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. . . "FU COME L'ENNESIMA SPARATA DI UN PARACULO" . . .

corona?NoGrazie

Tranquilli. Non è CAMBIATO.
E nemmeno il Figlio dell'Arti$ta ....

Da una intervista di Elena Commessatti, su "Il Messaggero Veneto", venerdì 19 Agosto 2005, pag. 9

Al figlio Matteo: "Suo papà è bugiardo?"
Corona (figlio): "A volte".
Corona (padre): «La bugia è il pane del pianeta».

... ma anche il SALAME! (Nota mia)
Ogni riferimento ai 'lettori ignari' dell'Arti$ta è da risolversi tra LORO

MauroCorona_truffatoreSpagnoli


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FONTE: l'articolo di ElPaìs.com vergato da due o tre ignari (??) PARANINFI/PARACULI (e un uomo-corvo)

"And the "FOLGORATO di turno" is ...
--> Il docente di letteratura e turismo nonché esperto del "Camino de Santiago" (ma non del "fenomeno" Corona) Jordi Canals:
http://www.edizioni-tangram.it/el-discurso-del-turismo.html
... colla seguente motivazione: «Questo, il "boccone-esca" tirato a Llamazares, e suo tramite... al mercato spagnolo»

Traduzione di Tiziano Dal Farra. Tra le [parentesi quadre] sono le domande LOGICHE, o le note 'DOVUTE'.

In colore rossastro segnalo le BALLE SGANGHERATE che Corona fa scrivere SAPENDO di MENTIRE, per interposte per$one e per motivi merceologici d'immagine. Nel mirino, ignaro ma contento, lo scrittore Julio Lamazares. Prima di lui, Rigoni Stern, Sgorlòn, e una ridda di altri personaggi tra scrittori, e bignarde e figuranti in fregola, ammaliati dal piffero di uno scansafatiche pallonaro e senza alcuna vergogna.
E in passato, più volte, decisamente infame, e MAI PENTITO o lontanamente SCUSATO, anzi..

In quest'altro colore le FALLACI IMPRECI$IONI e/o dimenticanze che servono da "stucco" qua e là per infiorettare dal 1997 a OGGI il carrozzone di cartapesta del MITO di questo "scrittore analfabeta" ultimamente 'onorato' addirittura di un "premio/combìne Bancarella 2011", una menata paragonabile alla mafia dei vari "calcioscomme$$e". E che il No$tro ci illustra nei dettagli qui (a voce, 2010, e in mia presenza) e qui (fine 2011, su carta) dimostrando una Nobiltà d'animo veramente ENCOMIABILE. SOPRAVVENUTA dopo pubblicate - per nausea dello scrivente - alcune PRECISAZIONI come QUESTE, o di video come QUESTO.

Il Re indiscu$$o dei Cialtroni del Vajont (o dei «Profe$$ioni$ti del Dolore», se preferite) che sta per uscirsene "con un prossimo libro per Feltrinelli", mi aveva personalmente promesso e spergiurato nell'occasione di Lignano che non avrebbe più usato/sfruttato/nominato la parola fatale. Vedo che non tiene fede al patto ed anzi peggiora, e quindi... POTRETE CHIEDERGLI il perché e il PERCOME di quanto affermo e/o numerosi altri dettagli pittoreschi sul "$uo Vajont" nel corso delle sue fantastiche SERATE PROMOZIONALI 'Letterarie' o incontri merceologici CORTINE$I, da qualche tempo dedicati ANCHE al "lancio sul mercato" del degno figlio Matteo Corona, il nuovo 'talento' (nel senso di sesterzio) di Famiglia e di cui potete trovare una della prima "intervista" QUI.

NELLE MANI degli UOMINI-CORVO - O tempora, o Corona'$: qui invece la versione 2011....

Detto tra noi: fantastico quando per stupire i beoti spara «18 libros de los que en Italia se han vendido màs de 2,4 millones de ejemplares» (18 libri, 2.400.000 copie VENDUTE).

