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«E continuare, continuare, continuare sempre.
Parlare e scrivere adesso anche per quando
non si è parlato e scritto abbastanza, e questo per chi ascolta, legge e tace.
Ciascuno deve essere lasciato con la propria coscienza, solo.
Se si riuscirà a fare questo, a dare soltanto l'idea generale di cosa è stato davvero
il disastro del Vajont, si sarà fatto davvero un notevole atto di giustizia

cfr. A. Gervasoni, in "Le ombre di Erto e Casso", Giordano Editore, Milano1969

«I superstiti stancano. Finisce che hanno torto anche quando hanno ragione. Bevono e non lavorano. Una simile comunità fa paura. Le vittime per un poco commuovono. Dopo infastidiscono. So che non è bello, ma il mondo è fatto così.»
idem, cfr. A. Gervasoni, in "Le ombre di Erto e Casso", Giordano Editore, Milano1969


(BORN ... to be GIUDA, 2)

«Un uomo semplice, schietto. Che pensa quello che dice, che dice quello che fa».
... Che fa comodo a Lui.

Riflessioni di Tiziano Dal Farra*, Udine
                                                                                    

Foto 1) Così viene dipinto il Messia montanaro....

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Racconta favole....
Racconta storie...
Racconta minchiate....
Racconta balle improponibili....
Racconta CALUNNIE. E poi le VENDE. (E tutti ridono, ebeti...)

E come dovrebbero andare invece, in un Paese mediamente civile, e mediamente INFORMATO ("anche" sul Vajont), le sue «serate»

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maurocoronaLookCosì te la racconta il «mullah Omar» dei boschi:
«Eravamo 3.300. Oggi a Erto siamo 300...»

Fonte: intervista radiofonica RAI, vigilia Natale 2006, udita colle mie orecchie casualmente, mentre ero in auto.
Immediata e irrefrenabile, l'idea/embrione di abbozzare questa "pagina".bevi, mona

Tiziano(E com'è andò nella realtà...)

Basti osservare i dati dei referendum - uno del '64 e uno nel '65 - che furono indetti per decidere se abbandonare o no il loro paese dopo il disastro: gli abitanti (vivi) di Erto, Casso & frazioni (e solo le frazioni vennero «spazzate via») erano in tutto 1.684 alla data della tragedia, con 325 nuclei familiari stabiliti ad Erto e 83 a Casso, in tutto 408 nuclei familiari.

Fonti:

- archivi anagrafici del Comune di Erto e Casso, alla data del 9 ottobre 1963.

- un articolo di Tina Merlin,

- e gli atti processuali "Vajont". Basterebbe solo saper (o "voler") leggere....
Le mie "pagine originali", quando non immaginavo nemmeno cosa sarebbero diventate, nacquero proprio per reazione spontanea all'IGNORANZA infinita riscontrata nel «Forum», censurato e oggi scomparso, del sito della "Memoria ufficiale" del Comune (altrettanto svergognato) di Longarone.
La medesima ignoranza, se vogliamo, ma virata alla leggenda "commerciale", che viene coltivata sul "Forum" del sito web promozionale del Fenomeno, quello gestito dallo "staff" (i figli).

MauroCorona_oscar_dei_cialtroniCosì te la racconta... :

«... "Lavoravamo in diga" (etc.), "facevamo" (etc.), "Volevamo" (etc.),
e la sera «tornavamo vicino le cosce della moglie» (etc., intendendo prima del disastro

(Fonte: interviste, incontri-marchetta col pubblico, i suoi libri Mondadori)

(E com'è andata in realtà...)

Faccio semplicemente notare che il Fenomeno - colui che ama ascoltarsi a parlare a nome e per conto dei morti in prima persona plurale, anzichè in terza - all'epoca dei FATTI era un dodicenne teppistello che perdeva tempo nei boschi, con scarso o nullo impegno scolastico, eccetera (non porterà nemmeno a termine gli studi a causa della "pessima condotta").

Altro che "sudaVAMO, e la sera trombaVAMO" eccetera...

Fonte: come sopra, vedi alla voce 'ANAGRAFE'...

Così OGGI la racconta... :

«Non è vero, che la SADE ci ha rubato la terra [come dicono Paolini e Martinelli, e di conseguenza la MERLIN].
Glie l'abbiamo data noi [gli Ertani, n.d.r.]. E felici di farlo perchè volevamo lavorare vicino a casa, per poter tornare alla sera vicino le cosce della moglie. Per comprare la motocicletta.
Bisogna finirla con queste balle! (eccetera)»
(Fonte: Radio RAI, "Fahrenheit", interviste, incontri letterari)


In pratica, traduco io: ci prostituiVAMO (lui sì, semmai, è ben felice di farlo OGGI).
In altre parole, quello che dice equivale a: «È ora di finirla, di dire che la Terra è "rotonda"! La Terra è piatta. E triangolare, per di più, ve lo dico io!» Se incontraste al bar uno che vi blatera in faccia 'ste fesserie, che cosa pensereste?

