbene documentata da alcune foto come queste, n.d.r.).

Il giornalista RAI è soddisfatto del suo lavoro ed è sicuro che il suo servizio di denuncia su come si sono svolti i fatti verrà certamente mandato in onda in tutte le sue parti, comprese quelle in cui vi sono le proteste dei familiari di alcune vittime, tra cui le nostre. Ruffo ci dice che la messa in onda del servizio è prevista per giovedì 17 e venerdì 18, in quella stessa settimana, cioè la settimana Santa.

Ai nostri dubbi Ruffo, palesemente scandalizzato per quanto accaduto e ha visto, e per i comportamenti irrispettosi nei riguardi dei nostri morti e di noi superstiti, afferma che mai nella sua carriera qualcuno gli ha censurato un lavoro già fatto ed è quindi sicuro che la messa in onda del servizio contribuirà a renderci giustizia per quell'evidente scarsa sensibilità da parte dell'amministrazione comunale. Ruffo afferma anche che non appena a Roma si sarebbe recato al comando generale dell'Arma per esporre il clima intimidatorio trovato a Longarone. Testuale: «Quello che mi è successo a Longarone non mi è mai capitato, nemmeno durante un servizio sulla mafia in Calabria».

Al cimitero del Vajont, in mia presenza, Ruffo telefona al sindaco per invitarlo ad uscire dal cantiere per quel confronto da lui promessogli con i superstiti; il sindaco lo invita invece a raggiungerlo all'interno del cimitero e lo informa che lui «non sarebbe mai uscito a parlare con quella marmaglia». Alla fine dell'intervista il sindaco invita Ruffo in Comune per ulteriori chiarimenti.

Al cellulare mentre è già in autostrada, Ruffo si scusa con noi per non aver più avuto modo di parlarci dopo il colloquio con il sindaco, perché ha a Venezia un aereo che lo attende. Ci racconta però della sua conversazione con il sindaco e delle sue intemperanze verbali nei nostri confronti. Ruffo dichiara di essersi vergognato per quello che aveva sentito pronunciare dal sindaco e da alcune delle persone presenti, cose persino irripetibili. Ci disse anche che per questo era pentito di non aver lasciato accesa la cam e registrato il tutto. Il servizio di Ruffo non venne mai mandato in onda, e senza che sia mai stata esposta da parte dei responsabili RAI alcuna motivazione, né all'inviato stesso, né tantomeno a noi.

E finalmente il cimitero è stato ripulito da ogni ostacolo. Così per i lavori, ruspe, camion e scavatori possono ora scorrazzare in lungo e largo per il cimitero; l'unico angolo indenne da questo scempio è la tomba del Vescovo Muccin addirittura coperta da nylon e fiori perché non si sporchi.

E veniamo al periodo antecedente al cosiddetto fattaccio.
Mio marito, accompagnato dal sindaco e da altri due superstiti, ha un incontro con Monsignor Savio per cercare di chiarire la situazione della tomba del vescovo. Ma non si riesce a trovare una soluzione.
Vincenzo a questo punto invia una lettera al sindaco in cui lo invita a non porre alcun cippo nel nuovo cimitero con il nome dei suoi familiari. Il sindaco risponde che non può aderire alla sua richiesta. Vincenzo, gli riscrive aggiungendo che la sua famiglia è stata sterminata anche con l'aiuto degli organi dello Stato e che non saranno altri organi di Stato a decidere di posare sopra i propri cari quei cippi senza il suo assenso. A quest'ultima lettera il sindaco non risponde nemmeno, e nel frattempo avvia la posa dei cippi.

