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"Il fatto che un'idea sia ampiamente condivisa non significa che non possa essere completamente assurda."
"... e venga il tuo Regno".
Il re e la regina governavano con saggezza e bontà. E spesso il palazzo reale veniva
allietato da feste e balli. Il più delle volte si trattava di
occasioni pensate appositamente per il principe. Infatti, sebbene
nel regno andasse tutto bene, al re e alla regina era rimasta una
preoccupazione. Una soltanto. Il principe Toc, il loro unico figlio,
non aveva ancora preso moglie. Cominciavano a sentirsi invecchiare,
e avrebbero tanto desiderato veder nascere l'erede del regno. "
Tesoro mio, Toc" diceva la regina, "possibile che fra tutte le
belle fanciulle che ti abbiamo fatto conoscere non ce ne sia una,
dico una, che ti vada bene?". "E' vero mamma" sorrideva Toc "
ognuna a modo proprio é bella! Ma il mio cuore non ha ancora cantato
per nessuna di loro!". Il principe Toc sorrideva sempre. Aveva gli
occhi scuri, come il bosco, che si illuminavano. Specialmente quando
si trovava immerso nella natura o quando aveva la possibilità di
aiutare qualcuno. Era gentile e generoso, per questo tutti lo
ammiravano. Il principe Toc trascorreva le sue giornate a leggere e
a scrivere. Voleva studiare per diventare un giorno un bravo re.
Quando però passava per le piazze si fermava volentieri ad ascoltare
le storie degli anziani. E amava andare a cavallo; ogni giorno
raggiungeva il bosco e a volte da lì ancora più su, fino alla cima
delle montagne. Immerso nella natura estraeva dalla bisaccia un
taccuino ed una matita, e in solitudine con il cuore colmo di
bellezza, scriveva le sue poesie. E poi le leggeva. Le sue
parole trasportate dal vento accarezzavano le cortecce degli alberi,
sfioravano i prati, lambivano i petali dei fiori, ed infine
arrivavano alle orecchie dei folletti dei boschi. Che all'udirle
sorridevano. I folletti gioivano delle visite del principe nel
bosco; sapevano che il suo amore per la natura era simile al loro.
Un giorno, durante
un'assemblea generale dei folletti convocata appositamente nel
bosco, il folletto più anziano si tolse il cappello a punta color
lampone, si schiarì la voce, si accarezzò la lunga barba bianca ed
iniziò il suo discorso. "Cari folletti qui riuniti! Sarò breve.
Come sapete tutti il principe Toc é una persona davvero speciale;
ama la natura. E per questo la proteggerà sempre, come fosse uno di
noi. Io, lo vedete sono ormai vecchio e con l'età le primavere sono
più dolci, i voli delle farfalle sono più colorati e i boschi sono
più accoglienti. Guardate lassù: le montagne sono maestose come non
lo sono mai state! Il mio solo desiderio ora é che i nostri nipoti
possano ammirare intatte queste bellezze. I genitori del principe
Toc sono preoccupati poiché non ha ancora trovato una sposa. Perché
non lo aiutiamo noi? Conoscete una ragazza adatta a lui? Se Toc
avesse un figlio, sicuramente gli saprebbe trasmettere tutto il suo
amore per la natura!". Nell'assemblea dei folletti piombò il
silenzio. Erano tutti concentrati a spremersi le idee. Finché un
bambino-folletto disse: "La so, la risposta! E' la principessa
Acqua!". "Giusto!"esclamò il folletto anziano illuminandosi tutto
in viso. "Acqua!"I folletti applaudirono. E iniziò, come di solito
accade tra i folletti, un grande trambusto. La principessa Acqua, in
effetti, non aveva mai preso parte alle feste al palazzo e non aveva
mai incontrato il principe Toc. Quando era più giovane aveva
trascorso giornate intere in biblioteca a leggere e a imparare cose
nuove, ma poi sebbene la libreria fosse immensa, non era rimasto più
nessun libro che non avesse letto. Allora aveva deciso che avrebbe
imparato direttamente dai suoi sudditi. Trascorreva così le sue
giornate con la gente. E da ogni persona imparava qualcosa. "Un po'
di silenzio, prego!"disse il folletto più anziano. "Pensiamo ad un
piano, un piano affinché le parole del principe Toc arrivino al
cuore della principessa Acqua!". E mentre i folletti stavano
animatamente organizzando il loro piano, nessuno si era accorto che
un corvo nero, nero come la notte, li stava spiando tra i rami. Il
corvo nero si alzò in volo e volò, attraverso boschi e nebbie ed
infine giunse ad una fortezza.
Acqua camminava leggera,
osservava ogni cosa con i suoi occhi azzurri cristallo e stava in
silenzio, attenta ai suoni del bosco. I lunghi capelli le scorrevano
sulle spalle come l'acqua di un ruscello, e al collo portava una
collana con una conchiglia che le aveva regalato suo padre di
ritorno da un lungo viaggio per mare. Il principe Toc arrivò nel
bosco puntuale come ogni giorno, scese da cavallo ed estrasse il suo
taccuino e la matita. Cominciò a scrivere, leggendo ad alta voce. Acqua
aveva ascoltato attenta, ed ora il suo cuore batteva forte. Sospinta
dai folletti uscì allo scoperto, e senza far rumore si avvicinò
timidamente al principe. Il principe si voltò e la vide e ne rimase
colpito. Le parlò. Poiché gli veniva naturale parlarle. La ascoltò.