(memoria alcolicamente modificata, non disgiunta da una buona dose di paraculismo; e tutto questo in esibizioni promozionali, in monologhi negli show e in incontri pseudo-culturali per gonzi).

(E com'è andata in realtà...)
Purtroppo per un lazzarone e per tutti i suoi tifosi acritici (prede legittime del Nostro) ce lo dice la Storia, e lo testimoniano:

- a) il semplice FATTO dell'esistenza del «Comitato per la rinascita della Valle ertana» che nacque il 3 maggio 1959 contando, all'epoca, 130 capifamiglia sui 325 totali di Erto. E perché mai solo "130"? Questa è facile. Perché NON tutte le "famiglie" della valle possedevano delle terre COLTIVABILI o da PASCOLO che sarebbero finite sott'acqua.
Ma diventeranno poi 400 nella prima riunione del Comitato, a Cimolais, dopo la strage: ossia TUTTI i capifamiglia (gli uomini, i vedovi e le vedove) ancora vivi della vallata, quindi compreso SUO padre; e il tutto mentre lui era lontano, e al calduccio a PN;

- b) una denuncia alla Merlin per aver osato dare notizia del Comitato e del pericolo incombente (poi assolta nel '60, perché ERA VERO e il tutto accadeva mentre il Futuro Fenomeno aveva 10 anni!) e

- c) i benedetti ATTI PROCESSUALI.

Tutte pagine FONDAMENTALI e INAMOVIBILI della storia di Erto, che il povero però - il caso unico al mondo di scrittore analfabeta, ignorante "di SUCCESSO", che ha letto «camionate di libri»- NON conosce... Puo' essere che abbia letto troppi "Tex".
Aggiungo che secondo me, di "moto" (o auto) agli Ertani che "lavorarono in diga" ne vendettero poche. Non si spiega altrimenti (gli operai furono 400, in DUE turnazioni) perchè, la SADE (meglio: la "Torno Spa") dovette far lavorare gente "esperta" facendola arrivare da tutt'Italia - e una sessantina di operai solo da Manoppello - se c'erano centinaia di Ertani "volenterosi" e "prostituti" lì a pochi passi. Il paese (sfortunato) di Manoppello, oltre al "Vajont" aveva fornito altra manodopera "vocata" a duri e pericolosi "lavori": vedi Marcinelle, Belgio, pochi anni prima.
Erano tempi duri. Di emigrazione, per fame (letteralmente).

Così la racconta....

« Ho frequentato il liceo classico, io. Ho letto una camionata di libri».

Fonte: ennesima intervista su un giornale.

E come no: come dire "Io suono al conservatorio. Sì, ma non mi aprono mai."

(E com'è andata davvero)

BUM. Gioventù ribelle, fumo di porcherie, .... La sua, ehm, agiografia (quella vergata dai figli, sul loro sito), ci racconta una storia edulcorata e esemplare, che fa giustamente... un po' acqua. Le parentesi quadre [sono mie]:

«[Arriva a Erto a sei anni, da Trento ove è nato, checché ne scriva Mondadori. La madre se ne va di casa per sfuggire le batoste.]
Ai nonni [e al padre, il manesco "simpatizzante del duce"] resta il compito di tirare su i ragazzi. [E lui impara a scapolarsela e a raccontare balle. L'infanzia infelice lo "forgia" alla ribellione ed alla vendicatività...] Nel frattempo frequenta la scuola elementare fino all'ottava classe [??? significa che ha ripetuto 3 classi? plausibile] a Erto, poi inizia le medie a Longarone [plausibile, invece, che il padre dopo i problemi di socializzazione manifestati alle elementari, lo abbia "spedito" in collegio per toglierselo di torno e per tempo, quindi "prima" del 9 ottobre. Dai preti si mangiava e si dormiva... e dovevano gestirselo LORO per lunghi mesi, tranne (purtroppo, dal punto di vista paterno) le vacanze estive].
Ma il 9 ottobre 1963 la gigantesca ondata del Vajont spazza letteralmente via la cittadina. Mauro, insieme al fratello Felice, sarà costretto allora a trasferirsi per tre anni nel Collegio Don Bosco di Pordenone, dove furono mandati a studiare alcuni giovani sfollati. La nostalgia, il disagio, il senso di prigionia e di esclusione [gli sfotto' dei coetanei "di città"], la mancanza degli spazi liberi, dei boschi, sono i sentimenti che prevalgono nel corso di quel lungo periodo [e il non poter fare un sacrosanto ca...o tutto il giorno]