«NE$$UNO RACCONTA TANTE BALLE, come un CORONA'$, quando scende a VALLE»

La versione di Dal Farra: A) probabilmente c'è solo uno '0' in più; B) chissà se i suoi "Mod. 740" riportano come reddito 2.400.000 euro (più i "contratti Mondadori", più qualche altro milioncino in "opere lignee" in nero??). Io scommetto di NO, ma si presume che la GdF non legga abitualmente "El Paìs".
Io e l'Arti$ta ci conosciamo, e sa perfettamente da anni come la penso sulle sue sparate.
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(Per leggere sul Vajont qualcosa di serio, puntare qui. Oppure puntare QUI)

AMEN

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UNO

A la abuela de Mauro Corona le habrìa gustado no ser tan buena profeta. "Reza, que la montaña se viene abajo y nos mata a todos", le dijo aquella noche a su nieto. Y, en efecto, el 9 de octubre de 1963 sucediò lo que los geòlogos habìan advertido. Cerca de las 11 de la noche, el monte Toc se derrumbò sobre el embalse del Vajont y se formò una monstruosa ola que barriò los pueblos del valle. "Cayeron 300 millones de metros cùbicos de roca. El ruìdo fue como el de 1.000 millones de aviones supersònicos. La gente huyò montaña arriba, como los ciervos", cuenta por telèfono este escritor italiano (Erto, 1950). Sin embargo, no todos pudieron escapar: para 2.000 personas aquella fue su ùltima noche.

La nonna di Mauro Corona avrebbe preferito non essere una così brava Cassandra. "Prega, quando la montagna cade, ci ammazza tutti", disse quella notte al nipote [al 'nipote', chi?? Corona era da settimane a PN, in collegio, il 9].
E, in effetti, il 9 ottobre del 1963 successe quel che i geologi avevano preannunciato [pre-annunciato, a CHI?? a lui?? ahahahah].
Verso le 23.00, il monte Toc crollò sul bacino del Vajont formando un'onda che spazzò via i villaggi della valle. "Caddero 300 milioni di metri cubi di roccia. Il rumore fu quello di 1.000 milioni [contati?? un miliardo??] di aerei supersonici [N.B.: se erano 'supersonici', c'era un silenzio perfetto].
La gente fuggì su per i pendii, come i cervi" [questo semmai poté essere per Longarone, MAI per Erto], racconta per telefono questo scrittore italiano (Erto, 1950) [grandissima BALLA ricorrente: nacque a Trento, a Piné]. Senza dubbio, non tutti poterono scappare: per 2.000 persone quella fu l'ultima notte.

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DUE

La vida y la posterior obra literaria de Corona (18 libros de los que en Italia se han vendido màs de 2,4 millones de ejemplares) quedaron marcadas por una catàstrofe con coincidencias amargas: en el bar del pueblo de Longarone se habìan juntado los jòvenes de la zona porque era el ùnico lugar con televisiòn y se retransmitìa un partido de la Copa de Europa del Real Madrid. El agua los sepultò. Los lugareños que sobrevivieron fueron trasladados a pueblos construidos valle arriba.
Mauro, un adolescente entonces, fue a parar a un reformatorio.

Este italiano de pelo y barba largos volviò años despuès al Erto que le obligaron a abandonar para contarlo en las 292 pàginas de Fantasmas de piedra (Altair), una novela de 2006, la primera que se traduce al castellano. Corona està entusiasmado con ello porque entre sus referentes estàn "Juan Rulfo, Borges, y Julio Llamazares; a este que nadie me lo toque". Acto seguido, el ertano recita de memoria el comienzo de La lluvia amarilla, del autor español: "Cuando lleguen al alto de Sobrepuerto, estarà, seguramente, comenzando a anochecer". Llamazares describiò en esta desoladora obra la vida en un pueblo pirenaico, un lugar en el que "el fuego de la chimenea unìa màs que la amistad y la sangre".

