MATERIALI E DOCUMENTI PER LA STORIA DEL DOPO-VAJONT / 2:

GRUPPI, COMITATI, PARTITI

di Agostino Amantia



La crisi apertasi dopo la catastrofe fu resa più drammatica dal venir meno del quadro comunitario di riferimento. La disintegrazione dei vincoli affettivi e il carico di esperienze comuni crearono un potenziale di mobilitazione cui attinsero i gruppi di superstiti per darsi forme di organizzazione definite dalla specifica solidarietà che li accomunava.
La prima mobilitazione del movimento si realizzò sul piano della domanda istituzionale: un'assemblea del Comitato Superstiti e Famiglie Caduti Vajont ne assumeva la rappresentanza votando il 17 novembre un ordine del giorno che esautorava di fatto l'amministrazione comunale (doc. 1) e provocava la reazione del sindaco Terenzio Arduini, per il quale la scomparsa del capoluogo tra le macerie non implicava anche la scomparsa della rappresenza legale del comune (doc. 2).

Sorto alla fine di ottobre, il comitato organizzava circa 200 superstiti; la giunta, presieduta dall'ing. L. Galli, era composta dal geom. F. Franchini, dal dott. G. Trevisan, da G. De Cesero e da A. Arnoldo. Tra i suoi obiettivi c'erano le richieste di garanzie di sicurezza per la zona, di un indennizzo da parte dello stato per i danni subiti e di lasciare alle popolazioni interessate ogni decisione sul loro destino.
Altri comitati si formarono a Castellavazzo, Codissago, Igne, Fortogna, Dogna, Provagna e, in contesti meno prossimi anche a Erto (doc. 3) e a Belluno (doc. 4). La rappresentanza politica degli interessi colpiti fu assunta in forme diverse dai maggiori partiti nazionali, ma mentre la D.C. operò quasi esclusivamente attraverso i canali degli apparati di governo, rischiando così l'isolamento nella società locale e suscitando il dissenso della propria sinistra interna (doc. 5), il P.C.I. trasse motivo dalla situazione di emergenza per far crescere una domanda antagonistica.

L'iniziativa più clamorosa fu la 'Marcia della SicurezzÀ, organizzata il 24 novembre dal Comitato Provinciale d'Azione per il Progresso della Montagna, un organismo unitario sorto negli anni '50 per tutelare gli interessi dei comuni danneggiati dalla costruzione di impianti idroelettrici. Del comitato promotore facevano parte G. Corte (indipendente), G. Bettiol (PCI) A. Da Rold (P.R.I.), G. Granzotto (P.S.I.U.P.), G. Martini (P.S.D.I.) e N. Ronchi (indipendente). Il successo della manifestazione, rafforzato dal convegno di dicembre, contribuì a far conoscere all'opinione pubblica nazionale i problemi del dopo-Vajont (doc. 6).

L'attivismo dell'opposizione trovò riscontro anche tra la popolazione: tra i superstiti, molti avevano paura di restare e solo l'attaccamento alle case e alle abitudini di sempre li trattenevano dal partire; il bacino, inoltre, era ritenuto ancora pericoloso e le condizioni economiche degli abitanti erano peggiorate dopo la distruzione delle fabbriche vicine. Le difficoltà di giungere a una rapida imputazione dell'evento catastrofico fecero maturare un orientamento conflittuale, presto trasformatosi in azione di rivendicazione e di protesta. Il conflitto però si mantenne entro i limiti di compatibilità posti dal sistema dei rapporti locali e solo nel caso del blocco attuato lungo la strada d'Alemagna dal 13 al 15 febbraio si giunse alla rottura. L'azione fu decisa dai comitati in risposta alla notizia giunta da Roma, secondo cui il progetto di legge varato dal Consiglio dei Ministri avrebbe disatteso le loro richieste. La pressione esercitata attraverso il blocco permise, infatti, di dar voce alla domanda esclusa e fece emergere la molteplicità di poli e di orientamenti presenti nel movimento (doc. 7).
Il piano urbanistico di ricostruzione costituì l'altra posta in gioco che attivò la competizione tra stato e comunità locali. L'orientamento del governo, già reso esplicito a dicembre dal ministro dei Lavori Pubblici in una lettera al sindaco Arduini in cui si fissavano tempi e modalità dell'intervento (doc. 8) a marzo dovette fronteggiare l'opposizione del comitato superstiti, i cui esponenti più in vista avanzarono il dubbio che l'inclusione nel piano Samonà dei comuni non toccati dalla catastrofe e ubicati in posizione più favorevole avrebbe finito col pregiudicare la rinascita dei centri colpiti e che la ricostruzione dell'abitato di Longarone nella zona collinosa del territorio del comune nascondesse il proposito di riattivare il bacino (doc. 9).
La richiesta, quindi, di rielaborare il piano e di includere un membro del comitato nella commissione Samonà fece insorgere profondi contrasti tra i gruppi locali, sebbene l'approvazione da parte dei consigli comunali di Longarone e di Castellavazzo fosse già avvenuta con l'appoggio dei partiti di sinistra.



DOCUMENTO 1 / COMITATO SUPERSTITI E FAMIGLIE CADUTI VAJONT LONGARONE

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L'Assemblea dei Superstiti e famiglie Caduti Vajont di Longarone,
riunitasi il 17 novembre 1963 nell'Aula Consigliare del Palazzo Comunale:

SENTITA
la relazione del Presidente del Comitato Ing. Luciano Galli, il quale ha reso conto ai Superstiti del lavoro svolto dal Comitato in ordine ai tre punti precedentemente fissati e cioè:

1) ELIMINAZIONE del bacino del Vajont e controllo delle dighe di tutto il sistema idroelettrico Piave-Boite-Vajont-Maè-Gallina;
2) Giustizia per i morti;
3) RISARCIMENTO totale e urgente dei danni,

CHIEDE
che in ordine al terzo punto il Parlamento riveda la legge speciale, la quale formulata e approvata alla vigilia della crisi Governativa, non risponde a criteri di giustizia nei confronti dei superstiti e dei caduti;
SOSTIENE
che la nuova legge, modificata, dovrà prevedere il totale indennizzo dei danni a cose e persone;
CHIEDE
che l'attuale Governo, nella persona del suo Presidente On.le Leone, faccia una chiara e solenne dichiarazione, in questo senso, in modo da impegnare il Governo subentrante;
FA VOTI
perché nel programma del nuovo Governo sia esplicitamente affermato l'impegno assunto dal precedente Governo;
INVITA
l'Autorità competente ad intervenire in modo completo ed efficace affinché si possa finalmente arrivare alla stesura di un Piano Regolatore che tenga pr esenti tutte le esigenze e che possa, sin da ora, coordinare, tutte le iniziative che fino a questo momento sembrano fra loro slegate. Detto studio non può essere risolto mediante studi di parziali zone come attualmente si sta facendo;
CHIEDE
di conoscere le decisioni della commissione Ministeriale e delle Commissioni tecniche dei Geologi sulla sicurezza della zona, in ordine alla ricostruzione del paese e l'impegno del Governo a sollecitare tutte quelle iniziative che concorrano ad eliminare il più presto possibile i rimanenti pericoli che sovrastano sulle zone per il continuo aumento del livello delle acque del lago del Vajont.

