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di Floriano Calvino, Sandro Nosengo, Giovanni Bassi, Vanni Ceola, Paolo Berti, Francesco Borasi, Rita Farinelli, Lorenza Cescatti, Sandro Gamberini, Sandro Canestrini

Un processo alla speculazione industriale

La strage di STAVA

negli interventi della parte civile alternativa
Edizione a cura del Collegio di difesa di parte civile alternativa
© Trento, 1989

Alla memoria di 269 vittime
della speculazione e dello
sfruttamento insensato del territorio
e alla memoria di Floriano Calvino
che - dalla parte delle vittime,
come sempre - si schierò,
con intelligenza e con amore.

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INDICE

Presentazione - pag. 5

Premessa - pag. 9

LA PERIZIA DI PARTE CIVILE, di Floriano Calvino 15

CONSIDERAZIONI TECNICHE DOPO IL PROCESSO DI PRIMO GRADO, di Sandro Nosengo e Giovanni Bassi - 29

LE COLPE DEGLI IMPUTATI, di Vanni Ceola - 49

LA MONTEDISON: SUPERFICIALITA' E PROFITTO, di Paolo Berti - 75

IL SONNO DELLA RAGIONE HA DISTRUTTO STAVA, di Francesco Borasi - 89

I ROTA: DAI GELATI ALLE MINIERE, di Rita Farinelli - 113

LE OMISSIONI DI CURRO' DOSSI E PERNA, di Lorenza Cescatti - 129

IL RUOLO DEL DISTRETTO MINERARIO, di Sandro Gamberini - 143

DAL VAJONT A STAVA: LA MONTEDISON NON E' CAMBIATA, di Sandro Canestrini - 161

APPENDICE I

Dalla relazione della Commissione tecnico-amministrativa di inchiesta nominata dal Consiglio dei ministri - 179

APPENDICE II

Dall'articolo: «I bacini di decantazione dei rifiuti degli impianti di trattamento dei minerali» del prof. Giovanni Rossi (Industria Mineraria, nn. 10 e 11, 1973) - 193

Appendice II

DALL'ARTICOLO: "I BACINI DI DECANTAZIONE DEI RIFIUTI DEGLI IMPIANTI DI TRATTAMENTO DEI MINERALI" DEL PROF. GIOVANNI ROSSI (da "INDUSTRIA MINERARIA", nn. 10 e 11, 1973)

Bacini di decantazione

Tra i problemi relativi agli scarichi effluenti dagli impianti di trattamento dei minerali si propone in primo luogo quello della chiarificazione delle acque, obiettivo per il cui conseguimento e necessario fare ricorso ad adeguati bacini di decantazione. Ora, è noto che la capacità di decantazione di un bacino dipende dall'area disponibile e, nota la velocità di sedimentazione del solido in sospensione, un semplice calcolo consente di valutarne immediatamente la notevole estensione in relazione alle quantità di solido che costituiscono i rifiuti del trattamento. E' dunque inevitabile che venga fatto ricorso a bacini ricavati, mediante idonei sbarramenti, dalle opportunità offerte dall'orografia nelle aree prossime agli impianti.

L'ubicazione del bacino - Lo studio topografico

Il primo problema che si propone al progettista del bacino di decantazione è quello della scelta dell'ubicazione più idonea. I fattori che influiscono su essa sono molteplici, ed i principali vengono elencati qui di seguito:

- la distanza dall'impianto: le miniere sono, salvo rare eccezioni, ubicate in zone collinari o montagnose, e non sempre le aree idonee alla costruzione di un bacino sono alla stessa quota od a quota inferiore a quella dell'impianto: la scelta dovrà dunque tener conto dell'eventuale incidenza dei costi di primo impianto sia dell'eventuale stazione di pompaggio sia della conduttura nonché dei conseguenti costi di esercizio, che in certi casi possono toccare livelli proibitivi;

- l'orografia: è necessario, conseguentemente, effettuare un accurato studio topogranco della zona: in particolare, si rivelano vantaggiose, agli effetti del rapporto tra volume dello sbarramento e volume dell'invaso, le valli con pianta ad U od a V, mentre tale rapporto diventa sfavorevolissimo nei bacini in pianura;

- la distanza dai lavori in sotterraneo: un altro carattere topografico molto importante e rappresentato dalla distanza del bacino dai cantieri minerari in sottosuolo: è infatti ancora viva, nel ricordo del tecnici minerari la sciagura avvenuta nel 1970 nella Miniera di Mufulira, nello Zambia, in seguito alla irruzione in cantieri sotterranei di acque fangose provenienti dai sovrastante bacino di decantazione;

- la prossimità di vecchie discariche o cave di prestito per l'allestimento del nucleo dello sbarramento: come viene chiarito in un paragrafo successivo è consigliabile provvedere sempre gli sbarramenti dei bacini di decantazione di un nucleo rispondente a particolari requisiti; la disponibilità di materiale idoneo a basso costo può costituire un valido motivo di preferenza dell'ubicazione del bacino.

