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il Cimiterofalso, Monumento Nazionale all'imbecillita' e alla mafia, e a De Cesero Pierluigi & Famiglia

Vajont?

L'Italia dimentica molto, ma in compenso legge molto poco ... E quel poco, 'male'.

Che dio ce la mandi buona - Menotti 2013 TizianoL'eccidio del Vajont è a tutti gli effetti una strage esemplare di mafia e di sottogoverno e, a buon diritto, può e DEVE essere considerata come la Madre/sunto di tutte le Vergogne Nazionali. L'Italia peggiore, quando si esprime al suo MEGLIO. Con gli anniversari gestiti e ipocritamente celebrati tuttoggi, a Longarone, dagli eredi politici della fu-DC fasciopositiva e quindi dallo stesso genere di mafia politico-affarista che generò, lucrò, nascose e poi depistò quel delitto (vedi cronologia 2004, e questo capitolo dell'unico vero libro oggi esistente sugli effetti del "dopoVajont" finora dato alle stampe, e indicato piu' sotto).

Come scrisse nella sua arringa l'avvocato di parte civile Ertana Sandro Canestrini al processo Vajont de L'Aquila (1969), «... È una storia di Sapienti che non sapevano, e di Ingegneri senza ingegno: sapevano tutto, e nient'altro». Tutto il resto, è solo Memoria di tragedia, bugie sgangherate di presunti scrittori e giornalisti d'accatto (a partire da Buzzati), scandali e mangiatoie di politicanti (Paniz, Brancher, De Cesero, per non far nomi)... con certo qualche insegnamento da trarre nel nostro vivere quotidiano.

Raggruppo qui un bel po' di documentazione e diversi testi relativi al Vajont. Tutti li ho letti, e tutti quelli che ho potuto, acquistati. E qui sotto, per mille motivi, non c'è nemmeno ancora tutto. Una quarantina di recensioni ragionate sui "libri Vajont" che ho incontrato/letto, le ho condivise via Anobii.com. Alcuni di questi documenti li ho recuperati dall'oblio degli scaffali e digitalizzati perchè diversamente sarebbero 'perduti', obsoleti, lontani o difficilmente raggiungibili per il singolo.

Come ho sentito di dover fare ad esempio, argomento Vajont per un momento a parte, anche per il «libro Bianco della Giustizia» (del gennaio 2006), autoprodotto e diffuso localmente in piccola serie dalla A.N. Magistrati del Friuli Venezia Giulia. Organo che ci segnala esplicitamente un altro tipo di "Vajont" annunciato. L'ennesimo "Vajont annunciato" di questa «valle ertana CONTEMPORANEA» che va dal Brennero a Lampedusa, passando per Ustica, Falcone e Borsellino, P2, G8 di Genova 2001, Thyssen-Krupp, i casi Aldrovandi e Cucchi, e il terremoto de L'Aquila/INGV: la «Patria del diritto, ma anche del rovescio», come annotava cinicamente Leo Longanesi negli anni '50 prefigurando le odierne cricche Bertolaso, i neoministri alla Brancher (e prima di lui, Previti) e lo sfasciume prospettico e fattuale di questo escremento di Paese corrotto, da sempre preda di vecchi puttanieri miliardari (oggi, in Euro e "stock options") e loro cortigiani.
E come dargli torto?

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CAPIRE (anche, e soprattutto!!) IL VAJONT:

L'anonima DC.
Trent'anni di scandali da Fiumicino al Quirinale

Anonima DC - Barrese/Caprara di Orazio Barrese e Massimo Caprara
Finestre sul '900 italiano: tra guerra fredda e anni di piombo - Anni '70 - Storia del crimine organizzato in Italia - Mafia dei colletti bianchi

 Dalla quarta di copertina:
«Forchettoni, vandali, corvi, avvoltoi» sono le etichette che la pubblicistica e la denuncia delle sinistre hanno affibbiato per oltre trent'anni, per tutto il corso della restaurazione capitalistica, ai responsabili dei maggiori scandali nazionali che venivano scoperti con le mani nel sacco. Gli autori di questo libro ricostruiscono l'occupazione del potere da parte della DC e i più gravi fenomeni degenerativi di lucro estorto e di corruzione che hanno coinvolto uomini e gruppi del partito dominante, centri economici pubblici e privati, banche e poteri dello Stato.
Una folla d'affaristi, profittatori, portaborse, guardaspalle e prestanomi di ministri, alti prelati, amministratori pubblici, generali e alti magistrati; un sottobosco di favori, protezioni, concessioni, benefìci indebiti occupano le pagine di questo libro con un crescendo che punta sempre più alto.
Dai primi scandali a ridosso degli anni Quaranta-Sessanta (monsignor Prettner che ricicla valuta attraverso i canali del Vaticano; il Giuffrè "banchiere di Dio", che incamera miliardi per le "opere di religione"; la grande casata dei conti Torlonia che s'impingua ulteriormente vendendo le "zolle d'oro" di Fiumicino), si arriva poi agli sfrontati profittatori di Stato (Trabucchi, il ministro delle banane e poi del tabacco messicano).

Vajont+GIOVANNILEONEMan mano, si sale ai "grandi elemosinieri", che dal torbido giro internazionale del petrolio gonfiano le tangenti per i partiti al governo (Valerio, Cazzaniga); si passa attraverso gli sportelli bancari dei santuari del capitale, custoditi da fiduciari di ferro della DC (Arcaini, Ventriglia); si tocca la complice "delinquescenza" dei boiardi di Stato (Cefis, Einaudi, Petrilli, Girotti, Di Cagno); si transita nelle ville dei "robbery barons", i baroni ladri delle commesse militari (i fratelli Lefébvre D'Ovidio, Crociani), per sfociare nel gran mare, agitato da correnti in lotta, degli uomini politici coinvolti, da Andreotti a Fanfani, Cossiga, Zaccagnini, Colombo, Rumor, Preti, Tanassi, Gui fino all'apoteosi oscena del presidente Leone.
Questo libro solleva qualche lembo dietro gli "omissis" imposti al testo del rapporto della commissione del Congresso Americano (la 'Commissione Pike') che ha indagato sui finanziamenti della CIA agli uomini politici e ai partiti di vari paesi compresa l'Italia, riaprendo in tal modo il dibattito sulle dirette responsabilità del più alto vertice istituzionale.

Feltrinelli Editore, 1977 - 293 pagine



IL VAJONT DOPO IL VAJONT - 1963/2000


QUESTO è l'ultimo sagace parto editoriale a scopo di rimozione e lucro da parte della mafia/cricca longaronese, a mezzo di ulteriori fondi pubblici sperperati in nome e per conto del "Vajont del cenacolo di Lor$ignori".
Clicca l'immagine per accedere ai materiali.
A seguire nel tempo, mie recensioni e analisi critiche e puntuali di ogni singolo saggio "prodotto" nello sforzo evacuante. In linea di massima, posso qui anticipare le mie impressioni: pena e sgomento - e qualche nota di schifo puro in due o tre dei saggi presenti - che assomigliano molto alle analoghe sensazioni prodotte all'epoca (2004), dalla lettura di quest'altro esemplare SCEMPIO culturale.
Colla differenza sostanziale che nel caso della fiaba [oscena] le responsabilità sono state più sporadiche e episodiche, e il contributo pubblico decisamente minore. Ma stesso 'filone', stesso imprinting (e target meno pedofilo).
In questo costoso mattone che certifica l'acquiescenza e l'asservimento di un docente, volume pure a tratti interessante, il "lavoro" [comunque sporco] è stato lungamente pianificato a tavolino, e ha coinvolto "scientemente" 14 rispettabili soggetti. Di cui la maggior parte io credo nemmeno si renda conto del vero fine cui è stato mirato il loro (singolo) lavoro.
Ma tant'è, per De Cesero & compagni di merende.

Detto questo, e comunque si veda/consideri questo tomo, io sono ASSOLUTAMENTE d'accordo con quanto ci afferma il *venduto* Prof. Reberschak quando ci sottolinea PRUDENTEMENTE che è:...

"(...) un primo tentativo, ci si misura con una realtà di conoscenze da approfondire, si fanno i conti con aspetti a volte poco noti. E come tutti gli avvii iniziali, il risultato non può essere che relativo, parziale, limitato. Ma è un inizio, una prima volta, e come tale va preso. Una prova. Con l'augurio che altri riprendano in mano i suggerimenti. (pag. 25)"
... e certamente non mancherò - da ricercatore, e testimone di questo e d'altro, e per questo imputato - di rimarcare e pubblicare qui appresso tutte le riscontrate manchevolezze, buchi informativi, piaggerie inaudite e persino errori marchiani e dunque inaccettabili! fatti da studiosi del suo calibro. E reati vari, attivi e passivi, di cui c'è qui menzione/traccia più o meno CONSAPEVOLE, e quindi a mio parere COMPLICE.

Per tutto questo ma non solo, personalmente ritengo il prezzo di copertina imposto* (39Euro39!) un doppio furto legalizzato, ovvero una DOPPIA TRUFFA agli italiani in genere e particolarmente ai contribuenti. Nella migliore delle ipotesi, il fattore prezzo costituisce il piu' efficace deterrente al suo acquisto da parte della "gente normale". Chiudendo il cerchio, e quindi concretando lo sperato "effetto rimozione".

Tiziano Dal Farra, giugno 2010.
...............................
(* = 'imposto' nel senso: ...da autentici impostori!)


