Beppe Chierici, piemontese, toro ascendente Leone (per chi ci crede).
Da ragazzo, decide che sarà uomo di spettacolo. A vent’anni, si rende conto che non ha molto da dire poiché non conosce niente della vita e parte all’avventura...
Esercita i mestieri più disparati: lavapiatti, facchino alle "Halles" di Parigi, guardiano notturno, venditore di macchine da scrivere, marinaio.
Vive a lungo in Africa.
« Quegli anni sono stati la mia università e la mia Accademia d’Arte Drammatica. Ho guardato, ascoltato, imparato. Che fortuna ho avuto di poter vivere così ! »
A 30 anni, torna in Europa e inizia la sua carriera d’artista.
Insieme con Daisy Lumini forma la sua Compagnia e debutta a Roma nel 1969, al Teatro della Ringhiera, con lo spettacolo « Essere e Avere » che porterà in tournée per tutta l’Italia durante due anni. La critica lo consacra e le riviste Dramma e Sipario parlano per la prima volta, con entusiasmo, di Teatro Povero . Seguiranno “la Cattiva Erba”, “Storie di gente per male”, “Questa seta che filiamo”, “Rose, bottiglie e strette di mano”, “Bric à brac”.
Da allora divide la sua attività fra teatro, cabaret, canzone, cinema e Tv.
Per la RAI interpreta ruoli di primo piano in numerosi sceneggiati e serie televisive: « Giacinta », « Il Santo », « Rosaura » e « I ragazzi del Muretto » di G.L.Calderoni, « Naumakos » di B. Vailati, « Via Mala » di Tom Toelle, « All’ombra della grande quercia » e « Una storia d’amore » di A. Giannetti, « Cuore » di L. Comencini, « I Terroristi » e « Nucleo zero » di C. Lizzani, « L’isola del Tesoro », di A.Margheriti, « L’assassinio di Giovanni Gentile » di M. Leto, « Le lunghe ombre » e « La vita che ti diedi » di G.F. Mingozzi, « Quell’antico amore » di A.G. Majano. E’ il protagonista di 8 episodi di « Storie famigliari segrete », di 4 episodi di « Storie di abbandono e di adozione » e di 13 episodi della coproduzione europea « Boccaccio & C. » di cui è anche sceneggiatore e che sarà diffusa e ridiffusa in Italia da Rai 3, in numerosi paesi europei e extraeuropei.
Si cimenta nel doppiaggio, il tempo di dare la voce a Buster Keaton, nei rari film sonori (9) pervenutici del grande artista americano.
È il primo a tradurre, interpretare e registrare in italiano gran parte delle canzoni del suo amico Georges Brassens, il grandissimo poeta-chansonnier francese.
Incide inoltre alcuni long-playing di canti popolari italiani e francesi.
E’ autore di canzoni per bambini, il suo disco “Il paese dei bambini con la testa” è sul mercato discografico da più di trent’anni.
Ma non si considera un cantante: « Il canto e la musica fanno parte del mio bagaglio di artista, sono un mezzo, a volte un’esigenza, per esprimere più facilmente certe cose. »
È collaboratore per lunghi anni della Televisione della Svizzera Italiana dove crea programmi per adulti: « I Canti dei menestrelli », « I Canti del vino », « I Canti dell’amore » e emissioni settimanali per bambini per i quali crea Prunella e Baracco, due personaggi che faranno epoca in tutta la Confederazione Elvetica.
È uno dei fondatori della Scuola di Teatro Dimitri, a Verscio in Ticino, dove insegna per due anni Commedia dell’Arte, Improvvisazione e Storia del Teatro: « I miei allievi, con la loro fantasia, il loro entusiasmo, il loro coraggio ( e la loro incoscienza) mi hanno reso il centuplo di ciò che ho insegnato loro, sono stati i miei veri, inconsapevoli maestri. »
In Italia, per il cinema, gira con C. Lizzani, G.V. Baldi, G.L. Calderoni, G.F. Mingozzi, G. Fago, A. Bevilacqua, G. Tornatore, A. Giannetti, L.F. D’Amico, L. Comencini, C. Carlei, L. Manfredi, Jean Delannoy, Denis de la Patellière, Pierre Kast, Kureyoshi Kurahara, D. Lucchetti e altri.
