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centrale idroelettrica



Società Adriatica di Elettricità - 3 -

dalla fondazione al 1929


centrale idroelettrica

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IL GRUPPO
SOCIETA'ADRIATICA DI ELETTRICITA'
LA SUA ATTIVITA'TECNICA ED ECONOMICA DALLE ORIGINI AL 1929

ROMA
"UNIVERSALE" TIPOGRAFIA POLIGLOTTA
1929
NEL XXV° ANNO DI FONDAZIONE
DELLA
SOCIETA'ADRIATICA DI ELETTRICITA'VENEZIA


SADE 3


IMPIANTO DI CANEVA





- Attraversato in sifone (preceduto da una paratoia di interclusione) l'alveo del torrente Carron, il canale continua per altri 7750 metri quasi costantemente in galleria, e permette di convogliare una portata massima di mc. 45 al 1", alquanto superiore alla media utilizzabile dall'impianto di Caneva.

Verso la metà del percorso, per varcare la bassura del torrente Friga, è stato costruito un sifone in cemento armato lungo circa 400 ml. e del diametro interno di ml. 3,80 sostenuto con pilastri in cemento armato.

Nell'ultimo tratto di circa ml. 436, il canale, finora sempre a pelo libero, passa in galleria forzata terminando al pozzo piezometrico della centrale di Caneva.

Questo, scavato in roccia con sezione circolare del diametro di m. 8 nella parte bassa, si allarga in alto a m. 16; il bordo superiore è conformato a sfioratore atto a smaltire l'acqua eventualmente in eccesso rispetto a quella richiamata dalle turbine.

Dal pozzo piezometrico partono le tubazioni metalliche, composte di due tubi del diametro di m. 2,80 e della lunghezza di m. 700, che scendono con dolce pendenza fino alla centrale, in corrispondenza della quale si riuniscono ad anello.

Da questo si staccano i tubi di alimentazione delle singole turbine.

Attraverso il salto di Caneva (m. 105) viene utilizzata una portata media annua di mc. 25,5.

Nel quadro generale degli'impianti Piave - S. Croce la centrale di Caneva è destinata, in linea di massima, a dare la base del diagramma di produzione.; ciò non toglie che anche essa possa funzionare con una certa elasticità per quanto lo permette il canale di carico che, pur essendo quasi tutto a pelo libero, è capace di una portata alquanto superiore alla media e può d'altra parte essere regolato mediante la paratoia posta al suo inizio.

La centrale è costituita da due fabbricati (sala macchine ed edificio trasformatori ed interruttori).

Nella sala macchine sono installati N. 3 gruppi turbina-alternatore ciascuno dei quali può sviluppare la potenza massima di HP. 18.500.

Le macchine hanno le seguenti caratteristiche principali: Turbine (Riva) tipo Francis ad asse orizzontale a doppia camera a spirale, con portata massima di 17 mc/sec.

Gli alternatori della Compagnia Generale di Elettricità sono direttamente accoppiati alla turbina e possono sviluppare ciascuno 16.500 KVA alla tensione di 6.000 volt - 42 periodi - 420 giri.

I trasformatori del Tecnomasio Italiano Brown-Boveri sono pure in numero di tre, ciascuno della potenza di 16.500 KVA e sono dello stesso tipo di quelli di Fadalto.

Analoga è pure l'apparecchiatura elettrica a 60.000 e 135.000 Volt.

L'acqua di scarico delle turbine viene raccolta in un'ampia vasca dalla quale si inizia il canale di scarico.

Dopo un primo tronco in galleria, lungo cento metri, il canale procede tutto all'aperto, in terra, raggiungendo, dopo un percorso di circa ml. 2.800, il fiume Meschio, presso Fratta.

Quivi le acque di scarico sono lasciate a disposizione della irrigazione, ma una parte di esse, specialmente d'inverno, sarà esuberante ai bisogni irrigui; perciò si è decisa e già iniziata la costruzione di un ultimo impianto con un salto di oltre 20 metri, in fregio al fiume Livenza.



RIASSUNTO E CONSIDERAZIONI GENERALI.

Tutta l'energia prodotta dalle centrali sopradescritte viene trasportata ai diversi centri della rete di distribuzione del Gruppo Società Adriatica di Elettricità a mezzo di sette linee a 60.000 Volt e di quattro linee a 135.000 Volt, della complessiva capacità di trasporto di 200.000 KW.

Per ottenere un buono sfruttamento delle centrali a deflusso non regolato, un fattore di carico più conveniente agli effetti del macchinario installato, un andamento regolare della tensione sia agli effetti delle interruzioni dovute alla ripercussione ed estensione dei guasti locali, la rete primaria del Gruppo è stata divisa normalmente (ma si può fare anche un unico parallelo) in servizi separati, in modo da alimentare separatamente zone di limitata superficie e con baricentri di distribuzione elettricamente equidistanti dalle centrali di produzione; e tale alimentazione viene fatta da centrali a deflusso non regolato e integrata dall'impianto di S. Croce, le cui caratteristiche attuali di funzionamento sono appunto di integrazione degli impianti a deflusso non regolato.

In avvenire e quando l'impianto di S. croce funzionerà da integratore di s stesso alla integrazione degli impianti a deflusso non regolato provvederà la nuova Centrale Termoelettrica di Venezia-Marghera.

- Nel seguente specchio sono riassunti i dati relativi alle varie Centrali:

FADALTO..port.media m.c. 33 - massima 120 - salto m. 106 - HP nom. 46640 HP macch. eff. 130.000 KWh 218 mil.