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  • Le ANNOTAZIONI (dell'anno 2000) di Arzenton Carolina, moglie di Vincenzo Teza.
    Documento che pongo volentieri in cima a tutto il resto. Fino ad ora inedito al pubblico, secondo me descrive meglio di ogni altro cosa abbia rappresentato per i familiari delle vittime il «dopo-Vajont». E invece di digitalizzarlo in modalità testo, ho scelto di condividerlo per immagini, per preservarne la lancinante, originale evidenza.
    Questo breve manoscritto venne dato a Renzo Martinelli, il regista di "Vajont - La diga della vergogna" quando venne a Longarone prima di girare le scene per poter documentarsi. Io credo che il sottotitolo della pellicola ["La diga della Vergogna] debba molto a questo quaderno, di cui solo dopo un paio d'anni di ns. frequentazione Carolina - col pudore caratteristico delle persone oneste - mi ha messo a conoscenza. In seguito venne fatto leggere anche alla giornalista Lucia Vastano, presente con decine di colleghi alla conferenza stampa finale avvenuta dopo la proiezione del film, in anteprima assoluta, sulla diga del Vajont nel 2001 . E l'unica tra i colleghi giornalisti a ritornare tra questa gente, a Longarone, a conoscere i familiari delle vittime, a documentarsi e a scriverne.
    Le poche pagine di questo quaderno divennero insomma lo spunto iniziale dell'inchiesta di "Narcomafie" (giugno 2002), poi sfociata e sviluppatasi nel libro "Vajont - L'onda lunga: 40 anni di tragedia e scandali" presentato nella sua prima stesura a Longarone e a Belluno nell'ottobre del 2003. La prima tiratura si esaurì in pochi giorni.
    Questo quaderno lo metto in testa a tutta la "letteratura Ufficiale" scritta fino a prova contraria - da persone "esterne" a questa STRAGE di MAFIA. Giornalisti, storici, docenti e professionisti vari italiani e non, e a vario titolo interessati al tema. Il termine 'Vajont oggi si può sintetizzare nel concetto di *INACCETTABILITÀ*. Lo scritto di Carolina viene appunto dal DOLORE e dallo SCHIFO INESTINGUIBILE che da quel 9 ottobre solo ad ALCUNI tra Sopravvissuti e superstiti** permane nella CARNE.

    (** = N.B.: «Sopravvissuti» e «superstiti» NON è la stessa cosa. NON è un SINONIMO, e MENO CHE MAI a Longarone e nel Vajont. E chi *non capisce questo*, difficilmente può COGLIERE tutto il resto e inquadrare correttamente lo schifo del "dopo". Che insiste TUTTOGGI).

    A parere dello scrivente, tutto quanto il materiale che qui sotto segue (i testi, i documenti d'epoca), sarebbe opportuno leggerlo e CONTESTUALIZZARLO (data, autore/fonte) tenendo conto come in una sentenza permanente e definitiva di quanto descrive con amara immensa dignità la signora Arzenton.
    La dignità e consapevolezza di sè e della giustizia denegata, come parole ed atti testimoniano, e che MANCANO nei presunti «depositari» della Memoria «istituzionale» e nazionalpopolare. L'immagine che chiude il documento, altro non è che la dedica autografa della giornalista Vastano a Carolina, sulla loro copia del libro.

    Vincenzo e Carolina verranno DENUNCIATI CON PROVE e TESTIMONIANZE totalmente FALSE e costruite A TAVOLINO nel 2004 per asseriti «atti di vandalismo» all'interno del Cimitero di Fortogna - 26 Aprile 2006 è la data del processo mosso contro di loro dal cosiddetto 'primo cittadino'.
    Era un «atto dovuto», ha poi affermato al giudice il «Primo Custode della Memoria FASULLA» e DELINQUENTE. E il giudice in aula concludendo l'udienza ha espresso tutta la sua umana solidarietà ai coniugi Teza.

    Il documento che ora vedrete QUI non possiede titolo: potrete inventarvene uno voi, dopo letto. E sempre se lo vorrete, fatemelo per favore conoscere. Buona visione,
    Tiziano dal Farra.


    Per leggere le testimonianze di chi c'era, la pagina dedicata è questa.


    L'OPERA DEL CORPO NAZIONALE VV.FF. NELL'OCCASIONE DELLA SCIAGURA DEL VAJONT
    Clicca x ingrandire

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    Lo stemma e il motto del 101° Squadrone elicotteri SETAF (tratto dalla foto n. 67) inviato a partecipare e a supportare i soccorsi.
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    Il Sacrario originale, poi totalmente raso al suolo nel 2004 - tranne la cappella e la tomba/monumento del vescovo (morto vent'anni DOPO il Vajont) - dal Comune di Longarone, gestione della cricca De Cesero/De Lorenzi/Bratti.

    DOCUMENTI

  • commissioneInchiesta'64La Commissione parlamentare di inchiesta sul disastro del Vajont, istituita con la legge 22 maggio 1964, n. 370, ebbe il compito di accertare le cause della catastrofe e le responsabilità pubbliche e private ad esse inerenti, di esaminare la rispondenza della legislazione alla prassi amministrativa e alle esigenze di tutela della sicurezza collettiva, nonché l'idoneità delle misure preventivate e adottate a favore delle popolazioni colpite.
    La Commissione, composta da 15 senatori e 15 deputati, si costituì il 14 luglio 1964, ed era presieduta da un parlamentare, il senatore Leopoldo Rubinacci, scelto d'accordo tra i Presidenti dei due rami del Parlamento al di fuori dei 30 componenti. Entro quattro mesi dall'entrata in vigore della legge, doveva presentare una relazione sui risultati dell'inchiesta, non trascurando di formulare indicazioni di politica legislativa in tema di funzionamento della pubblica amministrazione nel settore delle opere idrauliche e di sistemazione idrogeologica del territorio nazionale.
    Allo scopo di assicurare la più adeguata operatività alle indagini, approfondendo le varie problematiche inerenti l'oggetto dell'inchiesta, la Commissione decise di formare quattro distinti Gruppi di lavoro.

    1. 0 VIGILI del FUOCO (1). «Longarone anno zero», di Felice Borsato, l'inviato speciale de «Il Giornale d'Italia» di Roma sui luoghi del sinistro.
      Scritto nel 1963 e in piccola tiratura, non rintracciabile se non in biblioteche. Io ne ho reperito una copia (in pessime condizioni) presso la biblioteca di Pordenone.
      Si puo' definirlo un articolo di giornale molto lungo, una sorta di dossier in cinque capitoli, piu' uno fotografico in appendice che ho dovuto omettere a causa della scarsa qualità fotografica delle fotocopie ottenute dalla biblioteca. Non è colpa dell'ente: le immagini del libro, scattate con i mezzi dell'epoca, erano già "povere" qualitativamente in origine. In ogni caso, una interessante testimonianza dedicata principalmente all'opera svolta dal Corpo dei Vigili del fuoco, dei soldati e dei civili. Che sul luogo del disastro, «hanno lavorato ininterrottamente, lottando con i badili, coi picconi, colle sole unghie contro la massa di fango». Longarone anno zero, in versione scaricabile PDF (208 kb) e in versione online.
    2. 0 VIGILI del FUOCO (2).
      Le copie dei rapporti ufficiali sull'operato del Corpo dei Vigili del Fuoco dal 9 ottobre al 23 dicembre 1963 raccolti in un numero speciale della rivista mensile 'ANTINCENDIO E PROTEZIONE CIVILE' del gennaio '64.
    3. 0 VIGILI del FUOCO (3).
      Tutte le immagini - parecchie inedite - di questo ultimo straordinario report.
    4. 0 VIGILI del FUOCO (4).
      Furono settanta giorni di operazioni, e di ricerca e recupero delle salme.
      Da ultimo, qui ricordati tutti i nomi del personale del Corpo dei Vigili del Fuoco impiegato nell'emergenza «Longarone».

  • 0 Il 'libro Bianco' presentato da parlamentari del PCI al presidente Segni il 13 ottobre 1963. (2,7 MB, PDF scaricabile).
    Ho anche digitalizzato l'appendice al suddetto "Libro bianco", che ho trovato in copia originale presso la biblioteca Joppi del Comune di Udine, altro ente pubblico che ringrazio.

  • 0 Ma ho recuperato anche il 'libro Nero', n. 13 del PCI, uscito nel dicembre 1963 con stralci e dati dei parlamentari del PCI. Qui in testo/foto HTML e ho anche digitalizzato in forma di immagini originali questo libretto, che ho acquistato ier l'altro via MareMagnum.com e che fa riferimento al "Libro Bianco" di cui sopra.
    [N.B.: - le cifre mostrate/descritte nel documento del dicembre 1963 risentono - ovviamente - delle imprecisioni dei dati ALLORA disponibili. Ad esempio, l'onda che 'scavalca la diga' fu alta oltre 250 metri. Qui si 'deduce' "100". E "2.500 vittime"]
  • 0 LA DIGA di CARTA, di Elisa Di Benedetto
    Qui in una mia recensione su www.Anobii.com.
    0
    Tesina 34 articoli di stampa ragionati e commentati dalla giovane Elisa Di Benedetto e pubblicati da Cica di Mogliano Veneto, parte a sua volta di una sua molto pi corposa tesi sulla vita di Tina Merlin che aspetto venga ritrovata...

    Interessante (per forza di cose, *limitata*) cernita e discussione dei più significativi articoli tematici offerti all'opinione pubblica e della evoluzione - cogli occhi dell'oggi, perlomeno i miei - della disinformazione pilotata da poteri locali (e centrali) a mezzo della stampa acritica. Ottundente mix alla base dei falsi miti della "imprevedibilità", "disastro naturale" et altre fesserie che nei giorni dell'ottobre '63 e negli anni del processo servirono a distrarre gli italiani dalle puntuali critiche delle sinistre - soprattutto nelle sedi parlamentari, vedi "Commissione d'inchiesta" qui attorno, vedi "Libro bianco sul Vajont" dell'allora PdCI - e 'prepararli' alle ignominiose sentenze (e *condanne*) che ne sarebbero sortite.
    In una parola, il lavorìo mediatico alla progressiva e *riuscita* rimozione a mezzo stampa. Mirabilmente esemplari in questo senso gli articoli di Dino Buzzati (mio paesano e vicino di casa, in Belluno) col suo lirico quanto lisergico "Natura crudele" sul Corriere della Sera, e "Nulla da fare e da dire tra fango e silenzio" di Giorgio Bocca su "Il Giorno", entrambi dell'11 ottobre 1963. Ma emerge qua e là anche il controcanto, privilegio di pochi.
    Sempre su "Il Giorno" del 12 ottobre, troviamo ad esempio l'articolo di Guido Nozzoli (ex partigiano come Bocca) che mentre l'elegante Buzzati verga le sue liriche lisergiche dalla poltrona dell'ufficio milanese, dalla distesa di fango e sassi di 'Longarone' scrive allarmato "La catastrofe anticipata da un esperimento" riferendosi - ma cautelativamente non citandole prima della verifica - alle prove segrete della SADE sul modello allestito anni prima nella sua centrale defilata di Nove (Vittorio Veneto) gestito dal Ghetti della Universita' di Padova, Istituto tuttora colluso/coinvolto dal Comune mafioso longaronese targato 'De Cesero Pierluigi'.
    Nozzoli peraltro anticipa di 24 ore ai suoi lettori la presentazione da parte dei parlamentari al Capo dello Stato Segni il "Libro bianco" colle puntuali accuse a SADE e organi di controllo"....
    Edizione fuori commercio, e di cui ho una copia. La FORTUNA, di averne una copia.