    L'Assemblea dei sinistrati.


APPROVATO
dall'Assemblea dei Sinistrati e famiglie Caduti del Vajont nella seduta del 17 novembre 1963.

    IL SEGRETARIO (Pioggia Giorgio)



DOCUMENTO 2

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COMUNE DI LONGARONE - PROVINCIA DI BELLUNO

OGGETTO: TRAGEDIA DEL VAJONT - COLLABORAZIONE del Comitato e commissione paritetica

Al sig. PRESIDENTE del COMITATO FAMIGLIE
CADUTI E SINISTRATI LONGARONE

e p.c.
Al Sig. PREFETTO BELLUNO

Con nota 18/11/1963 codesto Comitato mi chiede, in esecuzione alla decisione presa dalla assemblea dei sinistrati in data 17/11/63 e relativa alla proposta del sig. De Cesero Giovanni con la quale si chiede che venga costituita in Longarone, paritetica (con uguale numero di rappresentanti del Comune e del Comitato) commissione la quale abbia potere deliberante e vincolante per il Consiglio Comunale nelle decisioni riguardanti i problemi della ricostruzione e conseguenti, di NOMINARE i nostri rappresentanti.
    In merito faccio rilevare:
Sulle rovine ancora palpitanti della nostra Longarone l'amministrazione comunale
a) Si è preoccupata di intervenire immediatamente per la prima assistenza
b) Ha INVITATO ALLA UNITÀ TUTTE LE FORZE, senza discriminazione alcuna, per fronteggiare la situazione di emergenza e procedere alla ricostruzione materiale e spirituale di Longarone (vedere manifesto del 14/10/63) come UNICO VERO MODO DI ONORARE I NOSTRI e VOSTRI MORTI (vedere manifesto in occasione della sepoltura del Sindaco Celso).
        È sorto il Comitato superstiti di cui me ne avete data notizia con nota del 28/10/'63 pervenutami alle ore 17 del giorno 29/10/63. Ponevamo molte speranze su tale comitato, data la particolare situazione, la speranza di una APERTA E SINCERA COLLABORAZIONE all'amministrazione comunale nell'INTERESSE SUPERIORE DI LONGARONE e del LONGARONESE.
Domando ora a voi, cosa avete fatto in tale senso?
Il vostro scoperto intendimento era di ritenere esautorata l'amministrazione comunale e di potervisi sostituire facendo appello alle seguenti considerazioni:
c) poiché il capoluogo è scomparso, solo i superstiti di esso possono e quindi dovrebbero interpretare le esigenze e diritti loro e del Comune

d) l'amministrazione comunale quindi, se non sentisse il dovere morale (dite voi) di dimettersi, dovrebbe SUPINAMENTE adottare le deliberazioni del Comitato superstiti.

    In merito osservo:
e) il Comitato NON si è formato con regolari elezioni

f) la scomparsa di Longarone NON è un problema che riguarda solo i superstiti, ma ha portato un danno gravissimo alle frazioni tutte e ai Comuni delle vallate Zoldana e Cellina. Pertanto il problema NON è dei soli SINISTRATI SUPERSTITI ma di TUTTI I LONGARONESI e interessa il CONSORZIO LONGARONESE-ZOLDANO e la Val Cellina come dicevo sopra.

g) Le deliberazioni quindi di una RESPONSABILE AMMINISTRAZIONE COMUNALE devono necessariamente riflettere le ESIGENZE sia dei SINISTRATI, in modo principale, ma anche degli altri Longaronesi, frazioni e Comuni delle valli con quello spirito di «COMUNITÀ DI VALLE» sancita dalla legge pochi anni fa precorso dallo Statuto del Consorzio Longaronese-Zoldano del 1951.

h) Spetta quindi alla AMMINISTRAZIONE COMUNALE, e NON solo per un DOVERE-DIRITTO LEGALE, ma anche per comune buon senso, la RESPONSABILITÀ, di cui siamo fieri, di raccogliere, concordare, interpretare, consigliare, TUTTE le esigenze di TUTTI (superstiti, sinistrati e non) per formulare un COSTRUTTIVO PROGRAMMA DI AZIONE.

i) Codesto Comitato, in ultima analisi, interpreta i PENSIERI e i DIRITTI di circa 200 superstiti, l'Amministrazione Comunale DEVE pensare a TUTTI i 2.200 cittadini di Longarone in funzione anche delle esigenze delle Vallate come dicevo sopra. Da quanto sopra emerge EVIDENTE come sia ASSURDO pensare che le Vostre deliberazioni DEBBANO essere VINCOLANTI per l'Amministrazione Comunale.
D'altra parte RIAFFERMIAMO come una SINCERA e APERTA COSTRUTTIVA COLLABORAZIONE sarebbe utilissima a Longarone e potrebbe influenzare positivamente l'azione responsabile dell'Amministrazione Comunale.
In questa visione aperta e sincera, l'Amministrazione Comunale con nota 5463 del 25/10/1963 aveva:

1) Invitato un V/s rappresentante a venire col sottoscritto a Roma per trattare dei nostri comuni problemi col Presidente della Repubblica; ad oggi NON ho avuto risposta mentre mi risulta che siete andati a Roma da soli.

2) Chiesta copia notarile dello Statuto costitutivo di codesto Comitato, ad oggi NON l'ho avuta.

3) Precisato che «collaborazione» NON è DIPENDENZA o ESAUTORAZIONE della Amministrazione Comunale, UNICA LEGALE RAPPRESENTANTE DI TUTTO il Comune, dato che la legge comunale e provinciale NON è stata annullata dal disastro della Diga del Vajont, tanto è vero che in forza di tale legge avete ricorso contro la deliberazione consigliare «Direttive» perché non erano stati notificati gli avvisi di convocazione almeno 3 giorni prima come effettivamente la legge prevede.