NOVE.. port.media m.c. 33 - massima 80 - salto m. 99 - HP nom. 43560 HP eff. macch. 90.000 KWh 204 mil.

S.FLORIANO..port.media m.c. 33 - massima 48 - salto m. 13,75 - HP nom. 6050 HP eff. macch. 6.000 KWh 19 mil.

CASTELLETTO..port.media m.c. 6 - massima 10 - salto m. 62,50 - HP nom.5.000 HP eff. macch. 8.000 KWh 15 mil.

CANEVA..port.media m.c. 25,5 - massima 45 - salto m. 105 - HP nom. 35.700 HP eff. macch. 55.500 KWh 135 mil.

TOTALE..- HP nom. 136.950 HP eff. macch. 289.500 KWh 591 mil.




IMPIANTO DEL MESCHIO

Allo scopo di provvedere tempestivamente sia ai futuri incrementi della produzione sia alla sistemazione degli scarichi della Centrale di Caneva è attualmente in corso di costruzione il predetto impianto del Meschio.

Questo corso d'acqua s' rilevato insufficiente a smaltire senza danni la portata che si scarica attualmente dall'impianto di Santa Croce tanto che si è costretti fin d'ora ad una continua opera di sorveglianza e manutenzione.

È apparso quindi indispensabile provvedere alla costruzione di un'opera, che portasse direttamente lo scarico della centrale di Caneva nel fiume Livenza, la cui capacità è tale da eliminare sicuramente ogni preoccupazione.

E poiché con quest'opera si renderà utilizzabile un ulteriore salto di circa 25 metri, così essa sarà integrata anche con una nuova centrale.

Questo nuovo impianto del Meschio sarà costruito per una portata di 35 metri cubi.

Nei sei mesi di inverno esso potrà praticamente utilizzare una portata media di 25 m.c., invece nei mesi estivi la portata utilizzata potrà essere ridotta, in relazione alle future esigenze d'irrigazione della sinistra Piave, anche a zero.

Conseguentemente le disponibilità di energia fornita da questo impianto possono essere calcolate in 3 milioni di KWh mensili da ottobre a marzo.

Detta energia è continua nelle 24 ore, ma la possibilità di accumulazione delle centrali a monte permette di utilizzare in pieno tutta l'energia.

Detto impianto è in avanzata costruzione e si calcola che la centrale entrerà in funzione nell'estate 1930.



IMPIANTO DEL CELLINA

Il bacino imbrifero a monte della presa misura circa 432 Kmq. ed è circondato da cime montuose che si elevano oltre i 2000 metri.

Nella stretta valle rocciosa percorsa dal torrente, prima di arrivare alla sommità dell'ampio cono di deiezione, che scende con leggera ed uniforme pendenza da Montereale a Pordenone, in un punto dove la gola è più angusta, fu costruita la diga di sbarramento, mediante la quale il pelo d'acqua a monte venne innalzato di m. 14 disopra del fondo del torrente, alla quota 342,60.

La diga in sommità misura m. 32,68 fra vivo e vivo delle spalle estreme ed ha uno spessore di m. 4; alla base lo spessore raggiunge 16 m.

Nella diga sono aperte cinque grandi bocche (fugatori) di m. 3,17 con la soglia a m. 3,50 sotto il piano di sfioramento, chiuse da paratoie a manovra elettrica; esse valgono a smaltire le acque sovrabbondanti durante le piene ed a dare sfogo alle ghiaie che tenderebbero ad accumularsi a monte della diga.

Lo sfioratore misura m. 8,65.
Accanto al quinto fugatore è disposto l'edificio di presa, costituito da due bocche larghe m. 2 e alte m. 3, provvedute di paratoia.
Il canale derivatore, per la portata di mc. 15 si sviluppa per m. 4328 sulla destra del Cellina a mezza costa della scoscesa falda rocciosa; quindi abbandona la valle del Cellina attraversando la montagna con una galleria lunga m. 1073 e continua poi per altri 294 m. a mezza costa fino al bacino di decantazione (circa mq. 2400), cui è annesso un grande sfioratore a gradoni; segue ancora un canale a mezza costa di m. 542 fino al bacino di carico.

Nella Centrale di Malnisio (1° Salto) sono installati quattro gruppi turbina alternatore della potenza di 2650 H.P. alimentati da tubazione metalliche indipendenti del diametro di m. 1,50.

Il salto utile è di m. 58.
L'acqua viene scaricata nel canale alimentatore della seconda centrale, pure per la portata massima di mc. 15, lungo circa m. 4100 tutto allo scoperto, tranne un breve tratto che si svolge in galleria.

La seconda centrale (Giais) utilizza un salto di in. 56 ed è alimentata da doppia tubazione metallica del diametro di m. 2 e di lunghezza considerevole (m. 500) date le condizioni topografiche del terreno.

Vi sono installati due gruppi turbina-alternatore da 4300 H.P. L'acqua viene ripresa mediante un canale all'aperto, sempre per mc. 15, della lunghezza di m. 6850, il quale fa capo ad un ampio bacino, della superficie di mq. 5000; segue una condotta forzata in cemento armato, diametro m. 3, lunga m. 940, che immette in un pozzo piezometrico alto m. 20 del diametro di metri 7, con vasca di espansione del diametro di m. 9,50.

Dal pozzo piezometrico l'acqua arriva, mediante brevissimi tronchi di tubazione metallica, ai tre gruppi (2 da 1650 ed 1 da 600 H. P.) coi quali è attrezzata la terza Centrale (Partidor).

Il salto utile è di m. 26 e la portata massima utilizzabile di mc. 12.