  • «VAJONT 9 ottobre 1963» (Opera Diocesana di Assistenza, Belluno, 1964).
    È l'elenco alfabetico dei deceduti e delle famiglie colpite. Questo libro, proposto per la ristampa in piccola serie (1.500 copie da donare ai discendenti e biblioteche) dal Comitato Sopravvissuti per le celebrazioni del 40° anniversario, non ebbe fortuna grazie agli sgambetti burocratici e ai plateali conflitti d'interesse del Sindaco mafioso di Longarone, il presunto "primo difensore della Memoria" e sfrattatore/maramaldo di Sopravvissuti. Libretto ora digitalizzato per immagini e quindi disponibile a tutti, e offerto *GRATIS*.
  • 0 Dal giornale "Il Secolo XX" (oggi "Il Secolo", organo di AN), ex organo di partito del M.S.I. di Giorgio Almirante, un interessante articolo/inchiesta dell'ottobre 1963. Al di là della prosa pittoresca ("jene rosse") tipica delle ideologie dell'epoca, il valore documentale di questo scritto è a mio avviso evidente. A fronte delle incredibili versioni date dal partito di maggioranza, all'interno del quale il crimine del Vajont trovò uomini, condizioni e (poi) coperture per svilupparsi e sgonfiare il processo, troviamo che agli estremi opposti dell'arco parlamentare i veri noccioli del problema venivano apertamente delineati e denunciati fin dai primi giorni con nomi e cognomi, seppure con finalità ideologiche antagoniste. Sappiamo oggi com'è andata a finire, nonostante tutto questo "impegno" parlamentare per la verità. Ed anzi, possiamo e DOBBIAMO prendere atto di come la tragedia del Vajont - dal punto di vista dei Sopravvissuti ed in genere dal quello delle persone oneste e consapevoli - NON SI SIA mai CONCLUSA.
    SI'... -->> POTEVANO SALVARLI TUTTI - da Il SECOLO XX, del 30 ottobre 1963


  • 0 DOCUMENTI - La storia della SADE:

    a) documento PDF (96 kb) dal 1905 - 1955

    - b) storia, dettagliata, dalla fondazione al 1929 (grazie, Blackout)



  • 0 Altro documento interessante.
    Il periodico EPOCA, in uno speciale dell'ottobre 1963: LA STORIA DI UNA NOTTE MALEDETTA
  • Il testo delle relazioni dei sindaci di Longarone, Erto e Casso, Castellavazzo sul tema: " LA CRISI DELLA GIUSTIZIA VISTA DALLA VALLE DEL VAJONT", dibattito pubblico tenuto il 10 gennaio 1970, in Belluno, nella giornata di commemorazione delle 2000 vittime indetta dal Comitato Unitario d'Appello per la Giustizia dopo la PRIMA sentenza del processo "Vajont".
    Ringrazio Erica e Mauro, che mi hanno donato il documento originale, scovato su una bancarella.
    Leggilo
  • Giulio Cesare Carloni, «Il Vajont trent'anni dopo» CLUEB edizioni, Bologna, 1995.
    Qui un estratto.

    La frana del Vaiont è stata uno degli eventi più tragici del secondo dopoguerra in Italia. Prevedibile e prevista in quasi tutti i suoi aspetti, ancora oggi, a distanza di oltre trent'anni, viene ricordata per le immani conseguenze che colpirono le popolazioni di Longarone e della valle del Piave vittime di una speculazione selvaggia del loro territorio. Ricordare quegli avvenimenti attraverso la cronaca dell'esperienza vissuta da un giovane geologo costituisce una memoria storica per condurre le nuove generazioni sulle tracce di ciò che è stato. Questo pamphlet vuole essere anche un motivo di riflessione per tutti coloro che, confidando nelle proprie capacità tecniche e di controllo della natura, ignorano o fingono di conoscerne i molteplici aspetti evolutivi, assai spesso condizionati dalla presenza dell'Uomo.

    il 'libro Nero', n. 13 del PCIGiulio Cesare Carloni, nato a Cingoli (Mc) nel 1935, è professore ordinario di Geologia applicata per la laurea in Ingegneria dell'Ambiente e del Territorio presso l'Università di Bologna. Ha compiuto ricerche geologiche nell'Appennino Centrale, in Sardegna, in Calabria e in Carnia (Friuli).
    In particolare ha rilevato la frana del Vaiont e si occupa di problema pratici di Geologia Ambientale. Attualmente (1995) coordina la Commissione Erasmus-Tempus dell'Ateneo di Bologna ed è membro del Consiglio di Amministrazione dell'Azienda Comunale per il Diritto allo Studio Universitario.

  • La cosiddetta "legge Vajont", (vers. scaricabile, PDF, 1,3 MB) del 26 ottobre 1963.
    Una buona legge nelle intenzioni, poi malissimo applicata e se ne vedono gli effetti. Probabilmente la causa del detto «fatta la legge, trovato l'inganno», e che finanziamo (paghiamo) tutti tuttora.
    Gli unici veri esclusi dai benefici di legge e provvidenze, come le evidenze dimostreranno e ci MOSTRANO, sono proprio i Sopravvissuti. Quelli che sarebbero dovuti essere - teoricamente! - i "destinatari primi" del suddetto provvedimento. Approfondimenti sul tema: [leggi QUI], [e QUI].
  • «Una arringa per Longarone», di Odoardo Ascari, 1973.
    L'avvocato Ascari fu uno degli avvocati di parte civile nel processo e per i suoi meriti umani e professionali ottenne in seguito la cittadinanza onoraria (dagli ipocriti amministratori) di Longarone.
    Estremamente interessante e tratti allucinante, come quando (ed è solo un esempio) gli avvocati della difesa degli imputati ENEL/SADE inquadrano i danni del Comune di Longarone come un "danno da mancato introito delle tasse" - per le casse comunali - a causa dei cittadini/contribuenti deceduti.
    Quindi, non un massacro doloso e da perseguirsi in quanto tale, ma un danno monetario astratto e contabile da dover in qualche modo ripianare con una multa. Mio commento. Da leggere nella versione online e versione scaricabile.
  • Claudio Datei: Vajont. La storia idraulica online.

    0Fa parte della letteratura "ex post" della strage mafiosa, e a cura - udite udite! - di uno dei Tecnici del Sistema.
    Ringrazio "Phante" di www.progettodighe.it per avermi gentilmente passato per conoscenza questa copia, già egregiamente digitalizzata. Che oggi permette a me di individuare - come già in altre opere derivate e prodotti similari di docenti e cattedratici italiani - la "versione della Cosca", ossia l'apologia tecnica e "letteraria" A FAVORE di una potente ASSOCIAZIONE a DELINQUERE. Datei focalizza il libro all'elegia di un indubbio capolavoro ingegneristico, raccontando dal SUO legittimo punto di vista privilegiato, evidentemente scevro da considerazioni etiche e/o morali, la genesi e la tecnica della macchina e le mosse (e limitatamente a quello che LUI ne sa/dice di sapere) dello staff dei colleghi della SADE.
    Se da un punto di vista documentale (ovvero tecnico) il libro risulta essere indubbiamente interessante, secondo me lo è molto di più sotto il profilo criminale. Nel senso che qui e là il povero Datei ammette/descrive/illustra candidamente autentici reati e/o favoreggiamenti, e omertà... che non vengono menzionati o che vengono NEGATI negli interrogatori ai tempi del processo. Fantastico.
    Illuminando in tal modo sia la perfetta MALAFEDE e connivenza del mondo accademico di allora (e di oggi, se tanto mi dà tanto vedi il caso INGV/terremoto de L'Aquila 2009), sia la tendenza della "cosca/Casta Tecnica" italiota a autocelebrarsi e autoriprodursi purchessia. E persino a omettere coerentemente - alla data di stampa di questo libro - atti, reati e/o accadimenti di pubblico dominio già emersi da Storia e atti processuali: effetto (mafioso) di RIMOZIONE.
    Tutte cose che a un lettore superficiale e ignaro sfuggono certamente, ma che a un attento lettore "globale" dei carteggi Vajont di questa pagina producono in QUEI PRECISI PUNTI l'effetto dirompente dello stridìo improvviso di un gesso su una lavagna.
    Tocca quindi ringraziare C. Datei SUO malgrado, per aver steso una efficace quanto involontaria CONFESSIONE SPONTANEA a posteriori. E tornano alla mente le parole di fuoco dell'arringa Canestrini, nel passaggio in cui descrive questa risma di ASCARI: "Sapienti che non sapevano (ed è il suo caso) e ingegneri senza ingegno (ed è il suo caso). Sapevano tutto, e nient'altro (idem)". Perfetta epigrafe della conventicola dei Datei, Ghetti, Ardito Desio (altro illustre mentitore nel postVajont), del penoso Semenza Edoardo & compagnia cantante.
    Scarica il *QUINDI* pregevole ...PDF mafioso (che il tuo dio ti benedica, o Datei...)

  • [ 0  In INGLESE: «Kinematics and Discontinuous Deformation Analysis of Landslide Movement», (Rio de Janeiro, Nov. 10-14th, 1997) di Nicholas Sitar (Department of Civil and Environmental Engineering - University of California, Berkeley, USA) e Mary M. MacLaughlin (Department of Geological Engineering, Montana Tech, Butte, Montana, USA).
    Scarica il documento pdf, 256 Kb.

