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Mauro Corona sparaballe

Io attribuisco il Premio Manzoni 2005 ai maschi di Casa Corona colla seguente motivazione «per la Coerenza dimostrata».

- il padre di Corona non era un gran modello (lo scrive Corona in vari libri e ce lo sottolinea qui).
Fascista, analfabeta, beone e violento.
Tanto da far fuggire la moglie, appena tornati a Erto (Corona Mauro è un IMMIGRATO, per Erto) essendo costretta a scegliere tra il sopravvivere o il morire di botte accanto ai figli.

- il figlio è un cialtrone da competizione (lo dice lui, provocatoriamente; lo SOTTOSCRIVO IO, completamente convinto dai FATTI, atti, parole opere e OMI$$IONI)

- il nipote (in conflitto d'interessi come suo padre) rischia di imitare la collaudata linea di famiglia (vedere più sotto) che annovera già due grandi ignoranti, due pezzi di niente... Nel suo caso, mi auguro di sbagliarmi. (Sulla Marianna, studentessa di Scienze della Comunicazione, non ho buoni presentimenti).

Buon proseguimento.


Da una intervista di Elena Commessatti, su "Il Messaggero Veneto", venerdì 19 Agosto 2005, pag. 9

«Mio padre è così»

Parla Matteo il figlio dell'artista-scalatore di Erto che prepara un nuovo romanzo.
«Mauro Corona: il mio è un papà esagerato, nel bene e nel male»
Lo scrittore: «Amo solo me stesso e i miei tre* figli»

[Mmm... in realtà però, ne avrebbe QUATTRO]
(... l'amore ...a "geometria variabile" ...)

Mauro Corona intervistaPORDENONE.
«Esagerato, e ho detto tutto. Nella generosità, nelle bevute, nelle opinioni. Nel bene e nel male. Poi lui si sveglia ogni giorno in un modo diverso», così Matteo Corona descrive suo padre.

Quasi a Erto, quasi notte. Viaggio fatto di fretta nella speranza che Mauro Corona non abbia cambiato idea. Aveva telefonato di prima mattina: «Ok per l'intervista. E se "la" moglie non parla, posso far finta di essere lei. Tanto, parla male di me». Poi aveva aggiunto «No, non mi ricordo di te. Come dici? Per dormire? Un letto si trova». Così, partenza difilato, prima che cambi idea.
Erto è proprio in cima: posta, pizzeria, bar. «Corona dov'è?» «Là». Il campanello non si trova. Dal vetro del suo studio emergono sculture e un cane che pare scolpito, ma è vivo e abbaia. Attesa. Ma gli uomini dei boschi saranno di parola?
Corona dopo un po' esce dalla pizzeria e ride. «Dai, vieni dentro. Ti presento mio figlio».

      Dunque lei è Matteo. Ma dov'è la mamma?

È in quel tavolo.

      Allora c'è. E non ci raggiunge?

La donna si alza e lascia la pizzeria subito dopo. E la domanda che la insegue: «Com'è suo marito?», vola via con lei. Rimangono solo i maschi Corona.

«Io, al mio babbo non dico che ci voglio assomigliare perché ho il mio carattere. Ma voglio assomigliargli nel fatto che è un sopravvissuto. E dovendo parlare di critiche, perché altrimenti le interviste a cosa servono... anche Borges diceva: "Bisogna mandare le disgrazie, affinché i poeti abbiano da raccontare"... posso dire che mio padre è, come si dice, apprensivo».

      Come, un uomo libero che vive nei boschi, apprensivo?

Lui ha il vanto di poter essere apprensivo perché ha il merito di essere un sopravvissuto. Più una fortuna che un merito.

      Sopravvissuto?

Ma ha letto i suoi libri? Ha visto che vita ha fatto? Una domanda così non dovrebbe farmela... E allora io preferisco uno che è sopravvissuto a uno che è vissuto ma che non ha fatto niente. Dunque, ben vengano i sopravvissuti che hanno qualcosa da insegnare e possono essere apprensivi. Questo suo «averne passate di tutti i colori» lo ha reso sempre in allarme su piccole cose. Tende a frenarmi anche se si tratta di un piccolo giro in autostrada. Lo vedo come l'ultimo ostacolo alla mia indipendenza. Dovrei non ascoltarlo forse».

      Per sopravvivere lei, a suo padre. Lo segue nel lavoro?