Lo scarico, mediante un breve tratto di canle in trincea, avviene nel torrente Cellina, in comune di S. Leonardo, però una piccola parte della portata - 3 mc. - che costituisce la competenza di alcune roggie, viene consegnata a monte della Centrale, utilizzando in questa un salto di soli 16 m.

La corrente a 42 periodi è prodotta a 4000 V. e viene trasformata a 30.000 V. nella centrale di Malnisio ed a 55.000 V. nelle altre due.



IMPIANTO DEL CISMON

Il fiume Cismon trae origine dal Passo di Rolle, fra le Dolomiti del Trentino, e dopo un percorso di 39 km. confluisce nel Brenta.

Presso il Ponte della Serra, circa 15 km. prima di tale confluenza; sorge la diga di sbarramento, a monte della quale il bacino imbrifero misura circa 490 kmq.

Lo sbarramento, tutto impostato sulla roccia viva, consta di una diga ad arco unico, avente verso valle un avancorpo (portato da due archi impostati sulla parete della diga e su uno sperone centrale) terminante in una cresta rettilinea, al disopra della quale l'acqua può sfiorare cadendo lontano dalle fondazioni del manufatto.

L'arco della diga ha uno spessore variabile da m. 12,50 a m. 3 ed una larghezza di circa 30 m. a livello dell'alveo originario del fiume, e di 40 m. sul ciglio sfiorante, che si trova a m. 44,40 (quota 397.25) sul punto più basso della fondazione.

Sulla sponda sinistra è praticata la galleria di presa, con bocche regolatrici all'incile munita di sfioratore e di sghiaiatore; il canale derivatore, tutto in galleria, a pareti e fondo rivestito, lungo circa km. 1,5, sezione mq. 7,5, pendenza costante dell'1 0/00 fa capo al bacino di carico, costituente una riserva d'acqua di circa mc. 5000, quasi tutto in galleria, munito di sfioratore e di scaricatore di fondo.

Le due tubazioni forzate del diametro interno di m. 1,90, costituite da lamiera d'acciaio chiodata, inferiormente si riuniscono ad anello.

Nella Centrale, la quale utilizza un salto netto di m. 52 ed una portata massima di mc. 18 al 1", Sono installati tre gruppi da 3000 H. P. composti di turbine Francis ad asse orizzontale, a camera forzata a spirale, 504 giri al minuto, direttamente accoppiate ad alternatori trifasi: due gruppi a 800 giri, 125 V. 125 KW. provvedono all'eccitazione.

La corrente generata a 42 periodi 5000 V. viene trasformata a 50.000 V. per mezzo di tre trasformatori da 3000 KVA., trifasi, in olio a circolazione d'acqua.

Il rigurgito creato dalla diga si estende a circa i km. a monte, formando un piccolo bacino d'invaso, della superficie di circa 120.000 mq. con uno svaso utile di oltre m. 2; si ha così un'accumulazione di circa 250.000 mc. (corrispondente ad oltre 20.000 kwh.), utile come volante giornaliero.

Un apposito canale lungo m. 370, prendenza 1%, restituisce al Cismon le acque utifizzate dalla Centrale.


turbina pelton Hydroart




turbina pelton Hydroart

IMPIANTO SULL'ADIGE

È un impianto a grande portata ed a piccolo salto, situato in riva destra, immediatamente a sud di Verona, dove l'Adige scorre tortuoso sopra una pianura a lievissima pendenza.

Una prima presa è costituita da uno sbarramento del tipo Poiree attraverso il ramo vecchio dell'Adige; l'acqua viene immessa in un canale (detto Milani) quasi intieramente in trincea e completamente rivestito di muratura cementizia, lungo circa 7 km. della portata massima di mc. 60.

Detto canale fa capo al bacino di carico, che rappresenta un'espansione del canale stesso, della superficie di mq. 15.000; esso è munito di sifoni autolivellatori sistema Gregotti.

La Centrale di Sorio utilizza un salto di circa 10,50 ed è attrezzata con 6 gruppi turbina-alternatore della potenza di 1600 H.P. e 5 trasformatori trifasi 3300-50000 V. e 3300-65000 V., da 1500 KVA.

Lo scarico avviene direttamente nell'Adige.
La seconda presa (S. Caterina), che si trova a circa 1 km. più a valle, dove l'Adige sì è già riunito in un unico ramo, comprende due paratoie cilindriche della luce di m. 32 ed una terza di m. 12, e si completa con uno sbarramento a diga PoirŽe di 44 m.: segue un canale, parte a mezza costa e parte in trincea della lunghezza di circa 1.500 m. e della portata massima di 80 mc.

La Centrale di Colombarolo, con un salto di m. 7,50 è capace dell'erogazione massima di 42 mc. al 1": vi sono installati quattro gruppi turbina-alternatore della potenza complessiva di 32000 H.P. i quali producono direttamente la corrente alla tensione di distribuzione (10.000 V).

Lo scarico avviene nell'Adige. L'eccedenza d'acqua derivata rispetto alla portata delle turbine, dal bacino di carico con canale parallelo al fiume, della lunghezza di circa 3 km. quasi tutto a mezza costa, con alta arginatura di riporto, viene immessa nel bacino di carico della centrale di Sorio, aumentandone fino a circa 90 mc. al 1" la portata media utilizzabile.

Le due paratoie cilindriche della luce di m. 30 (che per le loro dimensioni costituiscono il più grande sbarramento di tale tipo esistente in Italia) e così pure i 4 km. di canale fra la Centrale di Colombarolo e quella di Sono sono stati eseguiti nell'immediato dopo guerra; il resto delle opere, centrali comprese, tranne qualche lieve moficazione, risale al 1909.