Quando finalmente i due fratelli terminato il collegio tornano a Erto, Mauro, da sempre consapevole della sua profonda passione, vorrebbe frequentare la Scuola d'Arte di Ortisei. Per tutta risposta [sempre per il conflitto familiare di cui sopra] viene iscritto all'Istituto per Geometri Marinoni di Udine [che formava un CONVITTO, insomma: mangia, dormi e "studia" appoggiandosi alla struttura del collegio Bertoni], perché era gratuito [in questo modo suo padre, ancora privo della moglie fuggita dalle legnate, si teneva fuori dalle balle anche il giovine teppista adolescente e parassita. Una mina vagante di meno a zonzo per casa: a comandare, a fare eventualmente il bandito, bastava e avanzava lui].

Il momento in cui si impegna di più in due anni è durante un compito in classe di disegno tecnico. Riesce a ottenere soltanto il peggiore esempio di come andava svolto l'elaborato, cosa che l'insegnante [il poveretto non aveva ancora capito di avere davanti un'Artista e un letterato] ha la delicatezza di sottolineare di fronte ai compagni. Dopo questo episodio viene ritirato dalla scuola [raccontàtela giusta: piuttosto lo avranno espulso...], visto che per ribellione non segue più le lezioni, preferendo leggere Tex in classe [e mandato aff.... il docente nelle pause tra un Tex e l'altro].
[...] Mauro lascia il posto da manovale che aveva trovato [probabilmente che 'gli aveva trovato qualche prete'] a Maniago e va a spaccare massi [traduzione: a imboscarsi nell'ultima spiaggia] nella cava di marmo del monte Buscada. [...] Sospende l'attività solamente durante il periodo del servizio militare, a vent'anni [e a questo punto, leggetevi "Aspro & dolce"]». Eccetera.

Strano. Sebbene nella versione eroica e adulterata per i gonzi folgorati, nessuna traccia o menzione dell'Istituto G. Stellini, che sarebbe poi il famoso «liceo» (a Udine)... qui qualche piter Pan mascherato le spara grosse. Lo avrà "frequentato" nel senso che ci ha "camminato" nei dintorni, semmai. Buona, comunque, quella che ha studiato letto una camionata di Tex in due anni.

Altre fonti giornalistiche invece ci fanno sapere che il 9 ottobre 1963 era già al sicuro dai salesiani a Pordenone, cosa che dubitavo anch'io a naso, per via dei rapporti col padre, e del preciso tipo di "soluzioni scolastiche" da questo escogitate per Mauro: IDENTICHE. E a chi credere oggi, allora?? a un Corona qualsiasi?? Vedi l'intervista al figlio maschio, ove abbondano le cafonaggini e spudorate, interessate BALLE (filiali & paterne). E dove si trova modo di sputtanare - come nei libri e in altre "interviste" - anche la attuale moglie.

Questi tentativi umani quanto patetici di riverniciatura della figura cialtrona (o semplicemente CRIMINALE di un padre o di un nonno) nel Vajont si ritroveranno prima in Semenza Edoardo, e in seguito nei nipoti, del Carlo. Nel caso degli eredi Semenza si tratta di mascherare il PROGETTISTA come «una VITTIMA dei Geologi». Dimenticando che proprio Lui (il Carlo) scrisse di suo pugno perizie geologiche criminali senza AVERNE TITOLO, e poi facendole firmare dal PROSTITUTO (pur illustre) G. Dal Piaz. Immolando volentieri per suo tramite (vedi Merlin, vedi Passi, vedi atti processuali) la carriera, la reputazione e la dignità del figlio Edoardo alle sue ambizioni di grand'uomo. La pena umana che posso provare nei confronti dell'oggi defunto Edoardo, non puo' e non deve cancellare il suo tentativo di rimescolare le carte.
Una volta capito il trucco, per il lettore il resto di questa pagina (solo una, tra altri 2 Gigabytes di materiali online) diverrà istantaneamente comprensibile e digeribile. E magari interessante.

Così te la racconta....

«Non si puo' dividere il Vajont tra chi ha avuto morti e chi no,
fra superstiti e sopravvissuti.
Sembra quasi che sia una colpa non essere crepati.»

Fonte: intervista compiacente (dicasi: marketta) a uno che «ormai vende trentamila copie solo per il nome che porta». Secondo altre interviste come questa, "settantamila".