Mauro Corona by Cossi

Corona ipoteticamente alle prese con un Mac come il suo, così se lo immagina il giovane disegnatore "figlio d'anima",
Paolo Cossi (2005)

«Poco. Lo aiuto a battere al computer. Lo fa più mia sorella Melissa. Lui non si è mai messo. Sa solo scrivere "Erto" perché i tasti "e, r, t" sono vicini, e la "o" non è lontana. Poi ha delle dita che prendono tre tasti. Non ce la fa, specialmente... con i portatili!

      Papà condivide le sue idee, a esempio a tavola?

Quando scrive lo vediamo poco. Sta nella sua tana. Anche se a tavola è lui che ci fa da mangiare quando mamma lavora in Comune. È il genio dei soffritti, molto meglio di mia madre.

      Della serie che suo papà ha talento in tutto quello che fa?

Non esageriamo. Glielo auguro. Quel poco che fa lo fa bene.

      Peggior difetto?

Non ascolta per niente. Questo si lega all'essere sopravvissuto. Lui dice: me la sono cavata fino adesso. Chi era quello che diceva che il vero artista ha assoluta fiducia in se stesso e in quello che fa?

      Debole?

Per certi versi sì, ma l'uomo è sempre debole. Quali sono i tre vizi? Bacco, tabacco e Venere. Ecco, questi tre qua. Da giovane, specialmente la terza. Fumare ha smesso. Bacco rimane, ma ci convive... si convive anche con i tumori... anche con la perdita di qualcuno...

      Perché, che rapporto ha Mauro Corona con Bacco?

Alla fine è di estrema gioia... E' come dire: "mi piace andare a scalare ma non devo perché mi prendo le tendiniti. E chi se ne frega".

      Niente da recriminargli?

No, forse forse, quando da bambini preferiva a noi l'arrampicare, nel senso che ci metteva un po' in disparte. Ma come genitore non ha mancato in niente.

      Un aggettivo per lui?

Esagerato, e ho detto tutto. Nella generosità, nelle bevute, nelle opinioni. Nel bene e nel male. Poi lui si veglia ogni giorno in un modo diverso. C'è la parabola della settimana. Lunedì, livello morale sotto i piedi, poi recupero e giovedì venerdì bene, andiamo a scalare. Poi sabato e domenica disastrosi. Il durante lo riempie di euforia, il "post" gli fa dispiacere. Quindi è tutte le cose che fa, più questo aggettivo.

      Parlate di donne?

scheda CoronaCorona interviene: «Eh Madonna, glie ne ho anche trovate. Glie ne ho prestato qualcuna...».

Il figlio: «Non è vero».

      Suo papà è bugiardo?

A volte.

Corona: «La bugia è il pane del pianeta».

      Parliamo allora dei suoi genitori.

Se papà è rimasto in casa è per noi, per i figli. Papà e mamma sono amici in casa. Ognuno conduce vite rispettosamente separate però c'è dell'affetto. Corona: «Voglio bene solo a me stesso e ai miei figli. Se mi dicono che mio figlio ha bisogno di un cuore nuovo, gli do il mio. Ma per una donna non do neanche le stringhe delle scarpe».

      È la madre dei suoi tre figli. Mi convinca della bontà del ragionamento.

Corona: «Sono misogino».

      Non mi basta.

Corona: «Sento la forza superiore della donna, il suo magnetismo. Gli uomini Corona hanno sempre ceduto. Voi siete più forti, allora io mi allontano. Se mi vuoi, io arrivo a metà strada. Poi io mi giro di qua e tu di là come i duellanti e ce andiamo. Perché son andato d'accordo con mia moglie per ventisette anni? Ci siamo ignorati».

      Quindi nessuna gelosia.

Corona: «Siamo qua quattro giorni in questa vita e io mi devo rosicchiare il cervello per essere geloso? La gente confonde l'amore vero con la dipendenza e il bisogno d'affetto. Il vero amore è non chiedere. Alla fine ho amato più io che ho fatto il lazzarone, che chi finge d'amare e invece ha solo bisogno di appigli. La forma di onestà è il non chiedere.»

      Matteo, qual è il valore più alto per suo papà?

L'attaccamento ai figli. Non ci calpesterebbe mai. E senza di lui, nessuno di noi tre potrebbe studiare all'università.