IMPIANTO DEL BRASIMONE

Gli impianti sono intesi a sfruttare l'alto bacino del Setta, affluente in destra del fiume Reno, il bacino del Gambellato e quello del Brasimone.

Le acque, regolate da tre serbatoi, vengono tutte convogliate in tre centrali in sponda destra del Brasimone.

La Centrale di Santa Maria (primo salto) riceve le acque dell'alto Brasimone, che ha un bacino imbrifero di 14,5 kmq. regolate da un serbatoio di 6.600 mil. di mc. con un salto di 315 m.

Nella stessa Centrale verranno utilizzate le acque dell'alto Setta (serbatoio: 1,500 mil. di mc., salto 152 m., bacino imbrifero: 26 kmq.).
Le acque di scarico di questa centrale, aggiunte al contributo di 15 kmq. di b.i. del medio Brasimone, regolate da un piccolo serbatoio di 0.350 mil. di mc. vengono convogliate con un lungo canale in galleria alla vasca di carico del secondo salto, e di qui nella centrale delle Piane, dove si ha il salto di 170 m.
Nello stesso laghetto verranno condotte le acque del medio Setta e del Gambellato; le prime captate mediante una semplice briglia e provenienti da un b.i. di 8 kmq., le altre regolate da un 8erbatoio di ... mil. di mc. e defluenti da un bacino imbrifero di 39 kmq.

La terza centrale di Lagaro, sorgerà a valle di quella delle Piane, di cui utilizzerà le acque di scarico assieme al contributo dei 22 kmq. di b.i. del basso Brasimone, in un salto di 35 metri.

La produzione di energia annua media è di 11 mil. di KWh nella centrale di S. Maria, per l'alto Brasimone, e di 8,4 per l'alto Setta. Nella centrale delle Piane si producono 11 mil. di KWh per l'alto e medio Brasimone; 9,4 mil. di KWh per l'alto Setta; e 16 mil. di KWh per il medio Setta e il Gambellato.

Infine nella centrale di Lagaro si produrranno, a impianti superiori ultimati, 9 mil. di KWh.

La produzione totale degli impianti del Brasimone ammonterà così a circa 65 mil. di KWh annui, di cui quasi la metà regolati.

Gli impianti eseguiti sono attualmente:
l'alto Brasimone, che funziona dal 1911, e il secondo salto, che funziona dall'aprile del 1925 con una produzione media complessiva di 22 mil. di KWh annui.
Seguirà l'impianto dell'Alto Setta, modificando opportunamente la centrale dell'Alto Bnasimone.
L'ultimo impianto da eseguire sarà il terzo salto, la cui modesta caduta necessita del contributo d'acqua di tutti i 125 kmq. di bacino imbrifero del Setta, Gambellato e Brasimone.



PRIMO SALTO: ALTO BRASIMONE

Il torrente Brasimone nasce presso il displuvio fra l'Appennino bolognese e l'Appennino toscano, a oltre m. 1000 sul livello del mare.

Nella parte più alta la vallata del Brasimone è pianeggiante, fino a raggiungere la gola delle Scalere, stretta fra le anenarie eoceniche, che rappresentano nell'Appennino bolognese le roccie più solide e più adatte come materiale da costruzione.

Subito a valle della stretta delle Scalere, il torrente Brasimone presenta una forte pendenza per un percorso di circa 3 km.
Segue un pendio relativamente dolce sino alla confluenza col Setta, dopo un percorso complessivo di circa 20 km.
Il primo salto utilizza, come si è detto, un bacino imbrifero di kmq. 14,5, compresi fra la cerchia appenninica e la stretta delle Scalere costituita da - una angr'sta e solida porta fra due pareti a picco.

IDROLOGIA.

Nei quindici anni trascorsi si sono effettuate regolari misure, riscontrando deflussi variabili annualmente da 11,1 mil. di mc. a 26 mil. di mc. con una media di 18,8 mil. di mc.
N può dirsi che questi minimi e massimi rappresentino l'eccezione, perché il minimo e il massimo di secondo grado sono rispettivamente 14,8 mil. di mc. e 25,5 mil. di mc.

I mesi invernali presentano le più forti oscillazioni.
È soltanto nei mesi di marzo e aprile che è possibile fare assegnamento su deflussi di almeno 1 mil. di mc: mentre i valori medi non eccessivamente si discostano dai minimi e dai massimi.

In sede di progetto venne fissata una capacità utile del serbatoio di 5,600 mil. di mc. come necessaria alla regolazione completa del torrente, per ottenere un deflusso continuo costante di litri 500 al 1".

I dati raccolti nei 15 anni di esercizio hanno permesso di stabilire una portata di litri 485 al 1" per una capacità di 6,6 mil. di mc. quale è attualmente la capacità del serbatoio del Brasimone.

DIGA DELLE SCALERE.

È impostata al termine della conca naturale, probabile sede di un antico lago, su arenarie resistenti con stratificazione e pendenza verso monte, dando così ogni garanzia contro le infiltrazioni anche sotto forte carico di acqua.

Planimetricamente la diga è ad arco di cerchio di soli m. 74.50 di raggio all'estradosso.
Il piano roccioso di fondazione nel punto più basso si trova alla quota (797), mentre le opere di scarico di piena progettate limitavano alla quota (829) il livello massimo di ritenuta; la sezione della diga venne così calcolata per una ritenuta di m. 32.

Successivamente, fatti sicuri dall'esperienza circa la perfetta stabilità della diga, si sopraelevò sino alla quota (829,50) il livello dello sfioratore.