Venerdì 16 alle ore 20, chiedo a mio marito se voleva venire con me al cimitero frazionale adiacente a quello delle Vittime del Vajont. Volevo controllare i fiori delle tombe dei miei genitori. Quando arriviamo, mio marito si accorge che era iniziata la posa dei cippi. Entra nonostante il cartello di divieto e io intuendo quello che avrebbe fatto lo seguo. Egli si accorge che quattro cippi sono già stati posizionati sopra i suoi cari: impallidendo e imprecando li solleva senza fatica e li appoggia a lato, per far capire che quei cippi non dovevano essere messi lì.
Da quel momento, non entrerà mai più al cimitero. Per lui, come per altri familiari delle vittime, è ora un luogo di violenza alla memoria: oltre che delle vite dei loro cari sono stati espropriati anche del diritto di sentire quelle tombe come parte del loro cuore.

Vajontlapidirotte2Sabato 17 mi reco al cimitero con dei fiori freschi e mi accorgo che gli operai avevano rimesso i cippi nella loro sede, decido di entrare per parlare con una persona qualificata e gli racconto quello che era avvenuto la sera prima, e il capo operaio mi dice di essersi accorto dei cippi appoggiati a terra ma pensando che fossero stati dimenticati da uno dei loro operatori, erano stati semplicemente riappoggiati al loro posto.

Arriva il responsabile di cantiere. Alquanto alterato, questo «personaggio qualificato» mi dice che "ci penserà lui a mettere a posto mio marito e me". Dopo qualche giorno, i giornali locali escono con la notizia, a titoli cubitali, di "atti vandalici al cimitero delle Vittime del Vajont" (e danno notizia di 'rotture', n.d.r.) e di "grosse indagini in corso" per ricercare i colpevoli. Il colpevole che queste grosse indagini stavano ricercando era proprio mio marito, che non aveva certo fatto nulla per nascondersi o negare.

Voglio sottolineare che mio marito non avrebbe in alcun modo potuto danneggiare, e neanche involontariamente, un cippo su cui fosse il nome di un suo familiare o di un'altra vittima. In tutti questi anni NIENTE è stato per lui più sacro della Memoria dei suoi genitori, dei suoi fratelli e sorella, di sua nonna periti nella disgrazia e anche di tutti gli altri, longaronesi e non, morti con loro.
Difendere la loro Memoria è sempre stato l'unico motivo per il quale, soprattutto negli anni successivi alla tragedia, ha continuato a trovare la forza per vivere.
Difendere il diritto dei suoi cari di non diventare proprietà di chi non li aveva rispettati né da vivi né tantomeno da morti, far valere i propri diritti calpestati da 40 anni di soprusi e prevaricazioni: questo è stato il senso della rimozione dei cippi, maneggiati da mio marito come fossero dei neonati da depositare nella loro culla.
Per replicare all'articolo scritto dai giornali, convochiamo a casa nostra i giornalisti e raccontiamo loro tutto, anche di quelle lapidi, memoria storica, rotte dall'imperizia e dalla scarsa sensibilità degli addetti al lavoro. E della grave mancanza di un sindaco che non avvisa gli incaricati della delicatezza del lavoro loro assegnato in modo che operino in modo appropriato e rispettoso della sensibilità dei suoi cittadini feriti, come avrebbe peraltro dovuto fare nella sua «funzione di custode della memoria».

0
Faccia da palco(scenico)

Facciamo altresì notare ai giornalisti come quel cimitero che un tempo così ben rappresentava il dolore di una popolazione intera sia ora stato trasformato in un luogo asettico e senza tracce di sofferenza dove chi passa, a differenza di prima, si sofferma solo per qualche minuto e poi via. Così fanno ora i turisti che visitano Fortogna, gli stessi che un tempo passavano ore a guardare le fotografie dei morti sulle lapidi, od a leggere gli strazianti ricordi dei loro familiari. Non emerge in tutto il cimitero nemmeno una velata denuncia a quello che successe quella notte del 9 ottobre 1963, della barbarie che venne compiuta e che distrusse la vita di 2000 persone e quella dei loro cari che sopravvissero loro.