Lo studio geologico

Una volta individuata una rosa di possibili ubicazioni dell'invaso, un criterio ulteriore, decisivo per la scelta finale, riguarda le caratteristiche geologiche e geotecniche del bacino. A questo proposito non sarà mai sufficientemente auspicata la collaborazione tra l'ingegnere minerario, l'ingegnere geotecnico ed il geologo: quest'ultimo individuerà ed indicherà la presenza di eventuali faglie nel fondo del futuro bacino, metterà in evidenza zone o piani di minor resistenza nella roccia delle colline adiacenti e valuterà la permeabilità della roccia di base della conca.

Lo studio dell'impervietà della roccia della conca ha un particolare significato dai punto di vista ecologico: come e stato messo in evidenza anche recentemente il bacino non costituisce causa di inquinamento delle acque sotterranee se il suo fondo e per natura impervio, o viene reso tale con adeguati provvedimenti, altrimenti l'interazione con il sistema idrico sotterraneo è simile a quella che si verifica nei bacini di tipo sanitario però con maggiori probabilità che avvenga la contaminazione. L'invaso produce infatti saturazione in superficie e propagazione verso il basso di un fronte d'intrisione che alla fine condurra alla completa integrazione del bacino con il sistema idrologico sotterraneo; inoltre, l'acqua proveniente dal bacino costituisce sostanzialmente una liscivia fresca che, nel caso dei rifiuti industriali, può essere più tossica e non degradabile di quella derivante dai bacini d'accumulo sanitario.

L'ingegnere geotecnico, facendo ricorso se necessario al rilevamento geofisico od a terebrazioni esplorative, provvedera inflne ad accertare le condizioni di stabilità delle sponde e delle fondazioni; in modo che, per quanto concerne le prime, vengano scongiurati rischi derivanti da repentini slittamenti di masse rocciose nell'invaso e conseguenti tracimazioni di acque fangose con incalcolabili conseguenze sia di tipo catastrofico sia di tipo ecologico: non è inopportuno mantener vivo a questo proposito il ricordo del disastro del Vajont.
Per quanto riguarda le fondazioni, lo studio preliminare concernerà l'esecuzione sia di terebrazioni per il prelevamento di campioni sia di prove di laboratorio: queste ultime consisteranno abitualmente in determinazioni di permeabilità, di densità e di resistenza al taglio.

Esperimenti di costipazione effettuati su campioni di terreno consentono di simulare con un notevole grado di approssimazione quello che accadrà nel terreno all'aumentare dell'altezza dell'invaso, e che si tradurrà nella progressiva variazione dei tre parametri di progetto più critici, vale a dire la densità, la resistenza al taglio e la permeabilità.

Laboratori attrezzati per questo genere di ricerche e di determinazioni di parametri geotecnici sono disponibili anche in Italla: a Cagliari esiste, in particolare, nell'Istituto di Arte Mineraria e di Preparazione dei Minerali dell'Università, un Laboratorio di Meccanica delle Rocce e dei Terreni particolarmente indirizzato proprio a studi di carattere minerario.

Lo studio idrologico ed idrogeologico

Direttamente connesso ed in parte conseguente allo studio geologico e quello idrologico ed idrogeologico: esso riguarda in primo luogo il regime dei corsi d'acqua esistenti nell'area del bacino, poi il regime delle acque sotterranee anteriormente alla formazione dell'invaso ed inflne Panalisi delle precipitazioni, con valutazione, in base all'estensione del bacino imbrifero relativo al bacino di decantazione, delle acque piovane che possono affluire in esso; e infatti evidonte che, nei periodi di forti precipitazioni, l'impianto dovrà smaltire oltre alle acque chiarificate anche quelle raccolte dai bacino imbrifero e, come si vedrà nel seguito, questa circostanza, ove non adeguatamente messa in conto, potrebbe avere conseguenze pericolose per l'integrità del bacino stesso.

E' chiaro come quest'analisi comporti l'estensione dell'indagine alla copertura del suolo ed al tipo di vegetazione che alligna nell'area circostante il bacino, nonché al clima.