Il profilo adottato è quello triangolare con paramento a monte quasi verticale e paramento a valle con pendenza di 3 di altezza su 2 di base.

In corona lo sviluppo del muro sull'asse del coronamento è di m. 158, mentre alla base è di m. 20.
Lo spessore al coronamento è di m. 4, alla base di m. 22.
Il piano superiore del coronamento è adattato per strada carrozzabile, e si trova ad oltre un metro sul più alto livello del lago.

Subito a valle della diga si ha in destra il Rio Rinaldino, il cui contributo d'acqua è portato dentro al serbatoio, mentre il tratto inferiore riceve le acque dello scaricatore di superficie.
Questo ha uno sviluppo di m. 60, ed è sussidiato da una paratoia collocata in testa al canale di scarico, per un più rapido smaltimento delle piene.
Fra la quota di presa (805) e la quota dello sfioratore, si ha un invaso di 6,600 mil. di mc.


CONDOTTA.

Dalla diga parte una condotta quasi orizzontale del diametro di 1 m. che si sviluppa a mezza costa per una lunghezza di m. 2677, ora in trincea, ora portata da pilastri. La condotta è in lamiera di acciaio chiodata, con spessore variabile da mm. 4,5 a mm. 5.

Una piastra quadrata in ghisa di 3 metri di lato, protegge l'imbocco della tubazione sul paramento a monte della diga. Nello stesso modo è imboccata la condotta di scarico.

La condotta orizzontale fa capo al tubo di oscilazione, posato sul fianco del monte, per uno sviluppo di 130 m.

Ha diametro di 2 metri e spessore variabile da 7 a 10 mm.
Entro il tubo di oscifiazione versa l'acqua di Rio Canala, sul quale sono costruite le opportune opere di presa.

La condotta forzata propriamente detta ha uno sviluppo di 920 m., è costituita da tronchi in lamiera di acciaio di 860 mm. di diametro costante, saldati longitudinalmente e trasversalmente chiodati con giunzione a bicchiere.

Lungo la condotta forzata, che presenta 15 livellette, si hanno altrettanti giunti di dilatazione.
Lo spessore varia da 7 a 19 mm.
All'arrivo in centrale della condotta forzata, si ha una chiusura a saracinesca, con comando idraulico a by-pass; segue il tubo distributore con diametro decrescente da 800 a 500 mm.



CENTRALE DI SANTA MARIA.

L'edificio sorge in riva al Brasimone, ed ha il lato maggiore disposto parallelamente alla condotta forzata.
Nella sala macchine sono installate 3 Pelton da 1800 KW per 0,920 mc. al 1", 420 giri, direttamente accoppiate ad alternatori 5000 Volt 42 periodi. L'eccitazione è data da due dinamo da 110 KW ciascuna 750 giri, azionate da turbine distinte.

Le turbine sono di fabbricazione Escher Wyss; hanno servomotori a pressione d'olio, e sono fatte per funzionare con salto variabile da m. 272 a m. 320.

Gli alternatori, forniti dall'A. E. G., sono fatti per funzionare a pieno carico con fattore di potenza 0,75.
Il rendimento complessivo di un gruppo èrisultato 0,76.
Nella cabina di trasformazione sono installati: N° 2 trasformatori da 2600 KVA per il servizio a 50 periodi e N° 3 trasformatori da 2500 KVA per il servizio a 42 periodi.

La tensione di 5000 V. generata dalle macchine viene direttamente distribuita nei paesi vicini, mediante due linee, delle quali una scende la valle del Brasimone, passando per la centrale del secondo salto, dove la tensione di macchina è qui pure di 5000 Volt.

In centrale sono installati anche 2 indicatori, con trasmissione elettrica a distanza, del livello dell'acqua nel laghetto a valle dello scarico, e dell'altezza della lama stramazzante nel canale di derivazione per il secondo salto.

SECONDO SALTO

Poco più di 600 m. a valle dello scarico della Centrale di S. Maria, il torrente Brasimone si restringe notevolmente fra roccie sufficientemente solide per l'impostazione di una diga.

Qui fu costruita nel 1916-17 una traversa in muratura, dell'altezza massima di m. 11 sul piano di fondazione creando così un laghetto che ha la superficie di 90.000 mq. alla quota di sfioro (504,59) e un invaso utile di circa 350.000 mc., essendo la quota di presa (1500,19).

Sopra il ciglio della diga si elevano 6 piloni in muratura, che dividono la lunghezza in 5 luci, di cui le due di sinistra sono chiuse con paratoie in ferro alte 4 metri, manovrabili con argani fissi, mentre le tre in destra sono chiuse per la medesima altezza con panconi in cemento armato.

Questi panconi, costituiti ciascuno da 10 travi in cemento armato di 40 cm. d'altezza, sono asportab“li in caso di necessità, mediante organi mobili su carrello.

Dopo una griglia verticale e una paratoia in ferro comandata a distanza dalla Centrale di S. Maria, segue la vasca di calma con paratoia di scarico, e una griglia orizzontale dove l'acqua derivata stramazza nel canale.

In destra, dalla parte opposta della presa, si ha lo scarico d“ fondo con valvola a farfalla manovrabile a mano.

Il canale corre in sinistra del Brasimone per un tratto di circa 400 m., per immettersi in un ponte canale, alto circa 30 m. sul fondo del torrente, poi prosegue in destra sino alla camera di carico.

Prima del ponte canale si raccorda un tronco di canale che fa capo, dopo circa 600 m. di percorso, a una camera di carico circolare da cui parte la condotta forzata per un salto di circa 35 metri, utilizzato dal 1917 alla primavera del 1925 nella centrale provvisoria del Corgnolo.