Ora, da mio marito Vincenzo si pretende che chieda scusa per aver cercato di proteggere la memoria dei suoi cari. Lui non ha danneggiato nulla, e non lo avrebbe mai potuto fare. Ha solo chiesto (da 40 anni invano, n.d.r.) rispetto per sé e per i suoi morti. Per quei morti per i quali nessuno, mai, si è sentito in dovere di chiedere a lui, "scusa".

Scuse da parte di mio marito per aver rimosso i cippi non arriveranno mai.
Forse quello che ha fatto è un reato. Ma cos'è, a confronto di quello che è stato fatto ai suoi danni?
Condannatelo pure. Ma poi non dimenticatevi degli altri colpevoli, non solo per quel 9 ottobre, ma anche per tutte le infamie che sono state commesse dopo.

Carolina Arzenton



  SCRIVI a Carolina (0437 - 771195 Pirago, 3 - 32013 Longarone)
Con un'unica mail, scrivi il tuo commento a Vincenzo, al suo sindaco, e a me p.c. contemporaneamente.
Costa nulla, e ti basta un clic QUI (senza invettive a chicchessia, se possibile!).


Cencio e Carolina Teza al processoNOTA BENE: a testimoniare solidarietà a Vincenzo e Carolina, erano presenti all'udienza tra gli altri il Movimento Italia Onesta - Udine, S.O.G.IT - Udine, l'Arci Veneto, diversi Cittadini della Memoria - Longarone, Italia dei Valori - Belluno, alcuni giornalisti tra cui Lucia Vastano, Paolo Cossi, Guglielmo Cornaviera, Armando Fontanella, Mario Pozzobon di Vittorio Veneto e da ultimo, l'arrivo della troupe di "Antenna 3 TV" (Guarda qui il filmato apparso nel TG regionale, 34 MB QuickTime, 2min."04).

Altri messaggi o telefonate di solidarietà sono pervenuti nelle ore precedenti da altre persone (Giovanni Bortot, ex sindaco di Ponte nelle Alpi, e Heavenly Lane).
Brillavano invece per la loro assenza due concittadini dei Teza e almeno teoricamente dalle stesse forti rivendicazioni, tragedie personali ed interesse di Memoria, e già oggetto di analoghi soprusi e offese dalla medesima fonte (il giovine sindaco). Peccato.
Al mattino, due quotidiani del Triveneto riportavano l'evento così:

  • Sul quotidiano Corriere delle Alpi, lettere al direttore.
  • Sul quotidiano Il Gazzettino (Triveneto, quarta pagina)
  • Sul quotidiano Il Gazzettino (Belluno, in prima pagina, incipit)
  • Sul quotidiano Il Gazzettino, (Provincia, servizio)

  • Ancora il Gazzettino, torna sull'argomento "Vajont" il giorno 28 Aprile.

  • paraculiDelVajont27 Aprile. Corriere delle Alpi, uno e due
  • 27 Aprile, Gazzettino. Ambiguo articolo di B. De Donà, che arriva a tratteggiare il sindaco come fosse un avveduto e saggio statista. "Firmata la pace", tua sorella.
    A parte il fatto che nessuno ha firmato proprio nulla, l'unico che ha tratto vantaggio dal rivoltare la frittata del processo ritirandosi (la querela l'ha firmata e ufficializzata LUI) è proprio il sindaco, che per il rotto della cuffia si è schivato una condanna per calunnia e falso ideologico. E bravo De Donà: giornalismo puro in Padrin style (vedi foto a lato).
    Quello che inverte i ruoli, che perpetua la confusione e sostiene le mafie. La denuncia attuale, pensata e costruita a tavolino, fu indirizzata ad un tribunale secondario e "defilato" proprio per non rischiare di essere analizzato in un tribunale ordinario. Divenendo, e dimostrandosi - com'è in realtà - un «caso politico», e intendo dire di politica affaristico-malavitosa.
  • Il commento a freddo (28 aprile 2006) di una persona presente all'udienza.
  • Qui una riflessione del SOTTOSCRITTO (29 aprile 2006).
  • Una mail giuntami oggi (1° Maggio 2006) da un ragazzo milanese:
    «Ciao. Giovedì 27 aprile su uno dei giornali free-press (http://www.metronews.it/) che girano qui a Milano c'era questo trafiletto:

    metroNewsVajont«Longarone fa la pace con due vittime del Vajont
    - Il Comune di Longarone ha rinunciato a costituirsi parte civile di fronte a due dei familiari delle vittime del Vajont. I due non avevano apprezzato la ristrutturazione del cimitero dove tutte le vittime erano state sepolte con identici monumenti funebri, e avevano sfilato i cippi assegnati ai loro parenti. L'azienda costruttrice querelò i due anziani, e il Comune si costituì parte civile. Ma ieri ci ha ripensato.»

0Si era materializzato (contrariamente ai pronostici) il sindaco De Cesero Pierluigi, il responsabile formale dell'iniziativa giudiziaria.
Per la cronaca, che viene DOCUMENTATA minuziosamente riguardo agli ATTI, per imputati e querelante (un "atto dovuto", tiene a spiegare ai presenti) il reato a fine udienza pare essersi opportunamente e ragionevolmente sgonfiato. Restano agli atti un gesto che definire vile e vergognoso è poco, documentazioni estremamente significative e un procedimento - sempre secondo me - specioso e infamante che terminerà ufficialmente e onorevolmente(?) il 23 Maggio 2006, a meno di qualche sorpresa da terre di camorra. Il "Vajont" non è mai come appare visivamente... contano i fatti.
Il sottoscritto, come cittadino profondamente interessato e come 'Cittadino della Memoria', darà in ogni caso ampio conto degli eventi e degli AGGIORNAMENTI. Schiacciare i deboli, le vittime non «omologate» e prone, le voci e le memorie viventi dissonanti è un'ARTE consolidata dal 1964, per la mafia di Longarone che oggi (2009) vuole astutamente "gemellarsi con l'Aquila". Qui il particolare.

Del resto c'è un precedente specifico: suppergiu' cogli stessi «protagonisti» nell'occasione delle riprese RAI, al cimitero in ristrutturazione.
Gino Mazzorana per motivazioni opinabilissime (definendo cagabraghe un inetto bugiardo vendicativo che pochi minuti prima aveva apostrofato il gruppo di sopravvissuti come "marmaglia") fu poi costretto col ricatto delle carte bollate comunali ad autoumiliarsi pubblicamente, piegandosi a sottoscrivere un testo non suo. Rimettendoci inoltre - lui operaio, e come Vincenzo Teza unico Sopravvissuto di una famiglia trucidata e spazzata via - 2.500 euro in spese legali, grazie al suo "primo Cittadino" mafioso ed al (in)degno presidente della virtuale "Assosuperstiti" comunale Migotti. Il suo destino gli fece scampare la Sade. Non così un Sadico, 40 anni dopo.

Lo sporco giochetto doveva essere riapplicato oggi coi Teza, attaccati scientemente con una imputazione molto più pesante e infamante - e TOTALMENTE FALSA - che un'invettiva, peraltro ampiamente meritata, a mio avviso («CAGABRAGHE»). Senz'altro perfetta e più che mai calzante, oggi, dopo che ho assistito di persona in tribunale a questo tipo di convenientissima "ritrattazione".

On.MaurizioPanizEd è un vero peccato infine che il giudice, grazie a questa repentina e SQUALLIDA FARSA, non abbia potuto proseguire nell'esame di merito del dibattimento e analizzare come si deve gli atti. Per il semplice motivo che già dagli atti processuali preliminari, risentendo e reinterrogando i presunti "testimoni" e sulla base delle foto e delle loro contraddizioni messe nero su bianco sui verbali, avrebbe scoperto in meno di due sedute il vero leader del letamaio legalizzato longaronese, e la sua perfidia criminale. Un peccato davvero.