Se avessimo avuto la vostra collaborazione APERTA, SINCERA e TESA al solo fine di LENIRE I DOLORI e CERCARE IL BENE DELLA NOSTRA POPOLAZIONE.
A questo titolo, e a questo specifico fine SOLLECITIAMO ancora la COLLABORAZIONE DI TUTTI I CITTADINI (superstiti e non) per ritornare alla normalità di vita, alla nostra Longarone ricostituita, alla nostra vita economica rinata.
    Voi NON avete contribuito a questo.
    Voi NON siete stati eletti democraticamente (senza elezioni segrete).
In nome dei morti comuni e di LONGARONE che deve risorgere più grande e più florida di prima, chiedo la COLLABORAZIONE di TUTTE le FORZE MIGLIORI COSTRUTTIVE di Longarone e quindi anche di Codesto Comitato che però NON essendo stato eletto con regolari elezioni dovrebbe sentire il DOVERE MORALE di sciogliersi per RICOSTITUIRSI secondo la prassi democratica vigente.
Saremo ben contenti di avere dal nuovo comitato NUOVE IDEE, IDEE migliori delle nostre, IDEE che, se saranno migliori delle nostre, verranno accolte dall'amministrazione comunale, senza preconcetti, come VOSTRO COSTRUTTIVO CONTRIBUTO per la RINASCITA di Longarone e ve ne daremo atto e ne saremo contenti.
SE invece le NUOVE IDEE fossero in contrasto a tale SUPERIORE CONCETTO, noi NON POTREMO poiché NON DOVREMMO SOTTOSCRIVERLE perché UNICA RESPONSABILE DEL COMUNE, È l'AMMINISTRAZIONE COMUNALE ATTUALMENTE IN CARICA con ben 16 CONSIGLIERI.
Sta a voi quindi ora dimostrare la vostra buona volontà e sincerità di metodi e di intenti.

Con osservanza,

1/12/1963

IL SINDACO

(Arduini Terenzio)



DOCUMENTO 3

COMITATO Dl UNIONE E RINASCITA DELLA COMUNITÀ ERTANA

DELIBERAZIONE DELLA SEDUTA DEL 22 OTTOBRE 1963

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Il Comitato di Unione e Rinascita della Comunità Ertana, eletto nell'assemblea del 18 corr. a Claut (presenti oltre 300 capi famiglia) è sorto per la difesa degli interessi della collettività e allo scopo di impedire la dispersione di un gruppo etnico particolare, ricco di tradizioni e virtù civiche.

Premesso che detto Comitato è assolutamente apartitico e quindi aperto a tutti coloro che hanno a cuore i bisogni e le aspirazioni della sfortunata popolazione di Erto e Casso e pertanto pronto a collaborare con tutte le autorità che hanno per fine la sistemazione decorosa ed umana delle nostre genti.

Detto Comitato liberamente eletto è così composto:

dr. Paolo Gallo, dr. Felice Della Putta, Osvaldo De Damiani, Giovanni De Damiani ('Alba'), Cipriano Cappa, Giuliano Carrara, Domenico Corona, Gioachino Corona, Vittorio Corona, Osvaldo Filippin, Luigi Manarin, Antonio Secondo Manarin, Benvenuto Manarin, Antonio Manarin ('Pierin'), Bernardo De Lorenzi, Antonio De Lorenzi, Giuseppe Della Putta, Spartaco Filippin, Antonio De Marta, Pietro Della Putta ('Scarpa'), Angelina Mazzucco, Rodolfo Barzan, Caterina Filippin, Mazzucco Paolino.
DELIBERA

Considerato che alla distanza di 14 giorni della catastrofe i problemi urgenti della nostra Comunità continuano a stagnare nei canali della burocrazia e, spesso, dell'incomprensione, il Comitato, nella seduta del 22 ottobre, ha stabilito, sotto la presidenza del dott. Paolo Gallo quanto segue:

1) Ribadire la necessità di ricostruire Erto e Casso come sistemazione temporanea nella località di Pinedo di Claut.

2) Il nucleo dovrebbe essere costituito con l'erezione di case prefabbricate decorose e dotate di tutti i servizi. Ivi dovranno essere trasferiti con le famiglie anche tutti gli Uffici Comunali, la Posta ed ogni altro servizio di pubblico interesse.

3) Erogazione immediata di un congruo sussidio in rapporto alla necessità di ciascun nucleo familiare, onde mettere i cittadini nella condizione di poter far fronte alle necessità più impellenti dato l'avvicinarsi dell'inverno.
Detta corresponsione non deve assumere la forma di elargizione caritativa ma di una somma consistente a titolo di anticipo sui futuri risarcimenti. In particolare, si chiede l'abolizione del sistema dei 'buoni vitto' e di ogni altra forma di burocrazia quotidiana a cui finora i superstiti sono stati costretti.

4) Si chiede un resoconto pubblico, mediante l'affissione di comunicati quotidiani nell'albo Comunale, di tutte le offerte pervenute al Comune di Erto e Casso, nonché di quelle erogate agli aventi diritto.

5) Al fine di evitare tentativi di speculazione da parte di pseudo-sinistrati, il Comune provveda al rilascio di un tesserino personale a ciascuno sfollato nel quale vengano via via annotate le somme corrisposte ed ogni altra assistenza. Ciò implica l'unificazione assoluta di ogni forma assistenziale.

6) Poiché è stato creato un Comitato comprendente la Provincia di Udine ed i Comuni di Erto e Casso, Cimolais e Claut, chiediamo che il Comitato Unione e Rinascita Ertana democraticamente eletto, possa avere dei propri rappresentanti in seno al Comitato suddetto, insieme agli organi Sindacali, come deliberati all'ultima riunione del Consiglio Provinciale di Udine.

Dato l'approssimarsi dell'inverno e le precarie condizioni in cui provvisoriamente versano le famiglie sinistrate e sfollate, si chiede che tutto quanto sopra richiesto sia oggetto di urgente esame da parte del Commissario Straordinario per il Vajont, on. Sedati, al quale una delegazione del Comitato stesso sottoporrà l'immediata realizzazione del prefabbricato nella località segnalata e l'accoglimento di ogni altra richiesta sopraesposta.



DOCUMENTO 4

PER IL SIG. COMMISSARIO GOVERNATIVO PER IL VAJONT BELLUNO

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Il Comitato Famiglie Alluvionate di Borgo Piave in Belluno è stato eletto il 12 ottobre 1963, nella prima assemblea plenaria dei capi-famiglia delle famiglie sinistrate nelle persone di Don Sergio Manfroi, Presidente, del Cav. Zanivan Protasio, del Perito Ind. D'Agostini Giulio e di Saletti Benito, membri.