Questa Centrale, costruita rapidamente durante la guerra per far fronte a“ crescenti bisogni della distribuzione, ha un gruppo costituito da una turbina doppia Francis da 1500 KW. 630 giri accoppiata ad un alternatore 5000 Volt 42 periodi con eccitatrice coassiale.

Mentre il primo tratto della condotta, sino al ponte canale e di qui alla camera di carico della Centrale del Corgnolo, ha una portata massima di 6 mc. al 1", il tratto di canale invece dal ponte canale in poi ha una portata doppia (sezione netta di mq. 5,50, pendenza 1,1 per 1000).

Il canale di derivazione, salvo il primo tratto di 400 m. è dunque stato costruito per ricevere il contributo d'acqua anche del Setta e del Gambellato.

Dalla presa allo sbocco nella camera di carico, la condotta ha una lunghezza di m. 7441,57; sul suo percorso si hanno tre ponti canale di notevole mole; la maggior parte è in galleria, pochissima stabilità presentando superficialmente i terreni da attraversare.

Anche in galleria si incontrarono notevoli difficoltà per la presenza di argille scagliose, inframmezzate da messi calcarei, con numerose sorgenti d'acqua e anche getti di gas.

La camera di carico è costruita in località Balzo dei Corvi, ed è ricavata a mezza costa con uno scavo di circa 15.000 mc. di terra. La capacità utile è di 11.000 mc. compreso anche il rigurgito nell'ultimo tratto del canale in galleria.

La platea appoggia sul dorso di strati di roccia arenaria, sul fondo è stata fatta una gettata di calcestruzzo di cemento dello spessore minimo di m. 0,25, interrotta trasversalmente ogni 10 m. da un giunto di dilatazione in catrame.

In corrispondenza dei giunti si ha una rete di drenaggi, scolante sotto la platea in un cunicolo ispezionabile.

Lo scarico del troppo pieno è a stramazzo in un canale ricavato nel muro perimetrale per una lunghezza di m. 50.

Lo sfioro e lo scarico di fondo sono raccolti in una vasca, dalla quale parte un tubo in cemento gettato in posto.

Questo ha sezione circolare nel primo tratto con diametro interno di m. 1,40, poi sezione ellittica di m. 1,50 per m. 1. Il tubo in cemento immette nel canale di scarico delle turbine, sotto il pelo d'acqua minimo dello scarico stesso.

Dalla camera di carico parte attualmente una sola condotta forzata in lamiera di acciaio chiodata.
La sede è però predisposta per ricevere una seconda tubazione.
L'opera di presa è costituita da una piccola vasca, costruita in testa alla camera di carico, colla quale comunica mediante una apertura di m. 3 per 4, difesa da una griglia inclinata e comandata da una paratoia in ferro, che costituisce l'unica chiusura automatica e a mano.

La condotta forzata, del diametro interno di m. 1,50, ha una lunghezza di circa m. 400.
Essa è ancorata a 4 blocchi in muratura e sostenuta nei tratti rettilinei da pilastretti, alla distanza di 6 metri.

Essa presenta tre livellette, sovrapassando la strada provinciale di Castiglione dei Pepoli, a mezzo di un ponte con piedritti in muratura e volte in calcestruzzo di m. 9 di luce, a sesto ribassato e corda inclinata verso valle.

Subito a valle di questo manufatto, all'inizio della livelletta di maggior pendenza, è installata una valvola automatica per l'ingresso dell'aria per il caso di vuotatura rapida della tubazione.

CENTRALE DéLLE PIANE

Essa sorge nel greto del torrente Brasimone, preventivamente deviato contro la sponda sinistra.
Si è così potuto ricavare il posto necessario per la centrale, col vantaggio di utilizzare il detto alveo come canale di scarico.
Per impedire eventuali erosioni del torrente è stata costruita, subito a valle della centrale, una briglia in muratura, la quale serve anche come opera di presa per il terzo salto.
La sala macchine è costruita per tre gruppi di cui sono installati due.
Ciascun gruppo comprende una turbina Francis ad asse orizzontale in camera forzata a spirale; 5.000 KW, 840 giri, fornite dalla Riva-Calzoni.

Gli alternatori sono accoppiati rigidamente, e possono dare 5000 KW con fattore di potenza uguale all'unità.

Si è preferito generare a Bologna, all'arrivo cioè delle linee che convogliano l'energia prodotta dalle centrali del Brasimone, l'energia reattiva richiesta dalla distribuzione, anziché ingombrare con essa le linee e le macchine generatrici.
Le eccitatrici sono coassiali, di 45 KW di potenza.
Essendo gli alternatori di tipo chiuso, si provvede alla ventilazione con un cunicolo che riceve l'aria fresca dall'esterno.

Addossata alla sala macchine sorge la cabina di trasformazione, ed il quadro di comando è situato sopra un piano rialzato di pochi decimetri sul pavimento della sala macchine.

I trasformatori, del Tecnomasio Italiano, sono da 5000 KVA con raffreddamento a circolazione d'olio entro refrigerante a circolazione d'acqua derivata dalla condotta forzata.

Il rapporto di trasformazione a pieno carico e fattore di potenza 0,8 è 5/57,5 KV. con commutatore per la presa ausiliaria a 52.500 Volta.

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IMPIANTO DI QUARTO

A 7 Km. da Sarsina in provincia di Forl“ risalendo la strada Cesena-Bagno di Romagna si presenta in una stretta gola la Cascata formata dal fiume Savio in località detta Quarto, dove precisamente sorge l'impianto idroelettrico.

