IMPIANTO DI NOVE.
- Quest'impianto utilizza, derivandole dal Lago Morto, le acque di scarico del precedente salto di Fadalto.
Il lago Morto, con una oscillazione di mt. 4, tra le quote 272 e 276, ha una capacità utile di invaso di tre milioni di mc, e consente quindi una notevole elasticità ed indipendenza di funzionamento alle due centrali fra le quali è interposto.
La presa dal lago Morto è costituita nel primo tratto (mt. 90) da una larga galleria a pelo libero, atta a convogliare, a livello minimo del lago, la portata di mc. 80 al 1", che corrisponde alla massima utilizzabile dall'impianto.
Si trovano quindi le griglie e la paratoia di regolazione dei tipo a settore, a valle delle quali si inizia la galleria forzata di derivazione, lunga circa mt. 3400.
La sezione è dei tipo di quella di Fadalto, ma alquanto più ristretta (mq. 20) il rivestimento in calcestruzzo è di spessore variabile a seconda della roccia, la quale, essendo dappertutto assai frantumata, rese, unitamente alle forti filtrazioni d'acqua, assai difficile il lavoro di perforazione.
La galleria forzata mette capo al bacino di carico, che funziona anche da pozzo piezometrico.
Esso è costituito da un primo tratto verticale a sezione circolare ricavato nella roccia,
il quale sbocca in una grande vasca quadrangolare a mezza costa, della superficie di circa mq. 1.000, racchiusa a monte da un muro di sostegno del terreno ed a valle da un muro di ritenuta a speroni e voltine, dell'altezza di circa mt. 10.
Lungo due lati della vasca, è ricavato lo sfioratore che funziona da troppo pieno in caso di colpo d'ariete; la vasca è pure munita di scarico di fondo con paratoia, destinato a dare continuità di passaggio all'acqua, anche nel caso che la centrale di Nove si dovesse fermare.
Dalla base del pozzo piezometrico partono due brevi tronchi di galleria, in ognuno dei quali sono murate due tubazioni: ogni coppia esce all'aperto attraverso una camera contenente gli opportuni apparecchi di regolazione e di sicurezza e scende quasi verticalmente verso la sottostante centrale.
Tre delle tubazioni hanno il diametro di m. 2,60 ed alimentano ciascuna un gruppo da 24.000 HP. mentre la quarta ha il diametro di mt. 2,40 e serve due gruppi da 9.000 HP.
La centrale è analoga a quella di Fadaito:
il fabbricato trasformatori, è però situato nel davanti e di fianco alla Sala macchine.
Anche questa centrale, come quella di Fadalto è destinata al servizio di punta e quindi, pur utilizzato una portata media di mc. 33 al 1" sotto un salto medio di mt. 99 è attrezzata, come si è visto, con il macchinario di potenza quasi tripla (H P. 90 .000).
Le tre turbine da 24 000 HP sono identiche a quella di Fadalto e sono rigidamente accoppiate con tre alternatori da 22.000 KVA di costruzione Ansaldo con caratteristiche eguali ai corrispondenti di Fadalto; le due da 9.000 HP sono pure della Ditta Riva, del tipo ad asse orizzontale a 420 giri ai 1'e sono rigidamente accoppiate con due alternatori di costruzione Brown-Boveri da 7.200 KVA cadauno, alla tensione normale di 6.000 Volt a 42 periodi.
I tre gruppi da 24.000 HP sono collegati a tre trasformatori da 22.000 KYA di eguali caratteristiche di quelli di Fadalto, mentre i due da 9.000 HP sono collegati a due trasformatori da 7.200 KV.
Analoga a quella di Fadalto è pure l'apparecchiatura elettrica.
IMPIANTO DI S. FLORIANO.
- Le acque di scarico della sopradescritta centrale di Nove, si riversano direttamente nel laghetto artificiale del Restello, il quale, colla sua capacità utile di mc. 800.000, fra le quote 174,50 e 180, costituisce un serbatoio giornaliero destinato a regolarizzare in modo quasi uniforme (come è richiesto dalla sottostante centrale di S. Floriano) gli scarichi assai variabili della centrale di Nove.
Esso è ottenuto mediante sbarramento della gola rocciosa del fiume Meschio in corrispondenza della chiesa di S. Floriano, cioè circa mezzo chilometro a valle della centrale di Nove.
Lo sbarramento è costituito da una traversa rettilinea a gravità in muratura di pietrame con malta di cemento, munita di paratoia di scarico e di una batteria di sifoni Gregotti, tali da scaricare una quarantina di mc. al 1".
Nello sbarramento stesso è aperta pure la presa dell'impianto di S. Floriano, munita di griglia e di paratoia di regolazione a rulli, tipo Stoney, della luce di mq. 5,204.