Jordi Canals, doctor en Filologìa Hispànica en la Universidad de Trento, le denomina "el Llamazares italiano", porque comparte con el escritor nacido en Vegamiàn -un pueblo que se inundò para construir un embalse- el amor por el paisaje perdido y reencontrado.

La vita e la seguente opera letteraria di Corona (18 libri di cui in Italia sono stati venduti più di 2.400.000 copie) rimasero segnati da una catastrofe con coincidenze amare: in un bar dellla cittadina di Longarone s'erano riuniti i giovani della zona poiché era l'unico luogo colla televisione e in cui era trasmessa una partita di Coppa Europa del Real Madrid: l'acqua li seppellì. Gli abitanti sopravvissuti furono furono deportati in villaggi più a monte [E ridagli: quelli di Erto, vennero deportati. A Longarone NO. Ma in Spagna in questo articolo non fa alcuna differenza]. Mauro, allora adolescente, trovò accoglienza in un riformatorio.

Questo italiano di barba e capelli lunghi tornò anni dopo [sì, molto meglio sorvolare sui particolari] alla Erto che fu costretto ad abbandonare, per raccontarlo nelle 292 pagine di "I Fantasmi di Pietra", Altair, un racconto del 2006, e il primo tradotto in castigliano. Corona è entusiasta di questo, poichè tra i suoi preferiti sono "Juan Rulfo, Borges, e Julio Llamazares; e a questo, che nessuno me lo tocchi!".
E subito, l'ertano recita a memoria l'incipit de "La pioggia gialla" dell'autore spagnolo: "Quando arriverete in cima al Sobrepuerto, starà certamente cominciando ad annottare". Llamazares descrisse in quest'opera desolante la vita in un villaggio dei Pirenei, di un posto dove "il fuoco nel focolare univa più dell'amicizia e della parentela".

Jordi Canals, [il folgorato] docente di Filologìa Hispànica nella Università di Trento lo definisce "il Llamazares italiano" [e perché non direttamente "il Messia"??], perché condivide con lo scrittore nato a Vegamiàn - un villaggio che fu sommerso da un bacino artificiale [appunto: proprio nulla di nulla a che vedere con Erto] - l'amore per il paesaggio perduto e reincontrato. [si gioca coll'equivoco, o colla mera ignoranza: e tutto fa brodo]

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TRE

El Llamazares verdadero, en charla telefònica, se muestra "asombrado" de que una aldea recòndita de los Alpes haya un narrador que le tenga en un pedestal. El leonès sabe que La lluvia amarilla "tuvo mucho èxito en Italia" pero no conoce a Corona. Picado por la curiosidad, el autor de Luna de lobos señala que intentarà encontrar a su àlter ego alpino "en abril", cuando vaya a Italia. "Ojalà fuera tan bueno como èl", dice Corona del español. "Si le viera, le abrazarìa y me tomarìa un vaso de vino con èl. Habrè regalado al menos 50 ejemplares de La lluvia amarilla. Desde que lo leì, hay tinieblas en mi escritura. Me dejò una cuchillada. No hay una pàgina de ese libro que no haya subrayado". Queda pendiente ese vino y el profesor Canals se presta voluntario para propiciar el encuentro.

A la espera de ese momento, Corona sigue conjugando sus tres almas: escritor, escultor y escalador. Tres labores que "requieren la misma destreza: quitar los superfluo", asegura el italiano. Nacido en el carromato de sus padres, vendedores ambulantes, Corona se criò en la miseria y creciò entre montes. Su abuelo le enseñò a fabricar enseres de madera para ganarse unas monedas.

Lo mismo solìan hacer sus paisanos, antes de ser engullidos la tragedia del Vajont. "El agua arrasò en medio minuto con una civilizaciòn de pastores, leñadores, y campesinos", asegura Corona, que recupera en su libro recuerdos como "las noches de verano, cuando la gente salìa a la calle a charlar". Algo consustancial a una sociedad "con comunicaciòn oral, de gentes que pasaban los inviernos en casa contando historias", destaca Canals.