I lavori per la costruzione di detto impianto furono iniziati nell'agosto 1923 e per l'impulso dato agli stessi, nonostante le difficoltà opposte dalle forti piene del fiume, dalla scarsità delle comunicazioni e difficoltà dei trasporti, coll'aprile 1925 l'impianto entrava in funzione.

La diga alta 20 metri, è del tipo a gravità e per lo smaltimento delle acque durante le grandi piene del fiume è provvista di tre grandi paratoie di cui due con luce da m. 10 ed una con luce da m. 6, capaci complessivamente di smaltire una portata di 750 mc. al secondo.

E tale sbarramento forma un pittoresco lago che segue l'alveo del Savio per una lunghezza di m. 2.800 e verso l'affluente la Para si prolunga per 2000 m.
Il bacino imbrifero è di Kmq. 145 e la capacità del bacino così formato è di 6 milioni di mc.
Dalla presa si susseguono sulla sponda sinistra i pilastri costruiti sulla viva roccia del greto del fiume, che sostengono la condotta forzata che ha uno sviluppo di 752 metri con un diam. di metri 1,60 ed una portata di mc. 6.

Questa utilizzando un salto medio di 73 metri porta l'acqua ai tre gruppi turboalternatori, sviluppando una potenza complessiva di 5500 HP. con una possibile erogazione di circa 14 milioni di KWh. annui.

A valle della cascata su di una vasta spianata ricavata dal letto del fiume e protetta dalle piene dello stesso, sorge il fabbricato della centrale, costruito con ossatura in cemento armato.

Le tre turbine della potenza di 1850 HP. cad. fornite dalla Escher Wiss di Schio, sono accoppiate agli alternatori di 1.260 KW. cad. forniti dalle Officine di Savigliano.

Questi ultimi sviluppano una corrente trifase a 3.600 V. e 50 periodi, la quale a mezzo di tre trasformatori trifasi in olio forniti dalla stessa ditta, viene elevata a 30.000 V. e trasportata verso Cattolica e Cesena con due linee a 30.000 V. e verso i centri dell'Alta Romagna con una linea a 15.000 V.



IMPIANTO DI MONTECASTELLO

L'impianto di Montecastello è il più a valle del gruppo degli impianti studiati dalla Società Idroelettrica dell'Alto Savio.

Una diga a gravità dell'altezza di circa 50 metri sbarrerà il Savio in corrispondenza della stretta di Montecastello, formando un bacino della capacità totale di circa 23.000.000 di mc. Con tale opera si otterrˆ la quasi completa regolazione dei deflussi del fiume Savio, in modo da ottenere anche nei periodi di magra estiva una notevole disponibilità di acqua.

La portata media regolabile sui tre bacini:

Quarto: 6.500.000 mc. utili.

Sarsina: 12.000.000 mc. utili.

Montecastello: 19.000.000 mc. utili

ossia in totale 37.500.000 mc.

La portata media quindi sarà di oltre 6 mc. che, opportunamente ripresi e derivati nel corso inferiore del Savio, permetteranno di irrigare tra Cesena e Ravenna circa 10.000 Ea. di terreno.

La centrale di Montecastello sorgerà sulla sinistra del fiume, circa 300 m. a valle della diga ed utifizzerà un salto medio di m. 40.

L'impianto di Montecastelio, è già in costruzione, mentre per la parte relativa alla irrigazione i lavori verranno iniziati molto probabilmente nel prossimo anno.



IMPIANTO DI SARSINA

L'impianto di Sarsina sorgerà subito a monte dell'impianto di Montecastello il cui bacino lambirˆ il piede della diga di Sarsina.

La diga a gravità, alta oltre 40 m. formerà un bacino della capacità di circa 12.000.000 di mc. La Centrale in sinistra del Savio utilizzerà un salto medio di 35 m., con una potenza media di 4.000 HP.



IMPIANTO DEL TIMAVO

Allo scopo di poter dare a Trieste ed a tutta l'Istria un moderno impianto che renda disponibile una forte quantità di energia elettrica, e di migliorare l'esercizio in un punto periferico così importante come Trieste, la Società Adriatica di Elettricità e l'Unione Esercizi Elettrici hanno costituito la Società Idroelettrica dell'Alto Timavo, che progettò il grande impianto sul Timavo, i cui lavori di costruzione hanno avuto inizio in questi giorni.

Il fiume Timavo presenta un deflusso a caratteristica appenninica con forti magre estive prolungate per parecchi mesi; si impose quindi subito la necessità di regolare il deflusso naturale del fiume mediante un grande sbarramento sul fiume Timavo a quota 345 circa sul mare, in località poco a monte dell'abitato di Auremio Superiore.

La diga è del tipo a gravità, ha un'altezza di m. 35 ed un volume di circa 120.000 mc. di muratura.
Il serbatoio così formato risulta della capacità di 30 milioni di metri cubi.
Il canale derivatore è progettato largamente in modo da poter convogliare una portata fino a mc. 24 al secondo; ed essendo esso in pressione, viene a rendere il funzionamento dell'impianto automatico ed elastico, tale cioè da poter far fronte a forti punte, od a forti riduzioni in centrale, senza dan luogo a nessuna perdita d'acqua.

Detto canale derivatore ha uno sviluppo di km. 18 e si svolge per tutto il suo percorso in galleria, attraversando il massiccio carsico fino allo sbocco nel pozzo piezometrico.