Segue il canale derivatore, lungo complessivamente ml. 240, tutto sotto pressione, costituito, in un primo tratto da un tubo di cemento armato del diametro di ml. 4,20 e successivamente da un tratto di galleria in roccia dello stesso diametro, con rivestimento in calcestruzzo di cemento.
La galleria sbocca nel bacino di carico, con funzioni anche di pozzo piezometrico, consistente in una grande vasca rettangolare in cemento armato, svasata verso l'alto ed appoggiantesi alla, montagna.
Dalla base del bacino, in corrispondenza della sua parete a valle, partono tre tubi in cemento armato, due del diametro interno di ml. 2,25 ed uno di ml. 3,80; essi sottopassano la strada nazionale e subito dopo finiscono nella centrale di S. Floriano, che sorge appunto in fregio ed a valle della strada stessa.
L'edificio della centrale è costituito da due corpi di fabbrica adiacenti e comprendenti la sala macchine ed i locali per i trasformatori e l'apparecchiatura elettrica.
Nella sala macchine sono installati tre gruppi Riva-Tecnomasio, di cui due gruppi ciascuno di HP. 1.500 a 252 giri al 1'ed un gruppo da HP. 3.000 a 252 giri al i'.
Le turbine sono del tipo ad asse orizzontale a camera forzata in cemento armato.
L'energia prodotta da detti gruppi viene in parte convogliata a Nove a 6.000 Volt per la trasformazione a 60.000 Volt ed in parte trasformata da 6.000 a 10.000 Volt per l'alimentazione della zona di distribuzione di Vittorio Veneto e di Valdobbiadene e circondano.
Come si è accennato, la Centralina di San Floriano è destinata, nel funzionamento generale degli impianti, a lavorare con carico pressochécostante in modo da scaricare una portata quasi continua, come è richiesto delle successive opere di canalizzazione, dimensionate per una portata poco superiore alla media.
D'altra parte il laghetto di Negrisiola, nel quale avviene lo scarico della Centrale, ha una capacità d'invaso, e quindi di regolazione, pressochénulla.
In armonia, con tali caratteristiche, il macchinario installato (HP. 6.000) ha una
potenza di poco superiore a quella corrispondente alla portata media di mc. 33 sotto il salto medio di mt. 13,75.
Così, mentre alle grandi centrali di Fadalto e di Nove rimane piena e completa elasticità di esercizio, il vincolo della uniformità di funzionamento è limitato soltanto alla piccola centrale di S. Floriano.
CANALE ADDUTTORE AGLI IMPIANTI DI CASTELLETTO E DI CANEVA.
- Poco a valle del laghetto di Negrisiola, espansione del fiume Meschio, sorgono, attraverso il fiume stesso, le opere di presa per il successivo tronco di canale alimentatore degli impianti di Castelletto e di Caneva.
La presa è costituita da uno sbarramento con soglia a stramazzo rigurgitato per l'entrata dell'acqua nel canale: lateralmente è disposta una diga mobile con paratoia automatica che, mantenendo a monte della presa un livello costante, garantisce l'immissione della quantità richiesta dal canale, lasciando defluire nel Meschio le acque sovrabbondanti, mentre una bocca tarata, adiacente alla diga, assicura al Meschio la sua competenza (mc. 3).
La regolazione della portata avviene mediante paratoia del tipo a rulli collocata sul canale derivatore a circa 200 metri dalla presa e precisamente all'imbocco della galleria di S. Augusta:
questo primo tronco di canale ha quindi le sponde rialzate in modo da impedire la tracimazione dell'acqua a paratoia chiusa.
Il canale, a partire dalla presa fino al pozzo piezometrico della Centrale di Caneva, misura una lunghezza di oltre 14 Km. e può essere diviso in due tronchi.
Il primo tronco di metri 6380 (al quale limiteremo per ora la descrizione) va dalla presa all'attraversamento del torrente Carron in corrispondenza del quale si stacca la derivazione, in tubo, per l'impianto di Castelletto.
Questo primo tronco, costruito tutto in muratura o calcestruzzo, è per oltre due terzi in galleria a pelo libero e il restante all'aperto, in gran parte a mezza costa:
esso è capace di convogliare una portata di mc. 45 al secondo alquanto superiore a quella media degli impianti, per consentire una maggiore elasticità di funzionamento alle centrali servite.
Dopo la suaccennata galleria di S. Augusta, lunga mt. 1.800, si susseguono, alternandosi, tratti all'aperto e altri tratti in galleria di minore lunghezza:
lungo il canale vi sono poi numerosi manufatti, alcuni di notevole importanza, per gli attraversarnenti stradali e dei torrentelli intersecati.
IMPIANTO DI CASTELLETTO.
