LE RETI DI TRASPORTO DELLA
ENERGIA E IL RELATIVO SERVIZIO
Tutte le centrali idriche di produzione sussidiantisi a vicenda ed integrate dalle riserve termiche opportunamente distribuite sul territorio, provvedono per le vie più brevi ai bisogni dei maggiori centri urbani della pianura Veneto-Adriatica (vedere la cartina allegata), attraverso i grandi elettrodotti ad alto potenziale, che partono da ogni gruppo e che si dirigono verso i punti estremi del territorio servito.
Tale rete primaria si trova attualmente nella più completa efficienza ed i dati principali possono essere riassunti nel seguente specchietto:
Trasporto dell'energia.
Lunghezza delle linee di trasmissione a 135.000 V. km. 390 circa
Lunghezza delle linee di trasmissione fra i 25.000 V. e i 135.000 V km. 1.750
"Potenza complessiva dei trasformatori primari riduttori o di interconnessione . . . KVA 290.000 "
Poiché la rete primaria è destinata a servire non solo direttamente certe grandi utenze, ma altresì tutte le consociate distributrici, così è evidente che il relativo esercizio deve essere coordinato allo scopo di ottenere nell'assieme il servizio più perfetto col maggior rendimento economico possibile.
Questo coordinamento è stato ottenuto colla creazione di una Direzione Centrale del Servizio Primario, che disciplina l'attività di tutte le Direzioni d'Esercizio locali per quanto riguarda lo sfruttamento delle diverse sorgenti di energia e per quanto riguarda la regolazione dell'esercizio generale ed insieme raccoglie le statistiche generali e si occupa degli studi e dei programmi per l'approvvigionamento delle nuove energie e la loro trasmissione dalle origini ai centri di consumo, in relazione ai fabbisogni.
Essa ha così essenzialmente funzioni di collegamento, la cui necessità appare evidente quando si consideri il numero e la diversità di caratteristiche tecniche ed idrologiche degli impianti generatori, e pertanto segue costantemente l'andamento delle disponibilità complessive e stabilisce in conseguenza le funzioni delle varie centrali, per decidere tempestivamente le epoche e le modalità per l'entrata in funzione degli impianti termici.
Dalla rete primaria di trasporto si diparte la rete secondaria di distribuzione, che collega tutti i centri minori fino ai singoli utenti.
Essa è caratterizzata dai dati contenuti nel seguente specchietto:
Distribuzione primaria.
Lunghezza di linee di distribuzione ad alta tensione . . . km. 6.000 circa
Distribuzione secondaria.
Lunghezza di linee di distribuzione a bassa tensione . . . km. 6.000 circa
cabine di distribuzione. . . . n. 3000 circa
Potenza dei trasformatori installati nelle cabine di distribuzione oltre quelli di proprietà degli utenti KVA. 200.000 "
Un esame topografico della situazione delle cabine, dei tracciati delle linee e dell'esistenza
dei singoli centri di distribuzione non può evidentemente esser fatto in una cartina topografica:
ad ogni modo l'esame di tale distribuzione farebbe risaltare con evidenza la disseminazione quasi uniforme degli impianti nella zona di pianura, in contrasto con la zona montuosa ed accidentata, dove meno uniformemente è distribuita la popolazione stabile.
Da tale esame si rileverebbe ancora la particolare caratteristica, già accennata, della distribuzione elettrica nella Begione, la mancanza, cioè, di notevoli accentramenti industriali o di consumo.
Diremo solo a questo proposito che la totalità dell'energia distribuita dal Gruppo Adriatica nel territorio di quindici provincie, sia come potenza che come quantità, è dell'ordine di quella distribuita nella sola città di Milano e provincia, cosicché il punto più saliente, che individi“a il tipo di distribuzione dell'energia nella regione Veneto-Adriatica, e che differenzia il concetto informatore del Gruppo nella costruzione delle reti e nell'ampliamento dei suoi impianti, è quello di una grande rarefazione.
L'estensione e la potenzialità che il Gruppo ha dato alle sue reti, seguendo il carattere demografico ed economico della Regione, non ha costretto, o quanto meno non ha favorito, il raggruppamento delle industrie e delle applicazioni elettriche in un unico o in pochi centri urbani, ma ne ha invece consentito la loro naturale distribuzione territoriale, in relazione alla maggiore convenienza rispetto ai trasporti delle materie prime.
Basta pensare alla entità ed importanza dell'energia trasportata, ad esempio, per le bonifiche in zone spopolate e malariche, o per gli zuccherifici e molini nei centri della produzione agricola, o per l'integrazione del fabbisogno di energia agli stabilimenti utilizzanti i piccoli salti locali, per rilevare l'importanza economica nazionale, più che regionale, dei risultati creati dalle condizioni di distribuzione, le quali hanno determinato, per così dire, uno stato ambientale molto particolarmente favorevole allo scopo di evitare, o per lo meno rendere meno acuto, il fenomeno dell'urbanesimo operaio.