Questo concetto viene ripreso - e venduto a carissimo prezzo, secondo me - nel libello/trash «Quelli del dopo». Alla Fiera del Libro di Torino, invece, il Fenomeno ricordava benissimo - e la «pontificava» in cattedra - la "differenza" tra superstiti e "sopravvissuti".
Appena ripesco il ritaglio, apparirà proprio QUI.

(E come "funziona" davvero):

- A): "Non si puo' dividere il Vajont tra chi ha avuto morti e chi no...".
E lo dice proprio Lui?? A maggior ragione, certo che si puo', e si DEVE!
Corona, come cerco di spiegare in questa e altre pagine, NULLA ha a che vedere col "Vajont", e meno che mai "coi morti". Non ha quindi il titolo a criticare proprio nessuno, tanto meno chi "i morti" li ha avuti sul serio. Quando comincerà a capirlo, e a tacere col pudore che NON ha, sull'argomento, non sarà mai troppo presto.
Inoltre, sul fattore «Vajont0Corona=sopravvissuto» (fino alla noia: NON è sopravvissuto, né "superstite" di nulla) il Fenomeno di fatto LUCRA QUOTIDIANAMENTE su una strage (un crimine di massa epocale) che NON LO TOCCA minimamente. Punto. Però, l'equivoco permanente che coltiva, lo "eleva", impropriamente come si vede, agli occhi degli IGNORANTI (voglio dire: di chi IGNORA).

- B): "... fra superstiti e sopravvissuti".
Certamente, che si puo'. E si DOVREBBE. Un "Sopravvissuto", a Longarone, significa "ancora vivo, nonostante le ferite e traumi, ESTRATTO da sotto il FANGO e spedito in ospedale". Carico di melma e di traumi PSICO-FISICI.
Il termine "superstite", di per sé, non significa proprio nulla. Siamo tutti "superstiti", dei nostri avi.
A Longarone, questo termine significa: persona di famiglia o semplice "abitante" (al limite nemmeno residente, quindi) che per un motivo o l'altro NON ERA presente a Longarone - Erto - Casso - Castellavazzo eccetera, quella notte, per un motivo qualsiasi. Punto.
Asciutti, sani, si è capito? Colla possibilità di spostarsi, elaborare da subito - se possibile - il loro lutto. Scavare, partecipare, poter traumatizzarsi "pre-avvertiti".... C'è una grossa differenza, che in concreto si riduce ad essere stati FRADICI e FRACASSATI oppure NO, ed a vedersi appioppare una cartella clinica personale intestata e protocollata (poi come successe, magari sparita al macero) oppure NO.
Il discorso del "trauma psichico", è altra cosa ancora, e in questa sede lo sorvolo: e soprattutto perché, per Corona e per TUTTI quelli come lui, è ARABO.
Sotto tutti e tre questi punti di vista Corona Mauro ("geniale artista", secondo alcuni; sciacallo a scoppio ritardato, secondo me) NULLA HA e AVRà MAI a che vedere colla catastrofe, tranne la sua lingua (nel senso del muscolo). E questo è il motivo centrale, "tecnico" e del tutto "naturale", "connaturato" al suo essere, che gli permette di sparare l'ultima cazzata micidiale e oscena (che scrive e vende a caro prezzo, pero', nei suoi totmila libri):

- C): "Sembra quasi che sia una colpa non essere crepati". Questo, è il vero problema suo. Essere di Erto (nominalmente) e non "entrarci" nel business del "Vajont" neanche di striscio, neanche per sfiga...

Una meschinità sovrumana (o subumana? se si preferisce) vomita e smanaccia queste parole delicatissime in spregio e sfregio a chi questo tipo di problema (quello di scoprirsi soli, abbandonati a se stessi e non essere morti subito, assieme al resto della famiglia) se lo porta dietro DAVVERO, in assoluta solitudine, pena, oltraggio e disinteresse delle «Autorità» da oltre quarant'anni.
C'è chi ci è morto di crepacuore, dei "superstiti" del dopo-Vajont, ad anni di distanza. E c'è molta altra gente che aspetta fin da allora supporto e conforti psicologici, cure, ascolto. E rispetto, magari. Va da sé, mai ricevuti, anzi, ben il contrario!