Il Llamazares quello vero, nel corso di una telefonata, si mostra "stupito" che in un villaggio sperduto nelle Alpi ci sia un narratore che lo abbia 'posto su un piedistallo'. Sa che La pioggia gialla ebbe "molto successo in Italia" [Llamazares fu 'Premio Nonino', nel 1993 e qui Corona, il furbacchione, ne ebbe percezione moolto tempo dopo e per 'sentito dire'], però non conosce Corona.
Punto dalla curiosità [abilmente indotta, no??] l'autore de La luna dei lupi dice che tenterà d'incontrare il suo 'alter-ego' alpino "in aprile" quando andrà in Italia.
"Magari, fossi bravo come lui", dice Corona dello spagnolo. "E se ci vedremo, lo abbraccerò e berremo assieme un bicchiere di vino [ah... il bacio di Giuda]. Avrò regalato almeno 50 copie di "La pioggia gialla" [ti manda a dire Giuda: vieni, caro...]. Da quando lo lessi, ho delle tenebre nei miei scritti. Sentii come una coltellata: non c'è una pagina di quel libro che non porti le mie sottolineature". Rimane in sospeso questa bicchierata, e il professor Canals si offre da mallevadore per questo incontro
[Grazie, Jordi: sarà il tuo capolavoro; sicuramente, sarà quello di Corona, senior].

Aspettando questo momento, Corona continua a fondere le sue tre anime: scrittore, scultore e scalatore. Tre attività "che richiedono la medesima destrezza: togliere il superfluo", assicura l'italiano. Nato nella roulotte [testuale nell'articolo ElPaìs, ma sarebbe 'il carretto', ovvero "carretilla"] dei genitori, venditori ambulanti, Corona nacque nella miseria e crebbe tra i monti [come milioni di italiani e spagnoli all'epoca].
Suo nonno gli insegnò a fabbricare infissi in legno [testuale nell'articolo, ma sarebbe 'utensili da cucina' - "utensilios de cocina"] per guadagnare qualche soldo.
Lo stesso solevano fare i suoi paesani, prima di essere ingoiati dalla tragedia del Vajont. "L'acqua rasò via in mezzo minuto una civiltà contadina, di legnaioli e pastori" assicura Corona, che rievoca ricordi nel suo libro come "le notti estive, quando la gente usciva per strada a chiacchierare".
Qualcosa di connaturato a una società "con comunicazione orale, di gente che passava i lunghi inverni in casa, e raccontando storie", puntualizza Canals

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QUATTRO

A esas voces, Corona ofrece sus pàginas y su misiòn como literato: "Soy un torpe salvador de memorias". En Fantasmas de piedra rescata al viejo Erto en un paseo por sus calles y casas que le provoca "una dulce melancolìa". "Era como si viera a los antiguos amigos, oìa a los campesinos golpeando el suelo con su hoz", relata.

Corona rememora tambièn una infancia de cazas y escaladas junto con su padre y su abuelo. Sin embargo, el recuerdo de la relaciòn con sus progenitores -ambos idìlicos- no es tan idìlico: "De niño, mi padre me tirò una cuchillada y, aunque la parè, me hizo un corte en la mano. Si tuviera a mi padre delante le preguntarìa por què me ataba a un palo y me pegaba con un làtigo, y a mi madre por què nunca me hizo una caricia".

Sì le mostrò cariño Marisa Madieri, la entonces mujer de Claudio Magris, hoy fallecida, cuando el ertano se adentrò en la literatura, en 1997. Fue la insistencia de Madieri -"escribe", le dijo- la que le hizo recuperar los papeles de sus primeros cuentos, que habìa roto. Su obra de debut, El vuelo de la marta, se tradujo al francès, alemàn y chino.