Per quanto sia difficile, per non dire impossibile, esprimere e confrontare con dati statistici, realmente omogenei, le condizioni della regione Veneto-Adriatica con quelle delle altre regioni d'Italia, è da ritenere tuttavia che i pochi elementi esposti possano dare al lettore un concetto abbastanza approssimativo dell'opera svolta con fiduciosa tenacia dal Gruppo durante l'ultimo decennio, opera rivolta a creare, insieme alle centrali di produzione ed alla grande rete di trasporto, una potentissima e vastissima rete di distribuzione, allo scopo di uniformare e mantenere il carattere dello sviluppo industriale della Regione, nel senso della sua diffusione più che del suo accentramento.
In altre parole, occorre considerare il complesso delle reti primarie e secondarie costruite ed in efficienza, non solo e non tanto come un imponente risultato presente, quanto e sopratutto come una garanzia futura per lo sviluppo industriale e sociale della Regione servita.
Tali risultati, la cui importanza difficilmente si può valutare in lire e centesimi, assicurano alla Regione Veneto-Adriatica un beneficio inestimabile, n¸ evidentemente potevano essere conseguiti se l'interferenza già esistente fra le varie aziende ed organismi esercenti l'industria elettrica non avesse ceduto il posto, con la creazione del Gruppo Adriatica, ad una vera e sana concomitanza di interessi.
Non è forse inutile, infine, accennare come la dimostrazione più completa e sicura dell'efficacia del collegamento, esistente fra le tre principali società elettriche della Regione, venne data durante i lunghi anni della guerra, sia nel primo periodo della fronte sull'Isonzo, quando, in possesso di tutti gli impianti d“ produzione, vennero alimentate le immediate retrovie dell'esercito operante e le industrie belliche, sia nel periodo della riscossa alla fronte del Piave, allorch¸ caduti in mano del nemico gli impianti del Cellina, di Santa Croce e del Cismon, e posti i rimanenti impianti ed il personale alle dirette dipendenze del Comando Supremo, furono potuti assicurare, pur nelle difficilissime condizioni di rifornimento del combustibile a cagione della guerra sottomarina, tutti i servizi dell'esercito operante, dei molini e della regione fra il Mincio ed il Po, con le sole centrali idriche dell'Adige e con quelle termiche di Venezia, Padova e Verona.
L'importanza e l'efficacia dei collegamenti ebbe occasione di manifestarsi anche alla cessazione delle ostilità, allorcb¸ con la rioccupazione delle provincie invase, furono restituite le centrali del Cellina, del Cismon e di Santa Croce, più o meno profondamente danneggiate.
Le riparazioni e le ricostruzioni vennero prontamente iniziate senza aiuti di sorta, tantoché alla vigilia del Natale 1918 l'energia prodotta nelle centrali del Cellina poteva giungere a Venezia ed a Padova, e furono in seguito proseguite con maggior lena, riuscendo a porre in grado di funzionare completamente tutti gli impianti prebellici a partire dalla metà del 1919.
Ad ogni modo, mentre gradatamente gli impianti rientravano in funzione e venivano riallacciati alla rete, non era una limitata parte del Veneto che ne risentiva il beneficio, ma tutta intera la Regione, la quale poté assumere un più veloce ritmo verso il ritorno alle condizioni normali.
Ma il più importante beneficio che abbia risentito la Regione dalla grande rete si ebbe però in seguito, quando, in parte per l'aumentata domanda ed in parte per il sopravvenire di eccezionali condizioni meteorologiche in tutta l'Italia settentrionale, si verificarono, durante le stagioni invernali, gravi deficenze di energia elettrica.
Per tentare di riparare ai conseguenti gravissimi danni, furono emanate dal Governo specialissime disposizioni restrittive dei consumi, ed altre tendenti a mettere in valore tutte le sorgenti di energia.
Come ebbe a rilevare il Commissario regionale per l'energia elettrica, Prof. Comm. Ing. Lorenzo Ferraris, nella relazione da lui presentata a S. E. il Ministro dei Lavori Pubblici, la organizzazione tecnico-amministrativa del Gruppo ha giovato grandemente anche in questa contingenza, sia per quanto ha tratto alla sollecita e tempestiva messa in funzione delle centrali termiche di Venezia, Padova, Verona e Ravenna, sia per la possibilità che si ebbe di applicare uniformemente le limitazioni del consumo con la riduzione al minimo degli inconvenienti, sia infine per i collegamenti predisposti fra il gruppo ed altri organismi tecnici estraregionali, mediante i quali fu possibile ottenere un aiuto non disprezzabile dagli impianti dell'Adamello e del Tronto.
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