Lo studio sismico

I bacini di decantazione dei rifiuti di laverìa possono diventare, con l'andar del tempo, opere imponenti, con accumuli di milioni e talvolta decine di milioni di mc di fanghiglia. Chi scrive ha potuto constatare «de visu» che, ancora dopo cinque anni dall'inizio dell'invaso, e dopo che sulla superficle si era formata una crosta talmente resistente da reggere il carico di automezzi, a pochi metri di profondità la massa del deposito aveva la consistenza di un fango denso. E' dunque ragionevole ritenere che nella maggior parte dei casi, a ridosso dei rilevati di contorno dei bacini si trovino grandi masse semifluide (1): come verrà chiarito nel seguito i rilevati vengono costruiti in modo da costituire non vere e proprie dighe di ritenuta bensì argini con limitatissime funzioni statiche.

Questa situazione, che è di tutta sicurezza in condizioni di esercizio ordinarie, non sussiste più al verificarsi di fenomeni sismici; nell'argine si aprono crepe e pervietà sulle quali di producono fughe d'acqua con innesco di un fenomeno di «erosione regressiva» sempre più accentuata che in breve volger di tempo determina l'apertura di ampie falle e lo scivolamento verso valle di valanghe di fango semifluido.

La situazione può assumere caratteri catastrofici sia per gli insediamenti umani a valle sia per l'ambiente: è rimasta tipica, a questo proposito, la catastrofe avvenuta in Cile nel dicembre del 1928, quando il rilevato del bacino di decantazione di Barahona dei rifiuti dell'impianto di flottazione della Miniera «El Teniente», esercitata dalla Braden Copper Co. ed ubicata nelle Ande a sud di Santiago, lungo più di due chilometri, alto 63 metri e racchiudente 29,5 milioni di tonnellate di rifiuti, cedette in seguito ad un terremoto. Nove milioni di tonnellate di fanghi si precipitarono nei letti dei fiumi Barahona e Coya, distruggendo e seppellendo vari chilometri quadrati di colture, e causando numerose vittime.

Un elevato grado di sismicità della zona in cui è ubicato il bacino si traduce pertanto nella necessità di scelta sia del materiale con cui si intende costruire l'argine sia di coefficienti di sicurezza commisurati con esso, in modo che venga evitato il fenomeno della cosiddetta «liquefazione» dell'argine (2).

Foto - I periti a consulto

Lo studio climatico

Il regime di un bacino di decantazione sarà diverso a seconda dell'ambiente in cui esso viene esercìto: a parità di tutto il resto, diversi saranno i problemi relativi all'accumulo di rifiuti di laveria in Sardegna, in Toscana o, per esempio, in Alto Adige. Diversi saranno infatti il tasso di evaporazione, conseguenza della temperatura dell'aria, la ventosità, le precipitazioni. In zone calde, aride e ventose non si proporranno certo problemi di tracimazione dall'argine per sovraccarico del bacino a causa di forte pioggia, mentre potrà diventare insostenibile l'inquinamento di ample aree circostanti per effetto dei grandi volumi di polvere sollevati dal vento. In zone fredde e nevose, quali quelle dell'arco alpino in cui sono ubicate alcune miniere itallane, i problemi saranno di tipo del tutto diverso: dal congelamento del le bocche di efflusso, con rischio di un eccesso d'invaso di acqua chiarificata, e dei dispositivi di distribuzione dei fanghi (per esempio i cicloni), all'afflusso di masse d'acqua notevoli dal bacino imbrifero circostante nella stagione primaverile.

Chi scrive ha costruito bacini di decantazione in Sardegna, Toscana ed Alto Adige ed ha potuto constatare di persona la realtà e l'importanza di siffatti rischi, di cui un esempio tipico è quello occorso nel 1967 nella Miniera di pirite cuprifera di Alagna: sul bacino si formò un crostone di ghiaccio che, dilatandosi ed assestandosi, provocò il parziale cedimento dell'argine con conseguente fuga nel fiume Sesia di notevoli volumi di limo.

E' evidente, dunque, l'importanza di uno studio accurato delle condizioni climatiche, in relazione alle caratteristiche dei dispositivi di smaltimento delle acque, per quanto riguarda i problemi di erosione del rilevato ed il periodo dell'anno durante cui possono venire fatti funzionare i dispositivi previsti per la formazione del bacino.

Lo studio botanico

La conoscenza del tipo di vegetazione che alligna nell'ambiente del bacino consente di conseguire un orientamento idoneo ad affrontare sia il problema della tossicità degli ioni contenuti nelle acque decantate rispetto alla vegetazione, sia quello del consolidamento dei rilevati con una vegetazione idonea alle condizioni locali. Questo ultimo problema ha richiamato da tempo l'attenzione di tecnici minerari e di botanici, come è testimoniato dai numerosi lavori pubblicati sull'argomento in questi ultimi anni e in molti casi ha già trovato soddisf'acente soluzione.