El ùltimo logro de este ermitaño es el Premio Bancarella, este verano, por El final de un mundo equivocado, un galardòn que ganaron Hemingway, Umberto Eco y Ken Follett. Corona, que acaba de lanzar su obra nùmero 18, Como una piedra en la corriente, se ha marcado su pròxima meta: hacer en primavera el Camino de Santiago "sin dinero, ni tarjeta de crèdito". En "la Macondo del tercer milenio", como Corona llama al viejo Erto, tampoco le hacen falta: "Me basta con una comida al dìa y una botella de vino".

E a queste voci, Corona offre le sue pagine, e la sua missione [addirittura!] come letterato:"Sono uno scomodo salvatore di Memorie" [Nobili$$imo ge$to, $i].
In "Fantasmi di pietra" recupera la vecchia Erto in una passeggiata per case e vie che gli provoca "una dolce malinconìa". "Era come se vedessi gli antichi amici, come se sentissi il rumore delle falci dei contadini", racconta. Corona rimembra anche una infanzia di cacce e di scalate assieme a padre e nonno. Senza dubbio, il ricordo e il rapporto coi suoi parenti - idilliaci entrambi, teoricamente - per lui non è così idilliaco: "Da piccolo, mio padre mi tirò una coltellata; anche se lo bloccai, mi fece un taglio a una mano. Se riavessi mio padre davanti, gli domanderei perché mi legava ad un albero, e mi picchiava con una frusta [lo sa benissimo]; e a mia madre, perché non mi abbia mai fatto una carezza" [sa anche questo].
Gli mostrò invece affetto Marisa Madieri, l'allora moglie di Claudio Magris [i primi VIP folgorati da un falso mito costruitogli a tavolino dall'amico 'giornalista' Bait], oggi defunta, quando l'ertano si addentrò nella letteratura, nel 1997.
Fu l'insistenza della Madieri - «Scrivi!», gli diceva - che gli fece recuperare i fogli dei primi scritti, che aveva stracciato. La sua opera prima, "Il volo della martora" venne tradotto in francese, tedesco e cinese [tradotto, una sola copia, e fine. Ma messa così, suona come "vendutissimo anche in Cina". Tutte balle, e qui il motivo vero].
L'ultimo traguardo di questo eremita [ahahah! "eremita"] è quello del Premio Bancarella, l'estate scorsa 2011, per "La fine del mondo storto", un premio vinto da Hemingway, Umberto Eco e Ken Follett [quindi, un premio falso, e affibbiato a chi conveniva ALLORA].
[portò "a casa" anche il "Premio Grinzane", e si disse - cafonata azzardo$a - anche 'amico e solidale del Presidente' del Grinzane, arrestato per corruzione e falso. Combacia colle dinamiche del recente Campiello]

Corona, che sta finendo il lancio del suo libro numero 18, "Come un sasso nella corrente", ha programmato la sua prossima mèta: farsi in primavera il "Camino de Santiago", e senza denaro, né carta di credito [BUM!! inaffidabile al 102%, ma gli ispanici non lo sospettano. Ma intanto, l'ha detto.]. Che non gli servono nemmeno nella "Macondo del terzo millennio" come Corona chiama la vecchia Erto: "Mi basta un pasto al giorno, e una bottiglia di vino".

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CINQUE

El ascètico Corona se levanta "a las tres de la madrugada" para escribir. A las 9 va "a la montaña a caminar o escalar y a cortar leña", lo que le hace sentirse "vivo" . "Por la tarde voy a la taberna y escucho a los leñadores contar historias. Despuès vuelvo a casa y me pongo a escribir o a esculpir. Se podrìa decir que vivo entre piedra, madera y papel". Corona abomina de una civilizaciòn en la que "no se hacen esfuerzos. Las puertas y los grifos se abren solos; con una tarjeta enciendes la luz en los hoteles...". A èl, en cambio, le gusta sentirse fatigado: "Tallar madera es como una medicina". Y aunque comparte su vida con su mujer y cuatro hijos , le gusta "con locura" estar solo. "En realidad estàs tù y la soledad, somos dos". Pronto seràn tres: "Me construirè una casita de madera en el bosque".