Il poveretto (ché altro non è) non percepisce che chi soffre di questo trauma (PTSD) vive dal 9 ottobre '63 a forza di sedativi (a spese proprie!), e nemmeno dorme, da allora. Pero' li insulta quando gli pare.
Prova definitiva - e io credo che basti e avanzi - che l'Artista se ne fotta altamente di Vajont (dramma, crimine), di Sopravvissuti e di superstiti, non riuscendo (per SUA aliena CONDIZIONE) a capire né gli uni, né gli ALTRI. Ma ci scrive libri arzigogolando, su questi temi, il Lazzarone. E inventa calunnie infami, il Cialtrone: CHE SI VERGOGNI! Punto.

Dopo aver vissuto "sulla LORO pelle viva" e per decenni l'esperienza del Vajont e il «disinteresse interessato» dello Stato, e le ruberie delle mafie (e l'una infamia non esclude l'altra), ai Sopravvissuti e testimoni vajontini non occorreva proprio, io penso e ribadisco tranquillamente in ogni sede, di dover sopportarsi per soprammercato certi mafiosi. Ertani o longaronesi, fa lo stesso.

Così la racconta... :
«A Erto sono crollate ('dal disastro', per incuria, n.d.r.) come un castello di carte 200 case, una sull'altra»

(Fonte: libro Mondadori, interviste, incontri col pubblico, comparsate TV)

(E com'è andata nella realtà...)

Balle. Delirio, goffa imitazione del Buzzati di "Natura crudele". Prova a clonarsi, almeno.
Controprova: se fosse davvero così come vaneggia, l'area della Erto originale sarebbe scoscesa e desolata un come un cratere lunare, tutta butterata di macerie (modello Venzone, 1976).
Purtroppo per lui, tutti possono constatare coi loro occhi che - tranne alcuni tetti malconci - la Erto vecchia (e Casso!) sono da secoli al loro posto. L'onda lasciò i due centri praticamente indenni e quindi illesi, benché isolati dal mondo, gli abitanti che in quel momento erano presenti. Qui nacquero le prime "leggende" giornalistiche delle prime ore: "3.000 morti", e che "se nessuno giunge" da (o "a") Erto e Casso, "devono essere stati per forza distrutti". Disinformazioni (leggere: notizie errate) che perdurano tuttora... anche in siti web di geologi, università americane, eccetera, ancora fermi alle "versioni giornalistiche" del 1963. Sveglia!

Fonte: è sufficiente andarci. E cominciare a bere meno, magari. Col termine «tutti», intendo davvero TUTTI: lo 'scrittore', e i suoi lettori. E leggere di piu', possibilmente. Informarsi, e meditare.

Così la racconta... :

«In valle passano 2.000 Tir al giorno. La strada non li regge!».
Dopo altri due minuti, nella stessa intervista, rettifica il tiro: «3.000 Tir al giorno.»
(Mesi prima, in un'intervista sul Messaggero di Udine, si era sobriamente limitato ai «400» al giorno)

Fonte: Intervista/collegamento telefonico, a Fahrenheit, su Radio3 Rai.

Chiunque può riascoltare la trasmissione di Farenheit del 2/12/05. bevi, mona

(E com'è andata in realtà...)
L'ascoltatore italiano (ignaro perché IGNORA) trasecola, indignato. E ne avrebbe ben donde, visto che "il geniale artista" gli dipinge Erto come fosse un casello di Mestre. Solo che gli ascoltatori dovrebbero indirizzare la propria sacrosanta indignazione su ben altro bersaglio che non i "Tir fantasma".
Un modesto indizio: vedere alle voci "alcoolismo" e "delirium tremens".

(Antidoto: buon senso. Recarsi sul posto, contare attentamente i Tir: ogni ora, stando a un ciarlatano, dovrebbero passarci 83 camion. Oppure 125, se sul parametro "3000 in 24h")

Così la racconta... (alcolicamente alterato?, in diretta) sul caso No-Tav, Val Susa:

«Quelli della Val Susa sono pieni di comodità, di telefonini, di televisioni!» (e di manganellate, aggiungo io, n.d.r.: 8 dicembre 2005, governo Berlusconi).

«E dov'è il confine tra la verità etica e ... e... e... e... e lo "strombazzamento"???»