  • [ 0  In INGLESE: «PRELIMINARY PAPER #50 - THE VAJONT DAM OVERFLOW: A CASE STUDY OF EXTRA-COMMUNITY RESPONSES IN MASSIVE DISASTERS», by E. L. Quarantelli, 1978, University of Delaware - Disaster Research Center.
    Scarica il documento pdf, 2,2 Mb.

  • [ 0 «Landslides and Environmental Change» - Christopher Kilburn, 27/03/2001.
    Download the PDF document, 753 Kb. ]0

  • [ 0 «History of the 1963 Vaiont slide: the importance of geological factors»; Edoardo Semenza, colla collega Monica Ghirotti, descrive la frana. (In lingua inglese, 688 kb, scaricabile) ]

  • [ 0 Giornale di Geologia Applicata 1 (2005) « The 1963 Vaiont Landslide »
    by Rinaldo Genevois, and Monica Ghirotti, a PDF document, (4,5 MB) ]

  • 0 Tesi di laurea, 2003, Sociologia. "La Memoria del Vajont".
    Magnifica tesi di Claudio Leoni di Sannazzaro de' Burgundi, Pavia, datata 2004: 340 kb in versione scaricabile PDF aggiornata e affinata. Versione in cartella HTML zippata scaricabile, 716 kb (secondo me, il miglior compromesso).
    Qui per leggerla nella versione online a capitoli (visione + rapida).
    Qui il file per l'eventuale stampa dal web, monoblocco: questa per qualcuno ci mettera' un po', prima di comparire tutta a schermo.
    Encomiabile: fino all'anno precedente a questo impegno, Claudio NON conosceva nemmeno di striscio il "Vajont". Dunque un'ottima e per molti versi straordinaria opera, e poi donataci dall'autore che io per primo ringrazio.
    Un vero peccato secondo me che Claudio non sia arrivato in tempo per partecipare al Concorso del Quarantennale.
    In questa ipotesi, a mio giudizio avrebbe strameritato un riconoscimento concreto che la potesse trasformare in libro vero. Molto più meritorio ed interessante di diverse 'patacche' e assolute porcherie che furono invece proposte e premiate nell'occasione (vedi il penoso "ABC", più sotto), ma tant'è, a Longarone. E occorre farsene una ragione.
    Naturalmente la laurea in Sociologia è stata ottenuta a pieni voti coi vivi complimenti dei suoi esaminatori nonché di parecchi lettori via mail per questo suo 'file'. Questo lo posso assicurare io.

  • UN ALTRO DONO MOLTO APPREZZATO: ricevo una tesina «tecnica» di GEOLOGIA del 2002 da Enrica Frare, studentessa di Valdobbiadene (TV) laureata in scienze Biologiche, e che al momento in cui scrivo sta facendosi la Laurea specialistica in Genomica Funzionale.
    Grazie quindi ad Enrica; e grazie anche alla sua amica Nadia Re - incontrata dal sottoscritto alla Biblioteca Scientifica di Trieste - che venendo a sapere delle mie ricerche, si è ricordata della tesina e ci ha messi in contatto: Vajont, 9 ottobre 1963
    Puoi scaricare il documento nei formati: [1) PDF Acrobat, 940k] oppure [2) HTML zippato, 900k]
  • LA FRANA DEL VAJONT. ORIGINI E CONSEGUENZE DI UN DISASTRO ANNUNCIATO
    - L'ultima tesi in dono: da Giulia Locatelli [2015], che ringrazio!! LA FRANA DEL VAJONT


  • Altra 'tesina', di Manlio Casagrande.
    Facoltà: Teorie e Tecniche del Linguaggio Giornalistico. In questo lavoro, l'autore vuole
    "analizzare come alcuni quotidiani abbiano coperto il tragico evento della frana sul bacino artificiale del Vajont; come abbiano trattato l'argomento nei giorni appena successivi alla sciagura e quanto spazio abbiano dato alle proteste della popolazione locale prima che questo episodio si verificasse. Nonché i risvolti politici, l'influenza delle proprietà di alcuni giornali, lo scontro ideologico tra comunisti e «il resto del mondo», l'utilizzo di un linguaggio spesso condizionante, soprattutto per un lettore sprovveduto".
    (vedi il caso umano dello scrittore analfabeta ertano, e dei suoi gargarismi per lettori talebani fallocefali)
    > Vajont, 9/10/'63: versione PDF (consigliato) - Versione HTML
  • 0 La miserabile transazione dell'Enel, altra geniale trovata del "fine giurista" Giovanni Leone, a capo del collegio di difesa degli imputati nel Processo Vajont. Manovra descritta nel libro "La notte del Vajont", edito a cura della CGIL di Belluno, presso la quale puo' essere richiesto.
    L'Onorevole Leone, tre mesi prima di riprendere servizio in avvocatura, era stato come presidente del consiglio dei Ministri a promettere "Giustizia" sulla pietraia di Longarone.
  • IlGrandeVajontRecensione - commento: Mario Passi, Vajont senza fine
    (In libreria, caldamente consigliato l'acquisto a chi vuole capire davvero il "Vajont" e il "dopo").
    Edit. Baldini Castoldi Dalai, pagine 174, Euro 13,40. Collana: I saggi ISBN: 8884904420.
    "Pochi istanti, e duemila persone morirono in una guerra che non seppero di avere combattuto", così si conclude questo "Vajont senza fine", di Mario Passi per il quale Marco Paolini, il cantore teatrale del Vajont, ha scritto delle singolari "istruzioni per l'uso".
    A quarant'anni di distanza, un testimone che l'ha vissuta come giornalista e collega di Tina Merlin torna a raccontare quella storia, densa di ricordi e di personaggi, che continua a proiettare la sua ombra sulla società italiana. La storia di un'esclusione di intere popolazioni da scelte che mettevano in gioco la loro vita. La costruzione di una diga, un bacino idroelettrico, una frana gigantesca che si apre sul fianco della montagna, e la decisione di correre un rischio calcolato, di andare avanti comunque: fino al disastro del 9 ottobre 1963.
  • VAJONT, STAVA, AGENT ORANGE - IL COSTO DI SCELTE IRRESPONSABILI», saggio di Nicola Walter Palmieri(1997). Estremamente interessante, sotto il profilo giuridico. E non solo.
  • Recensione - commento: Tina Merlin, Sulla pelle viva
    (Consigliato l'acquisto a chi vuole capire davvero il "Vajont").
  • Recensione - commento: Sandro Canestrini, Vajont, genocidio di poveri
    (Anche di questo consiglio l'acquisto a chi vuole capire davvero).
  • 0 SEGNALAZIONE 1:
    "Il Grande Vajont", di Maurizio Reberschak. (www.cierrenet.it). 584 pagine, in libreria.
    Tecnico, asettico, completo, preciso, lettura impegnativa ma certo appagante (per me, almeno). Destinazione: addetti ai lavori, appassionati del Vajont. La "Bibbia" documentale. Contiene - a un certo punto - una contraddizione grossa come la diga, e interessante anche per i magistrati. Ma di questo particolare avro' occasione di scrivere in futuro.
  • SEGNALAZIONE, 2:
    Tina Merlin, postumo, «La rabbia e la speranza», ed. CIERRE Verona (www.cierrenet.it).
    264 pagine, Euro 12,50 (in libreria, caldamente consigliato l'acquisto a chi vuole approfondire davvero il "Vajont").
  • SEGNALAZIONE, 3: SAGGI STORICI.
    LA VERITÀ FA PIU' PAURA DELLA FRANA DI UNA MONTAGNA.
    TINA MERLIN, PARTIGIANA, GIORNALISTA, SCRITTRICE
    , Ed. EDICICLO, 2005. Pagine 250.
    Collana: materiali e strumenti, 2005.
    ISBN: 8889100222.
    Con contributi di Cesco Chinello, Renata Cibin, Neno Coldagelli, Francesco D'Alberto, Elisa Di Benedetto, Renzo Franzin, Mario Isnenghi, Adriana Lotto, Delia Murer, Maria Teresa Sega, Ferruccio Vendramini, Lalla Trupia.
    Il volume raccoglie gli atti di un convegno dell'Istituto veneziano per la Storia della Resistenza e della società contemporanea e dedicato a Tina Merlin nel 2003 a quarant'anni dal Vajont, con l'intento di tracciare di questa donna un ritratto a più dimensioni, attraverso le testimonianze di chi l'aveva conosciuta da vicino.
    Si forma così il quadro di una personalità complessa, una donna che si dedicò non solo ai fatti del Vajont, della sua terra violata, ma anche alle lotte operaie dell'«autunno caldo» e alle condizioni delle lavoratrici. Tina Merlin fu partigiana, militante politica comunista, e in seguito voce critica della memoria resistenziale, contro omissioni e distorcimenti, resistente sempre; giornalista e infine narratrice, che ci ha donato alcuni tra i più bei racconti della dimensione femminile nella guerra di liberazione.
  • Valeria Saturno saggio 2010"Io non posso". Bel saggio "nato dal basso" (2009/2010) e frutto dello sbalordimento e dell'indignazione di una giovane italiana che scopre casualmente la più grande strage di mafia di questo BALORDO Paese.
    Un grazie a Valeria Saturno e a tutti coloro che anche grazie a lei e come lei danno ancora SPERANZA in un domani più consapevole e MATURO. Clicca sull'immagine a lato per saperne di più.
  • Carlo Semenza (articolo).
    La Diga del Vajont. Un articolo scritto 'a quattro mani' a firma degli ingegneri Semenza Carlo e Ruol Mario, e tratto dalla rivista "Il Noncello" (che oggi è divenuta "La Panàrie"). Dell'estate 1960, illustra l'idea che ne avevano, in finale di costruzione, gli artefici del 'manufatto'. Al momento di mandarlo in stampa, era stata nel frattempo ultimata la diga.
  • 0 «Gli scritti di Carlo Semenza», (libro). Una antologia del 1962 edita dalla SADE e curata da Vincenzo Ferniani, il 'maestro' dell'Ingegnere Semenza a cui questo "tributo" postumo è dedicato. Il casuale e fortuito ritrovamento nei sotterranei della Università di Trieste di una copia ancora intonsa di quest'opera in tiratura limitata me la rende d'indubbio interesse anche per via di numerose e interessanti foto e schemi.
  • Il capitolo della RICOSTRUZIONE
    Il rapporto tecnico analitico sul quale il gruppo coordinato dall'architetto Samonà si basò per le direttrici d'intervento (poi stravolte o semplicemente ignorate dalle varie amministrazioni locali). Quello in esame riguarda esclusivamente la parte bellunese. Ho omesso le tediose pagine di tabelle numeriche (le crude cifre) per comodità, per lasciare lo spazio al ragionamento dei 'tecnici'.
    La parte 'friulanà del progetto Samonà è corposa il doppio e me la lavorerò magari in un secondo tempo.
  • Poeti (1).
    «Marcinelle/Vajont/Chernobyl», [Friulano (l'originale)].
    Si tratta di un'ode del poeta dialettale friulano Leonardo Zannier.
    [In italiano] [Francese] [NOTE, bibliografia] [Dello Zannier, vedi anche: "Ai Cramârs"]
  • Poeti (2).
    «Ai morti del Vajont» - componimento amaramente sardonico di Marcello Pirro (1963).
  • 0Poeti (3).
    «VAJONT» - Raccolta di pagine amare e appassionate di Pittarello Bruno.
    Con presentazione di Toni Sirena e commento di Bridda Dino
  • 0 Il verbale del veemente intervento al Parlamento del deputato PCI Mario Lizzero in data 15 ottobre 1963. Poi, la parte fasciopositiva delle Camere - degnamente rappresentata dall'Avv. Sen. Giovanni Leone (giusto per non far nomi) - fece naturalmente la sua parte, eil resto.
  • 0 LE OMBRE di ERTO e CASSO, di Armando Gervasoni.
    Un libro esplicitamente impietoso. Comunque sia, un documento decisamente ricco d'informazioni. Il taglio dato a questo racconto, dal legittimo punto di vista dei Sopravvissuti è giudicato molto discutibile. Mi associo e condivido, in linea generale. Poco prima di morire precocemente a 35 anni (forse proprio nelle more di questo, per aver detto l'indicibile nero su bianco? n. mia) il Gervasoni aggiornò, corresse e ne arricchì il testo pubblicandolo presso l'editore Bramante (nella foto a lato) col titolo pericoloso per LUI e il popolo bue "Vajont: le responsabilità dei manager", prefatto dal Giudice istruttore Mario Fabbri e recentemente rintracciato ed acquistato (intonso, nuovo!) via MareMagnum.com che RINGRAZIO!!.
    Amen.
  • VAJONT contemporanei.
    Mentre il network di cricche oggi al governo della "Valle Ertana" che va dal Brennero a Lampedusa, passando per L'Aquila et altre tragedie, demolendo strutture statali e il tessuto stesso della società civile cercandosi impunità e immunità, delegittimando la parte SANA della Magistratura, ecco qua un "report" che illustra confutandole le PUTTANATE che quotidianamente ci vengono propinate dal "Sistema" berlusconi.
    SCARICA la "Verità dell'Europa sui magistrati italiani" (800 kb), fonte: Commissione europea per l'efficacia della giustizia, 2008.
    E raffronta coi "legislatori" con cui io, te e i magistrati OGGI debbono aver a che fare.
  • 0 "ABC... Ricominciare".
    0Dalla Comunità Montana Longaronese Zoldano un efficace esempio di piccolo spreco di soldi pubblici in conflitto patente di interessi. Fa parte del "sacco" dei 200.000 Euro stanziati nel 2003 dalla Regione Veneto - la stessa che possiede ed occupa il palazzo ex-SADE a Venezia - e saccheggiati prontamente dalla cricca De Cesero (proponente, giudice e percettore) per le "celebrazioni" ipocrite del Quarantesimo della più grande STRAGE di MAFIA (istituzionale, e di azienda privata) del Paese. La farsa del Quarantesimo sta qui.
    Si noterà magari che l'oggi ex-Presidente della CMLZ (il pianista Levis Celeste, allora 'vice') faceva allegra parte della losca Giunta comunale longaronese, nonché - nella circostanza - della Commissione giudicante i "progetti" tra cui il 'SUO' qui mostrato, ancorché costretti dal destino a giudicare povere cose come questa. Peraltro ben nascosta al mondo via sito web di CMLZ stessa, dove da una mia ricerca non risulta presente nemmeno per sbaglio la parola fatale "Vajont", che tutti li nutre.
    Per le finalità divulgative di questo archivio, puoi scaricare questa costosa porcheriola mal riuscita (e questo sempre a MIO insindacabile parere) da qui o cliccando sulla foto (2,3 Mb).
  • 0 "VAIONT, il paese che non c'era".
    Dall'Università di Udine, una pubblicazione studentesca raccolta e coordinata dai docenti di geografia. Il capitolo "Il paese che non c'era", è l'interessante ricerca di Michela Del Mistro sull'esperimento "Samonà" realizzato nei pressi di Maniago (PN), ove sorse artificialmente un "paese creato (male!) a tavolino", precursore delle "platee" e "New Town" della cricca Bertolaso a L'Aquila 2009.
  • Tribunale de L'Aquila. L'inventario dei reperti di prova originali del processo Vajont ivi conservati. Tratto da "Protagonisti", rivista storica semestrale edita dallo ISBREC di Belluno, è un articolo di Maurizio Reberschak, lo storico veneziano che piu' di ogni altro al mondo si è speso sulla vicenda documentale del Vajont.
    0
    Prima edizione 2003, e seconda ristampa (2005): questo libro è testo di corso allo IUAV di Venezia. Estratto.
    0
    Seconda edizione, aggiornata (maggio 2008). Dati base e recensione, qui.
    Come il libretto di Roubault, questo dovrebbe stare in ogni scuola o casa italiana. A cominciare da L'Aquila... dove è tardi per "prevenire", ma non è mai tardi per CAPIRE il perché di certe - o di mancate - "ricostruzioni".