Il progetto del bacino di decantazione

I bacini di accumulo per i rifiuti di laverìa sono stati concepiti fino a pochi anni or sono, unicamente come bacini di decantazione e la loro costruzione ha proceduto, fino apoco più di un ventennio addietro, in modo quasi esclusivamente empirico. E' chiaro che il bacino di accumulo dei rifiuti costituisce un onere quasi sempre passivo per l'esercizio industriale degli impianti minerari, salvo in qualche caso, peraltro raro in Europa di necessità di recupero e riciclo delle acque chiarificate (3).

E' pertanto chiaro come, accentuandosi l'importanza del problema con l'aumentare dei volumi di solido evacuati dagli impianti, la progettazione sia stata oggetto di crescenti attenzioni. Prima di procedere oltre, è dunque opportuno stabilire quali debbano essere le caratteristiche di un generico impianto di decantazione per rifiuti di miniera.

Un bacino d'invaso e costituito da un rilevato - talvolta impropriamente chiamato "diga" - che puo, nel caso in cui si debba di necessita operare in pianura, interessarne tutto il perimetro, da un dispositivo di evacuazione delle acque chiarificate e, nel caso in cui se ne preveda l'opportunità, da una vasca limnologica per le acque chiarificate, dove esse possano sostare e venire trattate prima di venire immesse nel sistema idrologico naturale o reimmesse nel ciclo di lavorazione (4).

Il rilevato, la cui sommità deve essere costantemente a quota più elevata dello specchio liquido del bacino, e sostanzialmente un argine, che può raggiungere diverse decine di metri di altezza e che comporta conseguentemente il movimento e/o l'accumulo di volumi notevoli di materiale: è dunque naturale che, fin dalle origini, si sia pensato di utilizzare per la sua costruzione il solido da cui il rifiuto dell'impianto di trattamento dei minerali e costituito. Questo materiale è però, come si è già avuto occasione di precisare in precedenza, caratterizzato da distribuzione granulometriche in cui i granuli maggiori non superano normalmento i 6/10 di millimetro e, quando è secco, ha le caratteristiche di una sabbia incoerente.

Il rifiuto dell'impianto di trattamento può dunque venire utilizzato per la costruzione dei rilevati a patto che il regime di esercizio del bacino venga realizzato in modo tale da non aversi mai acqua o torbida a contatto del rilevato: è infatti evidente che, in caso opposto, diventerebbero inevitabili la penetrazione ("piping" nella letteratura anglosassone) dell'acqua nelle pervietà del rilevato, la liquefazione del medesimo ed, infine, l'apertura di falle con fuga a valle dei fanghi semifluidi contenuti nel bacino.

I rilevati possono venire costruiti però anche con materiale di riporto od anche in modo misto. Tuttavia, anche in questo caso è buona regola far sì che l'acqua non si trovi mai a contatto del rilevato.

Per il motivo suesposto la torbida viene immessa nel bacino in modo che si formi, proprio a ridosso del rilevato, un delta costituito dalle frazioni granulometricamento più grossolane del solido.

Con le premesse ora fatte si può adesso passare all'esame particolareggiato delle caratteristiche costruttive delle varie componenti dei bacini di decantazione degli sterili degli impianti di trattamento dei minerali.

I requisiti degli sbarramenti

Per i motivi illustrati lo sbarramento deve venire costruito in modo che vengano realizzati i seguenti requisiti:

1) a ridosso del rilevato non deve mai trovarsi acqua chiara, ma poiché d'altro canto dal materiale solido in sospensione nella torbida deve venire eliminata l'acqua, il materiale che costituisce il rilevato deve essere pervio all'acqua senza peraltro essere costituito da granulometria così grossa da consentire la fuga del solido in sospensione nella torbida attraverso i meati; in termini di meccanica dei terreni, un materiale che goda di questa proprietà viene definito da Autori tedeschi «meccanicamente impervio» (mechanisch filterfest).

D'altro canto, il rilevato non deve neppure essere particolarmente impervio, anche se ciò fosse reso possibile dal tipo di materiale disponibile: esso deve anzi essere così pervio («idraulicamente efficace» tedesco: «hydraulisch wirksam») da ridurre al minimo le perdite di carico dovute al passaggio dell'acqua attraverso esso e da consentire conseguentemente che il delta a ridosso dal rilevato sia in secco.
In conclusione, il rilevato deve essere - in termini di meccanica dei terreni - una diga filtrante, per costruire la quale deve venire impiegato materiale meccanicamente impervio ed idraulicamente efficace.