Nel 1987, stanco dei padrinaggi politici che condizionano pesantemente la vita artistica italiana, si « esilia » in Francia, dove inizia una nuova, entusiasmante carriera: « Ricominciare da zero a cinquant’anni è stata un’avventura straordinaria, senza dubbio il più bel ruolo della mia vita. »
Appare sugli schermi della TV francese in numerosi telefilm ed è il protagonista di 6 episodi della serie « Le vagabond des mers » ; è coprotagonista in « Tu crois pas si bien dire », « Marie, fille des Flandres », « Coeur Caraïbe », « Les anneaux de la gloire », « La femme de l’Italien » (film che rappresenta la Francia al Gran Premio Europeo della TV), « L’Inconnu du Val Perdu », « Les Gens du voyage », « Un bebé noir dans un couffin blanc », « Fruits mûrs », « P. J. », « La Crim’ » e in alcuni episodi della fortunatissima serie « Frank Riva » con Alain Delon .
In Francia, per il cinema gira con C. Zidi, Yvon Marciano, P. Dugowson, A.Koob, R.Colla, J.L.Milesi, C.Faraldo, Dj. Ben Sahala, Radu Mihaileanu, Omar Chraibi, Alain Raoust, Patrice Leconte e in numerosi cortometraggi.
Nel 1994, Paul Carpita gli confida il ruolo principale nel film « Les Sables Mouvants », che viene presentato in numerosissimi festival in giro per il mondo. La rivista americana Variety dedica al film un lungo articolo elogiativo.
Ma è il teatro d’oltralpe che gli dà l’occasione di iniziare una seconda, entusiasmante carriera.
Nel 1988, a Parigi, recita per 200 rappresentazioni al Théâtre du Palais Royal in « Avanti » di Taylor, la commedia sarà ripresa al Théâtre Antoine per altre 130 repliche.
Nel 1990, Jean-Louis Martinelli, per il Teatro di Lione, gli affida il ruolo di Arlecchino in « Il Principe travestito » di Marivaux (147 rappresentazioni).
Nel 1991, Gilberte Tsäi lo dirige in « Les tableaux impossibles » che rappresenta la Francia al Festival Internazionale di Amburgo.
Nel 1992, sempre diretto da J.L.Martinelli, recita in « L’Eglise » di L.F.Celine al Teatro Nazionale des Amandiers e in tournée per la Francia.
Nello stesso anno partecipa alla creazione di « Le jugement dernier » di B.H.Levy al Théâtre de l’Atelier, opera che suscita accese polemiche e ferocissime diatribe sulla stampa francese ( 120 repliche)
Nel 1993 è Sganarello nel « Don Juan » di Moliére (70 Rappresentazioni).
Nel 1994 è Davis ne « Il Guardiano » di Harold Pinter per il Teatro Nazionale di Bretagna ( 65 rappresentazioni).
Nel 1995 è in cartellone alla « Settimana della Canzone Francese » e presenta al Théâtre Tourtour « Etat des lieux », un one-man-show musicale di cui è anche l’autore.
Nel 1996 è sulla scena del Teatro Nazionale di Lione in « Athlètes » (50 rappresentazioni)
Nel 1998 partecipa al Festival di Hédé nel ruolo di Vania nello « Zio Vania » di A. Cecov ( 12 rappresentazioni)
Nel 1999 è Balthazar in « L’Arlesienne » di Daudet / Bizet al Teatro Romano di Arles ( 10 rappresentazioni)
Nel 2001, Irina BROOK lo dirige in « La Bestia sulla Luna » al Théâtre de L’Oeuvre di Parigi. Lo spettacolo (oltre 300 rappresentazioni) è il più grande successo di critica e di pubblico dell’anno e ottiene ben 5 prestigiosi Premi Molières: miglior spettacolo, migliore regia, miglior testo, migliori attori.
Nel 2002 rientra in Italia e nell’estate del 2003 è in scena al festival di S. Gimignano in « Bartolomeo de Las Casas » diretto de G.M.Tenti.
Nel 2003 e 2004 per la TV francese riprende il proprio ruolo nella nuova serie « Frank Capra » con Alain Delon protagonista.
Nel 2004, attore nel film di Fulvio Ottaviano « Una talpa al bioparco ».
Partecipa come guest star a un episodio TV di “La Squadra” e a un episodio della serie “Cuore contro Cuore” .
Nel 2005 è regista dello spettacolo teatrale “ Teatro senza Animali “ di J.M.Ribes
con il gruppo Euro Sperimental Theatre di Avigliano. Tournée Regionale in Umbria.