    FENOMENALE - IMPERDIBILE - FONDAMENTALE
    0
    Qui l'inventario.
    Dalle stesse pagine di questo numero di "Protagonisti" (si riceve in abbonamento: Euro 10 annuali), ho ricavato i verbali degli interrogatori del presidente della SADE all'epoca della costruzione del manufatto (conte Vittorio Cini) e del ministro dei Lavori Pubblici, Vittorino Sullo.
  • 0 «L'onda lunga», il libro sul "dopoVajont" della giornalista Lucia Vastano, il libro che costituisce di fatto il seguito - finora mai scritto - di «Sulla pelle viva» e che ne ripercorre (editorialmente) il calvario. In breve tempo esaurito, se ne auspicava la pronta ristampa. Fa male ai mafiosi, fa orrore agli onesti.
    Questa seconda edizione del libro, ristampato con fondi Regionali culturali FVG a cura del teatro Miela di Trieste, è reperibile anche da qui (a cura di "Cittadini della Memoria") oppure presso la libreria FRIULIBRIS, via Piave, 27 33100 Udine - Tel. + Fax 0432 - 25819 e quindi attraverso la sua rete di associati (chiedi se ce n'è uno vicino a te!). 0
    Ancora fresco di stampa, verrà denigrato dal figlio della Merlin (perchè a suo dire, "non dice nulla di nuovo" agli addetti ai lavori come lui) ma soprattutto dal sindaco di Longarone perchè esplicito, documentato e dunque scomodo per determinati personaggi o loro cloni. Il burattinaio e grande elettore del sindaco De Cesero, nonchè discusso ex sindaco ladro di Casso e faccendiere, Giovanni De Lorenzi - un centrodestra doc che nelle elezioni 2006 correva per l'Udeur e in seguito si mimetizzerà nello IdV di Di Pietro in Friuli - arriva a proibirne personalmente la presenza fisica sulla bancarella di uno stand della sua Fiera a Longarone.
    L'opera comunque, esplicitamente commissionata alla giornalista per le celebrazioni del 40° anniversario dal sindaco di Erto Luciano Pezzin, venne rapidamente esaurito andando a ruba in tutti gli altri luoghi ove apparve, segno di grande interesse da parte di chi ricorda ancora, o semplicemente vuole sapere cos'è successo «dal racconto di Paolini in poi».
    Qui un precedente dossier della Vastano sul "dopoVajont" commissionatole da "NarcoMafie", il periodico del Gruppo Abele di Torino.
    Qui un capitolo "a caso" del libro. Per la cronaca: alla giornalista Lucia Vastano, nel Marzo del 2005, viene assegnato il premio giornalistico «Saint Vincent», colla motivazione che premia «il suo impegno giornalistico nel filone della difesa dei diritti umani».
    La seconda edizione uscita nel maggio 2008, e aggiornata alla mia prima "condanna", è reperibile in libreria... Questo libro è depositato come prova d'inchiesta nel mio processo contro la MAFIA LONGARONESE (e non solo) la cui udienza finale - si spera - si terrà il 5 ottobre 2010 in Udine, Aula "C". Dove verranno sentiti come miei testi la giornalista Vastano e il docente M. Reberschak.
  • EuropeoVajont2006In un recente dossier de «L'Europeo» bimestrale, trovo interessanti due articoli (uno del 1968 e uno del 1973) che raccontano di due protagonisti - su versanti opposti - del "Processo Vajont": l'imputato suicidatosi la vigilia del processo, Mario Pancini, e il prof. Floriano Calvino del collegio peritale nominato dal giudice Fabbri di Belluno.
    Il fratello del piu' noto scrittore Italo vedrà rovinate vita e carriera dalla mafia del mondo accademico (condizionato dalla SADE/Enel) per aver aiutato a dimostrare l'esistenza e l'operato nefando dello "stato nello Stato". Due drammi umani, diametralmente opposti nei ruoli, due destini in qualche misura accomunati dalle verità processuali. Due vite distrutte dal "Vajont", due ulteriori vittime - postdatate se si vuole - di questo disastro MAFIOSO che mancano all'appello della Storia e nel Sacrario (luogo poi stuprato dai nipoti della mafia nel 2004) di Fortogna. Vai all'articolo. L'Europeo ripropone anche un articolo di Ettore Mo apparso lo scorso anno sul Corriere della Sera. Ettore Mo, che ho personalmente conosciuto in occasione della PRIMA "veglia di solidarietà, 2005", poteva decisamente scrivere di piu', e di meglio. Ma... pazienza.