- Questo impianto, che in media utilizza circa un quinto della intera portata proveniente dagli impianti superiori (mentre gli altri quattro quinti procedono verso la centrale di Caneva), è stato originato dalla necessità di scaricare ad una determinata quota (superiore di circa 50 metri a quella dello scarico di Caneva) le acque destinate all'irrigazione'della zona alta sulla sinistra del Piave.
Immediatamente prima di attraversare, in sifone, il torrente Carron, sorgono, sulla sponda destra del canale derivatore, le opere di presa per l'impianto di Castelletto.
Esse sono costituite da due luci a battente di mq. 2 x 2,40 munite di paratoie manovrabili a mano ed elettricamente dalla centrale.
Davanti alle paratoie è disposta la griglia.
Lateralmente alla presa vi sono due sifoni Gregotti, i quali, nel caso che il successivo tronco di canale derivatore fosse chiuso mediante la paratoia installata immediatamente prima di attraversare il torrente Carron, hanno lo scopo di scaricare nel torrente stesso l'acqua che il canale convogliasse in eccesso, rispetto a quella richiamata dalle turbine di Castelletto.
Di fianco ai Gregotti vi è pure uno scarico di fondo, munito di paratoia manovrata a mano, per l'asciutta del canale.
A valle della presa ha inizio il canale derivatore costituito da un tubo in cemento armato, della lunghezza di mt. 1540, del diametro interno di mt. 2,42; esso posa su una sede in calcestruzzo di calce idraulica ed è tutto ricoperto di terra con altezza minima di mt 0,70.
Il tubo termina nel 'pozzo piezometrico costruito completamente in cemento armato
e costituito da una parte inferiore del diametro di ml. 5, che superiormente si allarga in una vasca del diametro di ml. 15, sostenuta verso il perimetro da una corona di pilastri pure in cemento armato.
Alla base del pozzo è innestata verso valle la tubazione forzata metallica del diametro di ml. 2,10, lunga ml. 156.
Il fabbricato della Centrale è costituito da due corpi riuniti; uno in un piano per la sala macchine ed uno in due piani per i trasformatori e le varie apparecchiature elettriche.
La Centrale di Castelletto è destinata ad utilizzare, sotto il salto medio di ml. 62,50, portate variabili a seconda dei bisogni dell'irrigazione, con una media annua di mc. 6 ed un massimo estivo di mc. 10.
In relazione a ciò, è dimensionato il macchinario consistente in due gruppi turbina-alternatore, ciascuno da 4.000 HP.
Le due turbine (Riva) ad asse orizzontale, per caduta utile netta di 60 metri, sviluppanti ciascuna, con una portata di 6.250 litri sec., 4.000 HP. a 504 giri.
Queste turbine sono munite di regolatore autonomo e scarico sincrono.
Due alternatori trifasi (Siemens) per accoppiamento diretto alle turbine, sviluppanti ciascuno, a 504 giri a cosfì 0,7 periodi 42, 5000 KVA alla tensione normale di 12.500 volta.
Le due macchine sono del tipo chiuso autoventilanti, con aria filtrata, con eccitatrice coassiale, avvolgimento a stella con quarto morsetto di centro, e sono collegate ad un unico trasformatore trifase in olio con raffreddamento a circolazione d'acqua interna, della potenza di 10.000 KVA, con rapporto di trasformazione triangolo-stella 12.000 a 65.500 volta.
L'apparecchiatura elettrica è analoga a quella delle Centrali di Fadalto e Nove.
Il canale di scarico è, per un primo tratto, di ml. 260, in galleria scavata in terreno completamente sciolto, cui segue un tratto in trincea in terra con rivestimento in calcestruzzo di calce idraulica: l'ultima parte infine è in terra, senza rivestimento.
In totale, il canale di scarico è lungo m. 1180, e termina nel fiume Meschio, in località Borgo Pianche (quota 90 circa) dove le acque sono lasciate, come si è detto, a disposizione della irrigazione della zona alta in sinistra del Piave.
IMPIANTO DI CANEVA.
- Attraversato in sifone (preceduto da una paratoia di interclusione) l'alveo del torrente Carron, il canale continua per altri 7750 metri quasi costantemente in galleria, e permette di convogliare una portata massima di mc. 45 al 1", alquanto superiore alla media utilizzabile dall'impianto di Caneva.
Verso la metà del percorso, per varcare la bassura del torrente Friga, è stato costruito un sifone in cemento armato lungo circa 400 ml. e del diametro interno di ml. 3,80 sostenuto con pilastri in cemento armato.
Nell'ultimo tratto di circa ml. 436, il canale, finora sempre a pelo libero, passa
in galleria forzata terminando al pozzo piezometrico della centrale di Caneva.
Questo, scavato in roccia con sezione circolare del diametro di m. 8 nella parte bassa, si allarga in alto a m. 16; il bordo superiore è conformato a sfioratore atto a smaltire l'acqua eventualmente in eccesso rispetto a quella richiamata dalle turbine.