Nel 2006, attore nel film di Jacques Rivette “ La duchessa di Langeais”
e nel film di F. Zampaglione “Nero bifamiliare”
Regista e interprete dello spettacolo “Anna Perenna, dea dell’acqua” rappresentato a Roma nel quadro della “Notte Bianca 2006”
Attore nella rubrica quindicinale “Andar per mare” della trasmissione RAI 3 “Chi è di scena “ di Moreno Cerquetelli.
Nel 2007 attore- regista di due atti unici di A. Cecov: “Sulla Strada Maestra “ e “Una domanda di Matrimonio” con l’Euro Sperimental Theatre.
Attore nella Serie TV “Nebbie e delitti” – regia R.Donna - RAI 2
Attore nel telefilm “Io ti assolvo” –Regia Simona Vullo – Mediaset.
Guest Star in un episodio della Serie TV “Il Commissario De Luca”
Si dice che un giorno / un Dio scocciato
dei mali del mondo / lo abbia affogato.
Ma prima di usare / gli idranti celesti
Lui volle salvare / gli uomini 'onesti'.
Fra tutti Noè / salvò la pellaccia,
gli altri, ahimé! / Eran tutta gentaccia...
Le bestie, va detto, / non sanno peccare
e su un "vaporetto" / le fa galleggiare.
Per quanto spietato / quel Dio genocida
salvò gli animali / dall'idro-corrida.
Or giunti a 'sto punto / possiamo affermare
che a volte il buon Dio / sa 'dis-cri-mi-na-re'...
Or son nove anni / che un monte annoiato
di starsene fermo / dov'era piantato,
scoprendosi intorno / la vallata bella
si disse "Un bel giorno / ci andrò in camporella!..."
Da tempo smaniava / quel monte iracondo
e alberi e massi / mandava nel fondo.
La gente sapeva / di questi "traslochi",
di lui si diceva: / " 'Sto monte ...va in tòchi !"
E Tòc fu chiamata / l'inquieta montagna
" Neanca 'e cavre / easù più no 'e magna!"
Nessuno mai non ebbe / il sentore più vago
che in quella vallata / facessero un lago.
Invero nessuno, / a parte un cretino,
poteva pensare / di farci un bacino.
Qualcuno si mosse, / tentò di spiegare
che un lago col Toc / ...non era un affare.
"Sa, quella montagna, / non vuole star ferma,
mi creda è una "lagna"! / ne chieda conferma.
È velleitaria, / rivoluzionaria,
ci pianta una grana, / le dico: è una frana!..."
"Faremo la diga! / lo abbiamo deciso!,
la gente del luogo / ne avrà preavviso."
" Mi creda, siòr... / No sè ostruzionismo!...
(Eh eh...) Suvvia, signore...! / Un po' di SADE...ismo !"
È nato il bacino / in quella vallata,
la gente ha paura / si sa condannata.
Si chiudon le porte / si tiran le tende
sul lago di morte / che lento si estende.
Ma il Toc ha deciso / di andarsene a spasso,
non dà preavviso / e scende da basso...
E a notte nel lago / si fa un pediluvio
e su Longarone / si avventa il diluvio.
È un'onda tremenda / che oscura le stelle,
tre oceani insieme / che il globo si espelle.
Distrugge ogni casa, / le bestie, la gente
Fa "tabula rasa"... / non resta più niente.
Vajont, Longarone: / duemila e più morti,
sei anni d'inchiesta, / controlli, rapporti,
dossier d'istruttoria, / e per ogni perizia
c'è il suo promemoria: / "Si vuole Giustizia!"
Illustri togati / e "Azzeccagarbugli"
decidon che "Onde / evitar tafferugli,
si spostino altrove / imputati e processo,
lontano da dove / il fatto è successo."
Accusa e difesa... / Tre mesi di udienza
e al mondo in attesa / si dà la sentenza.
Trecento cartelle, / per dir suppergiù :
"È acqua passata, / ... non macina più ! "
Ma sopra una tomba / lassù a Fortogna,
son scritte sul marmo / diciotto parole
che gridano al mondo / la nostra vergogna:
Caro Tiziano,
ho visto con vivo interesse il video di Paolini, terribile e struggente, e mi
sono detto che alla fine della sua tragica invettiva, la mia ballata ci sarebbe
stata bene. Sono certo che se avesse saputo che esisteva, l'avrebbe messa in
sottofondo. Vorrei tanto fargliela avere. Hai, per caso, il suo indirizzo o la
sua email?