2) Se l'acqua raggiunge il versante di valle dello sbarramento, può verificarsi comunque il fenomeno dell' «erosione regressiva» con il pericolo di apertura di falle: è pertanto consigliabile imporre alla linea di falda un tracciato interno al rilevato, che impedisca la formazione di sorgenti nel versante di valle. Basta, a questo scopo, predisporre alla base del rilevato, e per circa un terzo della sua larghezza a partire dal limite a valle, un letto filtrante.

3) Deve essere garantito l'ancoraggio del rilevato al terreno di base poiché, trattandosi di un cumulo di materiale incoerente, esso non può venire ancorato alla roccia delle pareti della vallata allo stesso modo di quanto avviene con le spalle delle dighe di calcestruzzo, occorre predisporre un collegamento franco con il terreno su cui esso poggia, cioè del fondo valle.

Gli schemi costruttivi degli sbarramenti

Gli sbarramenti possono venire classificati in diverse maniere, dipendenti dalle modalità costruttive adottate. Una prima classificazione può venire fatta in base ai materiali adoperati; si avranno così sbarramenti costituiti o da materiale di riporto o dalle stesse sabbie di rifiuto ("autogeni") o da misti del primo e delle seconde ("misti"). I rilevati autogeni si divideranno ulteriormente in rilevati sopraelevati per spostamento del sedimento ed in rilevati sopraelevati per ciclonamento a seconda che il materiale occorrente per la sopraelevazione dell'argine venga trasferito con ruspe o "draglines" che lo prelevano dall'adiacente bacino oppure venga accumulate direttamente da cicloni addensatori, alimentati dalla stazione di pompaggio dell'impianto o, dove la topografia lo renda possibile, per gravità. In questo ultimo caso i cicloni, che possono, come è noto, operare montati o in posizione verticale o in posizione orizzontale su normali telai per carrelli tipo "Decauville", in modo da poter venire spostati su un binario che corre sulla cresta del rilevato, devono venire progettati in modo da poter effettuare una separazione del solido che costituisce la torbida sterile. La frazione contenente i granuli più grossolani (addensato dal ciclone) va a formare il rilevato mentre quella contenente i granuli più fini ed i limi (sfiorato del ciclone) va a formare il delta a ridosso del primo. Nel primo caso, invece, lungo l'argine vengono disposti, ad intervalli regolari, boccagli di scarico dalla conduttura dei rifiuti: periodicamente, durante soste preordinate dell'esercizio, ruspe o benne striscianti provvedono a formare il rialzo dell'argine in modo che venga consentito il riaizo dell'invaso.

In entrambi i casi è molto importante avere una conoscenza tempestiva del tasso di aumento della quota dello specchio del fango, specialmente nel corso della fase iniziale di riempimento dell'invaso - che e la più critica, in quanto il volume utile e generalmente modesto e quindi il livello del fango sale con rapidità - in modo che sia possibile programmare in tempo l'altezza della nuova stesa di materiale.

Va tenuto presente che, all'inizio di una nuova stesa, deve esistere ancora tra lo specchio liquido e la sommità dell'argine un dislivello di sicurezza ("franco") per la cui valutazione occorre tener conto anche di eventuali precipitazioni a carattere torrenziale. Sarebbe infatti oltremodo pericolosa una anche minima tracimazione di acqua chiara.

Alcuni inconvenienti del rifiuto di laverìa come materiale da costruzione per rilevati, che il progettista deve sempre tenere presenti, sono:

a) l'elevata attitudine alla formazione di canalicoli interni;

b) la forte erodibilita delle superfici;

c) la difficoltà di costipazione;

d) la grande facilita di congelamento, specialmente delle frazioni fini;

e) l'attitudine alla "liquefazione", sotto l'azione di scosse sismiche, dei rifiuti incoerenti e saturi d'acqua.

Una seconda classificazione riguarda invece le posizioni che l'asse della sezione trasversale del rilevato va successivamente occupando al progredire dell'accumulo di materiale: se il deposito di quest'ultimo avviene unicamente sul versante di valle, l'asse si sposta progressivamente verso valle, e si ha uno sbarramento del tipo definite "a valle". Se invece avviene unicamente sul versante di monte, l'asse si sposta progressivamente verso monte, e si ha uno sbarramento del tipo definito "a monte". Infine, quando il deposito del materiale avviene in modo che l'asse rimanga nella posizione iniziale, si ha un rilevato del tipo definito "centrale".