Fonte: mio spezzone audio della trasmissione di cui sopra, che ho in archivio, integrale.bevi, mona

(E com'è andata in realtà...)
Chiaro segno della pasta di cui è fatto l'Uomo: si allarga e straparla (tanto per cambiare) di argomenti e sofferenze che NON CONOSCE e NON puo' CAPIRE.
In Val Susa si sta(va?) applicando lo stesso identico "modello" della Erto degli anni '50; col pretesto della "pubblica utilità" si va a stuprare e compromettere un popolo e tutta una valle per favorire gli appalti del lucro privato, favoriti in questa occasione da ministri imprenditori in conflitto d'interesse; e il tutto, grazie un governo di lunga frequentazione coi mafiosi - ministro Lunardi dixit, - dunque colluso.
Strano, e assolutamente indecente, che la lezione ertana del Vajont (il Comitato degli irriducibili citato sopra) non sia servita, al "geniale Artista" etic, ehm... etilico. La Val Susa 'ringrazia', annota (e mi telefonano).
Va da sè che dopo poco, due dei 3 figli ufficiali, attraverso il sito devono darsi da fare per mettere una pezza alla gaffe galattica: «No, no, è un equivoco! lui è SEMPRE STATO dalla parte dei valsusini...». Il comunicato (la pezza) sta ancora la': "Corona e' per la NO-TAV". Oh, a questo punto lo intuisce chiunque. Che ha bisogno di cure, intendo.
O che ne hanno bisogno i figli (lo "staff") per Lui...

Poche settimane dopo, alla fiera del Libro di Torino, verrà buttata in ridere col solito voltafaccia acrobatico, dal Fenomeno della Montagna. Fortuna volle che i valsusini avessero altre cose da fare, su in valle.

(Fonti: il forum del sito del lazzaroneneiboschi.it (Forum); dichiarazione beffarda 2002 dell'ex ministro dei trafori, sig. Pietro Lunardi)

Dilettanti allo sbaraglio. Così te la raccontano (con diletto):

«Chiacchierare con lui è sempre un piacere(A).
Uomo schietto e profondo, dice ciò che pensa, con linguaggio ricco e colorito(B).
Le citazioni sono il suo pane(C) (In un'altra intervista, il miserabile lascerà scritto che le menzogne sono il «pane» del mondo. E il suo «forno» ne è pieno, par di capire...., nota mia)
Ha una memoria formidabile(D)»

(Fonte: intervista sul Gazzettino)

(E com'è in realtà...)
A= Mah, dipende dai punti di vista, dall'argomento e dal tasso alcolemico in quel momento.
B= Si dimostra un ciarlatano, e il giornalista un folgorato disinformato, come spessissimo accade. E dove entrambi non sanno di cosa stanno parlando e perché (Vajont).
C= Le citazioni sono fumo negli occhi e aria che vola (sa solo quelle, ne ripassa un paio la sera prima dell'intervista). E non puoi contraddirlo, nemmeno lo stesso Borges potrebbe (ed è il trucco perfetto). Non sono quindi "il suo pane", sono piuttosto "palline di mollica che Egli tira nel tuo piatto" (e tu gonzo) invece di dargli del maleducato e mandarlo a quel paese come faresti con chiunque altro se lo permettesse, rimani estasiato ad aspettarne un'altra. Il suo attuale editore, quando scese in campo, disse: «l'elettore ha il cervello di un bambino undicenne, e nemmeno tanto sveglio». E aveva ragione. Corona ne è la dimostrazione pratica sul versante dei "lettori", grazie a marchette concordate come queste.
D= Io non direi proprio, viste le cazzate mostruose, le assolute assurdità (vedi No-Tav, crollo di Erto) e i falsi Storici (e anagrafici) che latra...

Fonte: stessa intervista, e molte altre. Troppe altre, ove il/la presunto 'giornalistà si dimostrano di una piaggeria e di un'ignoranza - dell'argomento - unica. D'altronde, da un'intervista di un dilettante CHE IGNORA, fatta ad un falso sopravvissuto dilettante, cosa mai puo' uscire?? Una magnifica marchetta con dentro frullato anche un Bruce Chatwin. Mancano solo Einstein e i sette nani, in questa palta.

E così te la racconta:

«Come dice il grande Mario Rigoni Stern, prima di giudicare una persona bisognerebbe mangiare assieme almeno cento chili di sale, vale a dire trecento polente».
(Fonte: stessa intervista)

(E com'è in realtà...)

... o settecento amatriciane, o zuppe di fave. O tredici prosciutti in offerta. (Diamo i numeri, come cogli "ertani" e coi camion...)
L'ennesimo «abarismo coronarico»: in realtà, trattasi della deformazione da osteria (ah, il personaggio!) di un proverbio scozzese che recita (vado a memoria): «Un vero amico, è colui che mangia assieme a te un chilo di sale», frullandolo colle "Cento(mila) gavette di ghiaccio" di Stern, ma stavolta ripiene (miracolo italiano?) di tranquilla e fumante 'polenta'. Ovviamente occorrerebbe chiedere conferma dell'aforisma a Rigoni Stern. Cosa alquanto improbabile, data la difficoltà di reperire e contattare l'impegnatissimo scrittore vicentino (e io ne so qualcosa).