      Mauro, le donne sono più intelligenti?

Corona: «No, sono più forti. L'intelligenza è una cosa un po' astratta. Come il sapore del caffè, diceva Borges. Però siccome sono preposte alla maternità, sono dei contenitori e hanno una forza immensa. Noi siamo i fuchi fecondatori. Gente che vale zero. La donna è la tigre, l'ho capito fin da piccolo. Non è che non mi piacciano le donne, ma le tengo a fisarmonica, un po' qua e un po' là».

      Mauro, che ricordi ha della sua famiglia?

Corona: «Un disastro, solo violenza e botte. Solo rissa, urla, ubriachi che cadevano. Io non ricordo un minuto di serenità e di dolcezza. Scrivilo pure a lettere di bronzo».

      L'ha reso più forte o più debole?

Corona: «Più forte, ma con il cuore d'acciaio. Questo è il dramma. Mi ha reso forte che non sono morto, ma mi ha reso insensibile a tutto, tranne all'affetto per i figli. Non credo di essermi mai innamorato. Io sono rimasto quel bambino dentro il guscio di ferro per proteggersi da questa famiglia disperata. Sono ancora lì dentro. Eh, siamo figli di quello che ci è accaduto, non solo di papà e mamma. È per questo che ho cercato di rendere ai miei figli la vita un po' più liscia. Ma non li vizio, una cosa se la guadagnano».

      Matteo, è d'accordo?

Siamo cresciuti con l'essenziale. Un pasto al giorno e un litro di vino, papà lo ricorda sempre. E tanto tempo libero.

      La paura più grande per papà?

Che ci succeda qualcosa.

Corona: «È vigliaccheria. Temo la perdita di un figlio perché starei male io. Puro egoismo. Non ho più forza per sopportare altro dolore».


corona_Titolo.gif

(intervista di Elena Commessatti, su "Il Messaggero Veneto", venerdì 19 Agosto 2005, pag. 9)


Il commento, di Tiziano Dal Farra.

Sopravvissuto? ...tua sorella!

AGGIORNAMENTO, 2012!!!
Tranquilli. Non sono CAMBIATI.

. . . "FU COME L'ENNESIMA SPARATA DI UN PARACULO" . . .

corona?NoGrazie

Al Matteo: "Suo papà è bugiardo?"
Corona (figlio): "A volte".
Corona (padre): «La bugia è il pane del pianeta».
... ma anche il SALAME! (nota mia)
Ogni riferimento ai 'lettori ignari' dell'Arti$ta è da risolversi tra LORO

MauroCorona_truffatoreSpagnoli


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SCORIA. Della Storia

videoVajont CIALTRONE

Spezzone video di un'intervista dove il "Llamazares dei boschi" (di telecamere) e delle foreste (di microfoni)
ti indica da cosa derivano le sue serate promozionali.
Tiziano
Scopriamone il perchè, QUI, e (anche) QUI.

E QUI: INFORMAZIONE AL CONSUMATORE di TRASH....

coronaVendutoemiserabile
(ritaglio di articolo locale, 2006)

... e fa, Matteo Corona:

«Ma ha letto i suoi libri? Ha visto che vita ha fatto? Una domanda così non dovrebbe farmela... E allora io preferisco uno che è sopravvissuto a uno che è vissuto ma che non ha fatto niente. Dunque, ben vengano i sopravvissuti che hanno qualcosa da insegnare e possono essere apprensivi».
Bene. Mi piace questo «rispetto» giovanile e apparente per i Sopravvissuti: proprio quello che il padre nemmeno sa cosa significhi. Probabilmente, l'apprensione del Fenomeno deriva SEMMAI dal timore di non ricordarsi le balle sgangherate sparate nell'intervista precedente.
Nel merito: a livello di FINTO sopravvissuto, il libro "Aspro e dolce", finito di stampare nel settembre 2004 e edito da Mondadori giusto in tempo per gli acquisti del Natale ci puo' venire in aiuto a pagina 146:

[un finanziere] «Come la mettiamo per ieri sera? - esordì quello che mi stava di fronte - lo sa che ce n'è per finire a Peschiera un paio d'anni?»