Il metodo "a monte"

Questo metodo consiste sostanzialmente nella sovrapposizione, a riprese successive, di cumuli di materiale a ridosso dei quali si viene formando, a monte, il bacino di raccolta; in esso la stabilità dell'argine definitivo dipende, in larga misura, dalle caratteristiche di resistenza al taglio del sedimento depositato a monte di esso, che devono venire pertanto valutate in modo molto prudenziale. In passato, questo metodo è stato realizzato facendo ricorso a coni classificatori tipo Callow con evacuazione automatica, che separavano le sabbie dai limi, oppure operando la distribuzione della torbida per tutta la lunghezza del rilevato mediante boccagli ubicati ad intervalli regolari in una conduttura di distribuzione stesa sulla cresta di questo ultimo e provvedendo periodicamente al sopraelevamento del rilevato stesso per accumulo, mediante benna strisciante, della sabbia più grossolana sedimentata nel delta a ridosso di esso.

Il dispositivo, che incontra ormai il favore generale, per la sua semplicità ed efficacia, è attualmente l'idrociclone. Con questo metodo, l'argine che viene formato ad ogni stesa poggia, in corrispondenza del versante a valle, sulla sabbia dell'argine precedente, mentre in corrispondenza del versante a monte poggia sul delta dei limi. In questo tipo di argine la falda freatica tende a correre in prossimità della superficle del paramento a valle, rimanendo separata da essa da uno spessore di sabbia relativamente esiguo: ne consegue un coefficiente di sicurezza che è già modesto in condizioni normali e statiche di carico e che può diventare evanescente al verificarsi di fenomeni che producano la saturazione della coltre sabbiosa esterna, quali piogge torrenziali, incontrollati aumenti del livello dell'acqua nel bacino, congelamenti degli orifizi di efflusso alla base dell'argine, scosse sismiche. Accanto a questo inconveniente, il metodo "a monte" presenta viceversa il pregio (molto importante ad esempio per le miniere nelle quali viene effettuata la ripiena idraulica) di richiedere quantità di sabbia di gran lunga minori e quello della maggior rapidità di esecuzione.
Questo metodo trova larga diffusione in Italla, dove è stato adottato con successo nella Miniera di Fenice Capanne in Toscana fin dal 1957 ed all'estero (ad es. negli Stati Uniti, come è stato constatato da chi scrive e come confermato da recenti lavori).

Il metodo "a valle"

Questo metodo trova i suoi più ferventi fautori tra i Canadesi: esso consiste sostanzialmente nell'esecuzione del rilevato per deposito (ripetuto o, se è disponibile materiale a basso costo, anche tutto di un colpo) unicamente sul versante a valle.

Il pregio del metodo, rispetto al precedente, è rappresentato dalla stabilità di gran lunga maggiore del rilevato, dovuta sostanzialmente alla circostanza che all'interno di esso la falda freatica scende quasi repentinamente alla base, mantenendosi quindi ben distante dalla superficie del paramento di valle.

Il metodo "centrale"

Questo metodo costituisce ovviamente una via di mezzo tra i primi due, assommandone sia i pregi sia, anche se forse in minore misura, i difetti.

Il bacino di Prestavel è in regolare esercizio dal 1962. Esso è stato ubicato in una radura tra le foreste del versante meridionale del Monte Prestavel, situata a quota inferiore a quella dell'impianto. Il suolo della radura era acquitrinoso e, dai saggi geotecnici eseguiti in diversi punti di esso, risulto poco resistente al carico (in taluni punti il carico di rottura determinato con prove di carico «in situ» risultò di 0,2 kp.cm - Un uomo di 50 kg. sprofonderebbe - n.d.r.) Per questo motivo la conduttura di evacuazione delle acque chiare dovette venire realizzata con cure particolari: essa è costituita da una struttura di cemento armato gettata intorno ad un tubo di ferro di mm 470 di diametro interne, spessore mm 10. La struttura non è rigida, ma è costituita da una successione di elementi monolitici lungo ognuno più di 10 metri, raccordati da giunti "G" che hanno lo scopo di consentirne la deformazione in conformità con i prevedibili cedimenti del terreno costituente il fondo del bacino. A valle del rilevato la conduttura tormina in una vasca limnologica, che consente il controllo delle condizioni chimico-fisiche e biologiche dell'affluente e la loro eventuale correzione. Queste precauzioni, che hanno consentito un esercizio ineccepibile dal punto di vista ecologico, vennero concordate con i tecnici del Genio civile, giustamente preoccupati che le acque chiare restituite al rio Stava, che è un affluente del fiume Avìsio - che scorre nella val di Fiemme e che è notevolmente pescoso - non danneggiassero la fauna ittica di quei corsi d'acqua né i numerosi impianti di forza motrice delle segherìe della vallata.