Un'ultima «dimenticanza procedurale» ha fatto in modo che i Teza abbiano poi dovuto pagare di tasca loro 2.000 e spicci euro, per doversi difendere (innocenti) da questa "non-querela". Mentre l'altrettanto presunta "parte lesa" nonché presunto "difensore della Memoria", Pierluigi De Cesero, ha scaricato sorridendo sul contribuente le proprie "non-parcelle" dovute dal Comune allo Studio Legale Paniz Maurizio di Belluno (Paniz Maurizio, tra l'altro Presidente del club dei "Parlamentari Juventini" e pro-Moggi dichiarato, è incidentalmente parlamentare di Forza Italia, ossia della 'lobby politico/affaristà che sostiene la "lista civica" del Nostro).
Che dire? (Forza, Ladri?)

    - Note di folklore longaronese (1) : il deputato Maurizio Paniz (nella foto). Nella Sua veste di avvocato di questo Comune e dei suoi interessi sarà l'avvocato (o chi dello studio per Lui) a patrocinio dell'ex plurisindaco di Longarone Gioachino Bratti nel 'procedimento' da questi intentato contro lo scrivente. Bratti mi ha querelato nel gennaio 2006 per "avere saputo" da terzi (gente in Municipio?) che ho osato scrivere - che secondo me si è DIMOSTRATO un «democristiano (molto poco cristiano)» e che ha avallato, con un paio di affermazioni apparse sulla stampa locale bellunese «il doppio stupro del suo successore» (1° stupro, aver sfrattato i Sopravvissuti; 2°, aver raso al suolo DEFINITIVAMENTE il Cimitero della Memoria).
Seguiranno, a tempo debito e su queste pagine, gli sviluppi del "mio" processo. Che mi vedrà rettificare unicamente il numero degli stupri commessi dal suo successore: quello descritto in questa pagina, risulta essere il TERZO. Per ora almeno.

Filmato di 86 minuti: mettetevi comodi. Se possibile, scaricatelo su un portatile o chiavetta USB e diffondetelo: scuole, associazioni.
E come sentirete, sappiate che si rischiano querele anche solo a parlarne, di "Vajont". Sta qui: http://www.blip.tv/file/2152741/.
Qui la storia della staffetta Erto-Roma 2007.

    - Folklore longaronese (2) : alla cerimonia/anniversario dello scorso 9 ottobre, a Longarone, l'inviato ufficiale di Governo (quindi l'Ospite d'Onore del Sindaco, e attrazione principale di questo circo) era nientemeno che l'amico On. Aldo Brancher. Sottosegretario alle Riforme, ex giovane prete (poi cacciato via dalla redazione del "Famiglia Cristiana" dal direttore Don Zega), indi spretato, poi faccendiere, a seguire ex Publitalia90, infine (ex) top manager Fininvest e per questo condannato - 2 anni e 8 mesi per corruzione - e NON pentito, a Tangentopoli. Come ringraziamento per non aver fatto nomi, viene candidato, eletto e nominato a un posto di sottogoverno (a fare le leggi vergogna per il resto degli italiani?) dalla coppia Berlusconi-Bossi.
L'onorevole sottosegretario di Forza Italia Brancher Aldo, e questo venne messo a verbale dal suo amico e collega (carcerato) banchiere di Lodi Giuseppe Fiorani negli interrogatori dei "furbetti del quartierino": «era il mio uomo a Roma».
Perfetto, penso io, come "Ospite d'Onore" di questa congrega di Galantuomini longaronesi, al cimitero della Vergogna: vale a dire, ai miei occhi, era il «primus inter Pares»... Ovviamente, a Longarone nessuno tra i "giornalisti" - o presunti tali - ha notato e rimarcato questo grottesco e graveolentissimo particolare.