Detto Comitato si è impegnato di farsi tramite tra le famiglie sinistrate e le Autorità, nonché di coordinare l'opera di assistenza predisposta dai vari Enti. All'uopo, il Comitato è dotato di un registro dei Verbali di Riunione, dove sono state riportate richieste e decisioni dell'assemblea, di un Registro Amministrativo dove sono stati riportati tutti gli aiuti in denaro elargiti alle singole famiglie, e di una rubrica, con gli elenchi del vestiario e dei viveri avuti dalle famiglie.

I vari Enti, Croce Rossa Italiana, Opera Naz. Maternità ed Infanzia, Pontificia Opera di Assistenza, e particolarmente le Autorità Comunali hanno dimostrato di apprezzare l'opera e le indicazioni fornite dal Comitato, e se ne sono giovate in parecchie circostanze, con soddisfazione dei sinistrati che hanno visto facilitato il compito delle, per quanto possibile eque, distribuzioni di aiuti.
Nell'assegnazione degli aiuti è stato seguito questo criterio: appena conosciuti l'entità della somma o il quantitativo delle merci da distribuire, è stata convocata l'assemblea plenaria dei capi-famiglia; quindi il Comitato ha studiato e presentato delle proposte per le singole famiglie, tenendo conto dell'entità del danno subito, del numero dei componenti, del bisogno reale, ecc.. Le singole proposte sono state pubblicamente discusse, fino a raggiungere un accordo soddisfacente per tutti.

Tale metodo di discussione e decisione collegiale, è stato riscontrato il più idoneo al fine di conoscere realmente la situazione delle famiglie e contenere i motivi di critica e di malcontento. La convocazione delle assemblee dei capi-famiglia, finora tredici, è servita pure a smentire pubblicamente voci allarmistiche, diffuse ad arte da sobillatori; e per raccogliere e dissipare preoccupazioni, ed andare incontro a necessità, ma specialmente per dare la sensazione ai sinistrati di essere protetti e difesi nei loro diritti.
Attualmente, superato il primo periodo di emergenza, il Comitato si è messo a disposizione dei sinistrati come Ufficio di consulenza per l'espletamento delle pratiche necessarie per ottenere le esenzioni fiscali previste dalle Legge, e per impostare le pratiche al fine di fruire di quanto disposto dall'Art. 4 della Legge Speciale per il Vajont del 4 novembre 1963, n. 1457.
Il Comitato coglie l'occasione di questo breve promemoria per esternare all'On. Sig. Commissario per il Vajont i sensi della riconoscenza di tutta la popolazione assistita e suoi e, mentre esprime la propria stima, si mette a disposizione del Commissariato per tutto quello che sarà necessario onde rendere più spedita ed efficace l'opera di assistenza ai sinistrati.

        Il Comitato Famiglie Alluvionate di Borgo Piave,

        Belluno, 14 dicembre 1963



DOCUMENTO 5

ESAME di COSCIENZA della SINISTRA D.C.

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Belluno S. Martino 1963

È noto che, prima del disastro del Vajont, delibere di Enti Locali, interrogativi di parlamentari, segnalazioni di vari Comitati di cittadini denunciarono la pericolosità della situazione nella zona e in altri bacini idroelettrici della provincia, e chiesero allo Stato difesa e aiuto per una vita tranquilla e civile delle popolazioni.
È quindi doloroso costatare come allarmi e sollecitazioni, comprese quelle del Consiglio Provinciale, rimasero inefficienti. Ci vengono perciò spontanee diverse domande:

Il Partito della Democrazia Cristiana avendo chiesto ed ottenuto la più larga fiducia degli elettori, ha assunto le maggiori responsabilità della politica governativa e provinciale, ha tenuto in considerazione le voci dei cittadini e i deliberati degli Enti Locali?

In particolare, come si è comportato il partito nei confronti del monopolio della SADE, che ha dominato e condizionato per troppi anni la vita della provincia?

La DC deve essere espressione della conservazione, o interprete delle esigenze di giustizia delle popolazioni?

Il doveroso ma mancato intervento dello Stato, in risposta alle legittime attese delle popolazioni, non rivela forse la necessità di modificare rapidamente le vecchie strutture dello stato liberale e fascista secondo la Costituzione repubblicana, soprattutto attraverso le autonomie degli Enti Locali e delle Regioni?

Benché vi siano stati interventi all'interno del partito su tali problemi, ne sono forse derivate chiare prese di posizione nei Congressi e nei Comitati provinciali della Democrazia Cristiana?

Specificatamente per il disastro del Vajont è sufficiente alla DC di Belluno l'opera dei suoi amministratori, dei parlamentari e dei governanti?

Se il PCI con le sue tesi è riuscito a polarizzare la pubblica opinione e con la sua azione a ricostruire il blocco frontista, questo è dovuto solo alla sua demagogia, o non piuttosto a una concreta interpretazione del senso di giustizia diffuso fra le popolazioni bellunesi?

Come crede la DC di poter rompere l'isolamento nel quale si è cacciata in provincia?

Come crede di poter far fronte alla azione e alla propaganda del PCI e dei suoi occasionali alleati, se non facendosi essa stessa pubblicamente interprete delle esigenze popolari?

La situazione creatasi dopo il disastro non richiedeva forse una immediata convocazione - e non dopo un mese - del Comitato provinciale e la conseguente mobilitazione di tutte le forze del partito?

Non è forse necessario che la DC dia all'elettorato e agli amministratori le indicazioni politiche - riguardanti la sicurezza, l'assistenza, il risarcimento, la ricostruzione nelle zone colpite - capaci di richiamare a un'azione unitaria le forze democratiche della provincia?

Questi problemi conseguenti al disastro del Vajont non vanno visti e risolti in un quadro di sviluppo di tutta la provincia?

A chi spetta primariamente proporre questa nuova politica se non a un responsabile partito di maggioranza, e a chi realizzarla se non ai suoi amministratori e governanti?

La «cosiddetta» sinistra democristiana, purtroppo inascoltata, non ha per anni indicata la necessità di una nuova politica?

Non è forse ora che tutto il partito affronti e risolva con decisione i problemi della provincia, già gravi per anni di immobilismo, e resi ancor più indilazionabili dal recente disastro?

Non si ritiene che le domande poste esigano una ragionata e coscienziosa risposta di tutto il partito?

