Ongaro Paolo (disegno)
«Se non temessi il sacrilegio», mi dirà più avanti il parroco di Casso; «se non fosse bestemmiare il solo pensarlo, direi che il mistero della Santissima Trinità è più semplice del mistero del Vajont.»

«In fondo anche questa è una trinità un poco meno santa », dico io. «La Sade è il padre, l'Enel il figlio, corruzione intrallazzi carenze legislative interessi e frenesie di potere che uccidono la ragione e negano l'evidenza, sono lo spirito santo. Metta tutto insieme e mescoli bene bene, e avrà il mistero del Vajont.»

Così scrive Gervasoni Armando nel suo «Le ombre di Erto».
E io aggiungo qualche ingrediente ancora: la calunnia sottile, l'ostilità sorda e sotterranea, l'intimidazione, l'invito alla collusione, la spartizione del potere, il favoritismo, l'essere forte coi deboli e debole coi forti, l'usare due pesi e due o tre misure, il circondarsi di persone mediocri e impreparate, formulare minacce, fare quadrato intorno ad atteggiamenti antidemocratici, darsi alle opere faraoniche e trascurare le cose semplici e utili per la gente, ignorare i problemi delle popolazioni, l'amare visceralmente il potere.

Ci sono stati, o sono attualmente in corso d'opera altri "Vajont" a noi pressochè sconosciuti, o conosciuti solo dalle popolazioni coinvolte. La grande stampa non sempre dà conto di questi fatti, oppure non li ricollega sufficientemente alla «lezione» rappresentata dal Vajont. Da questo punto di vista, tutte le vittime e le vergogne NAZIONALI da questo causate sembrano mai esistite.

Dopo il precedente storico opportunamente 'dimenticato' dalla potente Sade (o dal distratto Carlo Semenza) di Molare, 1935, ho raccolto alcuni esempi qua e là di evidenti similitudini o ripetizioni dllo stereotipo del Vajont. Einstein disse un giorno: « È incredibile come della gente continui a fare i calcoli colle stesse cifre, sperando che il risultato possa cambiare».
Buona lettura, e buone riflessioni.

  • Cominciamo con un piccolo manufatto esemplare: un ponte di venti metri in val Tramontina, in provincia di Pordenone. In millesimo (come volumetrie e importi), e a poca distanza geografica dalla adiacente valle ertana, un vero Vajont bonsai, un minidisastro annunciato, costruito e portato avanti cogli stessi identici ingredienti 'tecnici' già visti nel «Vajont»: abominevole.
    Ancora una volta, un Comitato locale sorto spontaneamente fa la differenza per documentare l'accaduto e chiarire le responsabilità del minidisastro che solo fortunatamente non ha avuto vittime. Come ad Erto, anche qui un Comitato popolare spontaneo documenta, protesta e dopo il crash annunciato aiuta a ristabilire le verità processuali.
    E ancora, al relativo processo udinese ora in corso - come accaduto nel processo del Vajont a L'Aquila nel '67 - troveremo a confronto in aula piu' avvocati che imputati (3 a 1). Sarà per me estremamente interessante seguire le fasi di QUESTO dibattimento e aggiornare ogni volta questa allucinante saga. Qui il dossier completo.
  • Come ad Erto nel '57, così oggi in Sudamerica. Colla differenza che i "comitati locali" qui vengono fatti fuori fisicamente. Protagonista del business, una multinazionale italiana. La Impregilo, la stessa del progettato "ponte di Messina". Solo per una coincidenza storica, la SADE aveva una consociata/controllata che progettava e costruiva dighe (anche) in America latina. Embrione di quella "globalizzazione" (leggasi "multinazionalismo") oggi di moda. Come dire, "pionieri del Progresso" .... O no??
  • CINA / 1: Il "manufatto" ingegneristico piu' grande del mondo, impattante tanto da far cambiare l'ecosistema e le condizioni meteo ...di una vasta area di una popolosa nazione emergente: la Cina. E in aggiunta, un nuovo articolo sulle Tre Gole.

    CINA / 2: PERICOLO GIALLO, di Ilaria Maria Sala

    Dighe cinesi in Africa

    Le nuove relazioni fra Cina e Africa sono state al centro dell'attenzione proprio pochi giorni fa, in occasione della visita di Stato del presidente cinese Hu Jintao in tre nazioni africane. L'analisi avviene all'interno di una logica geopolitica secondo la quale la Cina, inesorabilmente, comanderà il mondo e gli altri resteranno a guardare, per lo più impotenti.
    Pochi, di solito, i dettagli.