Anche in questi casi vanno previsti, ubicati ad intervalli regolari, inghiottitoi ben sigillabili che funzionino da torri di sfioro intermedie, e a monte, ove necessario, una torre di sfioro definitiva; e va curata, per i motivi esposti più sopra, la fondazione della conduttura.

Ad un collaudo particolarmente severo venne sottoposta la galleria nell'inverno del 1961, quando in occasione di un'alluvione, essa funzionò praticamente a tutta sezione, con una portata di circa 20 metri cubi al secondo, cioè di massima piena per le sue caratteristiche idrauliche. Attualmente la condotta è sovrastata da circa m 30 di fango addensato (nel bacino di decantazione di Fenice Capanne nel 1962, a sei metri di profondità il sedimento aveva ancora la consistenza di una sabbia mobile e densità di 1,70 gr. cmc - n.d.r.) ed il bacino è ancora in esercizio in modo del tutto ineccepibile.

La stabilità del rilevato verrà controllata mediante rilevamenti topografici periodici dell'allineamento e dell'assestamento verticale, mediante misura delle portate di effluente da trasudazione ed infine mediante piezometri.

La funzione di questi ultimi apparecchi che, se inseriti nei punti adatti del rilevato e delle sue fondamenta, consentono di seguire l'evoluzione della pressione dell'acqua interstiziale, e particolarmente importante: essi infatti forniscono indicazioni che possono venire messe in relazione con il coefficiente di sicurezza.

L'uso di piezometri è entrato nella pratica corrente in vari rilevati e sui risultati conseguiti a Climax ha riferito diffusamente Windolph, mentre la loro importanza e messa in evidenza da dati riportati da Mac Iver. (Entrambi gli studi sono del 1961 - n.d.r)

Conclusioni

Il problema dei bacini di decantazione dei rifiuti degli impianti di trattamento dei minerali si inquadra nel più vasto problema della difesa della natura nelle sue caratteristiche sia estetiche sia ecologiche.

A merito delle imprese minerarie va ascritto il fatto che il problema venne affrontato già nella prima metà del presente secolo, quando ancora ovunque nel mondo nessuno mostrava di preoccuparsi specificamente del problema ecologico, e venne intrapresa - come si è visto - con metodo scientifico, l'indagine diretta ad individuare i procedimenti ed i mezzi più idonei a risolverlo.

Forse in pochi altri campi dell'attività umana all'infuori di quello dell'industria mineraria, il problema esige però una mole di conoscenze tecnologiche e scientifiche che investe i più disparati campi dello scibile: dalla meccanica delle terre alla chimica ed alla chimica-fisica; dalla microbiologia alla giacimentologia ed alla botanica agraria; dall'idrologia alla geologià ed all'ittiologia e, più in generale, alla limnologia.

La presa di coscienza dei problemi ecologici, che da qualche anno a questa parte ha caratterizzato gli organi responsabili della salvaguardia della salute dei cittadini e dei beni naturali, si è trovata però davanti ad una legislazione alquanto lacunosa, in particolar modo per quanto riguarda i rifiuti minerari. Da questo stato di cose è derivata una certa preoccupazione, evidente in particolar modo in alcuni organi periferici dello Stato, che ha portato o alla formulazione di regolamenti locali o all'applicazione di tabelle formulate in via palesemente sperimentale. Sia i primi, sia i secondi, si sono rivelati tuttavia spesso alquanto restrittivi e discutibili, imponendo essi, tra l'altro, il rispetto di limiti - quali quelli relativi al B.O.D. - sulla cui importanza reale vengono formulate molte riserve o che variano in modo molto forte da un regolamento all'altro.

La facile conclusione a cui si potrebbe giungere in base all'esame delle discordanze tra le varle tabelle dei tenori limite - la cui applicazione rigorosa può mettere in gravi difficoltà l'esercente minerario - potrebbe essere che esse siano state compilate in modo eccessivamente empirico: in realtà, e molto più verosimile ritenere che esse risentano del fatto di essere frutto di esperienze e di studi di diversa origine e condotti in condizioni d'ambiente diverse, e che siano del tutto giustificate se riferite ai casi particolari da cui sono derivate. Si può pertanto affermare che se grande è stato il merito dei minerari per la loro lodevole attività pionieristica in questo campo, pure oggi i tempi sono maturi perché i futuri progetti vengano preparati da gruppi di lavoro responsabili e consapevoli.