«Ci sono in diga i "professionisti" del dolore. Ma non per lucro, sia chiaro. Per ottenere pietà»

(Fonte: interviste, comparsate televisive, i suoi libri Mondadori)bevi, mona

(E come va in realtà...)
L'unico "professionista del dolore" (pagato per farlo) che mi risulti, oltre al sindaco di Longarone, è un cialtrone che non va in diga (e che gli puo' fregare, a Lui, della diga?) ma in compenso s'infila in ogni altro posto ed occasione utile, straparlando e scippando spazi mediatici senza pagare tariffe pubblicitarie.
Ma non per ottenere pietà, sia chiaro; e che gli frega? Mica ci riempie i panini, colla pietà. Per lucro, per ottenere percentuali sulle vendite, spillando soldi ai gonzi come Vanna Marchi (o Bill Gates). E ci riesce pure.

(Vedi: interviste, comparsate televisive, i suoi libri Mondadori)

Un uomo semplice, sincero, tutto d'un pezzo. Che usa frasi colorite. Schiette.
Così spergiurava un "maestro di vita" (vedi foto a inizio pagina) il 21 Maggio 2006:

«Ho rinunciato a parecchie cose, perché io so cosa voglio. La notorietà rischia di non farti essere più te stesso. Certo fa gola, ti lusinga. Per un po' sono stato al gioco, poi ho capito che mi mancavano le mie cose, il mio mondo. Io ho dei ritmi che non vanno d'accordo con la notorietà: salotti e inviti non fanno per me. La mia giornata è fatta di corse, scalate, letture e scrittura.»
«Ma scelgo incontri pubblici limitati quando reputo che servano. Preferisco andare nei paesini del Veneto e del Friuli. Poi mi ritiro come una lumaca e torno ad essere un uomo normalissimo.»
(Fonte: stessa intervista, e molte altre. Troppe altre.)

(Qui sotto, come ando' in realtà meno di sei mesi dopo...)

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Ora, caro visitatore, guarda «i paesini del Veneto e del Friuli» in programma per Novembre, nella campagna promozionale, su TUTTA la LARGHEZZA della pagina, su "Il Corriere della Sera". Questo ritaglio è del 14 Novembre 2006. Lecito presumere, di solito il "Corriere" non fa parte dei miei acquisti, che ve ne siano state altre simili. E che ve ne saranno in futuro.
Morale della favola del cuculo padulo (quello che vola - come Lui - all'altezza del c..o): nel novembre 2006 ha centrato il sedere - oltre a quelli di centinaia di innocenti gonzi che lo ascoltano - anche di Antonio Franchini, Erri De Luca e Francesco Guccini. Uau!!
E' pur vero che ci vuole anche mira, ma in questo caso - come in moltissimi altri - occorre anche la fattiva collaborazione dei bersagli...
«Venghino, siore e siori, la «Leggenda» di Cacasenno continua....»

Così la racconta....

«Ho tre (3) figli»

«Sono timido, e sensibile. Educato, spontaneo, tranquillo.

Fonte: svariate interviste dettate a dei folgorati, per deliziare gli abbagliati lettori/acquirenti/cercatori di "manuali" provenienti da «Maestri di Vita».

(E com'è andata davvero)

No, che si sappia ne ha almeno*4 (quattro). Ma non sempre se ne ricorda. O gli conviene, boh. Si dimentica, preferibilmente, della primogenita.

* = Chissà mai che col tempo - che al contrario di Lui, è galantuomo - si ricordi magari anche di qualcos'altro... Ma gli "artisti", è noto, sono da secoli un po' sopra le righe, un po' distratti, un po' persi insomma. Sono - o meglio: vengono ritenuti - "cari agli déi". Al dio denaro, poi... particolarmente.
L'importante, è che ANCHE LORO tengano la lingua a freno, e le mani in tasca colle mogli, o compagne. La mamma della primogenita ne sapeva anche troppo, delle ire inconsulte del teppista/futuro "artista" ebbro. Sulla SUA, pelle viva, e infamata in pubblico: come dice un detto... "tale il padre (padre padrone, manesco, ignorante, fascistello), tale il figlio" (quello che oggi si dipinge «sensibile, educato, e timido»). Va detto che non era un caso isolato, tra i "machi" ertani del tempo.

Fonte: testimonianza della ragazza - oggi signora, e nonna - sulla cui spalla la poveretta (mancata a 20 anni, povera, di male incurabile) andava a consolarsi dopo le ripassate.
Quello che penso io non fa testo: Shakespeare invece accennava - alludendo all'essenza umana - a dei «vermi che strisciano tra la terra ed il cielo». Interpretatela come vi pare.