Dato il grande sviluppo che avrebbe una condotta forzata esterna per il dolce pendio del terreno, ed allo scopo di poter utilizzare al massimo il salto disponibile fra l'invaso del serbatoio ed il mare, si è progettata la condotta forzata in galleria scavata in roccia, ed inclinata dell'1 per 1, la centrale di produzione in caverna, il canale di scarico parte in galleria e parte all'aperto, e l'edificio di trasformazione all'aperto.

Questa soluzione, di cui soli pochi esempi risultano negli impianti di precedente costruzione, permetterà di realizzare una notevole economia sulla spesa d'impianto, ed inoltre, capitando l'impianto in zona di carattere eminentemente militare come è tutto l'altipiano carsico e tutta la falda che circonda il golfo di Trieste e in modo speciale il tratto compreso fra S. Giuseppe e Borst prospicente la Baja di Muggia, si è eliminato di mettere in evidenza manufatti che possono essere facilmente individuati e presi di mira.

La condotta forzata composta di 1 tubo del diametro interno di mm. 2.500 medio, ha uno sviluppo di m. 550. Essa fa capo ad un collettore dal quale hanno origine tre diramazioni di alimentazione delle turbine.

In centrale sono previsti tre gruppi turbina alternatore della potenza ciascuna di 25.000 KW. L'istallazione in centrale risulta pertanto di complessivi 75.000 KW.

Il canale di scarico ha uno sviluppo di ml. 3000, dei quali m. 2.200 in galleria e m. 800 all'aperto; esso scarica direttamente in mare a quota m. 2 s. l. m.


centrale idroelettrica




centrale idroelettrica



IMPIANTI DEL CORDEVOLE

È pure in avanzata istruttoria un progetto di sfruttamento del Cordevole, di cui ecco la caratteristica dei singoli impianti elencati da monte a valle:

a) Centrali Superiori:
Concenighe Kmq. 248 mc. 5.000.000 salto m. 211,50
Taibon Kmq. 248+167 mc. 300.000 salto m.135.30

b) Centrali Inferiori
Gena Kmq. 248+325 mc. 1.200.000 salto m. 143
Sospirolo Kmq.248 ±433 mc. 37.000.000 salto m. 69

Le disponibifità di energia continua ottenibile può valutarsi in 210 milioni di Kwh. annui, mentre vi sono inoltre altri 100 milioni di KWore annui stagionali utilizzabili per otto mesi circa.

La costruzione di questi impianti richiede circa tre anni di tempo dall'inizio dei lavori, ed è probabile che se le previsioni del consumo vengono superate, oltre all'impianto del Timavo possono essere iniziate al più presto anche le opere relative a questo complesso di centrali.

Ma le previsioni del fabbisogno futuro non si arrestano solamente a questi impianti:
anche altri sono allo studio, mentre non è escluso pure che concessioni già ottenute da altre Società possano essere utilizzate anche dal Gruppo.

E'pure da tenersi presente che i notevolissimi impianti idroelettrici in progetto in costruzione nel Trentino potranno cedere una parte considerevole della loro energia alle reti del Gruppo Adriatica.

Non si può, infine, non tener presente che gli impianti del Gruppo sono collegati stabilmente con sistemi produttori di energia estranei al gruppo stesso e che le forniture attuali, per quanto di ordine limitatissimo ed aventi piuttosto il carattere di sussidi locali per migliorare l'esercizio ai punti periferici della rete, potrebbero divenire sorgenti di energia ben più importanti sia pure temporaneamente allo scopo di provvedere ad occasionali ed improvvise esigenze del servizio.



SCAMBI DI ENERGIA

La visione del sistema produttore di energia non potrebbe quindi essere completa senza un cenno preciso a questi allacciamenti che sono i seguenti:

1° A Verona, colla Società Trentina di Elettricità mediante una linea a 70.000 Volt; attualmente vengono prelevati circa 12.000 KW, metà per l'Adriatica e metà in transito attraverso le reti del Gruppo per la Società Emiliana e Bresciana.

2° A Isola della Scala, con la Società Elettrica Bresciana mediante una trasformazione 70.000/40.000 Volt che può ricevere o fornire fino a 3.000 Kw. circa.

3° A Ostiglia, colla Società Elettrica Emiliana mediante una linea a 70.000 Volt, perché questa fornisca energia alla predetta Società.

4° A Marano Vicentino, colla Società Elettrica Tridentina con linea a 50.000 V. proveniente dalla centrale di Pozzolago, mediante la quale il Gruppo riceve attualmente dalla predetta Società circa 7.000 KW.

5° A Bologna, colla Società Generale dell'Adamello con una linea a 70.000 V. che attraverso 10.000 KVA di trasformatori installati in apposita cabina si collega alla rete a 50.000 V. del Gruppo.
Attualmente l'Adamello fornisce 6.000 Kw.


6° A Bologna, colla Società Elettrica Interregionale mediante una linea a 135.000 V. che fa capo ad una cabina dell'Interregionale, da cui partono varie linee a 15.000 V. per alimentare gli impianti della Bolognese; attualmente l'Interregionale fornisce circa 5.000 Kw con carattere prevalentemente estivo.

7° Alla Centrale di S. Maria (Brasimone) con la Società Elettrica Valdarno, mediante una linea a 30.000 V. può occasionalmente dare o ricevere energia per potenze limitate.

8° A Ravenna a mezzo di convertitori 42-50 periodi, dove è possibile effettuare scambi di energia stagionale dell'ordine di qualche migliaio di Kw col sistema di produzione dell'Unione Esercizi Elettrici attraverso la Società Elettrica dell'Alto Savio.


centrale idroelettrica


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Last updated 19.2.2005