Ogni problema minerario riguardante l'ecologia dovrebbe dunque essere esaminato collegialmente da tecnici minerari ed esperti responsabili dei vari organismi di controllo, alla luce di una legislazione scientificamente e tecnologicamente progredita, e conseguentemente chiara, obiettiva e suificientemente elastica da consentire di operare in armonia con le esigenze e le situazioni particolari. In tal modo si forniranno ai tecnici minerari i mezzi più efficaci per rendere l'attività produttiva - che essi da sempre servono con dedizione ed abnegazione - sempre più utile al progresso ed al miglioramento del mondo in cui viviamo.

= = = = =
(1) Nel bacino di decantazione della miniera di Fenice Capanne, la torbida giunge nel bacino come sfiorato di cicloni, con un contenuto del 15% in peso di solido avente densità 2,56 g. cm3; nel 1962, vale a dire cinque anni dall'inizio dell'invaso, a sei metri di profondità il sedimento aveva ancora la consistenza di una sabbia mobile e densità 1,70 g. cm3; questa osservazione è stata fatta nel seguito anche dai Tecnici del Consolidated African Selection Trust, Ltd.

(2) Si ha "liquefazione" di una sabbia che costituisce un rilevato quando essa non offre più resistenza al taglio rapido, dovuto ad una sollecitazione violenta, di una sabbia che si trovi ad una densità superiore a quella definita "critica". Si definisce "densità critica" di un materiale sabbioso lo stato di costipazione del materiale per il quale il taglio avviene senza variazioni di volume. Il materiale, se la sua densità e superiore a quella critica, tende ad aumentare di volume nel corso del taglio e la sua resistenza al taglio aumenta. Viceversa, se il materiale si trova ad una densità inferiore a quella critica, esso tende a diminuire di volume nel corso del taglio, espellendo acqua. Si producono pressioni interstiziali positive che diminuiscono la resistenza al taglio e possono giungere ad annullarla, comportando allora la liquefazione del materiale.

(3) Attualmente in Sardegna vengono riciclate in parte o totalmente le acque degli impianti delle miniere di Arenas, Buggerru e San Giovanni (Iglesias) della Piombo-Zinchifera Sarda S.p.a. e di Barega (Iglesias) della Bariosarda S.p.a. Esempi di riciclo sono, in miniere estere, quelli dell'impianto di Meggen in Germania Occidentale, e della C.A.S.T. Ltd.

(4) Una vasca siffatta è stata costruita a valle del rilevato del bacino di decantazione dell'impianto di Prestavel.

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Questo volume è stato stampato nel mese di settembre 1989 presso la Tipografia Rotaltype - Mezzocorona (Tn)

Impaginazione e fotocomposizione: «Il Punto Fotocomposizione» - Gàrdolo (Tn)

Foto dell'archivio del giornale «L'Adige», di Roberto Bernardinatti, Flavio Faganello, Dino Panato, Giorgio Rossi, Gianni Zotta

Foto di copertina: Alifoto Print


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Fortogna:
nella foto sotto, il *Giardino delle bestemmie* attuale, un fal$o TOTALE dal 2004: un falso storico, fattuale, e ASSOLUTAMENTE IMMORALE da 3,5 mln di Euro. Un FALSO TOTALE e oggettivo - a cominciare dai FALSI cippi «in marmo di Carrara» - targato *sindaco De Cesero Pierluigi/Comune di Longarone 2004*.
Oggi questo farlocco e osceno «Monumento/sacrario» in località S. Martino di Fortogna riproduce fedelmente in pianta e in miniatura, come un parco "Italia" di Viserbella di Rimini, il campo "B" del lager nazista di Auschwitz/Birkenau. Fantastico, no? ed e' la verita' verificabile ma se solo ti azzardi a dirlo o far notare le coincidenze, sono guai. $eri. Perché... qui in Italia, e soprattutto in luoghi di metàstasi sociale e interessi inconfessabili come la Longarone 'babba' ... «la Verità si può anche dire. Ma però che non ci sia nessuno che l'ascolti (o legga!)»

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Ma tutto deve andare come da copione, in Longar-Corleone. Dal dicembre del 1964 qui è così: lo mise nero su bianco gente colle spalle ben più larghe delle mie, e in tempi non sospetti:

«E' quasi come in Sicilia, mi creda; a Longarone si configurano gli elementi tipici della mafia. Non è questione di partito 'A', o 'B'; c'è un determinato giro fatto di poche persone all'interno del quale non entra nessuno. Il potere è in mano a costoro, cinque o sei persone a Longarone, e poi qualche diramazione fuori, cioè altre persone nei posti giusti, perché un sistema del genere non può sopravvivere se non c'è corruzione».
Fonte: Giampaolo Pansa, sul Corriere della Sera del 9 ottobre 1973; sta riportato sul libro della Lucia Vastano. LIBRO CONSIGLIATISSIMO.

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