    - Folklore longaronese (3) : ultimo ma non meno importante.
Il "cliente" dell'avvocato e 'sodale solidale' Paniz (De Cesero Pierluigi), nonché sindaco, nonché Presidente del CONIB (di cui impedisce l'accesso agli archivi allo storico e docente M. Reberschak nel 2002/2003), nonché Presidente della Fondazione Vajont (nominalmente dedicata alla "Con$ervazione della Memoria"), nonché altre cose, risulta essere DIVENUTO genero, e CONSEGUENTEMENTE DIPENDENTE (il che significa un ALTRO interes$$ante INTROITO collaterale, da aggiungersi agli altri) di un noto BANCAROTTIERE del «dopo-Vajont» (noto al sottoscritto, almeno).
Questo piccolo particolare spiega molte cose. Tra cui le tre (3) querele per «diffamazione» che mi ha intentato (quella attraverso Bratti è la seconda, cronologicamente parlando, e la "quarta" in totale. Le altre tre sono sottoscritte in prima persona, le due ultime sono susseguenti al "procedimento Bratti".

A margine (dicembre 2007) De Cesero & Co. istigano un imprenditore (di un "appalto Vajont") a querelare - tanto per cambiare, per "razzismo"(sic!) la giornalista Lucia Vastano.
Come da copione...

Tiziano Dal Farra, Udine (quello della foto sotto, e delle note "n.d.r." nel testo di Carolina). E di questa sentenza.

Tiziano

Problemi col sito? Dissensi?
Segnalazioni, commenti, informazioni?

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Write me_Escrìbeme_Schreib_mir_Scrivimi


Un tempo, leggevi queste cose e ti trovavi su www.vajont.org.
Poi sbucarono - e vennero avanti - i delinquenti, naturalmente quelli istituzionali ....

  


Ai navigatori. Queste sono tutte pagine "work-in-progress" (modificabili nel tempo) e puo' essere che qualche link a volte non risulti efficiente, soprattutto quelli obsoleti che puntano (puntavano) a dei siti web esterni. Scusate, e eventualmente segnalatemelo indicandomi nella mail la pagina > riga > link fallace.

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Ritagli di giornali, motivazioni e libere opinioni, ricerche storiche, testi e impaginazione di Tiziano Dal Farra - Belluno
(se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)

« VOMITO, ERGO SUM »

Fortogna:
nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: un falso storico, fattuale, e ASSOLUTAMENTE IMMORALE da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE e oggettivo - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Oggi questo farlocco e osceno «Monumento/sacrario» in località S. Martino di Fortogna riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come un parco "Italia" di Viserbella di Rimini, il campo "B" del lager nazista di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no? ed e' la verita' verificabile ma se solo ti azzardi a dirlo o far notare le coincidenze, sono guai. $eri. Perché... qui in Italia, e soprattutto in luoghi di metàstasi sociale e interessi inconfessabili come la Longarone 'babba' ... «la Verità si può anche dire. Ma però che non ci sia nessuno che l'ascolti (o legga!)»

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Ma tutto deve andare come da copione, in Longar-Corleone. Dal dicembre del 1964 qui è così: lo mise nero su bianco gente colle spalle ben più larghe delle mie, e in tempi non sospetti:

«E' quasi come in Sicilia, mi creda; a Longarone si configurano gli elementi tipici della mafia. Non è questione di partito 'A', o 'B'; c'è un determinato giro fatto di poche persone all'interno del quale non entra nessuno. Il potereè in mano a costoro, cinque o sei persone a Longarone, epoi qualche diramazione fuori, cioè altre persone nei postigiusti, perché un sistema del genere non può sopravviverese non c'è corruzione».
Fonte: Giampaolo Pansa, sul Corriere della Sera del 9 ottobre 1973; sta riportato sul libro della Lucia Vastano. LIBRO CONSIGLIATISSIMO.

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