Poiché gli veniva naturale starla ad ascoltare. E da quel momento il
suo cuore cominciò a cantare di felicità sempre di più. Quel giorno
nel bosco il principe Toc e la principessa Acqua si erano innamorati
l'uno dell'altra. La strega Superba, intanto, era arrivata nel
regno, e con le sue arti magiche stava cercando di prendere tutto
quello che le poteva servire. Ma nonostante i suoi sforzi e i suoi
inganni, non riusciva ad impossessarsi della cosa per lei più
importante: le anime buone degli abitanti di quei paesi. La strega
allora prese in fretta una decisione. Poiché le sue forze stavano
ormai venendo meno, si sarebbe nutrita dell'anima più buona di
tutte, quella del principe Toc. La strega si diresse decisa verso il
palazzo reale mentre il sole all'improvviso veniva coperto da nubi
nere. Schioccò le dita ed immediatamente le guardie divennero di
pietra. Schioccò le dita ancora e l'enorme portone del palazzo si
aprì.
Entrò e si diresse verso la
sala del trono. Lì trovò il re e la regina e li minacciò. "Gravi
sciagure si abbatteranno su questo regno se il principe Toc non
accetterà di sposarmi!". Poi con un altro schiocco di dita, si
trasformò in un cane nero, ringhiò e balzò via nel buio. Il re e la
regina erano sconvolti, spaventati per le sorti del regno e per il
futuro del loro figlio. Non appena il principe Toc arrivò a palazzo,
i suoi genitori lo misero al corrente della minaccia della strega. "
Ma io non posso sposarla!"disse "io ora amo Acqua, ora che l'ho
incontrata. Ho atteso tanto, e in lei é come se avessi trovato
l'oro. Ha fatto cantare il mio cuore, non posso separarmi da lei!".
Il corvo nero che aveva ascoltato le parole del principe volò dalla
strega Superba e riferì. La strega diventò verde dalla rabbia;
schioccò le dita e comparve sospeso in aria un enorme libro. Sfogliò
furiosa le pagine, finché posò il dito contorto su una formula
magica e con un sorriso sinistro sibilò:"E' questa!". Si sentì
subito nell'aria che qualcosa di terribile stava per accadere.
Perfino i ragni e i topi che di solito le stavano vicini, si
rintanarono spaventati. La strega si diresse rabbiosa verso il
palazzo. La gente, a vederla passare per strada, sentiva un strano
freddo e si chiudeva in casa. Superba entrò nel palazzo. Le si fece
incontro il principe Toc. "Te lo chiedo per l'ultima volta"disse
la strega con gli occhi furiosi""Sei deciso a sposarmi?"Attento
però a quello che dirai, é l'ultima possibilità!". "Ne sono certo"
le rispose il principe Toc "non posso proprio sposarti.
Io amo Acqua!".
La strega
allora in un impeto d'ira, alzò le braccia, chiuse forte gli occhi e
trasformò il principe Toc in una montagna. Che ora si elevava
imponente alle spalle del palazzo. Poi con la stessa furia trasformò
Acqua, colpevole di aver conquistato il cuore del principe in un
torrente. Ma Acqua, trasformata in torrente, poteva ancora correre e
correva e scappava, e il rumore che faceva scorrendo sembrava quello
di una risata. Sembrava stesse ridendo dei poteri della strega.
Allora Superba, sempre più infuriata, trasformò il re e la regina in
una gigantesca diga perché Acqua fosse intrappolata per sempre. Così
la principessa divenne un lago; ora tutto immobile. E diviso. C'era
silenzio. In quell'istante il principe Toc venne sopraffatto dal
dolore e tentò disperatamente di abbracciare Acqua. E si gettò verso
di lei. Ci fu un gran boato. Si creò improvvisa un'onda, un'onda
immensa. Il re e la regina con tutte le loro forze cercarono di
proteggere il paese, ma l'onda scavalcò la diga. Il regno e quasi
tutti i suoi abitanti scomparvero nel buio. Superba non riuscì
nemmeno questa volta a prendere le loro anime. Acqua le accolse
proteggendole dietro la diga.
La strega senza più nutrimento perse
tutti i suoi poteri. E gridando si dissolse per sempre. I folletti
avevano sentito il grande boato dal bosco. Corsero, e corsero giù
verso il paese, ma lo trovarono distrutto. Allora riunirono i
sopravvissuti e piansero tutta la notte. Perché quella notte era
così buia che non restava nient'altro da fare. I folletti ed i sopravvissuti si stringevano l'uno all'altro, e quando venne l'alba
videro la desolazione fino all'orizzonte. Insieme, senza dire nulla,
cominciarono a raccogliere le macerie. E proprio tra le macerie
trovarono un bambino appena nato. Sporco di fango.
Non piangeva nemmeno. "Forse ha già consumato tutte le lacrime che aveva"disse qualcuno.
Lo raccolsero. Il bambino aveva gli stessi occhi azzurri di Acqua e
lo stesso sorriso di Toc. Allora tutti capirono. Era il figlio nato
dall'ultimo abbraccio del principe Toc con la principessa Acqua. Nel
vederlo, chi piangeva trattenne una lacrima. E tutti, piano piano,
ripresero coraggio e voglia di vivere. E lo chiamarono Vajont.
- il link da dove ho tratto il TESTO.
Cosa ne diceva (pagina oggi sparita, fatalità) la Longarone ufficiale. Pagina alternativa, la «Fiaba del Vajont», letture ad alta voce.
Cerca su "Google"....
- Leggi cos'é stato, il "Vajont". E guarda.
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