Così la racconta....

(A Cortina): «Basta con la retorica della montagna, considerato regno della gente per bene: se uno è imbecille, può essere il migliore alpinista, scalare tutte le vette del mondo, ma resta un imbecille».

Fonte: intervista.

Commento: parole sante! quando ha ragione, ha ragione su tutta la linea. E in questi casi non ho alcuna difficoltà a RICONOSCERGLIELO, sempre ammesso che sia autocritica.
Peccato solo (conoscendolo da anni) che con questa baggianata si riferisse con ogni probabilità al 'collegà altoatesino Reinhold Messner. (Che è più famoso, e va in TV e in pubblicità più di Lui)
Polemicuccia ricorrente, e di bassissima lega, in decine di passate occasioni/interviste/osterie.

Così la racconta un Gazzettino, 26 febbraio 2007 ....

Mauro Corona alla Bit di Milano: «Tutto molto bello, ma anche qui ci sono troppi confini». Il bicchiere di vino rosso in mano, la bandana in testa, scarponi ai piedi, l'artista friulano (scultore, scrittore, alpinista) Mauro Corona (nella foto) ha lasciato per un giorno la sua Erto, in provincia di Pordenone, nella valle del Vajont, per raggiungere alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, lo stand del Friuli Venezia Giulia. [snip...]
Schivo per scelta e per natura, 56 anni, Corona è stato una delle attrattive dell'ultima giornata della Borsa Internazionale del Turismo. Chi lo conosce è rimasto sorpreso di incontrarlo proprio alla Bit e in molti gli hanno chiesto l'autografo. [snip...]
La sua presenza alla Bit è stata organizzata in collaborazione con l'assessorato alle Attività produttive della Regione Friuli VG. Ma Corona, difficilmente gestibile, ha poi fatto quello che ha voluto. Preferendo quasi parlare con i visitatori, che con i giornalisti e le televisioni che volevano intervistarlo. Sempre con il bicchiere in mano, senza risparmiarsi con le sue espressioni schiette e colorite.

«Noi friulani siamo gente molto particolare - ha detto l'artista - [snip...]
Tra i molti colpiti dalla tragedia del Vajont (nel 1963 lui aveva 13 anni e ha perduto famigliari e amici), [snip...]
La tragedia ha comunque segnato la sua esistenza e lui ha collaborato anche a un film-documentario di denuncia. Non ama la mondanità, ma ha un grandissimo pubblico di affezionati fan in tutto il mondo. [snip...]

(Commento)

Un innocuo articolo amico fa danni devastanti (alla verità, alla Storia, e alle menti semplici) come la Tradizione nazional popolare Italiana insegna (Buzzati/Montanelli/Bocca) .

«Tra i molti colpiti dalla tragedia del Vajont (nel 1963 lui aveva 13 anni e ha perduto famigliari e amici), [snip...]»
Come già detto, il Nostro ci marcia. Quando un folgorato giornalista (e anonimo per giunta) gli attribuisce la perdita di famigliari in questi termini ambigui, MENTE. La suocera attuale sì, HA "perso familiari". Lui finora ha perso il padre, e un fratello (poveri) ma NON nel Vajont, molto ma molto DOPO. Che dire?
Quanto al resto della marchetta/doppietta, che leggerete qui (Turismo e Ambiente, pag.7) e poi qui (Turismo, pag.10), non vale nemmeno la pena di commentarla. Un solo particolare: per essere un tipo "Schivo per scelta e per natura" e che «Non ama la mondanità», il vostro Idolo non se la cava male, direi. Oh, sempre sotto i riflettori, e sulle rotative. Perfino in TV dalla Bignardi (e non solo).
Minchia: ma... e i «Professionisti del dolore»?? Ma è chiaro: sono "gli altri"!

Noto anche che il personaggio sputa quando gli gira, sui piatti ove mangia. In questa occasione si sente "Friulano"; in altra occasione, "non si sentiva assolutamente Friulano" (7 ottobre 2003, a D. De Donà), preferendo frequentare per questioni utilitarie e pratiche il Bellunese. E anche questo, è "Corona". Ipocrita e venduto. D'altra parte, talvolta lo ammette lui stesso, ma la butta sul ridere e nessuno "coglie", scambiandola per 'autoironia'.
E tutti (gli "abbagliati") a comprare.

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

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(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

(man mano che vedrò in giro altre perle di saggezza, ne darò conto qui attorno. Problemi? Zero.)

Così la racconta....

(E com'è andata davvero)

Così la racconta....

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