FE DE ERRORES

Mauro Corona no estuvo en un reformatorio tras la tragedia del Vajont, sino que lo acogieron junto a otros niños de Erto en un internado salesiano.

L'ascetico Corona si alza "alle tre del mattino" per scrivere [Mah...]. Alle 9 va "in montagna a camminare, o scalare o tagliar legna", cose che fa "per sentirsi vivo" [Mah...].
"Al pomeriggio vado alla taverna e ascolto i boscaioli raccontare storie. Poi torno a casa e mi rimetto a scrivere o a scolpire. Si potrebbe dire che vivo tra pietra, legno e carta". Corona aborre una società "civilizzata" in cui non occorrono sforzi. Dove le porte e i rubinetti si aprono da soli, e con una tessera accendi la luce negli alberghi. A lui piace, sentirsi affaticato: "Tagliare legno è come una medicina"
E quantunque divida la vita con moglie e quattro figli [Ah, ricorrente anche questo. Ha i figli a "geometria variabile", dipende. In Italia, come già annotato anni addietro, ne "ha" tre, a volte due, e qui 4: veda di decidersi], gli piace "da impazzire" restare da solo.
"In realtà, ci sei tu e la solitudine: siete in due!". Ma presto in tre: "Mi costruirò una casetta nel bosco" [Come no. Pu˜ darsi. Sono almeno dieci anni, che "ce l'ha". Dice tante cose, il Mauro...]

ERRATA CORRIGE

Mauro Corona non andò in un riformatorio dopo la tragedia del Vajont, ma fu accolto con altri ragazzi e bimbi di Erto in un collegio salesiano di Pordenone.
[Verissimo.
Infatti, per Corona il Vajont - di cui si è altamente fregato per almeno vent'anni - è un racconto/serie di racconti che si è fregato, e venduto, e ri-ri-venduto.
E se glie lo chiedete, ve lo dice anche.]

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SEI

. . . «Noi, poveri sudditi del vostro culto» . . . .

Il tuo Bu$ine$$ sul/del VAJONT

... un po' di SANA vergogna, ...MAI, eh??
corona?NoGrazie


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Un tempo, leggevi queste cose e ti trovavi su www.vajont.org
Poi sbucarono e vennero avanti i delinquenti, naturalmente a partire da quelli istituzionali ....


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(se non diversamente specificato o indicato nel corpo della pagina)

« VOMITO, ERGO SUM »

Fortogna:
nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: un falso storico, fattuale, e ASSOLUTAMENTE IMMORALE da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE e oggettivo - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Oggi questo farlocco e osceno «Monumento/sacrario» in località S. Martino di Fortogna riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come un parco "Italia" di Viserbella di Rimini, il campo "B" del lager nazista di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no? ed e' la verita' verificabile ma se solo ti azzardi a dirlo o far notare le coincidenze, sono guai. $eri. Perché... qui in Italia, e soprattutto in luoghi di metàstasi sociale e interessi inconfessabili come la Longarone 'babba' ... «la Verità si può anche dire. Ma però che non ci sia nessuno che l'ascolti (o legga!)»

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Ma tutto deve andare come da copione, in Longar-Corleone. Dal dicembre del 1964 qui è così: lo mise nero su bianco gente colle spalle ben più larghe delle mie, e in tempi non sospetti:

«E' quasi come in Sicilia, mi creda; a Longarone si configurano gli elementi tipici della mafia. Non è questione di partito 'A', o 'B'; c'è un determinato giro fatto di poche persone all'interno del quale non entra nessuno. Il potere è in mano a costoro, cinque o sei persone a Longarone, e poi qualche diramazione fuori, cioè altre persone nei posti giusti, perché un sistema del genere non può sopravvivere se non c'è corruzione».
Fonte: Giampaolo Pansa, sul Corriere della Sera del 9 ottobre 1973; sta riportato sul libro della Lucia Vastano. LIBRO CONSIGLIATISSIMO.

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