Per concorrere a determinare le adeguate soluzioni dei problemi della provincia, in sede di partito e in un clima nuovo, la sinistra democristiana rimasta fedele anche se esclusa dal Comitato provinciale attraverso «legali» giochetti di maggioranze, ritiene indispensabile la tempestiva convocazione di un convegno sul tema: «Il disastro del Vajont nelle prospettive di sviluppo della provincia».
Tale convegno impone la mobilitazione e la valorizzazione di tutte quelle idee e di tutti quegli uomini che finora sono stati costretti a vivere con avvilimento ai margini del partito, e deve affrontare integralmente il problema della vita nelle valli del Piave, e impegnare quindi gli organi della DC a tradurre le risultanze in atti concreti.
È evidente che l'inadeguato esame degli interrogativi posti, come il mancato accoglimento della proposta avanzata, staranno a significare che le maggioranze preoccupate nell'esclusiva conservazione del potere non accettano alcun dialogo trascinando nell'isolamento politico e nel vuoto delle idee tutto il partito della DC. La nostra azione futura perciò non potrà che essere conseguente.

La Sinistra Democristiana Bellunese



DOCUMENTO 6

«MARCIA DELLA SICUREZZA»
MANIFESTAZIONE CONCLUSIVA IN PIAZZA DEI MARTIRI

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25.11.1963

On. Ministero Interno
Gabinetto

all'On. Ministero Interno
Direz. Gen. della P.S. ROMA

A seguito della precorsa corrispondenza concernente la dimostrazione suindicata si informa che nella giornata di ieri - domenica 24 novembre - a partire dalle ore 11 si è svolta, nella piazza centrale di questo Capoluogo, la manifestazione oratoria conclusiva della «marcia della sicurezza» organizzata sotto l'egida del «Comitato d'Azione per il progresso della Montagna». I tremila partecipanti circa, provenienti dal campo d'aviazione a tre km. dal centro, ed appartenenti a numerose provincie dell'Italia settentrionale, inalberavano parecchi cartelli con slogans di circostanza attinenti ai ben noti concetti dell'indennizzo totale dei danni - dell'inchiesta parlamentare - dell'accertamento rapido della responsabilità dirette sia civili che penali - della sospensione dell'indennizzo dovuto alla SADE per la nazionalizzazione ecc.

Sull'apposito podio eretto nel centro della piazza l'Avv. Nello Ronchi di Agordo (P.S.D.I.) ha dato la parola all'On. Giuseppe Corte, originario di Auronzo (ex cristiano-sociale ed ora indipendente di sinistra), e progettista di impianti idroelettrici. Questi ha riconosciuto l'opera benemerita di quanti sono accorsi sul posto dopo il disastro menzionando tra gli altri anche le guardie di P.S. ed i carabinieri.
Ha auspicato che il Gen. Ciglieri possa divenire il primo cittadino onorario della nuova Longarone ed ha riconosciuto la validità della manifestazione ricordando in proposito la pubblica protesta degli abitanti di Cortina d'Ampezzo che valse, circa dieci anni fa, ad impedire la costruzione in quella zona di bacini idroelettrici ritenuti pericolosi ner la città.

Ha preso poi la parola l'ex deputato Bettiol di Belluno, (p.c.i.) relatore ufficiale della manifestazione. Egli ha chiesto al Governo di intervenire tempestivamente con misure di emergenza per salvaguardare la vita dei sopravvissuti. Ha indicato quale primo insostituibile provvedimento la eliminazione totale del lago artificiale del Vajont ricordando in proposito le dichiarazioni per nulla rassicuranti che il Ministro Sullo avrebbe dato circa le condizioni di sicurezza della zona.
Ha poi chiesto la distruzione della diga asserendo tra l'altro di non avere più fiducia «NEI SANTONI DEL CALCOLO» quando sono troppo vicini alla SADE e ad altri monopoli.
Ha assicurato che il Comitato per la Montagna intende collaborare con la magistratura per far luce su tutte le responsabilità, ma che il Governo non sembra facilitare tale compito mantenendo in carica i Prefetti di Belluno ed Udine sui quali pesano certamente, a suo dire, gravose inadempienze e negligenze.
Anche la nomina del Prefetto De Gennaro a V. Commissario straordinario sarebbe un chiaro indizio che da parte delle autorità centrali non si vuole una azione chiara e decisa per individuare i responsabili del disastro. Ha ricordato in merito che al tempo in cui S.E. De Gennaro era Prefetto della città, furono rimossi alcuni funzionari del Genio Civile che avevano tentato di opporsi con la legge ad alcune iniziative della SADE.
In chiusura ha comunicato che nei giorni 20-21 dicembre si svolgerà a Belluno un convegno nazionale per la difesa della montagna.

Hanno poi brevemente parlato l'assessore del comune di Longarone sig. De Bettio, che ha portato l'incondizionata adesione del Comune alla «marcia», il cav. Martini - segretario provinciale del P.S.D.I. - la signora Carrara di Erto Casso, che ha letto un telegramma di adesione della Presidenza dell'UDI.
Lo scultore Marino Mazzacurati, autore del noto monumento al partigiano di Parma, ha portato il saluto degli «uomini di cultura». L'On. Boldrini è intervenuto con brevi parole a nome della «Resistenza italiana» e in particolare di quella bolognese.

La manifestazione si è chiusa verso le ore 12.10 con la lettura dell'o.d.g. (letto dall'Avv. Nello Ronchi) del Comitato Organizzatore e del seguente telegramma inviato al Presidente della Repubblica:

«ALCUNE MIGLIAIA DI PARTECIPANTI ALLA MARCIA DELLA SICUREZZA INDETTA PER RICORDARE A TUTTI GLI ITALIANI IL PERMANERE DEL GRAVE PERICOLO SULLE POPOLAZIONI DI LONGARONE, CASTELLAVAZZO, ERTO E CASSO E VALLESELLA, ELEVANO AL CAPO DELLO STATO IL LORO REVERENTE PENSIERO, RICORDANDO LA SUA SOLENNE PROMESSA DI GIUSTIZIA PER LE POPOLAZIONI COLPITE DALLA TRAGEDIA DEL VAJONT, RIAFFERMANDO L'ESIGENZA DI COSTITUIRE LA COMMISSIONE DI INCHIESTA PARLAMENTARE E AUGURANO COMPRENSIONE PER LE POPOLAZIONI COLPITE, DA PARTE DELLE PUBBLICHE AUTORITÀ»
Nessun incidente od inconveniente ha caratterizzato la giornata se si eccettua la fermata da parte della Polizia Stradale a Tai di Cadore di tre pullman diretti al luogo di concentramento dei dimostranti e sprovvisti della prescritta autorizzazione per corse fuori linea.
Nel pomeriggio una decina di autocorriere recanti a bordo dimostranti provenienti da altre provincie, si sono recate da Belluno a Longarone ed al cimitero di Fortogna senza peraltro sostare in quella località ove - di conseguenza - il traffico domenicale, assai intenso, non è stato intralciato.
Si fa riserva di trasmettere, non appena possibile, il testo integrale dei discorsi pronunciati dai vari oratori con le precisazioni documentate del caso.