Dal pozzo piezometrico partono le tubazioni metalliche, composte di due tubi del
diametro di m. 2,80 e della lunghezza di m. 700, che scendono con dolce pendenza fino alla centrale, in corrispondenza della quale si riuniscono ad anello.
Da questo si staccano i tubi di alimentazione delle singole turbine.
Attraverso il salto di Caneva (m. 105) viene utilizzata una portata media annua di mc. 25,5.
Nel quadro generale degli impianti Piave-S.Croce la centrale di Caneva è destinata, in linea di massima, a dare la base del diagramma di produzione; ciò non toglie che anche essa possa funzionare con una certa elasticità per quanto lo permette il canale di carico che, pur essendo quasi tutto a pelo libero, è capace di una portata alquanto superiore alla media e può d'altra parte essere regolato mediante la paratoia posta al suo inizio.
La centrale è costituita da due fabbricati (sala macchine ed edificio trasformatori ed interruttori).
Nella sala macchine sono installati N. 3 gruppi turbina-alternatore ciascuno dei quali può sviluppare la potenza massima di HP. 18.500.
Le macchine hanno le seguenti caratteristiche principali: Turbine (Riva) tipo Francis ad asse orizzontale a doppia camera a spirale, con portata massima di 17 mc/sec.
Gli alternatori della Compagnia Generale di Elettricità sono direttamente accoppiati alla turbina e possono sviluppare ciascuno 16.500 KVA alla tensione di 6.000 volt - 42 periodi - 420 giri.
I trasformatori del Tecnomasio Italiano Brown-Boveri sono pure in numero di tre, ciascuno della potenza di 16.500 KVA e sono dello stesso tipo di quelli di Fadalto.
Analoga è pure l'apparecchiatura elettrica a 60.000 e 135.000 Volt.
L'acqua di scarico delle turbine viene raccolta in un'ampia vasca dalla quale si inizia il canale di scarico.
Dopo un primo tronco in galleria, lungo cento metri, il canale procede tutto all'aperto, in terra, raggiungendo, dopo un percorso di circa ml. 2.800, il fiume Meschio, presso Fratta.
Quivi le acque di scarico sono lasciate a disposizione della irrigazione, ma una parte di esse, specialmente d'inverno, sarà esuberante ai bisogni irrigui; perciò si è decisa e già iniziata la costruzione di un ultimo impianto con un salto di oltre 20 metri, in fregio al fiume Livenza.
RIASSUNTO E CONSIDERAZIONI GENERALI.
- Nel seguente specchio sono riassunti i dati relativi alle varie Centrali:
FADALTO mc cont. 33 mc max 120 salto m. 106 - HP nom. 46.640 HP eff. 130.000 mil KWh 218
NOVE mc cont. 33 mc max 80 salto m. 99 - HP nom. 43.560 HP eff. 90.000 mil KWh 204
S.FLORIANO mc cont. 33 mc max 48 salto m. 13,75 - HP nom. 6.050 HP eff. 6.000 mil KWh 19
CASTELLETTO mc cont. 6 mc max 10 salto m. 62,50 - HP nom. 5.000 HP eff. .000 mil KWh 15
CANEVA mc cont. 25,5 mc max 45 salto m. 105 - HP nom. 35.700 HP eff. 55.500 mil KWh 135
TOTALE . . .HP nom. 136.950 HP eff. 289.500 mil KWh 591
Tutta l'energia prodotta dalle centrali sopradeseritte viene trasportata ai diversi centri della rete di distribuzione del Gruppo Società Adriatica di Elettricità a mezzo di sette linee a 60.000 Volt e di quattro linee a 135.000 Volt, della complessiva capacità di trasporto di 200.000 KW.
Per ottenere un buono sfruttamento delle centrali a deflusso non regolato, un fattore di carico più conveniente agli effetti del macchinario installato, un andamento regolare della tensione sia agli effetti delle interruzioni dovute alla ripercussione ed estensione dei guasti locali, la rete primaria del Gruppo è stata divisa normalmente (ma si può fare anche un unico parallelo) in servizi separati, in modo da alimentare separatamente zone di limitata superficie e con baricentri di distribuzione elettricamente equidistanti dalle centrali di produzione; e tale alimentazione viene fatta da centrali a deflusso non regolato e integrata dall'impianto di S. Croce, le cui caratteristiche attuali di funzionamento sono appunto di integrazione degli impianti a deflusso non regolato.
In avvenire e quando l'impianto di S. Croce funzionerà da integratore di s stesso alla integrazione degli impianti a deflusso non regolato provvederà la nuova Centrale Termoelettrica di Venezia-Marghera.
Last updated 19.2.2005