     

  • Qui un'idea della Longarone attuale (la piazza "ristrutturata" attuale).
    Nel sito dei Sopravvissuti invece, nel reparto "foto", numerose immagini della Longarone originale (sito esterno).
  • Aggiunto un libriccino sulla pratica della fluitazione, antico mestiere tradizionale delle valli boschive.
    Leggi qui "LA STUA" in HTML (parecchie foto, ci mette un po') oppure scaricalo in PDF (3 MB). Il racconto omonimo di Corona l'ho omesso VOLENTIERI.
  • FENOMENALE - IMPERDIBILE - FONDAMENTALE > Titolo originale *Vent-on prevoir les catastrophes naturelles?*
    MARCEL ROUBAULT - LE CATASTROFI NATURALI SONO PREVEDIBILI Alluvioni, terremoti, frane, valanghe- Edizione italiana a cura di Floriano Calvino - Prefazione di Mario Fabbri - Traduzione e integrazioni di Floriano Calvino- Piccola Biblioteca Einaudi
    Ogni volta che eventi catastrofici definiti «imprevedibili» (il Vajont, il terremoto in Sicilia, la valanga della Val d'Isère) ci mettono di fronte al fatto compiuto delle vittime e dei «senzatetto», si riaccende la discussione sul problema di cogliere in anticipo le premonizioni naturali e di scongiurare, se non il fenomeno, quanto meno il danno che ad esso si accompagna.
    In questo libro il geologo francese Marcel Roubault mette a frutto la sua lunga esperienza di studioso per analizzare, con linguaggio accessibile a tutti, la dinamica di inondazioni, terremoti, frane, valanghe, eruzioni vulcaniche e maree.
    Le sue conclusioni («se l'uomo non può impedire tutto, può prevedere molto») si impongono all'attenzione dei tecnici, dei pubblici amministratori, dei magistrati e di tutti i cittadini.
    Marcel Roubault è direttore della Ècole Nationale Supérieure de Géologie Appliquée e del Centre de Recherches Pétrographiques et Géochimiques.
    Ha diretto con successo le prime ricerche di uranio in Francia e nei possedimenti francesi coloniali d'Oltremare, ed è autore di numerosi lavori sulle rocce cristalline. 0
    Se QUESTO tipo di pubblicazioni avesse avuto successo e diffusione (e l'evento mafioso "Vajont" fosse davvero conosciuto dagli italiani per quello che è, fu e RAPPRESENTA) le "cricche" alla Bertolaso/Anemone/P2/mafia Vajont sarebbero meno possibili/praticabili.
    Controprova: nessun 'italiano della strada' PUO' conoscere questo libro (né la vera storia del Vajont), e nessun 'italiano della strada' avrebbe normalmente scoperto la cricca Bertolaso (o la De Cesero/Bratti/De Lorenzi). E quando scoperte - perché scoperte per LORO immancabili eccessi - "scattano" automaticamente la ritorsione (es. = leggi bavaglio, querele x diffamazione) e i fumogeni/insabbiamenti/garantismi di copertura. Nonchè misure atte a impunizzare i delinquenti PUBBLICI già acclarati (es. la DESIGNAZIONE a ministro del delinquente, pluricorrotto e criminogeno ex-galeotto reo confesso Aldo Brancher, e leggi vergogna e bavaglio) prodotte ancorché ANTICOSTITUZIONALI via peones/ladrones istituzionali(zzati) a carico del contribuente come il deputato delinquente Avv. Maurizio Paniz di Belluno e dei suoi complici/compagni di merende/clienti mafiosi del "Sistema".
    E questo è molto, molto fascista e MAFIOSO nel SENSO piu' TECNICO e ITALIANO dei termini.
    Quasi duemila (ex)croci a Fortogna ne erano la (contro)PROVA. Sparite nel 2004 anche quelle: falciate e seppellite SUL POSTO, come nelle rappresaglie naziste. In un "Sacrario" DA ALLORA osceno, e mendace in tutte le sue "simbologie", e che riproduce fedelmente - lo sapevate? - un Auschwitz in miniatura. Vogliamo chiamarle "coincidenze"?
  • BIOGRAFIE

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    Può darsi che vent'anni non siano ancora sufficienti per capire che tipo di vuoto ha lasciato Tina Merlin, chiudendo gli occhi per l'ultima volta su una stanza dell'ospedale civile di Belluno. È il primo pensiero che viene, dopo duecento e poche pagine tutte da leggere di corsa, perché la storia che ne esce è di quelle che bussano direttamente lì alla bocca dello stomaco, dove stanno a dimora, insieme, la sorpresa, la rabbia, la voglia di reagire e, in una parola: la coscienza. «Quella del Vajont» (Cierre edizioni, 211 pag., 14.50 euro) dovrebbe essere, a firma di Adriana Lotto, una biografia. Ma i confini del semplice resoconto di una vita questo libro se li lascia sempre più indietro, man mano che ci si addentra nei nove capitoli in cui l'esistenza di Tina Merlin ("una donna contro", come da sottotitolo) viene suddivisa.

    E senza rimpianti. Non che venga, per questo, tradito il rigore della ricerca storica. Anzi. Nessun passaggio, nessun episodio, nessun personaggio trascorre in queste pagine senza il supporto del documento: e il documento principe scelto da Adriana Lotto è proprio quello - diretto, ma in differita - della voce di Tina Merlin. Carte, lettere, riflessioni, stralci di articoli, testimonianze, interviste: tutto riordinato e messo in fila lungo il nastro di una esistenza raccontata in maniera asciutta, lasciando che siano i fatti stessi a commentarsi. Niente agiografia, niente perorazioni: basta quello che stato. Ecco: «Quella del Vajont» non è solo la prima biografia completa e organica di Tina Merlin nei vent'anni dalla scomparsa. Non è solo il tentativo di restituire voce a una donna che è stata, nella stessa vita, contadina, giornalista, partigiana, domestica, segretaria, casalinga, scrittrice, madre. «Quella del Vajont» è, principalmente, la radiografia di una esistenza esposta in più riprese alla coincidenza tra macro e microstoria: in virtù della manifestazione di un pensiero "civile", di cittadina, di appartenente a una comunità, dunque espressione di una civiltà. La voce di Tina Merlin esce dalle pagine del lavoro di Adriana Lotto con un rigore che fa male. E che fa pensare.

    È il rigore che, staffetta partigiana, la costringe a spiare nella cella mortuaria e a riconoscere dalle gambe nude il corpo morto di suo fratello Toni. Il rigore che non le fa abbandonare, dal 1943 al 1990, la volontà di cercare gli ultimi momenti di vita in Russia dell'altro fratello Remo, disperso in guerra. Il rigore che le fa spendere energia, tempo, pensiero da una commissione e all'altra tra le fila del Partito Comunista, a battagliare contro le strategie per contenerla in ruoli secondari, a svelare il tentativo di incastrarla in un finto scandalo pur di non cederle una candidatura di rilievo.

    «La mia vita è stata difficile, povera economicamente, dedita soprattutto al lavoro - dice Tina - ma in realtà è stata ricca e stupenda, colma di esperienze importanti, gioie, dolori, amori, lotte. Sono soddisfatta di averla vissuta come l'ho vissuta. L'unica cosa che mi rompe le palle è di dover morire una volta o l'altra».
    FONTE: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2011/12/02/news/quella-del-vajont-la-vita-di-tina-merlin-1.2523510

  • > > > Giorgio Temporelli - "Da Molare al Vajont - storie di dighe"

    CAPITOLO 6 - 1963: il Vajont

    1 Il progetto e la costruzione

    Lo sfruttamento delle acque del Vajont per la produzione di energia risale a molti secoli fa. Durante la sua lunga storia, la valle ha visto l'impiego delle acque del torrente Vajont per azionare segherie, mulini e forge presenti lungo i suoi territori. 0Le prime concessioni per l'uso industriale delle acque risalgono al 1394 e al 1406, quando il Vescovo di Belluno concesse le autorizzazioni in merito (Sacchet, 2008). Bisognerà arrivare alla fine del XIX secolo per vedere un utilizzo tecnologicamente più impegnativo delle acque del Vajont, diverse da quelli sino ad allora in uso. Si tratta del progetto commissionato dall'imprenditore Gustavo Protti, un industriale che pensò di sfruttare la forza delle acque per azionare le turbine del suo cartonificio situate nella valle del Piave. In località Le Spesse, a quota 580 m s.l.m., venne costruito uno sbarramento alto circa sette metri per far deviare parte del torrente Vajont ed incanalarne le acque le quali, attraverso una derivazione lunga sette chilometri (canale Protti), sarebbero giunte sino allo stabilimento. Si trattava di un canale a pelo libero che, con la pendenza dell'1% [una pendenza esigua, impercettibile, pari a 1 metro ogni chilometro], giungeva ad una vasca di regolazione a quota 573 m s.l.m.. Attraverso una condotta forzata le acque superavano il dislivello di 130 metri che le separava dal cartonificio, dove si trovavano le turbine della centrale elettrica di cui la fabbrica era provvista. I resti del canale a pelo libero, oggi dismesso, sono ancora visibili lungo la forra del Vajont, sul lato di destra orografica, a valle della diga.

    Nel 1929 l'Ing. Carlo Semenza, sulla base degli studi condotti dal geologo svizzero J. Hug, formulò un primo progetto per lo sfruttamento delle acque del Vajont tramite la realizzazione di una diga. Secondo il progetto iniziale il manufatto avrebbe dovuto avere un'altezza di 130 metri e dare origine ad un invaso con capacità poco superiore a 30 milioni di metri cubi. Con il passare degli anni il Progetto subì importanti variazioni. Innanzitutto l'ubicazione, che dai pressi del ponte di Casso presso al ponte del Colombèr, su indicazione del geologo Giorgio Dal Piaz. Poi l'altezza, che dai 130 metri iniziali arrivò, attraverso successivi studi, ai 260 metri. Un valore notevole, mai raggiunto prima da una diga a doppio arco, primato mondiale che avrebbe permesso di realizzare il progetto del "Grande Vajont" attraverso un serbatoio di oltre 150 milioni di metri cubi di capacità.