Per intanto si richiama - per quanto attiene alle responsabilità attribuite a questa Prefettura dall'ex deputato comunista Francesco Giorgio Bettiol nel corso del suo intervento - il testo della nota 26.10.1963, n.1803/20/2 Div. Gab. (interrogazione Sen. Artom, ed altri) diretta alla Direzione Generale della P.S., nota di cui si allega copia, ad ogni buon fine, per il Gabinetto dell'On. Sig. Ministro.

IL PREFETTO

(Caruso)



DOCUMENTO 7

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(Rapporto dei carabinieri al Prefetto)

17 febbraio 1964

Le notizie, giunte attraverso incerti canali, secondo cui nello schema del progetto per la nuova legge speciale per il «Vajont» non sarebbero state contemplate e soddisfatte tutte le esigenze piùvolte rappresentate dalle popolazioni interessate, ha suscitato, sin dalle prime ore del 13 corrente, un grave fermento fra i superstiti di Longarone, Castellavazzo e frazioni. In particolare veniva subito divulgata la voce per la quale, nella riunione del Consiglio dei Ministri, prevista per il pomeriggio dello stesso giorno 13, sarebbe stato approvato un progetto di legge carente di disposizioni circa l'indennizzo dei danni subiti e le modalità di tempo per giungere allo svuotamento del bacino. Risarcimento di danni e rapido svuotamento del bacino sono gli argomenti sui quali i surerstiti, e per essi gli esponenti dei vari Comitati, hanno concentrato la loro attenzione fin quando si è deciso che, per impedire che il Governo consumasse in danno dei sinistrati una ulteriore «ingiustizia», bisognava attuare blocchi stradali ad oltranza, come quelli posti in essere dagli abitanti di Erto e di Casso alcuni giorni prima.
La riunione preventiva, promossa dallo scrivente fra esponenti dei superstiti ed amministratori Comunali, al fine di esaminare le possibilità di rappresentare in forma diversa del blocco stradale il temuto danno, veniva frustrata dal graduale insorgere della manifestazione, alla quale prendevano parte in misura prevalente elementi delle frazioni del Comune di Longarone, già preavvertiti e convocati nel corso della mattinata. Non rimaneva altro per lo scrivente, che prendere atto ed - informatone il Prefetto - disporre servizi idonei ad evitare il verificarsi di incidenti fra utenti della strada e dimostranti che in totale raggiungevono il numero di circa 350.

Di fronte alla palese intenzione di mantenere il blocco stradale fino al sopraggiungere di favorevoli decisioni governative, d'intesa con i Sindaci di Longarone e Castellavazzo, lo scrivente promuoveva nel primo pomeriggio dello stesso giorno 13, una ulteriore riunione con gli esponenti dei Comitati dei Superstiti, al fine di indurli a più moderati atteggiamenti.
Però, dopo i primi segni di ammorbidimento della iniziale intransigente posizione, il presidente dei Comitati suddetti, Ing. Luciano GALLI, ritornava sui propri passi riaffermando che solo una visita a Longarone degli Onorevoli MORO, NENNI, SARAGAT e REALE avrebbe indotto i dimostranti a rimuovere i blocchi stradali.
A tal fine veniva stilato e spedito alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il seguente telegramma:

«I COMITATI Dl LONGARONE - CASTELLAVAZZO - IGNE - CODISSAGO - FORTOGNA - DOGNA - PROVAGNA - PODENZOI - OLANTREGHE - ERTO E CASSO - UNITAMENTE ALLE AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI LONGARONE E CASTELLAVAZZO
ALL'UNANIMITÀ
CHIEDONO CHE I RAPPRESENTANTI Dl GOVERNO - ON.LI MORO, NENNI, SARAGAT, REALE - VENGANO IN LOCO SUBITO. FANNO PRESENTE CHE IL BLOCCO SARÀ MANTENUTO SINO A CONFERMA
    F.to: I COMITATI
Neanche l'interlocutorio intervento alla riunione di S.E. il Prefetto di Belluno, accompagnato dal Questore di Belluno, dava il risultato sperato. Al Prefetto Oneto di San Lorenzo, che aveva spiegato le ragioni per cui la dimostrazione doveva ritenersi quanto meno prematura considerando che - nell'assenza di unavoce ufficiale - erano validi gli impegni pubblicamente assunti dal ministero dei LL.PP., nel corso della sua visita a Longarone il 12 gennaio u.s. specialmente per quel che si riferisce ai due temi maggiormente a cuore da parte delle popolazioni, «risarcimento», e «svuotamento del bacino» il citato Ing. GALLI replicava - fra un fragoroso applauso dei presenti - che analoga dimostrazione, rimandata ad un tempo successivo all'approvazione del Governo all'avversato progetto di legge, sarebbe stata inefficace e improduttiva.

Veniva ribadita, quindi, la necessità di mantenere ad oltranza il blocco stradale. Il Questore di Belluno, pertanto, disponeva l'attuazione di due servizi (uno a Ponte nelle Alpi e uno a Tai di Cadore) da parte della Polizia Stradale affinché avvertissero gli utenti che il transito a Longarone era interrotto da blocchi stradali e che per raggiungere il Cadore, o dal Cadore raggiungere Belluno, occorreva passare per l'Agordino e il Passo del Falzarego.

Successivamente, profilatasi la possibilità che nella giornata del 15 andante una nutrita delegazione di superstiti sarebbe stata ricevuta a Roma dell'On.le NENNI e fors'anche dall'On.le MORO e altre personalità di Governo, gli esponenti dei Comitati suddetti convenivano sulla opportunità di far cessare la dimostrazione.
Tale proposito, però non riusciva a trovare pratica applicazione a causa del vivace dissenso di alcuni dimostranti che già decisi a rimanere in luogo per tutta la notte ed i giorni successivi, anche perché abbondantemente accaldati dall'alcool, si opponevano con energia alla richiesta di tornare a casa. A questo punto, per opposti pareri insorti fra i predetti esponenti dei vari Comitati, qualcuno dei quali era tornato ad insistere sulla necessità che i ministri venissero a Longarone, taluni manifestavano il proposito di dimettersi dal Comitato Superstiti, essendosi rivelato tale organismo privo della indispensabile autorità.
Alle prime ore del 14 corrente, dissipate le incertezze e gli opposti punti di vista pur permanendo i blocchi stradali, da parte dei rappresentanti dei suddetti Comitati, d'intesa con le Amministrazioni Comunali di Longarone e Castellavazzo, veniva ugualmente decisa la partenza per Roma della prevista delegazione.