[Corona sotto naja, ventenne] Non sapevo cosa rispondere e abbassai la testa.
Quando il mento toccò il petto, ebbi la fulminazione.
«Vi prego di perdonarmi - mormorai - sto attraversando un momento difficile. Sono rimasto solo. Ho perso tutti i familiari nel disastro del Vajont. E come risarcimento, lo Stato mi ha costretto a fare la 'naja'. Ce l'ho con il mondo, quando bevo un bicchiere perdo la testa e il rancore viene a galla. Di ieri sera ricordo poco, ma vi prego di perdonarmi, d'ora in poi righerò diritto. Datemi questa possibilità.»
I due, visibilmente toccati, si guardarono in faccia, poi mi fissarono.
Sostenni gli sguardi con aria contrita ma ferma. Alla fine uno disse: «Resti qui a pranzo con noi». «Volentieri» risposi con una vocina da pia donna. Avrei fatto i salti di gioia sui tavoli. Mentre mangiavo un boccone, raccontai vagamente ai due ufficiali la storia del Vajont e della mia vita di orfano, badando a non scendere nei particolari quando chiedevano dettagli sui miei cari travolti dall'onda (il trucco silenzioso che fa tuttora in TV dalle bignarde, e nelle serate promozionali, e ai vari "Cortina InConTra").
Fingevo un dolore ancora acuto nonostante fossero passati sette anni dalla disgrazia.
I due non osarono insistere. Alla fine mi congedarono con queste parole: «Vada, e cerchi di non bere più. Faccia il bravo, la vita deve andare avanti». In due giorni avevo rischiato due processi.

A distanza di trentaquattro anni ancora mi vergogno di quella scusa, campata a puro scopo di salvarmi il sedere. Avevo ignobilmente usato la catastrofe del Vajont per togliermi dai guai. Oggi più che mai sento il dovere di porgere le scuse a coloro che i morti li hanno avuti sul serio (ma "naturalmente" non lo ha mai fatto, n. d. scrivente. Anzi, ha rincarato in piu' occasioni e ogni volta che ha potuto la dose di ignominie. Non ne perde una).
I miei genitori ringraziando Dio sono ancora vivi, godono di ottima salute e onorano Bacco e tabacco ogni giorno. Venere non più. [...]


Dice una nota pubblicità TV della birra friulana: "viva la sincerità". Bene, «santo $ubito».
E allora la domanda sorge spontanea: ma ... Matteo Corona, se li è mai letti, i libri di suo padre?
Io sì. Tutti, e fino a "Aspro e dolce" che mi ha stomacato. E se è per questo, mi è capitato di leggere anche altre cazzate paragonabili da parte di altri "sopravvissuti" figurativi quanto falliti.
Sono evidentemente QUESTE, le "lezioni del Vajont". Grazie mille, "papà affetto da vigliaccheria congenita".
E voi onoratelo, figli. Potete andarne davvero FIERI.

Tiziano Dal Farra, (al tempo di questa pagina, in -->) Udine.

ALTRO sconosciuto materiale sul "Vajont", cliccando QUI, o nei links SOTTOSTANTI - Copiosi materiali sul "Vajont", ma raccolti da SOPRAVVISSUTI VERI epperò criticati dall'unico «Vero Profe$$ioni$ta Fa$ullo del Dolore», cliccando QUI.


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Un tempo, leggevi queste cose e ti trovavi su www.vajont.org.
Poi sbucarono - e vennero avanti - i delinquenti, naturalmente quelli istituzionali ....


Ai navigatori. Sono tutte pagine "work-in-progress" - e puo' essere che qualche link a volte non risulti efficiente, soprattutto quelli obsoleti che puntano (puntavano) a dei siti web esterni.
Scusate, e eventualmente segnalatemelo indicandomi nella mail la pagina > riga > link fallace.

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(se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)

VOMITO, ERGO SUM. Nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: falso storico, fattuale, e IMMORALE da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE targato sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004 che da allora riproduce fedelmente in schema, come foste in un parco a tema di Rimini, il campo "B" di Auschwitz/Birkenau in miniatura. Ah, e i cippi sono di FALSO "marmo di CARRARA". E con questi $oggetti, come poteva essere diversamente? anche questa asserzione (oltreché un REATO) è un palese FALSO, autografato e *su carta intestata* dal Sindaco (ripeto, sottolineo, ribadisco) *delinquente*.
Tutto del "Vajont" (TUTTO, ogni risvolto COME SI VEDE in QUESTA PAGINA) è un rosario senza fine di DELINQUENZE e FALSITA'...

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