  • MEMORIA DI CLASSE - Opera in due atti

    PERSONAGGI: TORMEN,
    UN VIAGGIATORE,
    e le VITTIME DEL VAJONT:
    FRANCO
    LEO
    FABIO
    RENZO
    ELDA
    ROBERTA
    LILIANA
    ROSANNA
    e ingegneri, professori, geologi, funzionari ministeriali, giudici, avvocati, operai, contadini, giornalisti, sindaci, onorevoli, carabinieri, abitanti di Longarone ed Erto Casso, periti idraulici, geometri, interpretati tutti dalle otto vittime.
    ...............
    Davvero bello, e coinvolgente, insegna pressoché tutto della vicenda da un'ottica davvero particolare. I personaggi reali alla Tòrmen sono realmente esistiti! Prodotto dall'attore Maurizio Donadoni, pressoché in contemporanea agli studi paralleli, e agli esperimenti teatrali iniziali di Marco Paolini. Che dopo circa duecento repliche, perverrà alla favolosa diretta in TV del 9 ottobre 1997. Sono personalmente certo che anche questa chiave di lettura data da Donadoni sarebbe un successo editoriale e culturale eccezionale, per l'anemica TV pubblica nazionale. Ne ho acquistate con una certa facilità due copie, e entrambe via MareMagnum.com (consigliato!). Visto che il libriccino è così raro, ... a mio parere merita davvero rispetto e diffusione così come la merita Omar Rottoli, un eccezionale personaggio che recita, tramanda e ONORA il monologo di Marco Paolini. Omar è un autodidatta che ha la vocazione «del Sociale» nel senso più alto e bello del termine. Lo si trova via Facebook.
  • BELLISSIMO!!! la mia personale sorpresa di fine 2011. Clicca la foto.
    0

    La valle dell'aquila - La storia del Vajont raccontata ai bambini

    Nonno e nipote, un bambino in cerca di storie. E il nonno sceglie una storia "vera". Ecco una bellissima valle millenaria popolata da tanti animali felici: aquile, cornacchie, gufi, civette e ancora cervi, camosci e caprioli. Un giorno si radunano perché temono che la bellezza tranquilla della valle, sia minacciata da strani uomini che vogliono costruire una grande diga: la diga del Vajont.
    Gli uomini sono soddisfatti, ma gli animali sono inquieti perché avvertono i segnali di una catastrofe. E così avvenne la notte del 9 ottobre 1963.
    Non è una favola, è un RACCONTO. Questo libriccino che ho scoperto casualmente presso l'autrice Maria Teresa Ragogna a Casso... dopo anni di studi e rinvenimenti vari è - forse - il più BEL "libro sul Vajont" che mi sia mai capitato di leggere. E compensa, e a me polverizza la nausea per la cosiddetta "fiaba del Vajont" descritta sopra.
    Assieme al libro recente di Marco Armiero (in inglese, vera *perla* a livello accademico mondiale su questo specifico tema) costituiscono le mie assolute sorprese 2011, e motivi di contentezza come ricercatore/spettatore di quello schifo assoluto ...chiamato Vajont.
  • Sorpresa di INIZIO 2012 . . ..
    Ringrazio davvero Francesco Borasi di Milano, per avermi contattato, e DONATO questa copia che OGGI è di patrimonio comune!!

    TESTI CORRELATI

    0 Ci sarà pure stato un calcolo non semplicemente statico dietro quei bacini d'argilla male pensati e peggio costruiti.
    Ci sarà pure stata una speculazione non meramente ingegneristica dietro quel raschiare tutto ciò che c'era da raschiare nella montagna di Stava. Ci sarà pure stato un fondo, una fine, che si dovevano prevedere in quel passarsi di mano quella vecchia miniera, in quell'affare partito in grande e finito in piccolo, in quel 'business' che all'inizio faceva gola ai grandi monopòli e alla fine, all'ultima spremitura, arriva nelle mani di quegli strani personaggi dai molti mestieri, di poche parole e di slanci modesti, che abbiamo conosciuto al processo. Ci sarà pure stato un dubbio, un trasalimento, un turbamento qualsiasi in quel mesto passamano di pratiche da una scrivania all'altra, da un ufficio all'altro, da un timbro all'altro di burocrati e controllori, esperti e politici che hanno sprofondato nel rossore la forte ed efficiente autonomìa trentina, tanto perfetta nel rimuovere il fango e nell'organizzare funerali televisivi, quanto imbambolata, incerta, contraddittoria, confusionaria, nell'impedire quel fango e nell'evitare quei funerali. Insomma come sono maturati quei calcoli di morte, come s'è speculato su quella miniera, come non si è previsto che il fondo sarebbe arrivato, come s'è svolta quella sorveglianza dormigliona?

    C'è, deve esserci, tutta una storia di dubbi non verificati, di scrollatine di spalle, forse di ammiccamenti colpevoli in questa sciagurata vicenda di Stava, nell'ingordigia che l'ha accompagnata, e nell'infinita serie di trascuratezze che l'hanno determinata. E allora perché quegli imputati così estraniati, simili a sfingi patetiche e senza emozioni?
    Perché quella colossale rimozione di memoria umana e di memoria politica che, a pochissimi giorni dalla strage, s'è messa in moto per far sì che della tragedia nulla rimanesse al di là della scomoda incombenza processuale?
    Perché il frettoloso 'maquillage' che, a tempo di record, ha tolto dalla levigatissima immagine di questa bella provincia ogni più piccola traccia dell'immane sfregio?
    Perché quel processo di "non ricordo" e di linguaggi cifrati, simili a lunghi silenzi della memoria e della coscienza?

    Questo volume, oltre che un documento e una testimonianza, è anche - mi sembra - l'espressione più avanzata e aggressiva di un'aspirazione di giustizia che va oltre il dato tecnico e matematico delle pene, delle attenuanti e delle aggravanti, per coinvolgere il dato umano e il dato etico che rendono drammatico il "senso" del processo. Anche il dato politico, certo, ma nel senso meno scontato del termine, posto che l'ispirazione di questi interventi proviene - come si legge nell'arringa di Sandro Canestrini - «da regioni filosofiche, religiose, politiche, culturali diverse».

    Regioni diverse, dunque, ma certamente non in contrasto - almeno sul piano umano ed etico - con la "regione" religiosa, culturale, filosofica dell'uomo che il 17 luglio 1988, per cinque interminabili minuti, è rimasto inginocchiato in silenzio fra le tombe dei morti di Stava e, rivolgendosi ai superstiti, ha detto, citando una celebre enciclica: «Il carattere morale dello sviluppo non può prescindere dal rispetto degli esseri che formano la naturavisibile. Il domìnio accordato dal Creatore all'uomo non è un potere assoluto, né si può parlare di libertà di "usare e abusare", o di disporre le cose come meglio aggrada». Parlo dello stesso uomo, il Papa, che un momento prima aveva severamente ammonito che Dio è « drammaticamente coinvolto » nel dolore degli uomini, nel dolore delle ingiustizie.

    Piero Agostini

    == estratto === Clicca qui o sulla foto, per leggere====

    PREMESSA

    Alle 12 e 22 del 19 luglio 1985, in una piccola valle laterale alla valle di Fiemme in Trentino, la valle di Stava, si verificò uno dei più tragici disastri industriali accaduto in Italia: il crollo dei due bacini di decantazione costruiti nei pressi della miniera di fluorite di Prestavel.

    I bacini venivano utilizzati per il lavaggio dei materiali scavati nella miniera e per il deposito delle scorie del materiale estratto. Essi vennero edificati l'uno sopra l'altro e dominavano la stretta e ripida val di Stava, abitata nei giorni del disastro, oltre che dai residenti, da numerose centinaia di turisti, i più alloggiati presso gli alberghi della zona.

    Il crollo dell'argine del bacino superiore pose in moto l'enorme massa dei limi ivi depositati, che dopo essersi riversati in quello inferiore, mescolati ai materiali contenuti in quest'ultimo, si diressero, in una tragica corsa, giù per la valle fino all'abitato di Tésero ed oltre, spazzando via, lungo il loro percorso, ogni persona ed ogni cosa.
    269 persone morirono: una strage. Molte di loro non furono più ritrovate. Vennero completamente distrutti 56 fra case ed alberghi, 6 capannoni artigianali, 8 ponti; altri nove edifici vennero gravemente danneggiati. Tutto travolto dai 170.000 mc di materiale fuorusciti dai bacini.
    La memoria non può non tornare ai 2.000 morti del Vajont, altro bacino targato Enel, Sade, Montedison, travolti dall'acqua sollevata dalla frana del monte Tòc. Ma anche al processo che si svolse a Trento per giudicare i responsabili dei morti della funivia del Cermis, caduta proprio di fronte alla val di Stava. Quel processo terminò con la condanna di colui che rappresentava l'ultima ruota del carro: il manovratore della cabina.

    Le analogìe fra i processi del Vajont e del Cermis e quello di Stava non sono poche.
    L'allora Presidente del Consiglio, Giovanni Leone, che a Longarone, nel 1963, pellegrinando sui luoghi della tragedia aveva promesso giustizia, pochi anni dopo non ebbe alcuna rèmora ad assumere la difesa dell'Enel.

    Di fronte ai superstiti di Stava, il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, affermò: «Sarà fatta giustizia, una giustizia non irata, ma serena e severa». Ma tre anni dopo, all'apertura del processo lo Stato, che avrebbe dovuto costituirsi parte civile, non si presentò, rimase assente, in violazione dei propri stessi interessi e di quelli della collettività nazionale.