    Eccone invece uno di rilievo, dal Mozambico, da cui giunge un grido d'allarme: la O.N.G. Justiça Ambiental («Ja!»), mozambicana, sta cercando di dare rilievo al problema della diga Mphanda Nkuma (anche scritta Mepanda Uncua), sul fiume Zambesi, che dopo essere stata giudicata pericolosa da diversi enti internazionali, sta ricevendo ora significativi investimenti cinesi per consentirne il completamento. La diga avrà una capacità di 1.350 megawatt e prevede lo spostamento di 1.400 contadini.
    «Ja!», in associazione con la International Rivers Network, denuncia come nessuno studio ambientale sia stato approntato e che i soli beneficiari dell'energia prodotta dalla Cina saranno i Paesi a sud del Mozambico, verso i quali il governo intende esportare l'elettricità.
    Le ragioni che rendono la diga controversa sono numerose - comprendono fra l'altro l'alta sismicità della zona - e l'intero progetto non ha finora beneficiato di alcuna trasparenza, o di consultazione pubblica, malgrado l'impatto determinante che avrebbe sulle persone che abitano nell'area, dove non esiste al momento la corrente elettrica. Problema che non sarebbe però risolto dalla Mphanda Nkuwa. Entra dunque in scena la Import-Export Bank of China, che ha promesso un investimento di due miliardi di dollari Usa, sufficienti a coprire tutti i costi ancora pendenti.
    «Ja!», che dal 2000 sta cercando di convincere il suo governo a modificare le dimensioni e l'utilizzo della diga, si ritrova ora scavalcata, incastrata nel tentativo di chiedere trasparenza dal governo e da una banca cinesi.

    FONTE: "Il Diario" settimanale, del 12-05-2006, pag. 55.


  • Come a Stava, ma su scala inaudita. La mafia di una congrega di filibustieri (e noti pregiudicati) cerca l'oro in Romania lasciando centinaia di migliaia di tonnellate di cianuro in un bacino di decantazione. E il governo rumeno - come d'altronde Storia insegna - si svende per un piatto di lenticchie. Leggere per credere.
    L'allarme ambientale, grazie anche al precedente che avvelenò il Danubio (il caso "Baia Mare") fa il giro del mondo sui media, tranne che in Italia. Come ai tempi della Sade, occorre lasciare in pace le consorterie. Incluse quelle italiane, vedi caso "Corridoio 5, TAV Torino-Lione" in Val Susa.
  • Senza contare - ad esempio - che in Italia ci sono altri problemi di dissesto idrogeologico...
  • ... a parte appunto le varie TAV. E come Vajont insegna, in nome di ipotetici vantaggi locali (per i costruttori ed appaltatori, certamente), si cerca di passare 'legalmente' sopra agli interessi legittimi delle popolazioni residenti. thinkMONAA dire la loro cazzata, come ascari dei poteri prevalenti, compaiono anche elementi assolutamente alieni (alienati?) come il "talebano delle Montagne, pure" Mauro Corona, perfino in Tv: ascolta e medita. Povera Italia, povere valli, poveri noi. Manca solo che il poveretto benedica la riesumazione della prospettata "nuova centralina del Colombèr" che un'opposizione indegna e smemorata, teorica controparte di un'altrettanto storicamente indegno consiglio comunale, ha il fegato (la spudoratezza?) e la faccia tosta di proporre nello scorso Marzo 2006.

    FONTE: www.sopravvissutivajont.org La questione è che non è un'ipotesi astratta, o una provocazione cultural/popolare. Il progetto della "nuova centralina", regolarmente stilato e completo, esiste già dal 1980, checchè se ne dica o se ne neghi per opportunità l'esistenza. Strano semmai che non sia già operante.


  • Come il Vajont (i segnali), come il Vajont (le collusioni schifose). Ma tutto accade in fotocopia, coll'assoluto silenzio della stampa nostrana, in questi anni a Itoiz, nella Spagna basca. Dopo il primo invaso, si sono scatenati i terremoti di assestamento, e la frana (anche questa, in "sponda sinistra") si è messa in movimento. Io mi auguro che il señor Zapatero trovi tempi e modi per dare un taglio definitivo a questa storia, e faccia finire in galera, buttando la chiave, qualche manager e amministratore mafioso locale.
    Come ad Erto nel '56/'57, anche qui un Comitato popolare fa la differenza in termini di consapevolezza.


Fatta 'a mano' con un Apple Macintosh