Alle ore 19,30 dello stesso giorno 14, difatti, i Sindaci dei Comuni di Longarone, Castellavazzo e Ponte nelle Alpi con 30 esponenti delle popolazioni interessate partivano alla volta di Roma, restando intesi con i dimostranti in luogo che, per mezzo del telefono, avrebbero comunicato nel pomeriggio del 15 l'esito dei colloqui avuti nella Capitale con i rappresentanti di Governo.

Intanto il Sig. Procuratore della Repubblica che segue attentamente l'evolversi degli avvenimenti in Longarone, in data 14 andante invitava nel suo ufficio lo scrivente per far presente che egli ha in animo di procedere contro i promotori dell'attuazione dei blocchi. Al riguardo lo stesso Sig. Procuratore, in riferimento alla segnalazione ricevuta dalla Tenenza di Pieve di Cadore sulla istituzione dei blocchi ha richiesto a quel Comando un rapporto giudiziario sugli avvenimenti. Inoltre il Sig. Procuratore della Repubblica ha ordinato al Comando della Squadra di P.G. di questo Gruppo, di procedere alla intercettazione e registrazione delle telefonate che da Roma sono state fatte a Longarone per comunicare l'esito dei colloqui avuti nella Capitale fra la delegazione dei Comuni di Longarone e Castellavazzo ed i componenti del Governo.
Ciò allo scopo di individuare le persone che hanno dato l'ordine di revocare i blocchi stradali. La comunicazione telefonica giunta a Longarone alle ore 15 del 15 andante riferiva che la delegazione era stata ricevuta dal Vice Presidente del Consiglio dei ministri On. NENNI, il quale aveva promesso ogni impegno personale per caldeggiare, nel corso della seduta di Governo, prevista per il giorno 18, le richieste dei superstiti. L'esito della missione, a tal punto, appariva incerto e comunque non del tutto soddisfacente agli stessi delegati a Roma e agli elementi più impegnati tra i dimostranti a Longarone che, nonostante la proposta - avanzata da alcuni di essi - di sospendere la dimostrazione salvo a riprenderla con maggiore vigore dopo la decisione del Governo in programma per il 18, persistevano nell'atteggiamento più intransigente mantenendo i blocchi di che trattasi.

Un ulteriore collegamento telefonico alle ore 20 circa fra Roma e Longarone, anch'esso intercettato e registrato, confermava, nell'assenza di dati più precisi, la volontà di alcuni delegati presenti a Roma di insistere nel mantenimento ad oltranza dei blocchi stradali. Unica inequivocabile voce, favorevole alla rimozione degli stessi, era quella del rappresentante a Roma del Comitato dei Superstiti di Longarone, in contrapposizione al parere incerto e negativo dei rappresentanti dei Comitati frazionali dello stesso Comune.

Continuava, intanto, l'azione intrapresa sin dal mattino da parte dello scrivente, per indurre a più ragionevoli posizioni gli accaniti assertori della continuazione dei blocchi, presenti in Longarone fin tanto che, ad onta dei pareri negativi esplicitamente espressi da alcuni componenti della delegazione recatisi a Roma alle ore 23 circa del ripetuto giorno 15 veniva raggiunta finalmente l'intesa di eliminare i blocchi stradali, in attesa fiduciosa delle decisioni che verranno adottate dal prossimo Consiglio dei Ministri. I blocchi venivano così rimossi senza incidenti, con la precisa riserva, però, di ripristinarli con più efficace forza organizzativa allorquando, dalle deliberazioni del Governo, dovessero scaturire insoddisfazioni sul contenuto della nuova legge speciale per il «Vajont» in corso di elaborazione presso gli organi competenti dei vari Dicasteri.

L'ordine del Prefetto di Belluno, già rivolto allo scrivente per il mantenimento dell'ordine pubblico fra i dimostranti e utenti della strada bloccati e fra gli stessi abitanti di Longarone è stato pienamente osservato grazie soltanto alla calma, al tatto ed alla sensibilità degli ufficiali, sottufficiali e militari dell'Arma operanti in Longarone, tutti alle dirette dipendenze dello scrivente. Specie all'atto della rimozione dei blocchi la situazione minacciava di precipitare da un momento all'altro perché metà dei dimostranti non intendeva ubbidire all'ordine di rimozione che gli veniva impartito da esponenti del Comitato.
Fra improperii, urli e grida che si levavano fra i dimostranti lo scrivente con altri militari riusciva, non senza rischi, a ripristinare la circolazione.Dal susseguirsi di tutti gli avvenimenti suddetti lo scrivente ha tenuto costantemente al corrente, per telefono, il Prefetto di Belluno, il quale nell'apprezzare pienamente l'operato dell'Arma ha voluto porre in risalto la sua piena ammirazione per la sensibilità, l'equilibrio e la fermezza con cui si è operato in un ambiente estremamente delicato.



DOCUMENTO 8

TESTO LETTERA DEL MINISTRO DEI LAVORI PUBBLICI ON. GIOVANNI PIERACCINI AL SINDACO DI LONGARONE

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9.12.1963

Caro Sindaco,

La prego di portare alle Autorità convenute a Longarone per l'esame del problemi della ricostruzione della zona il mio più caldo saluto. Iproblemi da affrontare sono ditre ordini ed è nostro dovere di affrontarli subito:

1) la località da scegliere per ricostruire Longarone, Erto e Casso.

Sappiamo benissimo che al cuore di tutti gli abitanti, al cuore di tutti noi sarebbe estremamente gradito ricostruire questi centri dove erano. Purtroppo il parere di tutti gli eminenti tecnici e di tutti gli organi interpellati è che la diga probabilmente reggerà in modo stabile ma che non è neppure da escludersi nel tempo che si verifichino nuovi pericoli con immaginabili gravi conseguenze. Occorre che le popolazioni si rendano conto con esattezza della sltuazione, ne prendano coscienza e sentano la gravità delle decisioni che dobbiamo, insieme, prendere. Perché tutti gli elementi tecnici siano a disposizione delle Autorità interessate e dei cittadini, ho disposto che il Sub-Commissario Ing. Travaglini sia oggi presente alla vostra riunione per illustrarvi tutti i dati tecnici delle situazione.

2) Ricostruzione di Longarone, di Erto e Casso.