    L'istruttoria del processo dl Stava non iniziò in modo migliore. Anziché operare immediati sequestri dei documenti depositati in Provincia, il Procuratore della Repubblica, Francesco Simeoni si limitò, con atteggiamento incredibilmente ossequioso nei confronti del potere, a pregare cortesemente il Presidente della Giunta provinciale di consegnare la documentazione esistente presso gli uffici provinciali.
    Ed alla domanda del giornalisti che paventavano per il processo di Stava la stessa conclusione di quello del Cèrmis, lo stesso Simeoni testualmente esclamò: «Questa volta faremo giustizia!»

    La prima fase dell'istruttoria fu contrassegnata dalle polemiche fra alcuni difensori dl parte civile ed il Procuratore della Repubblica. Ai difensori di parte civile che richiesero la formalizzazione dell'inchiesta, nel rispetto del codice di procedura penale, il magistrato, non solo rispose negativamente, ma dichiarò che chi aveva presentato l'istanza 'rappresentava solo una piccola parte dei famillari delle vittime'.
    Nel frattempo, ai cinque ordini di cattura, seguirono presto cinque ordini di scarcerazione, ai numerosi ordini di comparizione seguirono le archiviazioni e il proscioglimento degli imputati "politici" e di alcuni fra gli imputati "tecnici". Nel novembre 1986 venne depositata la consulenza tecnica del quattro periti d'ufficio, i professori Colombo, Datei, Fuganti e l'ing. Dolzani.


  • Giulia Prussi Giulia Prussi libroUn'autrice giovanissima per questo libro che intenerisce e commuove. Alla tenera età di 15 anni Giulia Prussi ha già la maturità necessaria per mettere nero su bianco ciò che della triste vicenda del Vajont ha appreso e che sente di dover esternare.
    Un libro piacevole da leggere dove si capisce subito che le protagoniste del romanzo ricalcano gli atteggiamenti, il modo di esprimersi, di vestirsi, di studiare delle ragazze di oggi. Una storia vera, di molti decenni fa, ma che sembra ambientata nei giorni nostri. Un anacronismo inaspettato e di gradevole effetto che contribuisce a non rendere troppo scontata una vicenda descritta, narrata, raccontata ormai un'infinità di volte, spesso con la presunzione di avere tra le mani la vera storia del Vajont. Questo Giulia Prussi non lo dà a vedere e con la semplicità, l'umiltà, decisamente rare al giorno d'oggi, ha cercato, riuscendoci, di non cadere nella tentazione di lasciare alla sola parola "Vajont", l'esito di questa sua prima fatica. Un romanzo "puro", anche se ispirato da una storia vera e terribile. Dalle parole della stessa autrice:
    Ho scritto questo libro quando avevo quindici anni. E parte da una semplice domanda: "Che cosa avrei fatto io se avessi vissuto il Vajont?"
    Il Vajont visto attraverso gli occhi di tre ragazze giovanissime. Per loro Vajont significava paura, incomprensione, morte, distruzione, rabbia. Per quelle ragazze non era solo un discorso di S.A.D.E., ingegneri, geologi, commissioni di collaudo; quelli erano aspetti che ragazze così giovani non potevano arrivare a capire. Per loro il Vajont era la minaccia, il non poter vivere liberamente. Il libro è intitolato
    "La fiaba rubata" proprio perché alla loro età la vita è come una fiaba che ci troviamo a vivere ma se arrivano i "lupi cattivi" questa fiaba ci viene strappata prematuramente. Il titolo è emblematico e non richiama assolutamente il Vajont e neanche l'immagine di copertina lo fa. E'stato scelto questo titolo e questa copertina volutamente perché il lettore lo deve capire da solo (e non ci vuole molto) che si parla del Vajont. La copertina è una goccia d'acqua che simboleggia due cose: 1- sembra da come è disegnata che ci sia appena caduto dentro qualcosa. 2- quella goccia ricorda il senso della vita.

    In quest'opera è stata volutamente data un'immagine diversa del Vajont, perché quella storica e tecnica la sappiamo già o la dovremmo sapere...... ma io mi sono più concentrata sul lato umano, su chi aveva da perdere di più ......

    (recensione e dati di Marco Tucci, che ringrazio)


  • TESTI CORRELATI / INTERESSANTI:

    0KARIBA - LA LOTTA COL DIO FIUME. Interessante libro di Frank Clements che descrive la epica nascita della diga di Kariba, sul fiume Zambesi nell'allora "Nyasaland", e oggi Zambia. Questa diga era la "gemella" della diga del Vajont in quanto a parte i costruttori (la Lodigiani, anziché la TORNO S.p.A.), le maestranze ed il personale italiano specializzato erano praticamente gli stessi, ed il periodo della costruzione dei due manufatti grossomodo coincide, causando come "effetto collaterale" una sorta di "travaso" o di "turismo operaio" e di carriera tra i vari cantieri "gemelli" sparsi nel mondo. Da diversi passaggi del libro traspare l'aperta ammirazione ed il rispetto che i committenti inglesi avevano per le ditte italiane dell'epoca; un rispetto "per lo spirito di sacrificio e per le capacità di abnegazione degli italiani" che gli inglesi coltivavano fin dalle vicende belliche nordafricane Tobruk ed El Alamein.
    Un particolare che va sottolineato (col senno dell'oggi) è che nello sfortunato caso... era meglio, molto meglio morire da neri, e nel cuore dell'Africa nera sottomessa agli inglesi (Rhodesia) che morire da italiani «liberi» a Longarone, in un governo repubblicano e "protetti" dalla sua Costituzione. Sul piano della qualità delle rispettive "sepolture" e delle cerimonie (e del relativo rispetto dei 'nativi' da parte delle Autorità coloniali inglesi), non c'è nemmeno paragone.
    Per sofferta combinazione, uno degli operai italiani che operarono a Kariba era il padre EMIGRANTE di Carolina Teza (vedi in cima a questa pagina), che dalla sua avventura africana riportò numerose foto - del tutto private - che Carolina mi ha gentilmente concesso per la loro riproduzione.

    Leggi qui di Kariba in italiano, e al fondo pagina troverai anche tutte le foto del libro. Scarica questo libro in PDF.

    Anche la storia di Kariba, a ben vedere, ha la sua morale: costruita per fornire energia "al Progresso" (come la sua gemella al Vajont" per far lavorare grossi poli siderurgici), da tempo ormai sotto questa funzione primaria essa è inutile. I materiali semilavorati hanno cominciato ad arrivare dall'Asia, a minor prezzo. Il vero prezzo in vite umane e danni permanenti all'ambiente come per tutti i "grandi invasi" non fu invece mai coperto (o riconosciuto). Rimane l'epica avventura ben descritta da Clements.

  • BERLUSCONI Gli affari del Presidente (zip, 460 KB formato ".rtf")
    Di Giovanni Ruggeri, Kaos Edizioni, 1994. Il capitolo 3 è illuminante. Preti spretati, P2, licenze e l'inizio del sodalizio con Previti e della interessante storia della villa di Arcore.
    Serve a comprendere 5 anni di leggi vergogna per salvare dal carcere un depravato. O due.
    Un Vajont ampiamente annunciato, per un intero Paese. Grazie a metà dell'elettorato.

Documenti audio, Vajont o in qualche misura correlati

Per ascoltare i files multimediali come questo (via questo sito) puo' essere che ti occorra installare sul PC il player gratuito "Quick Time" di Apple.
Lo trovi qui (non è obbligatorio dare i dati, scarica e installa e punto). Consigliatissimo: permette ad esempio di salvare sul disco la canzone/filmato di interesse, cosa NON possibile con il Windows Media Player o il Real Audio. Entrambi prodotti succhiadati - secondo me - e assolutamente mediocri e ricchi di virus/porte d'infezione.

  • Raccolta di files Audio.
  • canzoneVajontINEDITE - SCONOSCIUTE - Liberamente scaricabili!!
    Ad esempio quella del gruppo udinese «Heavenly Lane» la canzone esplicitamente dedicata al Vajont (1,3 MB, stereo). Pensata, scritta, eseguita e quindi DONATA a "Cittadini della Memoria" e al popolo del Vajont dagli autori, che ringrazio. Come per quello di Claudio Leoni di Pavia (vedi la sua ottima tesi, sopra) arriva uno straordinario DONO da chi è venuto a conoscenza solo per caso di questa vicenda.
    Un grazie a Massimo, Sandro, Matteo e Andrea, che ho conosciuto (mercoledì 8 Marzo 2006). "Per non DIMENTICARE", MAI. Questa canzone esordì in una manifestazione/vetrina musicale ad Udine e la vinse di slancio, grazie alla votazione via scheda del pubblico presente in sala. Un grazie ad Alberto e Cinzia Zeppieri, ideatori e promotori della manifestazione.
    [Qui in formato «.wav», mono, 4 MB, di qualità infinitamente inferiore, per chi non dispone di QT e vuol farsi un'idea]
  • ... A proposito di difesa dei Diritti e Valori Costituzionali ...
NOTA: in caso di problemi col sito (essendo "fatto a mano") per favore contattatemi per attivare la soluzione dell'eventuale problema. Grazie anticipate per la collaborazione.

Tiziano Dal Farra, Cell./SMS 339 6503360


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Un tempo, leggevi queste cose e ti trovavi su www.vajont.org.
Poi sbucarono - e vennero avanti - i delinquenti, naturalmente quelli istituzionali ....


Ai navigatori. Queste sono tutte pagine "work-in-progress" (modificabili nel tempo) e puo' essere che qualche link a volte non risulti efficiente, soprattutto quelli obsoleti che puntano (puntavano) a dei siti web esterni. Scusate, e eventualmente segnalatemelo indicandomi nella mail la pagina > riga > link fallace.

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Ritagli di giornali, libere opinioni, ricerche storiche, testi e impaginazione di: Tiziano Dal Farra
(se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)
« VOMITO, ERGO SUM »
Fortogna:
nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: un falso storico, fattuale, e IMMORALE da 3,5 mln di Euro.
Un FALSO TOTALE e oggettivo - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Oggi questo «Monumento/sacrario» riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come il parco "Italia" di Rimini, il campo "B" di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no? ma se solo ti azzardi a dirlo, sono guai. $eri.

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