I cd sono partiti, per te e Santin, fammi segno appena lo ricevi. Ho trovato
alcune foto dello spettacolo "Essere e Avere" dal quale fu tratto il disco
"Questa seta che filiamo" e in cui fu cantata la nostra ballata. Due di queste fotografie, quelle in cui Daisy mi accompagna alla fisarmonica, fissano alcuni istanti della canzone.
Fu quello e per tutta la durata della tournée in giro per l'Italia (oltre 200 rappresentazioni, dal Piemonte alla Sicilia), uno dei momenti di maggior tensione e partecipazione emotiva dal parte del pubblico. A Roma, la sera della
prima, finito di cantare ci fu un attimo (un'eternità!) di silenzio, poi
esplose un applauso da brivido insieme alla richiesta da parte del pubblico di
ripetere, seduta stante, la ballata. Allo Stabile di Bolzano, il pubblico si
alzò in piedi e applaudendo inscenò una protesta spontanea contro
l'ignominioso verdetto che accompagnò la sentenza [di 1° grado, 17 dicembre del 1969, n.d. Tiziano]. Ovunque ci furono applausi
e grida e la «Ballata di Longarone» fu il bis più richiesto e più eseguito.
Naturalmente ci furono anche oscure minacce di querela, che poi non ebbero
seguito.
Che ti posso dire d'altro? che l'ho scritta di getto, nella tradizione dei
vecchi cantastorie, in una notte che non potevo dormire perché troppo
indignato, ulcerato, incazzato per il terrificante verdetto a proposito
dell'eccidio del Vajont...
L'indomani stesso, Daisy la musicò splendidamente (il
richiamo a Brecht-Weil non fu casuale).
Sulla copertina interna del Cd che ti ho spedito ho voluto lasciare ciò che
il grande poeta spagnolo Rafael Alberti scrisse dopo la prima romana. Vanità?
Probabilmente, ma anche orgoglio di aver suscitato nell'Esule spagnolo quella
stessa emozione dell'anonimo vigile del fuoco, di servizio in teatro, che alla
fine della rappresentazione mi chiese il testo della ballata.
La «Ballata di Longarone»: un testo "moderno" su una vicenda "moderna", un
nome vivo nella coscienza popolare che ancora una volta ha visto umiliato il
suo desiderio di giustizia, fu per me, oltre che un grido indignato contro la
prepotenza di chi giustizia nega perché è il più forte, anche una
provocazione, un tentativo di inserire, a pieno titolo, una "operazione
d'autore" nel folclore per così dire "storico e autorizzato". Un discorso
provocatorio e in opposizione all'astratta "scientificità" del filologo e
dell'esperto, entrambi intrattabilmente legati alle "costanti" della tradizione
folcloristica, che non esitarono a storcere spesso il naso sul mio lavoro.
Il mio testo, la musica di Daisy e il nostro appassionato lavoro in generale,
rappresentarono: un interrogativo su che cosa è il folclore oggi, su che cosa
può essere considerato cultura popolare autentica in una società meccanizzata; un desiderio sincero di interpretare una cultura popolare nuova, reinventata
con un discorso che è insieme poetico e politico e che trova nello svolgimento
della storia una possibilità di riscatto.
Una cultura popolare dell'età tecnologica, autenticamente popolare in quanto contrapposta alla cultura di massa manipolata dalle classi dominanti.
Basta! Per dirla con i francesi, scrivere le cose che mi chiedi, "ce n'est
pas ma tasse de thé?!". Scusami se ti deludo, ma ciò che hai messo in moto attorno a una piccola "ballata" mi disorienta.
Un abbraccio e a presto
Beppe Chierici
Cliccando la foto, apparirà il retro della copertina colla dedica di Rafaèl Alberti ai bravi Daisy Lumini e Beppe Chierici...
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Ritagli di giornali, libere opinioni, ricerche storiche, testi e impaginazione di: Tiziano Dal Farra (se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)
VOMITO, ERGO SUM. Fortogna: nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: falso storico, fattuale, e IMMORALE, da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Dal 2004 questo «Monumento/sacrario» riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come il parco "Italia" di Rimini, il campo "B" di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no?
Ma questa *valutazione oggettiva* ... non è piaciuta allo stupratore/pagatore.