Dobbiamo agire nello stesso tempo con saggezza e rapidità. La collettività nazionale sente il dovere dinanzi alle gravi sofferenze degli abitanti della zona di ricostruire più bella, più moderna, efficiente Longarone e gli altri due centri.
Per questo il Ministro nominerà subito una Commissione di illustri uomini di scienze presieduta dal prof. Samonà - Direttore dell'Istituto Universitario di Architettura di Venezia - e composta da urbanisti, sociologhi, architetti, economisti, con il compito di elaborare insieme a voi un piano di ricostruzione entro il 15 marzo, da mettersi a disposizione delle autorità di Longarone, di Erto e di Casso che sono state sgomberate e che hanno perduto in pratica possibilità di vita in loco in modo che il nuovo centro sorga come un modello di razionale, moderna, viva pianificazione urbanistica, studiata in tutti i suoi aspetti economici e sociali.
La scelta di illustri personalità della cultura e della tecnica per questo compito vuol significare l'omaggio della Nazione a chi tanto ha sofferto per la recente catastrofe.

3) Problemi economici

Longarone dava vita con le sue fabbriche e le sue attività non solo ai propri abitanti, ma alla popolazione di una zona di circa 18.000 anime. La nuova Longarone deve nascere dunque con fabbriche capaci di adempiere a questo compito e possibilmente di assorbire anche i lavoratori della zona oggi costretti all'emigrazione.
Il Ministro prenderà dunque, di concerto con gli altri Ministeri interessati, immediato contatto con Dirigenti di industrie di Stato e private per studiare le possibilità di nuovi impianti in modo che a primavera, quando, fatto il piano di ricostruzione, cominceranno i lavori, sorgano le fabbriche insieme alle case.
Il Ministro prenderà inoltre immediato contatto cogli altri Ministri interessati perché contemporaneamente alle case e alle fabbriche sorgano anche le scuole, l'ospedale, la chiesa ed ogni altro servizio pubblico. A primavera le molteplici attività della ricostruzione daranno lavoro alla popolazione dell'intera zona che troverà poi stabile impiego nelle nuove fabbriche e nei nuovi commerci. Resta però da superare il periodo invernale e lo sarà coll'assistenza e con ogni altro mezzo a nostra disposizione.
Il Ministro sarà tra voi quanto prima per rendersi conto di persona della situazione. Il Commissario On. Sedati seguirà colla massima attenzione, giorno per giorno,lo svolgersi degli eventi e l'attuazione dei programmi che avvieranno la rinascita della intera zona.

Voglia, Signor Sindaco, ricevere nuovamente l'assicurazione che il Governo, ed il Ministero dei lavori Pubblici in particolare, metteranno il massimo impegno perché la ricostruzione di Longarone, di Erto e Casso, proceda colla massima rapidità possibile e nel modo più serio ed efficiente.

Giovanni Pieraccini



DOCUMENTO 9

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Legione Territoriale Carabinieri di Bolzano

Gruppo di Belluno

n. 42/145 di prot. R.P.P.

Belluno, li 17 marzo 1964

OGGETTO: Longarone (Belluno) - Piano di ricostruzione

Alla Prefettura di Belluno

Il giorno 13 corrente, alle ore 15,30, nel Municipio di Longarone si sono riuniti i Consigli Comunali di Longarone e Castellavazzo, presente un numeroso pubblico tra cui molti componenti dei Comitati locali dei superstiti.

Nel corso della seduta il Professor SAMONÀ ha illustrato il «piano regolatore di ricostruzione», elaborato per incarico del Ministero dei Lavori Pubblici, soffermandosi sui punti più salienti, e precisando che esso prevede la ricostruzione degli alloggi a monte di Longarone, quale zona residenziale, mentre gli uffici pubblici, scuole, Chiese, banche e negozi, etc., saranno riportati nella corrispondente zona più a valle.
Tale criterio, ha commentato l'oratore, si uniforma ai principi urbanisti più moderni con cui si creano i nuovissimi agglomerati urbani.
Per rendere agevole l'accesso alla zona residenziale, sarà attivata una comoda ed efficace rete stradale.
Allo scopo infine di dimostrare meglio la convenienza e la praticità di tale piano regolatore, il Professor SAMONÀ ha dichiarato che appronterà un plastico da esporre al pubblico, il quale potrà così chiaramente rendersi conto e avanzare eventualmente le opportune osservazioni che saranno tenute in debito conto in sede di stesura del piano particolareggiato di ricostruzione.

La relazione di cui sopra è stata criticata durante la seduta, dall'Ing. GALLI, dall'Avv. TOVANELLA e dal Signor PIOGGIA.
Il primo ha obiettato che il piano di ricostruzione favorisce industrialmente Ponte nelle Alpi e Belluno anziché Longarone, facendo confusione tra il piano di ricostruzione urbanistica e quello di ricostruzione industriale.
Il Professor SAMONÀ allora ha chiarito che il piano da lui elaborato non ha niente a che vedere con quello comprensoriale che riguarda i benefici elargiti dal Governo per la ricostruzione delle industrie.
L'Avv. TOVANELLA non ha condiviso l'opportunità di ricostruire a monte di Longarone, perché ciò fa pensare che lo Stato non ha abbandonato l'idea di riattivare il bacino del Vajont.
Il Signor PIOGGIA ha pure ribadito il principio della scarsa sicurezza di detto bacino.

Fatta eccezione per gli interventi di cui sopra, la maggioranza ha condiviso l'illustrazione fatta dal Professor SAMONÀ.
Difatti, nella riunione dei due Consigli Comunali, svoltisi il giorno successivo 14 corrente alle ore 18, contemporaneamente e nelle rispettive sedi municipali di Longarone e Castellavazzo, è stato approvato il suddetto piano regolatore con 8 voti su 9 e nove voti su 9. L'unica preoccupazione rimasta però nell'opinione pubblica è quella relativa al piano comprensoriale di ricostruzione industriale che, secondo la legge speciale per il Vajont, non ancora approvata dal Parlamento, apporterebbe vantaggi nella stessa misura sia per Longarone che per Ponte nelle Alpi e Belluno.

Si auspica che tale piano comprensoriale sia circoscritto territorialmente alla vallata esistente tra Perarolo e Longarone e comunque che vengano stabiliti criteri differenziatori che prevedano maggiori e migliori benefici per il Longaronese.

Situazione attentamente seguita.
Riserva di ulteriori notizie in merito agli sviluppi futuri.
Ordine pubblico normale.

Il Capitano Comandante del Gruppo,
Vito Buttiglione



0 Fonte: "Protagonisti", rivista edita da ISBREC (BL) e reperita attraverso la biblioteca dello IFSML di Udine, che ringrazio.

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